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Cinque curiosità sulla biodiversità marina

Cinque curiosità sulla biodiversità marina

 

Cinque curiosità sulla biodiversità marina – La spagnola Fundación Biodiversidad ha cercato di sensibilizzare la società sull’importanza della diversità biologica per lo sviluppo umano e la conservazione degli ecosistemi. Per questo ha raccolto cinque dati interessanti sulla biodiversità marina.

Si potrebbe pensare che il principale polmone del pianeta sia la foresta amazzonica, tuttavia non è così, il principale polmone del pianeta si trova sotto l’acqua. Il plancton oceanico produce il 75% dell’ossigeno che respiriamo e assorbe il 25% del biossido di carbonio che emettiamo nell’atmosfera.
Gli oceani sono davvero immensi e la superficie costiera rispetto all’altomare è davvero piccola. Tuttavia, il 60% della popolazione marina vive nei 60 chilometri vicini alla costa.
In molti paesi il turismo è il principale motore dell’economia. In altri è l’industria o il settore primario. Eppure forse non sapevi che in tutta Europa un posto di lavoro su sei dipende direttamente o indirettamente dall’ambiente e dalla biodiversità.
La presenza di balene e altri cetacei nei dintorni delle Isole Canarie genera un beneficio economico di circa 20 milioni di euro grazie a quasi un milione di visitatori che attirano ogni anno.
A livello scientifico, industriale, medico e per lo sviluppo umano in generale la buona salute degli oceani ha un valore incalcolabile. Ecco perché organizzazioni governative e non governative si sforzano di conservare la biodiversità degli ecosistemi marini.                                                        Cinque curiosità sulla biodiversità marina

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Aree marine protette (AMP), dal Pnrr una risposta alla salute dei nostri mari

Aree marine protette (AMP), dal Pnrr una risposta alla salute dei nostri mari

 

Aree marine protette (AMP), dal Pnrr una risposta alla salute dei nostri mari – Stando ai dati forniti da Protected Planet, la copertura globale delle aree marine protette è del 7,68%.

Cosa sono le aree marine protette?

Le aree marine protette (AMP), zone di mare delimitate, sono fondamentali per preservare la salute dell’ambiente marino, fauna, flora ed ecosistemi, assicurando ai pescatori riserve di stock ittici per evitarne l’esaurimento, proteggendo così le specie in via d’estinzione, rendendo gli ecosistemi più resistenti ai cambiamenti climatici e preservando la biodiversità.

La copertura globale delle aree marine protette è del 7,68%

La percentuale precisa della parte degli oceani protetti è difficile da stabilire. Stando ai dati forniti da Protected Planet, la copertura globale delle aree marine protette è del 7,68%. In Europa, i dati ufficiali suggeriscono che le aree marine protette rappresentano il 10% delle acque del continente, anche se alcune organizzazioni come il WWF sostengono che la percentuale reale sia inferiore al 5%.
Le aree marine protette in Italia, secondo il Mase, sono 29 oltre a 2 parchi sommersi che tutelano complessivamente circa 228mila ettari di mare e quasi 700 chilometri di costa.

Se ideate e gestite in modo efficace, le AMP forniscono rifugio per la vita marina, ripristinano importanti funzioni ecologiche come la deposizione delle uova e la riproduzione dei pesci e preservano la produzione di beni e servizi ecosistemici. Investire in aree marine protette rappresenta una scelta intelligente per la salute degli oceani e lo sviluppo dell’economia blu.

Il Pnrr potrebbe rappresentare un passo importante per garantire un futuro migliore ai nostri mari

A causare la perdita di biodiversità marina sono le diverse condizioni di stress antropogenici, tra cui l’uso insostenibile delle risorse marine, i cambiamenti climatici, la distruzione degli habitat, la diffusione di specie invasive, l’alterazione delle reti trofiche e l’inquinamento.
Per questo motivo si rende necessario un intervento immediato da parte delle istituzioni e il contributo della ricerca scientifica per aumentare la protezione delle aree marine e fermare l’erosione della biodiversità nei nostri mari. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) potrebbe rappresentare un passo importante per garantire un futuro migliore ai nostri mari, poiché la salute dei mari è essenziale per la sopravvivenza del nostro pianeta.

