Categoria: Sostenibilità

Da oggi è fish dependance day

Nel Mediterraneo il 58 per cento delle popolazioni ittiche sono sovrapescate

Il pesce del Mediterraneo è virtualmente esaurito, già nei primi sei mesi dell’anno. Con il suo consumo di pesce, l’Europa ha virtualmente esaurito le risorse ittiche del Mediterraneo. Il problema della sovrapesca è aggravato dalla pesca illegale e dai cambiamenti climatici.

Il fenomeno viene chiamato Fish dependence day, ed è esattamente il momento in cui l’Europa esaurisce, virtualmente, l’equivalente della produzione annua interna di pesce, molluschi e crostacei del mar Mediterraneo. Come ricorda il Wwf, accade, ogni anno, a luglio: significa che se nei primi sei mesi del 2024 i cittadini europei avessero consumato solo risorse ittiche del Mare nostrum, da luglio alla fine dell’anno queste non sarebbero più disponibili e l’Europa dovrebbe ricorrere alle importazioni per sostenere la crescente richiesta dei consumatori. 

Europa, esaurito virtualmente il pesce del Mediterraneo

Nel Mediterraneo, il 58% delle popolazioni ittiche sono sovrapescate, contro il 37,7% di quelle sovrasfruttate a livello globale. Ogni cittadino europeo consuma in media circa 24 chili di pesce l’anno con gli italiani superano la media con 31,21 chili di pesce pro capite l’anno. In Italia, tra le specie più sovrasfruttate ci sono il nasello, la sardina, i gamberi (viola e rosa) e la triglia di fango. 

Sulla situazione pesano la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, che mette a rischio gli ecosistemi marini e le economie locali, e i cambiamenti climatici che stanno causando effetti come la tropicalizzazione del mare. Con l’aumento delle temperature dell’acqua, molte specie autoctone sono messe a rischio. Quasi mille nuove specie invasive, di cui 126 specie ittiche, sono entrate nel Mediterraneo, causando riduzioni delle specie autoctone fino al 40 per cento in alcune aree, per motivi di competizione o predazione.

Possibili rimedi

“Le evidenze scientifiche confermano come aumentando la protezione in aree chiave del Mediterraneo, gli habitat marini potrebbero riprendersi, gli stock ittici chiave essere ricostituiti e noi potremmo combattere al meglio l’impatto del cambiamento climatico”, le parole di Giulia Prato, responsabile Mare del Wwf Italia. “Anche ridurre il nostro consumo di pesce soprattutto per quanto riguarda le specie più sovrasfruttate, diversificando le nostre scelte di prodotti ittici è fondamentale per contrastare la pesca eccessiva, incoraggiare la transizione verso una pesca più sostenibile e supportare la resilienza dell’ecosistema marino”.

L’invito è sempre quello di acquistare pesce adulto, locale e di stagione, scegliendo specie poco comuni, ed evitando quelle più sovrasfruttate, così da bilanciare la pressione sulle risorse marine, favorendo il mantenimento della biodiversità marina e la rigenerazione delle popolazioni ittiche.

Adriatico, è il momento della mucillagine

Momento molto duro per le attività di pesca nell’alto Adriatico

Ore difficili per i nostri mari. Oltre al granchio blu, nell’alto Adriatico c’è oggi l’allerta mucillagine. È stata appena inoltrata idonea segnalazione sia al Masaf che alle Regioni interessate dal fenomeno. Forse non c’è ancora emergenza, ma giungono segnali preoccupanti che arrivano dai pescatori del Veneto, del Friuli e dell’Emilia-Romagna. Quest’anno la consistenza sembra essere importante, tanto da minacciare seriamente il regolare svolgimento delle attività di pesca.

Il fenomeno è presente a largo delle coste di Caorle, sulle tegnùe di fronte al litorale di Chioggia e nel Parco marino di Trieste. La mucillagine si trova sia in sospensione che sul fondo. I monitoraggi dell’Arpav, l’agenzia regionale per la protezione ambientale del Veneto, confermano l’allarme dei pescatori: di fronte al Po di Pila è stata rilevata una striscia di mucillagine perpendicolare alla linea di costa di circa 2 metri di larghezza e lunga circa 500 metri, accumulata lungo il fronte di corrente, mentre nei restanti litorali sono state rilevate chiazze sparse.

