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Dopo l’esordio di Pozzallo dedicato a pesca e acquacoltura, il ciclo nazionale Parliamo di Mare, promosso dal Dipartimento per le Politiche del Mare, ha fatto tappa a Venezia con un confronto centrato sul lavoro marittimo, sulla formazione e sulle competenze necessarie per affrontare le trasformazioni dell’economia blu.
Alla presenza di istituzioni, accademie e rappresentanti delle categorie, il ministro Nello Musumeci ha offerto una lettura ampia e senza filtri del momento che sta attraversando il settore.
Il ministro ha aperto il suo intervento affrontando un nodo culturale che considera decisivo: la distanza che ancora separa una parte rilevante della società italiana dal mare. Questa distanza, ha osservato, è particolarmente evidente tra i giovani e nelle regioni dell’entroterra, dove il mare non è parte della quotidianità e dove permane una visione “terrestre” che penalizza la crescita delle professioni marittime.
Da qui la scelta di un percorso itinerante che non si limiterà alle città costiere. Dopo Pozzallo e Venezia, Parliamo di Mare proseguirà a Castellammare di Stabia con un approfondimento sulla cantieristica e successivamente in Piemonte, regione simbolicamente lontana dal mare, proprio per riportare la cultura marittima al centro del dibattito nazionale.
Musumeci ha ricordato che in alcune aree del Paese, fino a pochi decenni fa, il mare veniva visto per la prima volta solo in età adulta. È un segnale, ha spiegato, di un deficit culturale che l’Italia deve colmare se vuole valorizzare i talenti e formare nuove generazioni di lavoratori marittimi.
Un obiettivo che non riguarda soltanto le imprese, ma anche le università e gli enti di formazione. Il ministro ha riconosciuto che molti atenei hanno già adeguato la propria offerta con corsi di laurea mirati alle professioni del mare, ma ha sottolineato che il problema principale non è accademico: “manca l’allievo”, manca cioè quella consapevolezza culturale che dovrebbe spingere i giovani verso carriere che l’Italia è oggi chiamata a presidiare.
Al centro dell’intervento, Musumeci ha posto il tema dei lavoratori marittimi, definiti spesso “invisibili” perché, nonostante il ruolo essenziale che svolgono, sono rimasti per lungo tempo ai margini delle priorità politiche. Tre mondi – il personale imbarcato, i lavoratori della pesca e gli addetti alle attività portuali – che insieme sostengono l’intera infrastruttura marittima nazionale, ma che non hanno ricevuto nel tempo l’attenzione necessaria.
La riduzione degli addetti nella pesca e la difficoltà nel ricambio generazionale sono, per il ministro, segnali evidenti di un settore che chiede programmazione, tutele e nuove prospettive. Le flotte italiane, ha ricordato, operano in un quadro comunitario sempre più stringente, mentre flotte straniere godono di margini operativi più ampi nei nostri mari.
Per affrontare la fase di transizione in corso – tecnologica, normativa e ambientale – Musumeci ha indicato le priorità su cui costruire il nuovo corso del lavoro marittimo: più formazione, maggiore digitalizzazione, processi burocratici più rapidi, più sicurezza a bordo e nei porti, tutele assicurative e previdenziali adeguate.
Il ministro ha riconosciuto che l’obiettivo è ambizioso, ma ha assicurato il sostegno del Governo e in particolare della ministra Marina Elvira Calderone, che segue i dossier legati alle politiche del lavoro.
Una parte significativa del discorso è stata dedicata al tema del diritto di voto dei marittimi imbarcati, che Musumeci ha definito una “anomalia” della democrazia italiana. Il ministro ha raccontato l’incontro con un lavoratore che, pur avendo sempre avuto diritto al voto sulla carta, non ha mai potuto esercitarlo a causa delle condizioni lavorative.
Garantire a ogni cittadino la possibilità reale di partecipare al voto, ovunque si trovi, è una delle questioni che il ministro intende portare all’attenzione del Parlamento e delle forze politiche, con il sostegno delle organizzazioni sindacali e di categoria.
Chiudendo il suo intervento, Musumeci ha ricordato che Parliamo di Mare non nasce per offrire soluzioni immediate, ma per aprire un confronto strutturato e libero da pregiudizi, nel quale istituzioni, mondo scientifico, università e imprese possano costruire insieme una visione condivisa. Una fase che, secondo il ministro, dovrà andare oltre l’attuale legislatura e diventare parte stabile della strategia marittima nazionale.
L’articolo Musumeci rilancia il ruolo dei lavoratori marittimi e l’urgenza di una cultura nazionale del mare proviene da Pesceinrete.
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