Categoria: Parla il Presidente

Comunicati e comunicazioni stampa

Al via il Pnt 2025 -27, Agripesca presente con “custodi del mare”

Le dichiarazioni del Presidente all’avvio del Pnt

“Viviamo con orgoglio l’inizio delle attività del Programma Nazionale Triennale della pesca 2025 – 2027, cui parteciperemo con il nostro progetto Custodi del mare”; lo afferma Mario Serpillo, presidente di Agripesca.

Il PNT si propone di promuovere la sostenibilità della pesca e dell’acquacoltura attraverso un approccio integrato che unisce ricerca scientifica, innovazione tecnologica, formazione degli operatori e azioni di sensibilizzazione della società civile. “Le sfide globali come i cambiamenti climatici, l’inquinamento da microplastiche, l’acidificazione degli oceani e il sovrasfruttamento degli stock ittici – richiedono nuove strategie di gestione delle risorse marine, ed è ciò che andremo a proporre”.

Il programma proposto da Agripesca sviluppa azioni progressive che intercettano cittadini di varie età e sensibilità. Nello specifico, saranno messi in campo, laboratori didattici nelle scuole primarie, secondarie e superiori su sostenibilità, filiera ittica ed economia circolare ed anche hackathon con studenti e giovani innovatori, in collaborazione con pescatori. Prevediamo la reaòizzazione di un documentario e alcune video interviste per raccontare il ruolo dei pescatori come custodi del mare, secondo lo spirito del progetto.

Non mancheranno attività di educazione alimentare e percorsi tematici nelle scuole; svolgeremo convegni territoriali in 5 Regioni (Lazio, Campania, Calabria, Sardegna, Sicilia) e 14 città (Roma, Palmi, Sapri, Tortolì, Mazara del Vallo, Siniscola, Castellabate, Crotone, Siracusa, Catanzaro, Sciacca, Sapri, Arbatax, Trapani) tra dicembre 2025 e e settembre 2027.

Agripesca porta avanti con tutte le sue forze il messaggio che dà vita al progetto, per sostenere un nuovo modo di vivere il nostro rapporto con il Mare Nostrum, un modo finalmente integrato”, conclude Mario Serpillo.

Mario Serpillo, presidente Agripesca: “totalmente contrari al fermo”

Riportiamo le nostra posizione sul rischio-fermo

Agripesca segue l’evolversi del rischio-fermo da vicino ed è salda nella sua posizione di sostegno alle imbarcazioni ed ai marinai. Da tempo era trapelata la notizia secondo la quale la DG Mare di Bruxelles (la Direzione Generale degli Affari Marittimi e della Pesca) aveva riscontrato uno sconfinamento nelle giornate utili lavorative da parte di imbarcazioni afferenti alle GSA tirreniche 8, 9, 10 e 11. Le proposte di soluzione inviate dall’Italia non sono state accolte e ora si avvicina il 1° novembre, data in cui le imbarcazioni avrebbero dovuto riprendere la navigazione (ed il lavoro). “Invece stiamo andando verso un nuovo fermo per tutto il mese di novembre, anche per la pesca al palangaro, da ammortizzare in ripresa con sole 4 giornate invece di 5. Come Agripesca lo consideriamo inaccettabile. Stiamo mettendo a repentaglio tutta la filiera ittica italiana: se i pescatori non potranno lavorare neppure a novembre, si innescherà una reazione a catena con conseguenze dirette su consumatori, commercianti e ristoratori”, tuona Mario Serpillo, presidente di Agripesca, che prosegue:”chi è andato in cantiere pensando di monetizzare a novembre si troverà in grandissima difficoltà”. Agripesca ritiene che il fermo proposto, oltre a sollevare numerose perplessità, non tiene nella debita considerazione la complementarità dei comparti della intera filiera, mettendo in difficoltà due tipologie di pesca cui larga parte del territorio italiano fa riferimento, rischiando al contempo di innescare una “guerra fra poveri”, con l’uso di giornate utili da parte di altre imbarcazioni. Agripesca propone un modello con un tetto di giornate a seconda delle categorie di imbarcazioni per ogni GSA, in modo tale che ogni imbarcazione possa avere il suo numero di giornate da gestire in libertà. “Continueremo a stare al fianco dei pescatori e a seguire da molto vicino l’intera vicenda, auspicando una pronta risoluzione. Abbiamo anche proposto che l’eventuale periodo di fermo venga retribuito”, conclude il Presidente di Agripesca.