Secondo gli esperti dell’agenzia, la responsabilità sarebbe delle piogge di questo ultimo periodo, che attraverso i fiumi hanno arricchito di nutrienti il mare: sommate alle alte temperature, hanno probabilmente favorito la proliferazione di fioriture di specie di fitoplancton che possono secernere sostanze di tipo mucoso.

Se il processo è del tutto naturale, i danni alla pesca ci sono lo stesso. Il fermo pesca obbligatorio è previsto per il 31 luglio, ma per le imbarcazioni sarà comunque dura arrivarci. Le mucillagini possono occludere le reti, riducendo l’efficacia delle catture. Inoltre, quando il materiale si deposita sul fondale marino, può danneggiare gli organismi che non sono in grado di spostarsi, portandone al soffocamento.

Grazie alla Bora, invece, la situazione sembra in miglioramento nel golfo di Trieste, dove da giorni la mucillagine aveva ricoperto ampie aree di mare e l’intero Canal grande a Trieste, lungo le Rive, e in provincia lungo la costa, come a Muggia.

Incontro con il Ministro, le proposte di Agripesca

La delegazione di Agripesca, guidata dal presidente della sede di Mazara del Vallo, Costantino Giacalone (a sinistra nella foto), e dal Responsabile rapporti istituzionali, Toni Scilla, è stata ricevuta oggi presso il Masaf dal ministro Lollobrigida. All’incontro erano presenti anche le varie sigle sindacali del mondo della pesca ed i rappresentanti delle organizzazioni di categoria. L’assise ha avuto uno scopo consultivo; il numero uno di Via XX Settembre ha inteso ascoltare le proposte delle organizzazioni convenute allo scopo di fare il punto della situazione sul settore della pesca, fondamentale per il nostro Paese.

“Siamo soddisfatti. Innanzitutto, abbiamo evidenziato la nostra contrarietà al piano d’azione dell’UE proposto dal Commissario Sinkevicius, che di fatto avrebbe portato alla fine del sistema di pesca a strascico, che invece è una peculiarità del nostro Mediterraneo. Abbiamo ribadito al signor Ministro il nostro ringraziamento per la posizione tenuta sul punto. Ci siamo congratulati per l’importante iniziativa odierna, è fondamentale procedere in maniera concertata. Ma non possiamo non sottolineare le urgenze del comparto ittico in questo travagliato momento; riteniamo necessario intervenire senza indugio sul decreto che stabilisce le quote di prelievo del gambero rosso e sistemare la normativa sull’arresto definitivo, per cominciare”.

Ma per la nostra organizzazione rimane fondamentale tenere dritta la barra sul tema della sostenibilità; “Chiediamo di rilanciare la pesca con i giusti provvedimenti. Stiamo parlando di un comparto che comprende non solo i produttori ma anche un indotto corposo. La logistica, la cantieristica, gli operatori commerciali, l’enogastronomia ed il turismo entrano in fasi diverse nel ciclo produttivo dell’economia del mare. Chiediamo un intervento normativo urgente, capace di sviluppare il tema dell’ecosostenibilità all’interno del comparto, abbinandola ad un progressivo svecchiamento della flotta. L’obiettivo ultimo è quello di garantire la sostenibilità ambientale unitamente a quella economica. Abbiamo apprezzato l’iniziativa di oggi e rimaniamo vigili e disponibili alla massima collaborazione. Vogliamo imboccare la giusta via tutti insieme, anche a tutela del consumatore”, ha poi concluso Scilla.

Acquacoltura, filiera alimentare e contrasto naturale alle emissioni

Il convegno “L’acquacoltura: tra ricerca, innovazione e sostenibilità” da noi organizzato recentemente a Tortoli (Nu), è stato una magnifica occasione per richiamare l’attenzione sulle capacità delle ostriche, delle vongole e delle cozze di catturare l’anidride carbonica e di utilizzarla per formare i rispettivi gusci.

“Tale peculiare facoltà di assorbimento di CO2, ha spiegato il Presidente Mario Serpillo, attribuisce loro una funzione di primaria importanza per contenere i livelli di anidride carbonica e di conseguenza il loro allevamento rappresenta a tutti gli effetti una soluzione innovativa anche per contrastare il cambiamento climatico”.

Quindi l’acquacoltura rappresenta un’opzione sostenibile, sia per i benefici per l’ambiente, sia per il fatto di contribuire in modo sostanziale a soddisfare il fabbisogno alimentare della popolazione mondiale, fornendo un importante sostegno al settore ittico, attualmente in difficoltà.