Aree marine protette (AMP), dal Pnrr una risposta alla salute dei nostri mari

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Piccola pesca artigianale, un patrimonio da custodire

Piccola pesca artigianale, un patrimonio da custodire

 

Piccola pesca artigianale, un patrimonio da custodire – La piccola pesca, detta anche pesca costiera o pesca artigianale o ancora pesca su piccola scala ricopre un ruolo economico particolarmente importante nel settore ittico del Bel Paese. Poco più dell’80% delle imbarcazioni da pesca italiane sono infatti impiegate in questo segmento con poco più di 12 milioni di addetti ai lavori. Oltre ad essere un settore da tutelare per la sostenibilità della pratica di pesca attuata con attrezzi selettivi e a basso impatto ambientale, la piccola pesca è anche un patrimonio storico e culturale da mantenere vivo.

La piccola pesca è rispettosa del mare

La sostenibilità della pesca artigianale è determinata come dicevamo dall’utilizzo di attrezzi da pesca poco invasivi, che non danneggiano i fondali e che consentono la cattura delle specie desiderate (specie bersaglio) dalla taglia consentita dalle normative che regolano le catture nel nostro paese. La piccola pesca è quella esercitata entro le 12 miglia dalla costa, da imbarcazioni di lunghezza inferiore a 12 metri (lunghezza fuori tutto LFT) e non superiori a 10 tonnellate di stazza lorda (TSL).

La piccola pesca costiera è una pratica di importanza rilevante a livello globale, oltre a preservare rituali e tradizioni di ogni popolazione, è in grado di nutrire e creare occupazione per milioni di persone. La metà delle catture a livello mondiale provengono proprio dalla pesca su piccola scala, tuttavia spesso le comunità di pescatori artigianali non sono tutelati come invece avviene per la pesca industriale.

Un settore in forte crisi economica

In tutto il mondo, il comparto della pesca artigianale è alle prese con una crisi significativa. I nostri pescatori, quelli che operano nel Mar Mediterraneo, oggi fanno i conti con il cambiamento climatico, l’inquinamento e la pesca eccessiva che hanno causato un depauperamento delle risorse e quindi una diminuzione delle catture. Un’altra sfida che il settore si trova ad affrontare è il cambio generazionale, sempre meno giovani sono attratti dal mestiere del pescatore e l’età media deli addetti ai lavori si alza sempre più velocemente.
Aumento dei costi, primo fra tutti quello del carburante, prospettive incerte e troppa burocrazia stanno mettendo a serio rischio intere famiglie di pescatori artigianali e le tradizioni secolari che sono al centro dell’identità di intere comunità costiere.

È importante sottolineare che oggi più che mai è importante trovare un equilibrio tra la salvaguardia delle risorse e la sostenibilità economica delle comunità costiere che si basano su questa attività.

Piccola pesca artigianale, un patrimonio da custodire

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Microalghe: efficiente fonte di cibo

 

Microalghe: efficiente fonte di cibo – In un articolo recentemente pubblicato sulla rivista Frontiers in Nutrition, gli autori presentano il loro caso per l’utilizzo delle microalghe come fonte di cibo e biofuel. L’articolo esamina la letteratura scientifica attuale sulle microalghe, un termine generico per le migliaia di specie di alghe microscopiche e altri organismi fotosintetici come i cianobatteri presenti in vari ambienti acquatici.

Lo studio, come spiega uno degli autori Peter Rejcek, evidenzia le tecnologie attuali per lo sviluppo e la coltivazione commerciale delle microalghe, nonché i problemi scientifici ed economici per la produzione su larga scala. Nonostante le microalghe siano state tradizionalmente utilizzate come fonte di biofuel, gli studiosi stanno attualmente valutando anche il loro potenziale come efficiente fonte di cibo.

“Molti di noi conoscono da anni il potenziale delle alghe come cibo ma ora, con i cambiamenti climatici, la deforestazione e una popolazione di otto miliardi di persone, è chiaro che il mondo deve diventare più efficiente nella produzione di proteine”, ha detto il coautore dello studio Stephen Mayfield.

Uno studio del 2014, citato nell’articolo da Mayfield, evidenziava che le alghe possono produrre annualmente 167 volte più biomassa utile rispetto al mais utilizzando la stessa quantità di terra. Altri modelli prevedono che le attuali varietà di alghe potrebbero potenzialmente sostituire il 25% del consumo europeo di proteine e il 50% del consumo totale di oli vegetali, quando coltivate su terre disponibili non utilizzate per le colture tradizionali.

