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Pubblicata la sesta edizione dell’EU Blue Economy Report 2023: panoramica generale e contesto economico

Pubblicata la sesta edizione dell’EU Blue Economy Report 2023: panoramica generale e contesto economico

E’ stata pubblicata la sesta edizione dell’ EU Blue Economy Report 2023 realizzato dall’European Commission Directorate General for Maritime Affairs and Fisheries, e dal Joint Research Centre (JRC).

Riportiamo dall’introduzione di VIRGINIJUS SINKEVIČIUS, EU Commissioner for Environment, Oceans and Fisheries.

“L’anno 2022 è stato caratterizzato da picchi elevati dei prezzi dell’energia. Inizialmente causati dalla ripresa economica post-pandemica, sono stati amplificati dall’invasione russa non provocata dell’Ucraina e dagli effetti della risposta globale e dai conseguenti alti tassi di inflazione.

La Commissione europea ha risposto con varie misure, tra cui il piano REPowerEU, portando avanti gli sforzi sul pacchetto “Fit for 55” e pubblicando la comunicazione sulla transizione energetica nella pesca e nell’acquacoltura dell’UE nel febbraio 2023. Inoltre, i settori dell’acquacoltura e della pesca dell’UE sono autorizzati a ricevere il sostegno del Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (FEMFAF) e di programmi come BlueInvest e il Fondo per l’economia blu InvestEU.

Ma cambiare i tempi significa anche adattarsi a nuovi formati.

Sono lieto di annunciare una nuova caratteristica della relazione sull’economia blu dell’UE. A partire da questa edizione, questa pubblicazione annuale di punta della Direzione generale per gli affari marittimi e la pesca e il Centro comune di ricerca della Commissione europea sarà pubblicata in un formato più breve e conciso. Inoltre, sarà collegato e incorporato nel più ampio Osservatorio dell’economia blu dell’UE, che abbiamo avviato congiuntamente lo scorso anno”.

OBIETTIVO: FORNIRE SUPPORTO AI POLITICI E ALLE PARTI INTERESSATE NELLA RICERCA

In un nuovo formato, la sesta edizione dell’EU Blue Economy Report continua ad analizzare la portata e le dimensioni dell’economia blu nell’Unione europea. Il suo obiettivo principale rimane quello di fornire supporto ai responsabili politici e alle parti interessate nella ricerca di uno sviluppo sostenibile degli oceani, delle risorse costiere e, in particolare, nello sviluppo e nell’attuazione di politiche e iniziative nell’ambito del Green Deal europeo in linea con il nuovo approccio per un Blue Economy sostenibile. Attraverso le sue prove economiche, il Rapporto cerca anche di servire come fonte di ispirazione per gli investitori.

La sesta edizione del Report si concentra su un’analisi sintetica dei dati, delle tendenze e dei driver dei settori consolidati della Blue Economy (ovvero quelli che tradizionalmente contribuiscono alla Blue Economy), nonché delle Blue Biotechnology e Ocean Energy.

Questa edizione include anche una breve analisi degli impatti dell’invasione russa dell’Ucraina su alcuni settori della Blue Economy.

Il rapporto contiene anche una sezione successiva alla comunicazione sulla transizione energetica, che comprende un’analisi della transizione energetica nell’economia blu. Valuta le emissioni di gas serra prendendo in considerazione diverse specie, tecniche di pesca e le loro fasi di produzione. Il rapporto si conclude con una sezione che analizza i cambiamenti climatici e gli impatti costieri. Questa sezione riassume i risultati relativi alle dinamiche future degli impatti delle inondazioni costiere, dell’adattamento e dei servizi ecosistemici, lungo la costa dell’UE-27.

Questa edizione si avvale anche della piattaforma dell’Osservatorio Blue Economy, che fornisce aggiornamenti più tempestivi e regolari dei dati della Blue Economy. Ulteriori analisi saranno pubblicate nel corso dell’anno, non appena saranno disponibili i dati più recenti e verranno evidenziati settori o argomenti.

I settori consolidati della Blue Economy includono le risorse marine viventi, le risorse marine non viventi, le energie rinnovabili marine, le attività portuali, la costruzione e riparazione navale, il trasporto marittimo e il turismo costiero.

L’analisi di questi settori si basa sui dati raccolti dalla Commissione europea presso gli Stati membri dell’UE e il Sistema statistico europeo. I dati sulla pesca e sull’acquacoltura sono stati raccolti nell’ambito del quadro per la raccolta dei dati dell’UE (DCF). Le analisi per tutti gli altri settori consolidati si basano sui dati di Eurostat provenienti da Statistiche strutturali sulle imprese (SBS), PRODCOM, Conti nazionali e Statistiche del turismo.

I settori emergenti e innovativi della Blue Economy includono l’energia rinnovabile marina (ovvero energia oceanica, energia solare galleggiante e generazione di idrogeno offshore), biotecnologia blu, desalinizzazione, difesa marittima, sicurezza e sorveglianza, ricerca e infrastrutture (cavi sottomarini, robotica). Tuttavia, in questa edizione del Blue Economy Report forniamo solo una valutazione dei settori della biotecnologia blu e dell’energia oceanica. Questi settori offrono un potenziale significativo per la crescita economica e la sostenibilità transizione, così come la creazione di posti di lavoro. Per i settori emergenti i dati non sono completamente disponibili nel pubblico dominio. Le analisi sono fornite per l’UE-27 nel suo complesso e per settore e industria per ciascuno Stato membro (SM). La metodologia seguita nella presente relazione è dettagliata nell’Osservatorio dell’economia blu dell’UE.

