Mese: Giugno 2025 Pagina 1 di 15

Visita del FLAG Veneziano al Mercato Ittico di Ancona

Visita del FLAG Veneziano al Mercato Ittico di Ancona

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Visita del FLAG Veneziano al Mercato Ittico di Ancona – Un concreto passo avanti sulla strada della sostenibilità ambientale è stato compiuto questa settimana al Mercato Ittico di Ancona, dove si è tenuto un incontro tra i rappresentanti dei principali mercati ittici della costa veneziana e i colleghi marchigiani. Al centro della visita, l’approfondimento di soluzioni innovative per una filiera ittica sempre più attenta all’ambiente e ai principi dell’economia circolare.

La delegazione veneta era composta da Cinzia Gozzo (FLAG Veneziano), Stefano Pinos (Mercato Ittico di Caorle), Michele Chieregato (Mercato Ittico di Venezia), Luigino Pelà (Mercato Ittico di Pila e rappresentante di AMA-Associazione Mediterranea Acquacoltura, socio del FLAG Veneziano), affiancati da Alessia Bacchi, Marine Specialist di WWF Italia.

Durante la visita, i partecipanti hanno potuto osservare in funzione il sistema di cassette in plastica riutilizzabile attivo presso il Mercato Ittico di Ancona: un’alternativa concreta e sostenibile al polistirolo, da tempo identificato come uno dei principali inquinanti marini. Questo sistema si configura come una risposta efficace alla necessità di conservare, trasportare, proteggere e riciclare nel rispetto dell’ambiente, contribuendo all’adozione di pratiche responsabili lungo tutta la filiera.

L’iniziativa si inserisce in un più ampio percorso di collaborazione tra territori per ridurre l’impatto ambientale del settore ittico, grazie anche all’impulso dato dalla recente approvazione, in Veneto, della cosiddetta “legge regionale Dolfin“. Promossa dal consigliere regionale Marco Dolfin e sostenuta dalla Giunta e dalla Seconda commissione consiliare del Consiglio regionale del Veneto, la norma prevede:

  • la sostituzione progressiva dei contenitori in polistirolo con soluzioni riutilizzabili e riciclabili;
  • l’acquisto e l’installazione di macchinari per la pulizia e il trattamento delle nuove cassette;
  • la promozione di un’economia circolare, attenta alla salute dei nostri mari e alla riduzione dei rifiuti plastici.

L’esperienza anconetana, già operativa da tempo, è stata accolta con grande interesse dai mercati del litorale veneto, aprendo la strada a future sinergie e progetti comuni in nome dell’innovazione sostenibile.

“Come FLAG Veneziano – ha dichiarato il presidente Antonio Gottardocrediamo fermamente che la sostenibilità ambientale debba essere parte integrante delle strategie di sviluppo locale. Questa visita ci ha confermato che la transizione ecologica è possibile se accompagnata da investimenti mirati, collaborazione tra territori e coinvolgimento degli operatori della pesca”.

“L’esperienza del Mercato di Ancona – ha aggiunto Michele Chieregato, direttore del Mercato Ittico di Venezia – dimostra che l’innovazione ambientale è già una realtà concreta. La sfida ora è adattare e applicare queste soluzioni anche al nostro contesto, valorizzando le competenze locali e incentivando un cambio di paradigma nella gestione logistica del prodotto ittico”.

“Ridurre l’uso del polistirolo significa non solo diminuire l’inquinamento marino, ma anche contribuire a una maggiore consapevolezza tra operatori e consumatori lungo tutta la filiera”, ha sottolineato Luigino Pelà.

“Per un mercato come quello di Caorle – ha commentato Stefano Pinos l’introduzione di cassette riutilizzabili rappresenta un’opportunità importante per innovare i processi e migliorare la qualità del servizio, riducendo al contempo il nostro impatto sull’ambiente”.

La transizione ecologica del settore ittico passa anche attraverso momenti di confronto e condivisione come questo, in cui le buone pratiche diventano strumenti concreti di cambiamento. Un percorso che richiede impegno, ma che può contare su un crescente senso di responsabilità da parte degli attori della pesca e della trasformazione.

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I Filetti di Sgombro in vetro Rizzoli Emanuelli: qualità premium e sostenibilità certificata

I Filetti di Sgombro in vetro Rizzoli Emanuelli: qualità premium e sostenibilità certificata

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I Filetti di Sgombro in vetro Rizzoli Emanuelli – Rizzoli Emanuelli continua a distinguersi nel panorama delle conserve ittiche proponendo i suoi pregiati filetti di sgombro in vaso di vetro, un prodotto di alta gamma che va a completare e valorizzare l’ampia offerta dell’azienda.