“Il vantaggio più grande è la produzione di proteine per acro”, ha notato Mayfield. “Le alghe superano di gran lunga il gold standard attuale della soia con almeno 10 volte, forse 20 volte, più produzione per acro.”
Inoltre, alcune specie di alghe possono essere coltivate in acque salmastre o salate e in almeno un caso, in reflui di un’azienda lattiero-casearia, il che significa che l’acqua dolce può essere riservata per altri usi. Nutrizionalmente, molte specie di alghe sono ricche di vitamine, minerali e soprattutto di macronutrienti essenziali per la dieta umana, come aminoacidi e acidi grassi omega-3.

La sfida è quella di creare la migliore varietà di alga per gli esseri umani

Le sfide ci sono, a partire dalla ricerca e sviluppo di varietà di alghe che soddisfino tutti i requisiti: rendimenti di biomassa elevati, alto contenuto di proteine, profilo nutrizionale completo, condizioni di coltivazione più efficienti in termini di utilizzo del suolo, requisiti idrici e apporti di nutrienti.
Potrebbe poi essere necessario apportare alcune modifiche al colore, al gusto e ridurre l’odore di pesce caratteristico per convertire alcuni consumatori al consumo.

Il maggiore ostacolo per lo sviluppo commerciale, come sottolineato da Mayfield, non è necessariamente scientifico, tecnico o estetico. È la capacità di aumentare la produzione a livello globale.
La necessità di individuare dei sistemi alimentari alternativi non è mai stata più urgente, poiché la popolazione umana aumenta, spingendo le risorse e i sistemi di produzione al limite. L’unico modo per evitare un futuro davvero triste è iniziare ora la transizione verso un futuro molto più sostenibile.

Microalghe: efficiente fonte di cibo

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La domanda di salmone continua ad aumentare ma l’offerta rimarrà stabile

 

La domanda di salmone continua ad aumentare ma l’offerta rimarrà stabile – Secondo le ultime previsioni della società di analisi dei dati di mercato Kontali, la fornitura globale di salmone d’allevamento Atlantico rimarrà relativamente stabile nel 2023, nonostante si preveda un aumento della domanda. I dati, resi noti durante un panel alla Conferenza sul Mercato del Pesce del National Fisheries Institute che si è tenuta dal 15 al 19 gennaio in La Quinta, California, USA, indicano che il salmone d’allevamento Atlantico vedrà un aumento dell’approvvigionamento di circa l’1%. Questo dato, secondo Ragnar Nystøyl, analista capo di Kontali, è basato sull’ipotesi che non ci siano problemi biologici o eventi imprevisti che causino un calo della produzione.

Analizzando i dati per regioni, alcune vedranno lievi aumenti nell’approvvigionamento di salmone. La Norvegia dovrebbe aumentare la produzione del 3%, passando da 1.511 milioni di tonnellate metriche (MT) a 1.551 milioni di MT. Il Regno Unito dovrebbe registrare il più grande aumento nella produzione, con un aumento del 8% da 170.000 MT a 183.000 MT.

La produzione in Cile dovrebbe invece diminuire del 2%, passando da 750.000 MT a 739.000 MT, quella in Canada dovrebbe subire un calo del 5%, passando da 134.000 MT a 128.000 MT.

Nel complesso, la produzione globale di salmone dovrebbe raggiungere 2.906 milioni di MT, in lieve aumento rispetto al totale del 2022 di 2.866 milioni di MT.

Secondo Nystøyl, l’analisi si basa sulla vendita di mangime per salmerini nel 2022. Poiché i rapporti di alimentazione sono relativamente stabili, Kontali può ottenere una stima precisa della quantità di biomassa.

“Il mangime arriva ai pesci e questo ti dice come sarà la raccolta, a meno che i pesci non muoiano”, ha detto Nystøyl.

Anche se teoricamente le stime indicano un lieve aumento nella produzione di salmone nel 2023, in linea di massima le attuali previsioni indicano una produzione relativamente stabile per il secondo anno consecutivo, ha detto Nystøyl, e questo senza tenere conto delel situazioni sempre più variabili per l’allevamento del salmone nei due maggiori paesi produttori del mondo: Cile e Norvegia.

La domanda di salmone continua ad aumentare ma l’offerta rimarrà stabile.

Leggi anche: Da Mintec un’analisi dei prezzi del salmone

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