Mese: Luglio 2025 Pagina 1 di 17

QFP. Federpesca: “Scelte UE miopi, il settore pesca è schiacciato”

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Nel nuovo bilancio pluriennale dell’Unione Europea per il periodo 2028–2034, la Commissione propone una semplificazione radicale e pericolosa: i capitoli di spesa passano da sette a quattro. In questa nuova architettura, i fondi di coesione, l’agricoltura e la pesca confluiscono in un unico maxi-capitolo da 865 miliardi di euro. “Ma dietro l’apparente razionalizzazione si nasconde un rischio concreto: il settore ittico viene di fatto assorbito, perdendo una sua linea autonoma di finanziamento e visibilità strategica”. Ha dichiarato Francesca Biondo, direttrice di Federpesca.

Quel maxi-capitolo dovrà infatti coprire anche altre priorità dell’Unione, come la migrazione (con una dotazione stimata di 34 miliardi), la difesa e la sicurezza (incluse agenzie come Frontex ed Europol). Al suo interno, sono previsti 218 miliardi per le regioni europee meno sviluppate e 300 miliardi per i pagamenti diretti agli agricoltori, ma nessuna indicazione chiara per il comparto pesca, che rischia di restare schiacciato tra settori ben più strutturati e politicamente rappresentati.

“Il comparto ittico europeo, e quello italiano in particolare, ha affrontato negli ultimi anni una trasformazione significativa, contribuendo in modo responsabile agli obiettivi europei di sostenibilità, riduzione dello sforzo di pesca e tutela della biodiversità. Ne sono seguiti il ridimensionamento della flotta, la perdita di posti di lavoro, nonostante un forte impegno nell’innovazione e nella sostenibilità delle pratiche di pesca. Tagliare oggi le risorse significa compromettere questi sforzi e indebolire un settore strategico per la sicurezza alimentare, la sovranità produttiva e la coesione territoriale, soprattutto nelle aree costiere più fragili.” Ha dichiarato Biondo.

Per questi motivi Federpesca esprime forte preoccupazione per le conseguenze che potrebbero derivarne, anche rispetto alla competitività con prodotti provenienti da Paesi terzi, spesso non soggetti agli stessi standard europei.

“L’auspicio è che il Governo italiano e il Parlamento europeo, nel suo ruolo di co-legislatore, possano riuscire a negoziare nei prossimi due anni una ricollocazione più equa e responsabile delle risorse, riconoscendo il valore economico, ambientale e sociale di un comparto che contribuisce alla resilienza delle economie costiere e all’identità alimentare dell’Europa” ha concluso Biondo.

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Pesca senza voce nel nuovo bilancio UE, cresce la protesta

Pesca senza voce nel nuovo bilancio UE, cresce la protesta

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Pesca

Nel nuovo bilancio pluriennale dell’Unione Europea per il periodo 2028–2034, la Commissione propone una semplificazione radicale e pericolosa: i capitoli di spesa passano da sette a quattro. In questa nuova architettura, i fondi di coesione, l’agricoltura e la pesca confluiscono in un unico maxi-capitolo da 865 miliardi di euro. “Ma dietro l’apparente razionalizzazione si nasconde un rischio concreto: il settore ittico viene di fatto assorbito, perdendo una sua linea autonoma di finanziamento e visibilità strategica.” Ha dichiarato Francesca Biondo, direttrice di Federpesca.

Quel maxi-capitolo dovrà infatti coprire anche altre priorità dell’Unione, come la migrazione (con una dotazione stimata di 34 miliardi), la difesa e la sicurezza (incluse agenzie come Frontex ed Europol). Al suo interno, sono previsti 218 miliardi per le regioni europee meno sviluppate e 300 miliardi per i pagamenti diretti agli agricoltori, ma nessuna indicazione chiara per il comparto pesca, che rischia di restare schiacciato tra settori ben più strutturati e politicamente rappresentati.

“Il comparto ittico europeo, e quello italiano in particolare, ha affrontato negli ultimi anni una trasformazione significativa, contribuendo in modo responsabile agli obiettivi europei di sostenibilità, riduzione dello sforzo di pesca e tutela della biodiversità. Ne sono seguiti il ridimensionamento della flotta, la perdita di posti di lavoro, nonostante un forte impegno nell’innovazione e nella sostenibilità delle pratiche di pesca. Tagliare oggi le risorse significa compromettere questi sforzi e indebolire un settore strategico per la sicurezza alimentare, la sovranità produttiva e la coesione territoriale, soprattutto nelle aree costiere più fragili.” Ha dichiarato Biondo.

Per questi motivi Federpesca esprime forte preoccupazione per le conseguenze che potrebbero derivarne, anche rispetto alla competitività con prodotti provenienti da Paesi terzi, spesso non soggetti agli stessi standard europei.

“L’auspicio è che il Governo italiano e il Parlamento europeo, nel suo ruolo di co-legislatore, possano riuscire a negoziare nei prossimi due anni una ricollocazione più equa e responsabile delle risorse, riconoscendo il valore economico, ambientale e sociale di un comparto che contribuisce alla resilienza delle economie costiere e all’identità alimentare dell’Europa” ha concluso Biondo.