“Fermo pesca scelta obbligata per salvare ecosistemi marini”

Indennità e scelte condivise per scongiurare collasso biologico ed economico, la parola al Presidente

«Il fermo pesca non è un ostacolo per il settore, ma uno strumento fondamentale per rigenerare gli stock ittici, tutelare gli habitat marini e garantire la sopravvivenza delle comunità costiere. Tuttavia, senza un adeguato sostegno economico e senza una governance realmente partecipata, rischiamo di trasformarlo in un peso insostenibile per migliaia di imprese e lavoratori del mare». Con queste parole Mario Serpillo, presidente dell’UCI – Unione Coltivatori Italiani, richiama l’attenzione sulla necessità di un cambio di passo nelle politiche di gestione della pesca.

Fermo pesca per motivi biologici

Il quadro normativo è stato aggiornato con il Decreto n. 124436 del 18 marzo 2025 sul fermo obbligatorio, il Decreto Direttoriale n. 142369 del 27 marzo 2025 sugli aiuti alle imprese e il Decreto Interministeriale n. 1222 del 17 aprile 2025, che prevede un’indennità giornaliera di 30 euro per i lavoratori. «Si tratta di passi nella giusta direzione – spiega Serpillo – ma ancora insufficienti: le risorse coprono appena il 20-25% del reddito reale e i ritardi nei pagamenti aggravano una situazione economica già complessa. Non possiamo permettere che una misura nata per la sostenibilità diventi una condanna per chi vive di pesca.»

L’importanza del fermo biologico è confermata dalle evidenze scientifiche, che dimostrano come la sospensione temporanea dell’attività consenta alle specie di riprodursi e agli ecosistemi di recuperare. Per questo, secondo il presidente, Mario Serpillo, la gestione di questo strumento deve essere integrata in un sistema decisionale più ampio e condiviso, in cui marinerie, organizzazioni del settore e comunità scientifica collaborino per calibrare i periodi di fermo sulle esigenze reali degli stock e sulle condizioni socioeconomiche dei territori.

La necessità di agire con urgenza è confermata anche dai dati più recenti diffusi dal Consiglio Internazionale per l’Esplorazione del Mare (ICES), secondo cui la situazione di alcune specie è ormai «precipitata a un livello da cui sarà difficile riprendersi». Lo sgombro, uno dei pesci azzurri più apprezzati e consumati in Italia, con oltre 25.000 tonnellate l’anno, ha visto la biomassa scendere sotto la soglia critica. Le catture superano del 39% le raccomandazioni scientifiche e, per evitare il collasso, sarà necessario ridurle del 77% entro il 2026. Allarmi analoghi riguardano il melù, per cui è richiesta una riduzione del 41%, e l’aringa atlanto-scandinava, che necessita di una gestione delle quote conforme alle evidenze scientifiche.

«Questi dati dimostrano in modo inequivocabile che è arrivato il momento di cambiare rotta – dichiara Serpillo . Oggi la biomassa dello sgombro è sotto la soglia critica e per evitarne il collasso serve ridurre drasticamente le catture. Ignorare questi segnali significa mettere a rischio non solo le risorse marine ma anche la stabilità di intere filiere e l’economia dei territori costieri. Il fermo pesca resta uno strumento imprescindibile, ma deve essere parte di una strategia più ampia, fatta di politiche coraggiose e lungimiranti, capaci di coniugare la tutela degli ecosistemi con la dignità del lavoro e la sostenibilità economica delle imprese.»

Pescherecci fermi nei porti

Il presidente dell’UCI richiama infine la necessità di superare lo stallo politico che da anni rallenta l’adozione di misure strutturali a livello europeo. «Non possiamo più permetterci decisioni parziali o dettate da interessi di breve periodo. Se vogliamo garantire un futuro alla pesca, servono indennità proporzionate alle perdite reali delle imprese, tempi certi nei pagamenti e un sistema decisionale partecipato. Solo così – conclude Serpillo – il fermo pesca potrà diventare ciò che deve essere: uno strumento di tutela del mare e, al tempo stesso, un pilastro per la competitività e la resilienza della pesca italiana.»

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