129 MILIARDI DI EURO NEL 2020: IL 30% IN MENO DEL 2019

I settori consolidati dell’economia blu dell’UE hanno generato un valore aggiunto lordo (VAL) di 129 miliardi di euro nel 2020, ovvero una diminuzione del 30% rispetto al 2019, a causa degli impatti del COVID-19. Il risultato operativo lordo (utile) a 43,6 miliardi di euro è stato inferiore del 40% e il fatturato totale a 523 miliardi di euro è diminuito del 22% rispetto al 2019. dei servizi di ristorazione e delle industrie alberghiere ha colpito i diversi settori della Blue Economy, con alcuni come il turismo costiero tra i più colpiti.

Questi settori consolidati hanno impiegato direttamente quasi 3,34 milioni di persone nel 2020, con una diminuzione del 26% rispetto al 2019.

Per i settori consolidati, due settori sono particolarmente degni di nota: il turismo costiero è stato il settore più colpito con una diminuzione del 58% del VAL e del 40% dell’occupazione; tuttavia, ha continuato a generare la quota maggiore di occupazione e VAL nell’economia blu dell’UE, rispettivamente con il 51% e il 26%. Il settore dell’Eolico Offshore è l’unico che ha mostrato un aumento del VAL e dell’occupazione nel 2020, mentre Cantieristica e riparazione e Attività portuali sono aumentate solo degli occupati.

Per quanto riguarda i settori emergenti, l’energia rinnovabile oceanica e marina continuerà a svolgere un ruolo cruciale nel raggiungimento degli ambiziosi obiettivi e traguardi del Green Deal europeo, della strategia dell’UE sull’idrogeno, della strategia per le energie rinnovabili offshore e della comunicazione REPowerEU.

PANORAMICA GENERALE E CONTESTO ECONOMICO

Il valore aggiunto lordo (VAL) dei settori consolidati della Blue Economy nel 2020 è stato di 129,1 miliardi di euro (contribuendo per l’1,1% al dell’economia dell’UE-27), un calo del 30% rispetto a 185,4 miliardi di EUR (1,5% dell’economia dell’UE-27) nel 2019. Il fatturato dell’economia blu è diminuito del 22%, passando da 671,3 miliardi di EUR nel 2019 a 523 miliardi di EUR nel 2020.

Occupazione è diminuita del 26%, passando da 4,50 milioni nel 2019 a 3,34 milioni nel 2020 (1,8% in termini di contributo all’economia dell’UE-27).

Nel 2021, la spesa delle famiglie per i prodotti della pesca e dell’acquacoltura nell’UE-27 è aumentata del 7% rispetto al 2020, proseguendo la tendenza al rialzo già registrata tra il 2019 e il 202019.

Nel 2021 si è registrata una crescita complessiva del valore totale dei flussi commerciali dell’UE nel settore della pesca e dell’acquacoltura prodotti, e ha anche avviato un periodo di ripresa economica dalla crisi pandemica del 2020. Nel febbraio 2022, il valore totale del commercio dell’UE di prodotti della pesca e dell’acquacoltura è crollato. Ciò è legato all’invasione russa non provocata dell’Ucraina, che ha influito sui prezzi del petrolio e creato colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento a livello globale. Ha anche contribuito a un’impennata dei prezzi dell’energia. Di conseguenza, una parte significativa della flotta peschereccia dell’UE non è stata in grado di coprire i propri costi operativi nel 2022, costringendo molte navi a rimanere in porto. Inoltre, con il quinto pacchetto di sanzioni (8 aprile 2022), l’UE ha vietato l’accesso ai porti dell’UE a tutte le navi russe, estendendo poi il divieto alle chiuse il 21 luglio 2022.

I sette settori consolidati dell’economia blu dell’UE hanno generato un VAL di 129 miliardi di EUR nel 2020; ovvero un calo del 30% rispetto al 2019 e del 16% rispetto al 2009. Il risultato operativo lordo (utile) a 43,6 miliardi di euro è stato inferiore del 40% e il totale fatturato a 523 miliardi di euro, in calo del 22% rispetto al 2019.

Questi settori consolidati hanno impiegato direttamente quasi 3,34 milioni di persone nel 2020, con un calo del 26% rispetto al 2019.

Queste cifre mostrano l’entità dell’impatto generato dalla pandemia di COVID-19 sull’economia blu dell’UE. In particolare, il turismo costiero è stato il settore più colpito con un calo del 58% del VAL e del 40% dell’occupazione, seguito dal trasporto marittimo e dalle risorse non viventi. Solo l’energia eolica offshore ha mostrato un aumento del VAL e dell’occupazione nel 2020.

Nonostante questo calo, il turismo costiero ha continuato a generare la quota maggiore di occupazione e VAL nell’economia blu dell’UE, rispettivamente con il 51% e il 26%. Seguono il trasporto marittimo con l’11% e il 23%, le attività portuali con il 12% e il 21%, le risorse biologiche con il 16% e il 15% e la cantieristica e riparazione con il 9% e l’11%. L’energia rinnovabile marina ha generato lo 0,4% dell’occupazione e il 2% del VAL, mentre le risorse non viventi rispettivamente lo 0,3% e il 2%.

