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La produzione globale di farina e olio di pesce conferma un trend di crescita solido nel 2025, ma con dinamiche regionali contrastanti. Secondo l’ultimo bollettino IFFO, aggiornato al 12 novembre, la quota di pesca delle acciughe in Perù per la seconda stagione dell’anno è stata fissata ben al di sopra della stima provvisoria di inizio mese. Si tratta di un segnale di fiducia nella capacità del settore di mantenere standard scientifici di gestione per quella che resta la più grande attività di pesca mono-specifica al mondo, responsabile in media del 20% della produzione globale di farina di pesce.
Un anno di crescita sostenuta
Fino a settembre 2025, la produzione cumulativa mondiale di farina di pesce è aumentata di circa l’8% rispetto allo stesso periodo del 2024. L’espansione è stata sostenuta da risultati positivi in quasi tutte le principali aree produttive, con l’eccezione dell’Islanda e dell’Atlantico settentrionale. In parallelo, la produzione globale di olio di pesce ha registrato un incremento del 6% nello stesso arco temporale, a conferma di una fase di consolidamento dell’offerta internazionale.
I dati, elaborati dai membri IFFO di 12 Paesi tra cui Cile, Norvegia, Regno Unito, Perù e Stati Uniti, rappresentano circa il 40% della produzione mondiale di farina e il 50% di quella di olio di pesce. Le stime complessive per il 2025 indicano 5,6 milioni di tonnellate di farina e tra 1,2 e 1,3 milioni di tonnellate di olio di pesce, valori in linea con l’andamento del 2023 ma inferiori rispetto al 2024.
Il nodo peruviano e le rese in calo
Sebbene la nuova quota di pesca in Perù sia superiore alle previsioni di inizio novembre, le rese di olio nella stagione in corso risultano inferiori. Questo calo ha inciso sul risultato complessivo del Paese, che resta comunque un pilastro della produzione globale di farina e olio di pesce. La gestione scientifica delle risorse, rafforzata dalle campagne di monitoraggio biologico, dimostra la volontà del governo e dell’industria di preservare la sostenibilità di lungo periodo. Tuttavia, il clima rimane un fattore di incertezza. Eventi come El Niño continuano a influenzare la distribuzione della biomassa e, di conseguenza, la capacità produttiva del Paese andino.
Dinamiche del mercato cinese
In Cina, il principale mercato di consumo di ingredienti marini per mangimi, la situazione appare più sfumata. La produzione nazionale di farina e olio di pesce ha subito un rallentamento proprio mentre la stagione di punta dell’acquacoltura si avvia alla conclusione. L’aumento dei costi produttivi e la scarsità di materie prime selvatiche lasciano prevedere un calo dei volumi nel 2025 rispetto al 2024.
Nonostante ciò, la produzione interna di acquacoltura ha mantenuto livelli stabili fino a settembre, sostenuta da condizioni meteorologiche gestibili e da una domanda di mangimi in crescita. L’utilizzo di farina di pesce ha superato quello dell’anno precedente, grazie a un miglior rapporto prestazioni/prezzo. Tuttavia, il rallentamento del comparto suinicolo, con la riduzione prevista di un milione di scrofe entro gennaio 2026, influenzerà la domanda complessiva di mangimi proteici.
Prezzi stabili, prospettive incerte
Sul fronte delle materie prime vegetali, i prezzi della soia restano sostanzialmente stabili, mentre il mais mostra un calo su base annua dovuto all’abbondanza di offerta e alla domanda moderata. Le importazioni cinesi di soia sono aumentate del 5,3% rispetto al 2024, segno di una resilienza del comparto mangimistico.
A livello globale, la produzione di farina e olio di pesce sembra dunque attraversare una fase di equilibrio fragile, con un aumento dei volumi ma anche con sfide climatiche e logistiche che ne condizionano la stabilità. L’attenzione degli operatori si concentra ora sul Perù, dove la stagione di pesca in corso avrà un ruolo determinante nel confermare o ridimensionare le proiezioni per l’anno in chiusura.
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