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Sette pescatori su dieci scelgono la pesca come mestiere per tradizione familiare. E poi c’è un 40% delle giovani generazioni che pur vendo un nonno o un padre pescatore, decidono di dedicarsi ad altro.

È quanto emerge da una indagine Confcooperative Fedagripesca che evidenzia come nell’ultimo decennio il settore ha visto fuoriuscire il 16% dei pescatori imbarcati che oggi sono circa 22mila, di cui circa 19.000 a tempo pieno, a fronte dei 30mila di dieci anni fa, mentre quelli che operano a terra sono oltre 100mila, per un totale che si aggira attorno ai 125mila lavoratori escluso l’indotto.

E per questo, secondo Paolo Tiozzo vicepresidente Confcooperative Fedagripesca, “si fa sempre più fatica a formare gli equipaggi, occorre un ricambio generazionale quanto mai necessario. Riteniamo fondamentale investire nella formazione con corsi di studio dedicati all’economia del mare. In quest’ottica è stata molto apprezzata la recente convenzione tra il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste e l’Università Politecnica delle Marche per l’istituzione del corso di laurea triennale ‘Management per la valorizzazione sostenibile delle aziende e delle risorse ittiche’. Noi come associazione continueremo a portare pescatori e biologi nelle scuole per avvicinare gli studenti al nostro mondo”.

E di spazio per i giovani, non solo a bordo dei pescherecci, c’è. “Basta sapere intercettare il potenziale dell’economia del mare che in Italia dà lavoro a quasi 914mila persone e dove il settore ittico rappresenta circa il 14% del tessuto imprenditoriale del segmento”, conclude Tiozzo.

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