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Patrizio La Pietra, UE non ripeta errori del passato

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“Sbagliare è umano, anzi nei confronti del mondo agricolo è da Timmerman, ma ripetere gli errori del passato sarebbe veramente imperdonabile. A Bruxelles dicono di aver fatto tesoro dei misfatti passati, che hanno messo seriamente a rischio il futuro dell’agricoltura e della pesca dei Paesi europei, ma la proposta di bilancio della Commissione europea tutto sembra meno che l’assunzione di responsabilità che ci aspettavamo. Se non sai da dove vieni difficilmente saprai dove andare e insieme al ministro Lollobrigida e al governo Meloni, forti del lavoro svolto in Europa da Fitto, ricorderemo alla UE che la sua origine è quella di garantire la centralità dell’agricoltura e della pesca. La sovranità alimentare non è un’opzione, ma una meta da raggiungere. Non ci possiamo permettere smarrimenti e l’Italia, ancora una volta, indicherà la via maestra da percorrere, che ci deve vedere sempre al fianco dei nostri agricoltori e pescatori”.

È quanto dichiara il sottosegretario al Masaf, senatore Patrizio La Pietra intervenendo sulla proposta di bilancio UE.

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Pesca “sacrificata” nella proposta di bilancio UE. No al taglio dei fondi

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“La pesca non può permettersi un taglio dei fondi. Ancora una volta le scelte della Commissione Ue sacrificano il settore, dimenticando tutto quello che hanno fatto i pescatori negli ultimi anni e rischiando di mettere in ginocchio le marinerie italiane. È inaccettabile una proposta che riduce le risorse destinate al settore ittico di oltre 2/3 dopo che, negli ultimi anni, le riduzioni e le restrizioni europee, hanno portato a un impoverimento di oltre il 20% della flotta e la perdita di 18.000 posti di lavoro”.
Lo dichiara Maria Laurenza, segretaria generale Uila pesca, esprimendo preoccupazione per la proposta di bilancio presentata ieri dalla Commissione Von der Leyen che riduce le risorse a poco più di 2 miliardi, con una perdita netta del 67%.

“L’Europa dimentica la strategicità di un settore e di un mestiere che, insieme all’agricoltura, concorre a pieno titolo alla straordinaria reputazione del nostro Made in Italy nel mondo e al raggiungimento degli obiettivi di Sovranità alimentare. Questo taglio rischia di compromettere definitivamente lo sviluppo della pesca italiana, con il pericolo reale che il settore venga spazzato via dall’invasione di prodotti, provenienti da paesi extra-UE, pescati senza alcuna attenzione alle norme sulla sostenibilità ambientale e in spregio ai diritti dei lavoratori” aggiunge Laurenza. “Esprimiamo quindi preoccupazione per questa nuova follia europea e auspichiamo che il Parlamento Ue possa intervenire con modifiche che diano respiro ai pescatori”.

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Abate: servono risposte condivise per l’acquacoltura

Abate: servono risposte condivise per l’acquacoltura

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Nel corso del vertice internazionale “Sostenibilità, Innovazione e Cooperazione nella Blue Economy per il Mare Adriatico”, svoltosi ad Ancona, il Direttore Generale della Pesca Marittima e dell’Acquacoltura, Francesco Saverio Abate, ha tracciato un quadro puntuale sullo stato dell’acquacoltura italiana e sulle criticità ambientali che oggi mettono in difficoltà l’intero comparto costiero.

Tra i vari passaggi della sua relazione, Abate ha aperto un focus sulla molluschicoltura, con particolare riferimento alla situazione delle Marche, indicando due fattori ambientali oggi in forte espansione: la diffusione del granchio blu e il ritorno massiccio della mucillagine, quest’ultima legata in modo diretto all’aumento delle temperature marine.

“Sappiamo che quando la temperatura del mare cresce, la mucillagine aumenta in modo esponenziale  – ha spiegato Abate – e non colpisce solo la molluschicoltura, ma tutte le specie. È una minaccia concreta per l’equilibrio delle nostre produzioni e per la tenuta del sistema”.

Abate: servono risposte condivise per l’acquacolturaDi fronte a questa doppia emergenza, il MASAF ha messo in campo interventi straordinari, stanziando 40 milioni di euro per contrastare l’impatto del granchio blu e 5 milioni per i danni causati dal cambiamento climatico, sulla base delle rilevazioni degli organi di controllo.
Ma per Abate il vero salto di qualità si gioca a livello europeo. “L’Italia – ha ribadito – non può affrontare da sola fenomeni che per intensità e frequenza non sono più eccezioni, ma componenti stabili del nuovo scenario climatico. Da qui l’appello rivolto alla Commissione Europea e alla CGPM (Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo): costruire insieme modelli di gestione condivisi, in grado di coordinare strategie, strumenti e risorse”.

Solo attraverso una governance comune, ha concluso, sarà possibile consentire all’acquacoltura mediterranea di evolvere davvero, accompagnandola nella transizione verso modelli produttivi sostenibili, resilienti e integrati con le nuove realtà ambientali.

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