La retribuzione lorda per dipendente per i settori consolidati dell’economia blu dell’UE è aumentata costantemente dal 2009.

I settori delle risorse non viventi e delle energie rinnovabili marine hanno tendenze occupazionali piuttosto diverse. L’energia rinnovabile marina è un settore relativamente nuovo, e come tale è caratterizzato da una forte crescita. Le risorse non viventi, invece, sono un settore maturo, in declino, tra l’altro a causa delle politiche comunitarie adottate per ridurre la dipendenza da petrolio e gas.

In termini assoluti, i quattro maggiori Stati membri (Germania, Spagna, Italia e Francia) sono i maggiori contributori all’economia blu dell’UE in termini di occupazione – con un contributo combinato del 55% – e VAL – contributo combinato del 57% . La Danimarca è il quarto maggior contributore all’economia blu dell’UE in termini di VAL (11%), insieme a Italia e Spagna. Tuttavia, rappresenta solo il 3% dell’occupazione nell’economia blu dell’UE.

Nel 2020, il contributo dei settori consolidati dell’economia blu all’economia complessiva dell’UE è stato del 2,8% in termini di occupazione (in aumento rispetto al 2,3% nel 2019) e dell’1,1% in termini di VAL (in calo rispetto all’1,5% nel 2019). Il calo del contributo complessivo della Blue Economy nel 2020 in termini di VAL è trainato dal turismo costiero, le cui attività economiche sono state tra quelle più colpite dell’intera economia, con una riduzione di oltre il 58% del VAL e del 40% del VAL occupazione. Ciò indica che l’economia blu dell’UE cresce e si contrae più rapidamente dell’economia complessiva dell’UE, data la sua dipendenza dal turismo costiero, che tende a crescere più rapidamente quando l’economia è in espansione, ma anche a ridursi più rapidamente durante le recessioni.

Il contributo dell’economia blu alle economie nazionali In generale, l’economia blu fornisce un contributo più significativo e varia notevolmente tra gli Stati membri.

In termini di occupazione, la sua quota varia dall’8% in Croazia allo 0,1% in Lussemburgo; quando si parla di VAL, si va dal 5% in Danimarca a meno dello 0,1% in Lussemburgo.

In generale, la Blue Economy è un contributore più significativo al VAL nazionale e all’occupazione negli Stati membri insulari o in quelli con arcipelaghi: Danimarca, Croazia, Malta, Grecia, Cipro e Portogallo. L’Estonia è un’eccezione con la sua economia blu che contribuisce al 5% dell’occupazione totale.

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Federpesca audita alla Camera sul Piano d’Azione Marino

Federpesca audita alla Camera sul Piano d’Azione Marino

La XIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati ha indetto il 30 maggio un’audizione dei rappresentanti delle organizzazioni di categoria del comparto pesca e delle associazioni maggiormente rappresentative del medesimo settore nell’ambito dell’esame del “Piano d’azione UE: proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente” (COM(2023) 102). La Direttrice di Federpesca, Francesca Biondo, è intervenuta ribadendo la posizione contraria di Federpesca, e pertanto portando la voce di migliaia di pescatori e imprese.

“Si tratta di un attacco frontale alla pesca a strascico europea basata su dati scientifici non aggiornati e senza alcuna valutazione di impatto sociale ed economico: il settore della pesca a strascico in Europa contribuisce per il 30% degli sbarchi totali di prodotti ittici e al 40% dei ricavi, con 7.000 imbarcazioni di cui circa 2.000 italiane.” – ha dichiarato la Dott.ssa Biondo – “Oltretutto, pur non essendo un atto legislativo vincolante per gli Stati membri, questo Piano d’Azione è destinato ad influenzare la futura regolamentazione della pesca, su cui già gravano indirizzi ed obiettivi di diverse direttive e strategie della politica ambientale comunitaria. Per questo auspichiamo fortemente che dal prossimo Consiglio Agrifish di fine giugno giunga un segnale forte e chiaro di opposizione all’approccio espresso dal Piano, rigettando l’ipotesi di phasing out degli attrezzi di cattura mobili di fondo (strascico e draghe) da tutte le aree Natura 2000 ed al di fuori di queste, riportando la politica di protezione dell’ambiente entro limiti di sostenibilità economica e sociale delle misure.”

“L’obiettivo della Commissione europea dovrebbe essere piuttosto quello di accompagnare il settore verso un riorientamento energetico e tecnologico tale da garantire una maggiore sostenibilità ambientale, per la quale il settore ittico si sta impegnando, senza tralasciare quella economica e sociale.” – continua la Direttrice Biondo – “E’ chiaro come la domanda di prodotto che non viene soddisfatta dal prodotto nazionale sarà ancora di più colmata da prodotto importato da Paesi esteri che molto spesso non rispettano la nostra stessa legislazione in materia di ambiente, sicurezza e lavoro. In questo senso ridurre la capacità produttiva delle nostre imprese significa mettere a repentaglio la sicurezza e l’autonomia alimentare dell’Ue, dimostrando una miopia strategica del ruolo dell’Unione Europea da parte del Commissario Sinkevičius” – ha così concluso la Dott.ssa Biondo.