E parliamo di numeri significativi perché in ambito europeo, l’acquacoltura rappresenta il 20% della produzione ittica totale e si occupa dell’allevamento di oltre quaranta specie diverse, che costituiscono fonti alimentari preziose e nutrienti.

Un altro aspetto di rilievo riguarda l’importanza delle alghe come risorsa cruciale per il futuro dell’alimentazione umana. Le coltivazioni di alghe, inoltre, possono essere finalizzate alla produzione dello zooplancton, del fitoplancton e dunque alle larve dei pesci; esse rappresentano una fonte preziosa per garantire, fin dall’inizio, un ciclo di produzione completamente naturale e sostenibile e segnano una svolta rispetto ai sistemi di allevamento tradizionali.

Nelle sue conclusioni, il Presidente di Agripesca e dell’UCI, Mario Serpillo, conferma, anche per l’acquacoltura, l’importanza dell’innovazione e della ricerca, sottolineando come essa rappresenti una risorsa fondamentale per sostenere il settore della pesca.

L’UCI e Agripesca si impegnano a proseguire con intenti congiunti la promozione di pratiche sostenibili e tecnologie all’avanguardia per garantire la sicurezza alimentare, la conservazione delle risorse marine e il benessere dei pesci d’allevamento.

PESCATORI CONTRO LA PLASTICA

Il nostro presidente, Mario Serpillo, ha richiamato l’attenzione sullo stato di degrado dei nostri mari ed ha auspicato che le misure contenute nella recente legge “Salvamare” forniscano efficaci strumenti per contrastarlo.

È giusto mettere in risalto un’altra funzione dei nostri pescatori. “Da molti anni, loro malgrado, i pescatori raccolgono ogni giorno tonnellate e tonnellate di rifiuti, soprattutto di plastica, nelle loro reti. Fino a poco pochi mesi orsono, questa desolante consuetudine era resa ancor più frustrante dal fatto che recuperare tali rifiuti e conferirli ad una discarica era assai gravoso e complicato”, ha continuato il presidente. La legge 152/2006 stabiliva alcune regole in materia ambientale: nel testo alcuni rifiuti del mare venivano classificati quali rifiuti speciali.

Tale definizione comportava che il loro trattamento fosse più complesso e costoso di quello del rifiuto urbano indifferenziato e che lo smaltimento fosse a carico di chi lo conferiva. Per non dover pagare i costi di smaltimento previsti dalla normativa su indicata, i pescatori si vedevano costretti a ricorrere alla raccapricciante operazione di ributtare i rifiuti in mare.

La legge “Salvamare” (legge 17 maggio 2022, n. 60) introduce l’importante definizione di “rifiuto accidentalmente pescato “, il quale viene assimilato al rifiuto urbano, sollevando di fatto i pescatori da ogni forma di denuncia penale. Secondo il Presidente Serpillo, “i nostri pescatori diventano così anche degli importanti operatori ambientali per la bonifica del mare perché la loro azione, connessa alle attività della pesca, potrebbe avere un ruolo nevralgico ed un impatto assai positivo per le operazioni di pulizia del mare. In Italia ancor prima dell’entrata in vigore della legge “Salvamare”, erano in corso dei progetti sperimentali che prevedevano il coinvolgimento dei pescatori nella raccolta della plastica ed, attraverso quelle esperienze, si erano già conseguiti degli ottimi risultati.”

L ’entrata in vigore del dl “Salvamare” solleva i pescatori da ogni onere ed essi non risultano più passibili di denuncia penale se portano i rifiuti a terra, ma è necessario, secondo la dottoressa Anna Baio (Componente del Comitato Direttivo nazionale e del Coordinamento Tecnico al Tavolo PEMAC del MASAF) creare una struttura organizzativa a supporto di questo loro impegno. La maggior parte dei porti in Italia, più di 800 su 8000 km di costa, non sono provvisti di isole ecologiche attrezzate. Per prevenire e fronteggiare le criticità che potrebbero scaturire da questa situazione, Agripesca (federazione delle imprese agricole della pesca e dell’Acquacoltura costituita dall’UCI) nei prossimi mesi sarà protagonista di un programma di organizzazione e coordinamento affinché vengano inserite le isole ecologiche in tutti i porti e venga così completato il meccanismo per cui i rifiuti, i materiali inquinanti, dannosi per l’ambiente marino e la fauna ittica, siano raccolti

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