Disponibili in olio di oliva, i filetti di sgombro Rizzoli Emanuelli si caratterizzano per la selezione accurata delle materie prime e per la lavorazione che preserva le proprietà organolettiche e nutrizionali del pesce.
Lo sgombro è infatti riconosciuto come una fonte naturale di proteine e ricco di acidi grassi Omega 3, essenziali per il benessere cardiovascolare e il mantenimento di una dieta equilibrata.

In linea con i valori aziendali e l’impegno verso pratiche sostenibili, i filetti di sgombro Rizzoli Emanuelli sono certificati Friends of the Sea, un riconoscimento che attesta la provenienza responsabile e la tutela degli ecosistemi marini. Questa certificazione rappresenta un valore aggiunto per i consumatori sempre più attenti alle dinamiche ambientali e desiderosi di scegliere prodotti che rispettino il mare e le sue risorse.

Grazie a questa combinazione di qualità, valori nutrizionali e sostenibilità, i filetti di sgombro in vetro Rizzoli Emanuelli si confermano quindi come una soluzione ideale per chi ricerca un prodotto sano, gustoso e consapevole.

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Solo 48 ore per reagire: la difesa naturale del salmone contro i pidocchi di mare

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Nel cuore della ricerca internazionale sul benessere animale in acquacoltura, una ricerca condotta dall’istituto norvegese Nofima illumina una delle sfide più pressanti per il settore: i pidocchi di mare. Da anni, questi parassiti minano la salute dei salmoni allevati, aumentando i costi di produzione e sollevando interrogativi sulla sostenibilità delle pratiche attuali. Ma le risposte, forse, arrivano proprio da chi la natura l’ha già scritta da sé: alcune specie del Pacifico come il salmone coho mostrano una sorprendente capacità di difesa, che oggi potrebbe guidare un’evoluzione concreta nell’allevamento del salmone atlantico.

I risultati, pubblicati nell’ambito del progetto CrispResist, svelano un meccanismo tanto semplice quanto efficace: quando il pidocchio si attacca, il salmone coho reagisce rapidamente con una risposta immunitaria localizzata, innescando una potente infiammazione entro le prime 48 ore. Questo ostacola l’insediamento del parassita e, di fatto, lo costringe a lasciar perdere l’ospite. Secondo gli scienziati, è proprio la precocità della reazione a fare la differenza, ancor più che la sua intensità.

Un altro elemento chiave osservato è l’alta densità di cellule mucose nella pelle delle specie resistenti. Queste cellule creano una barriera naturale che rende la superficie della pelle ostile all’attacco del pidocchio. Tanto che, in ambiente controllato, è stato necessario anestetizzare i pesci per permettere ai parassiti di agganciarsi.

La resistenza del salmone ai pidocchi di mare, finora considerata un tratto biologico specifico, assume ora un valore strategico per tutta la filiera ittica. L’obiettivo del progetto CrispResist, infatti, è trasferire queste conoscenze alla genetica del salmone atlantico, che rappresenta il perno della produzione globale. La chiave potrebbe essere in una combinazione di selezione genetica, tecniche di biotecnologia e nuovi approcci nutrizionali per stimolare risposte simili anche nei ceppi meno reattivi.

Per le imprese italiane e mediterranee che operano nell’acquacoltura, queste evidenze offrono spunti molto pratici. Investire in ricerca genetica, monitorare in modo sempre più preciso le fasi precoci dell’infestazione e testare integratori capaci di rafforzare la mucosa cutanea sono percorsi realistici e complementari. Inoltre, la comprensione dei meccanismi immunitari locali può aprire la strada a vaccini topici o trattamenti meno invasivi, riducendo l’uso di antiparassitari e aumentando l’accettabilità sociale dei prodotti allevati.

Il parassita Lepeophtheirus salmonis è oggi responsabile di milioni di euro di perdite ogni anno, non solo per le mortalità, ma anche per l’aumento degli scarti, le spese veterinarie e i trattamenti ambientali. Capire come e perché il salmone coho riesce a “scrollarselo di dosso” con naturalezza può rappresentare la chiave di volta per un’itticoltura più sana, più efficiente e più sostenibile.

In sintesi, la sfida dei pidocchi di mare non è solo un problema tecnico da risolvere, ma un banco di prova per la capacità della filiera ittica di tradurre la scienza in innovazione concreta. Osservare la natura, interpretarla e adattarla non è mai stato così urgente.

Il settore è pronto a raccogliere il testimone? Le opportunità ci sono, ma richiedono visione, alleanze tra ricerca e impresa, e la volontà di cambiare rotta prima che siano i parassiti a farlo al posto nostro.