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La pesca tra i protagonisti del 2° Summit Nazionale sull’Economia del Mare Blue Forum

La pesca tra i protagonisti del 2° Summit Nazionale sull’Economia del Mare Blue Forum

Il 2° Summit Nazionale sull’Economia del Mare Blue Forum, intitolato “Italia Nazione di Mare”, che si è tenuto a Gaeta dal 25 al 27 maggio, ha rappresentato per Federpesca un’occasione importante di dialogo con gli attori della blue economy italiana. La pesca è stata tra i protagonisti dell’evento, il cui valore per l’economia, la cultura e sicurezza alimentare italiana è stato segnalato nuovamente dal Ministro MASAF, On. Francesco Lollobrigida, durante il suo intervento.

La Direttrice di Federpesca, Francesca Biondo, è intervenuta durante la seconda giornata di lavori, per confrontarsi sulle soluzioni per “costruire insieme la nuova visione strategica dell’Italia”.

“La pesca rappresenta uno strumento e un’opportunità di cooperazione nel Mediterraneo e un settore fondamentale per riappropriarsi della marittimità del nostro Paese” ha dichiarato la Direttrice Biondo – “Puntare su rinnovo della flotta, ricambio generazionali e riqualificazione del personale, valorizzazione dei nostri prodotti sono la chiave per sostenere la competitività delle imprese. Il futuro del settore passa anche dalla creazione di sinergie con gli altri settori della blue economy, necessarie a rafforzare la competitività e supportare strategie innovative che possano garantire un futuro per le imprese ittiche italiane”.

I tre giorni di lavoro e di networking hanno visto più di 200 relatori tra rappresentanti istituzionali nazionali ed europei, numerosi esponenti del Governo e del Parlamento, autorità civili e militari, imprese e Associazioni, Università e principali centri di ricerca e innovazione.

“Abbiamo avuto uno scambio proficuo con gli attori della blue economy, con cui condividiamo l’obiettivo comune di favorire una transizione blu sostenibile dell’Italia” – continua la Direttrice Biondo durante il suo intervento. “Per questo siamo lieti di far parte del Blue Forum Italia Network e di sottoscrivere il Manifesto BLUE per un’economia del mare Sostenibile Inclusiva e Innovativa” – ha così concluso la Direttrice Biondo.

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Presentato al Blue Forum l’XI Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare: la Blue Economy in crescita in Italia

Presentato al Blue Forum l’XI Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare: la Blue Economy in crescita in Italia

E’ stato presentato questa mattina al Blue Forum, in anteprima nazionale l’XI Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare, un documento atteso dall’intero comparto, dal titolo “La dimensione nazionale e territoriale dello sviluppo”.

Realizzato da Camera di Commercio Frosinone Latina, Informare ed Ossermare con Unioncamere, Centro Studi Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e la Rete dell’Economia del Mare Italiana, lo studio prende le mosse da una introduzione del Ministro Nello Musumeci di cui riportiamo alcuni passaggi: “Possiamo dirlo, ormai, con assoluta certezza: sta maturando in Italia una nuova coscienza “marinara“ o, se si preferisce, un diverso e più consapevole approccio culturale verso il mare (…).

È in tale contesto quanto mai favorevole – e, per certi versi, inedito – che vede la luce questo XI Rapporto nazionale sull’Economia del mare. Un appuntamento annuale con uno fra i più preziosi strumenti di analisi e di programmazione delle attività legate alla risorsa mare. Ed è per questo che sento di esprimere la mia gratitudine al Sistema camerale, alla Camera di Commercio Frosinone Latina, all’Osservatorio nazionale ed al Centro studi Tagliacarne, per questo lavoro di sintesi che da oltre un decennio mettono a disposizione di tutti i soggetti pubblici e privati interessati. I dati che offre il Rapporto, ad una prima lettura, sono confortanti e confermano un trend positivo: cresce il tessuto imprenditoriale legato al mare e cresce, soprattutto, nel Mezzogiorno; e si affermano sempre più, anche all’estero, l’apprezzamento per la qualità della nostra cantieristica e la produzione ittica, solo per fare un esempio. Abbiamo davanti a noi sfide impegnative da affrontare e vincere, in una competizione internazionale che non concede tregua. Il governo – che ha deciso di mettere il Mare al centro della propria agenda – è pronto a fare la sua parte, accanto alle imprese e al mondo del lavoro, per la crescita e lo sviluppo sostenibile. Vento in poppa, dunque, verso gli orizzonti comuni”.

Parole queste alle quali si unisce Acampora, Presidente della Camera di Commercio di Frosinone e Latina, Si.Camera e Assonautica Italiana: “L’Economia del Mare ha finalmente trovato un panorama istituzionale favorevole, grazie all’istituzione del Ministero per le politiche del Mare e del Comitato Interministeriale, che confermano la scelta di percorrere la strada del riconoscimento della identità marittima dell’Italia. Identità, oltre alla centralità geografica nel Mediterraneo, che trova riscontro nella nostra lunga storia di relazioni commerciali, di tradizioni e di mestieri fortemente legate al Mare Nostrum, e che merita di avere una sintesi istituzionale univoca, dove si definisca la visione strategica unitaria di sviluppo, che risponda ad un’agenda chiara e percorribile.

Alla scrittura di questa agenda devono necessariamente concorrere gli utenti del mare di tutti i settori che operano per e nell’Economia del Mare, in un partenariato pubblico/privato che sta trovando la sua forza nella determinazione di tutti gli stakeholder.

Per questo, partendo dalla Comunicazione della Commissione Europea 240 final del 17 Maggio 2021, abbiamo lanciato il Blue Forum Italia Network, una comunità ampia e trasversale che si riconosca nella necessità di tutelare e valorizzare la nostra risorsa più grande, il mare.

Il percorso avviato, in piena sintonia con l’Europa e in particolare con la Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, prosegue per contribuire insieme alla costruzione della nuova visione strategica marittima italiana nel contesto europeo, in linea con gli obiettivi comuni e comunitari di una economia blu sostenibile. L’intero sistema camerale, capitanato da Assonautica Italiana, l’Associazione nazionale per lo sviluppo dell’Economia del Mare espressione di Unioncamere e deputata a svolgere il ruolo di facilitatore per tutte le Associazioni e per tutti gli operatori e le imprese del perimetro di attività della blue economy, da sempre è in prima linea facendo da sponda al mondo produttivo e alle Istituzioni, locali e nazionali, con un’azione la cui rotta è ispirata ad una visione trasversale rispetto alle diverse filiere e fortemente orientata alle sinergie dei territori.

Proprio per questo il Summit Nazionale sull’Economia del Mare è e continuerà ad essere l’occasione di confronto e di lavoro annuale di tutti gli stakeholder del mare operanti in tutti i settori”.

Dichiarazioni queste seguite da quelle di Antonello Testa Coordinatore Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare – OsserMare nel corso della presentazione a Gaeta: “L’Economia del Mare tra componente diretta e indiretta arriva a circa 143 Miliardi di Euro quasi il 9% del complesso del valore aggiunto con una occupazione di circa 914 mila addetti. Siamo arrivati alla undicesima edizione del Rapporto Nazionale, uno strumento sempre più evoluto che ci permette di verificare i movimenti dei mercati del Sistema Mare, fissando in modo scientifico e inequivocabile le dinamiche di questo importante macrosettore. Coerentemente con gli obiettivi di questo 2° Summit il nostro contributo al piano del mare non può essere che evidenziare quanto sia importante conoscere i valori economici sempre aggiornati dell’Economia del Mare, al fine di definire lo scenario e la strategia marittima della nostra nazione”.

Ma entriamo nel merito del Report.

Scrive Gaetano Fausto Esposito, Direttore Generale Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne: “Il Rapporto ci racconta del superamento della grave crisi pandemica che aveva colpito la filiera, in particolare nella componente più direttamente legata allo spostamento di persone e agli aspetti di ordine turistico. Nel 2021 il “Sistema mare” ha segnato una crescita del prodotto diretto del 9,2%, una crescita più ampia rispetto al dato medio nazionale del 6,4%. Un’economia che, considerando anche la componente indiretta, arriva a circa 143 miliardi di euro, quasi il 9% del complesso del valore aggiunto prodotto, con una occupazione di circa 914 mila persone direttamente coinvolte. L’economia del mare sotto molti versi “capovolge” il tradizionale modo di guardare ai processi territoriali dello sviluppo nel nostro Paese e ridisegna le relazioni Nord-Sud, con un’Italia Centrale e un Mezzogiorno che concentrano il 61% del valore aggiunto prodotto dalla filiera, contro poco più del 44% di quello complessivo, e il 67,3% degli occupati, rispetto a meno del 49% di quelli totali.

Il dinamismo di questa componente è poi confermato dalla voglia di fare impresa: nel 2022 rispetto al 2019 il tessuto imprenditoriale blu si è incremento del 4,4%, contro una contrazione nello stesso periodo dell’1,2% del totale delle imprese. E nel Mezzogiorno questa crescita è stata più che doppia rispetto al dato medio nazionale, sfiorando il 10%.

La Blue Economy è quindi anche un fattore di riequilibrio territoriale all’interno di una più ampia attenzione ai trend di sviluppo. Questo accade anche per la componente imprenditoriale giovanile, che è molto più presente nel Mezzogiorno e rappresenta un indubbio elemento positivo anche valutato nella prospettiva di ulteriore crescita. Ma il tema resta ancora una volta la diversa capacità di “fare filiera”, e filiera ad alto valore aggiunto, dell’economia blu nelle diverse aree del Paese. Una misura della capacità di attivare sviluppo ci è dato dal valore del moltiplicatore, che se per l’intero Paese è pari a 1,7 (per ogni euro di produzione diretta nella Blue Economy se ne attivano mediamente 1,7 in settori collegati), al Sud scende a 1,6, contro l’1,9 del dato settentrionale. Per avere un’idea, qualora il valore del moltiplicatore nel Mezzogiorno fosse pari a quello settentrionale ci sarebbe un ulteriore incremento del valore aggiunto dell’area pari a circa 6 milioni di euro. Tra le novità positive del Rapporto di quest’anno si segnala anche la forte crescita della presenza internazionale della filiera. In questo caso la misurazione riguarda il solo settore della cantieristica e quello ittico, che nel complesso sono cresciuti di oltre il 37% rispetto al 2021 (a fronte di una variazione dell’export nazionale che si attesta al 20%). Ma il dato più significativo è il saldo della bilancia commerciale relativa, che segna un attivo, riconducibile al forte surplus della cantieristica, per la prima volta dopo oltre dieci anni.

Nel valore di una filiera entrano oggi sempre più aspetti relativi alla sostenibilità ambientale, e da questo punto di vista ci sono tanti segnali di una filiera che è più attenta rispetto alle altre componenti dell’economia: le imprese blu che hanno realizzato soluzioni per la promozione della sostenibilità ambientale ridisegnando il processo produttivo assumono valori doppi rispetto alla media delle imprese italiane (rispettivamente 18% contro poco più del 9%).

In sintesi, da questa edizione del Rapporto emerge, quindi, una filiera in salute e in crescita, capace di dare un contributo molto importante ai processi di sviluppo e, per questa via, anche a una maggiore espressione della libertà effettiva delle persone”.

La Commissione Europea, come ormai da cinque anni, ha pubblicato l’edizione 2022 del “The EU Blue Economy Report”, un rapporto annuale nel quale si fornisce un quadro sulla portata e sulla dimensione della Blue Economy in tutta l’Unione Europea. Dal punto di vista geografico il Report si concentra sul territorio dell’Unione Europea comprese, ove possibile, le regioni ultraperiferiche dell’UE egli Stati membri senza sbocco sul mare. Dal punto di vista temporale l’analisi si focalizza sul decennio 2009-2019.

Il quadro che emerge, in sintesi, è quello di una economia blu complessivamente in espansione nell’Unione Europea. In tutta l’Unione Europea il valore aggiunto lordo generato dalla Blue Economy risulta pari, nel 2019, a 184 miliardi di euro, circa 30 miliardi di euro in più rispetto a quanto si rilevava nel decennio precedente. Un incremento che in termini percentuali si attesta sul 20%.

I settori che maggiormente contribuiscono alla generazione di valore aggiunto sono il settore del turismo costiero, il trasporto marittimo e le attività portuali. L’utile lordo prodotto raggiunge i 73 miliardi di euro, anche in questo caso in aumento rispetto al 2009 (+22%).

La Blue Economy occupa direttamente quasi 4,5 milioni di persone.

Per quanto riguarda l’apporto fornito in termini di valore aggiunto, le maggiori economie risultano la Spagna (17,8%), la Germania (17,5%), l’Italia (13,3%) e la Francia (12,2%).

Complessivamente questi paesi producono ben oltre la metà – precisamente il 60,8% – del valore aggiunto dell’economia blu europea. Se le quote della Germania, della Spagna e della Francia alla ricchezza prodotta sono aumentate rispetto a quanto si evidenziava nel 2009, mostra, invece, una riduzione il nostro Paese (-0,6 p.p.) che comunque continua ad occupare il terzo posto nell’Ue a 27 anche nel 2019.

Guardando al mercato del lavoro, l’Italia occupa il 12% dei cosiddetti “Blue jobs”, posizionandosi al terzo posto a livello europeo, preceduta da Spagna e Grecia. Analogamente a quanto evidenziato per il valore aggiunto, si evince una riduzione, rispetto al 2009, del contributo dell’Italia all’occupazione dell’economia blu d’Europa, considerato che il peso passa dal 13,8% del 2019 al 12% del 2019.

Nel campo delle risorse biologiche marine, l’Italia produce il 14% del valore aggiunto del settore, collocandosi al quarto posto dopo la Spagna (19%), la Germania (16%), e la Francia (15%).

Nell’attività delle risorse marine non biologiche, l’Italia si colloca con il 16% al terzo posto, dopo i paesi bassi e la Danimarca.

Nella cantieristica navale e riparazioni l’Italia si colloca al terzo posto con il 19% del valore aggiunto e nel turismo costiero, dove contribuisce per il 13% (al primo e secondo posto rispettivamente Spagna, 29%, e Francia, 14%).

Al terzo posto anche in riferimento al trasporto marittimo, dove l’Italia produce il 14% del valore aggiunto, con Germania in testa alla classifica, seguita alla Danimarca.

Nelle attività portuali l’Italia si colloca in coda rispetto alle altre grandi economie blu europee, contribuendo per l’8%. La precedono la Germania (22), Paesi Bassi (17), Spagna (13), Francia (12).

Valore aggiunto e occupazione dell’Economia del mare

Il 2021 rappresenta, senza dubbio, un anno di profondo cambiamento, in cui si è assistito ad una progressiva riapertura delle attività economiche che precedentemente erano state stravolte dalle molteplici misure adottate dai governi per il contenimento della diffusione della pandemia. Questo si è tradotto dal punto di vista economico in un periodo di ripresa, in parte bloccato dalle strozzature intervenute dal lato dell’offerta e dal rincaro delle materie prime a fine 2021.

Nel 2021 il sistema imprenditoriale della Blue Economy ha prodotto 52,4 miliardi di euro di valore aggiunto, con il lavoro di 914mila occupati.

Confrontando questi dati con quelli del 2020, emerge come il peso rivestito dal settore abbia registrato un incremento rispetto al contributo dell’economia del mare in termini di valore aggiunto (3,2% nel 2020, 3,3% nel 2021), mentre è rimasta stabile l’incidenza dell’occupazione (3,6%).

Il 2021 è stato un anno di ripresa economica anche per l’economia del mare. Il valore aggiunto prodotto dalla Blue Economy segna un incremento del 9,2% rispetto al 2020. Una dinamica significativamente superiore rispetto a quanto si rileva per l’intero sistema economico (+6,4%).

La disaggregazione di tali tendenze dal punto di vista settoriale mostra come l’attività economica che conosce la performance migliore sia l’industria delle estrazioni marine, che registra, rispetto al 2020, un aumento della ricchezza prodotta del 69,8%

A trainare il recupero del Sistema mare sono i servizi di alloggio e ristorazione, che hanno segnato un incremento del 22,1% in termini di valore aggiunto, seguiti dalla filiera della cantieristica, che segna un +11,7% e della filiera ittica (+8,0%).

Trasversalmente positive sono le dinamiche per tutti gli altri comparti: +5,4% le attività sportive e ricreative, +5,1% le attività di movimentazione di merci e passeggeri via mare e +0,4% le attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale.

Dal punto di vista occupazionale nel 2021 rispetto al 2020 si rileva un incremento di occupati nei settori della Blue Economy dello 0,5%.

Nella filiera ittica aumentano gli occupati del 3,2%.

Nella movimentazione di merci e passeggeri via mare si registra un +1,6%, nelle attività sportive e ricreative un +1,2%, nelle attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale un +0,9%.

Nell’industria delle estrazioni marine il numero di occupati si riduce del 5,2% e nella filiera della cantieristica dell’1,8%, mentre resta pressocchè stabile nei servizi di alloggio e ristorazione (-0,1%).

Nel 2021 il ruolo più significativo è quello delle attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale, che racchiude il 28,7% della ricchezza complessiva prodotta dall’economia blu.

Da segnalare tuttavia come in un anno il contributo alla ricchezza di tale comparto sia diminuito di quasi tre punti percentuali. Tale riduzione è andata a beneficio, in primo luogo, dei servizi di alloggio e ristorazione che, con oltre 13 miliari di euro di ricchezza prodotta, contribuisce per il 25,3% al valore aggiunto del Sistema mare, registrando un incremento di quasi tre punti percentuali rispetto a quanto osservato nell’anno precedente.

Al terzo posto in termini di ricchezza prodotta si colloca l’attività di movimentazione merci e passeggeri via mare che genera il 19,9% del valore aggiunto della Blue Economy.

Chiudono il quadro la filiera cantieristica e le attività sportive e ricreative, la filiera ittica, e all’ultimo posto l’industria delle estrazioni marine.

Questi ultimi tre settori sono quelli che anche contribuiscono meno all’occupazione blu, mentre i servizi di alloggio e ristorazione continuano ad occupare, come nel 2020, il primo posto con il 38,8% degli occupati.

Dal punto di vista territoriale, la produzione del valore aggiunto del sistema imprenditoriale della Blue Economy riflette il diverso posizionamento geografico delle aree territoriali. Sono il Centro e il Mezzogiorno a sviluppare la maggiore ricchezza del settore. Il primo per oltre 16 miliardi di euro di valore aggiunto, contribuisce per il 31,1% all’intera ricchezza prodotta dall’economia del mare nel 2021, mentre il Mezzogiorno con oltre 15 miliardi di euro, contribuisce per quasi un altro terzo. Seguono i Nord-Ovest e il Nord-Est.

Il Mezzogiorno e il Centro si contraddistinguono anche in riferimento ai dati sul mercato del lavoro.

Nonostante a livello di ripartizione territoriale il mezzogiorno e il Centro costituiscano le aree con i valori più elevati, sia in termini di valore aggiunto che di occupati, dal punto di vista regionale è la Liguria a ricoprire un ruolo di primo piano per incidenza sul totale dell’economia regionale sia per la ricchezza prodotta, sia per l’occupazione.

Al secondo posto il Lazio, a seguire il Friuli Venezia Giulia, la Campania, la Calabria, la Puglia, la Sicilia, le Marche, la Toscana.

Per incidenza di occupati Liguria, Lazio e Sardegna sono seguite da Sicilia, Marche, Campania.

Per quanto riguarda le province al primo posto spicca Trieste, seguono Livorno, La Spezia, Genova, Vibo Valentia, Rimini, Venezia, Sassari, Gorizia e infine Savona.

Sotto il profilo occupazionale al primo posto si colloca Genova, seguono Livorno e La Spezia.

Le imprese legate all’Economia del Mare

Sono oltre 228mila le imprese iscritte nei Registri delle Imprese delle Camere di commercio italiane che operano nell’economia del mare.

Di queste 206mila sono localizzate nelle zone costiere.

Dal punto di vista settoriale, la concentrazione maggiore di imprese delle Blue Economy si evidenzia nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione che persa per il 47,8% sul totale delle imprese del Sistema mare. Seguono le attività sportive e ricreative, la filiera ittica. Supera il 12% il contributo della cantieristica.

A livello di macro-ripartizione, il Mezzogiorno e il Centro sono le aree geografiche in cui la Blue Economy pesa maggiormente sul tessuto produttivo.

Nel 2022 le imprese della Blue Economy guidate da giovani under 35 risultano poco meno di 21mila.

Al 31 dicembre 2022 nel Registro Imprese risultano 50.492 imprese femminili afferenti al Sistema mare. Il 22,1% del totale delle imprese blu.

A fine 2022 sono 16.181 le imprese a conduzione straniera.

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Il saluto di Giorgia Meloni al 2° Summit Nazionale sull’Economia del Mare Blue Forum

Il saluto di Giorgia Meloni al 2° Summit Nazionale sull’Economia del Mare Blue Forum

Riportiamo di seguito la lettera che Giorgia Meloni ha fatto pervenire al Blue Forum di Gaeta, il Summit al quale era stata invitata, per ringraziare tutti del grande impegno e per dare un segno della sua presenza resa impossibile dai numerosi impegni istituzionali di queste giornate.

“Buongiorno a tutti.

Grazie per l’invito. Purtroppo i tanti impegni di questi giorni non mi hanno permesso di partecipare ma ci tenevo comunque ad essere presente con questo indirizzo di saluto.

Ringrazio la Camera di Commercio di Frosinone e Latina che ha voluto rinnovare anche quest’anno queste importanti giornate di confronto, insieme ad Informare e all’Osservatorio Nazionale che ogni anno produce l’interessantissimo rapporto sull’Economia del Mare.

“Italia Nazione di mare”, il titolo del vostro summit, rappresenta una realtà che anche il Governo ha voluto valorizzare, innanzitutto restituendo centralità all’Economia del Mare, istituendo finalmente dopo trent’anni un Ministero ad hoc, non più soltanto dedicato alla Marina mercantile ma a tutte le filiere che animano il nostro petrolio blu.

E permettetemi di ringraziare anche il Ministro del Mare e della protezione civile Nello Musumeci, insieme a tutti gli altri esponenti del governo che sono intervenuti.

Quella di istituire il Ministero del Mare non è stata una scelta simbolica ma una precisa volontà politica che riconosce nell’economia del mare un prezioso volano per l’intera nazione ed un’importante opportunità di crescita, in particolare per il Mezzogiorno.

Per lungo tempo, infatti, non siamo stati abbastanza consapevoli dell’importanza del lavoro che si sviluppa intorno al Mare: un’economia che rappresenta direttamente il 9% del PIL, vale oltre 150 miliardi di euro e attorno a cui ruotano enormi interessi economici, politici e geostrategici per la nostra Nazione.

Per anni è parso che non ci rendessimo conto di quanto l’Italia sia a tutti gli effetti una Nazione marittima e, direi di più, marinara.

Questa considerazione ci impone di dover investire sempre più sulle otto filiere che caratterizzano l’economia del mare.

La filiera Ittica, che dobbiamo preservare da alcune rigidità nelle norme comunitarie e soprattutto da attività di pirateria compiute nei nostri mari da imbarcazioni non autorizzate spesso di provenienza asiatica.

La Cantieristica e la nautica che rappresentano una vera eccellenza nazionale.

La Movimentazione di Merci e Passeggeri I Servizi di Alloggio e Ristorazione.

La Ricerca e lo sviluppo nel campo delle biotecnologie marine e delle scienze naturali e della Tutela ambientale.

Le attività turistiche così come quelle Sportive e Ricreative, attività connesse al turismo nel campo dello sport e del divertimento come porticcioli turistici, tour operator, guide e accompagnatori turistici, parchi tematici, stabilimenti balneari che sono un bene il cui valore aggiunto vogliamo tutelare.

Lo faremo sostenendo tutti questi settori che ruotano attorno alla blue economy, implementando la digitalizzazione delle infrastrutture portuali e sfruttando le grandi opportunità che il Mare ci fornisce, a partire dalle ricerche subacquee che possono aiutarci anche a vincere la sfida della transizione ecologica, liberandoci dalla dipendenza da altre Nazioni per le terre rare di cui il Mediterraneo è ricco. Allo stesso modo continueremo a lavorare sulla produzione energetica di gas nazionale così come sulle rinnovabili, a partire dall’eolico offshore.

Il tutto però perseguendo sempre il giusto bilanciamento tra le esigenze economiche nazionali e la sostenibilità ambientale delle nostre acque, mettendo da parte ogni approccio ideologico.

Parlando di Mare, voglio anche ringraziare per il loro prezioso lavoro la Marina Militare, che presidia le nostre infrastrutture portuali ed energetiche, così come al Corpo delle Capitanerie di porto e alla Guardia Costiera, sempre più spesso impegnata a gestire l’immigrazione irregolare e le operazioni SAR in condizioni che spesso raggiungono l’eroismo.

Grazie al lavoro di tutti gli operatori del mare l’Italia saprà riscoprire la sua naturale vocazione di potenza regionale nel Mediterraneo, nel quale esercitiamo e sempre più dovremo esercitare un ruolo di centralità geopolitica, di stabilizzazione delle aree di crisi, di piattaforma per le forniture energetiche.

Da queste giornate, per cui ancora ci tengo a ringraziarvi, l’Italia ha tanto da imparare. Anche grazie al vostro lavoro, la nostra Nazione compie un importante passo avanti verso una maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità in un ambito che troppo a lungo è stato sottovalutato.

Buona giornata e buon lavoro a tutti”.

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