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Oceani, diritti e tonno: un’alleanza che cambia le regole del gioco

Oceani, diritti e tonno: un’alleanza che cambia le regole del gioco

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La collaborazione tra Bolton Food, WWF e Oxfam rappresenta oggi uno dei casi più avanzati e concreti di partnership trasformativa nel settore ittico. Con il rinnovo fino al 2028 di entrambe le alleanze, annunciato ufficialmente durante l’evento “Insieme per un impatto positivo” tenutosi ieri a Milano, il gruppo Bolton rilancia il proprio impegno per una filiera del tonno sempre più sostenibile e giusta.

Dalla sostenibilità ambientale alla trasparenza di filiera

La collaborazione tra Bolton e WWF, attiva dal 2017, ha già segnato risultati di rilievo. A fine 2023, il 99,7% del tonno approvvigionato da Bolton proveniva da fonti responsabili, ovvero da stock certificati MSC o coinvolti in progetti credibili di miglioramento della pesca (FIP). Inoltre, il 100% dei prodotti a base tonno dei marchi Rio Mare e Saupiquet risulta oggi completamente tracciabile dal mare alla tavola, con informazioni consultabili direttamente dai consumatori.

Il rinnovo della partnership amplia e rafforza l’impegno: l’obiettivo è estendere i criteri di sostenibilità sviluppati con WWF a tutto il tonno approvvigionato da Bolton — circa 700.000 tonnellate l’anno — e raggiungere almeno il 95% di conformità entro il 2028. Si tratta di un’evoluzione che va oltre la certificazione e punta su tre pilastri: salute degli stock, gestione responsabile e trasparenza operativa.

Nel frattempo, continua anche il progetto di educazione “Insieme per gli oceani”, promosso con WWF in 11 Paesi e già attivo nel 70% delle scuole primarie italiane, con il riconoscimento ufficiale del Ministero dell’Istruzione.

Diritti umani: la nuova frontiera della due diligence

Dal 2020, la partnership tra Bolton e Oxfam ha aperto un fronte nuovo e cruciale: la tutela dei diritti umani nelle filiere globali del tonno. Attraverso un percorso strutturato basato sulla metodologia HRIA (Human Rights Impact Assessment), sono stati mappati i rischi e gli impatti in Ecuador, Marocco e Colombia, con la definizione di piani di azione concreti, centrati su equità di genere, libertà di associazione, salario dignitoso e meccanismi di reclamo efficaci.

Il nuovo accordo prevede il proseguimento delle valutazioni in nuove aree strategiche come l’Indonesia, il consolidamento del sistema di due diligence aziendale e l’integrazione dei risultati nel dialogo con stakeholder, fornitori e istituzioni. Bolton affiancherà Oxfam anche nelle attività di advocacy pubblica per sostenere l’adozione di normative che rafforzino l’obbligatorietà della due diligence nelle catene di approvvigionamento.

L’approccio trasformativo: una visione che fa scuola

Nel commentare il rinnovo delle partnership, Luca Alemanno, CEO di Bolton Food, ha affermato: «La sostenibilità non è più un’opzione ma una responsabilità. Solo un approccio sistemico può garantire un cambiamento reale».

Alessandra Prampolini, Direttrice Generale di WWF Italia, ha sottolineato: «Le partnership trasformative sono uno strumento chiave per generare impatti concreti, se fondate su trasparenza e standard solidi».

Roberto Barbieri, Direttore Generale di Oxfam Italia, ha dichiarato: «Quando un’impresa decide di esporsi su temi delicati come i diritti umani nelle filiere, compie un atto di coraggio e maturità. È così che si genera fiducia e cambiamento».

L’esempio costruito da Bolton, WWF e Oxfam non è una somma di iniziative, ma un modello di sostenibilità integrata — ambientale, sociale ed economica — fondato su strumenti verificabili, dati concreti e una cultura aziendale orientata al miglioramento continuo.

In un comparto globale come quello del tonno, spesso condizionato da logiche speculative e standard minimi, l’alleanza tra Bolton, WWF e Oxfam rappresenta oggi un benchmark di riferimento. Un caso reale di collaborazione tra impresa e società civile che mostra come la sostenibilità possa essere non solo dichiarata, ma misurata, implementata e condivisa.

Per chi opera nel settore ittico, è una traiettoria chiara: dalla trasparenza al rispetto, dalla certificazione alla responsabilità sociale. Un cambio di paradigma che potrebbe — e dovrebbe — diventare la nuova normalità.

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Packaging e riciclo: se l’imballaggio non aiuta, il consumatore rinuncia

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La difficoltà nel riciclare correttamente imballaggi alimentari frena anche i consumatori più sensibili alla sostenibilità.
È quanto emerge dallo studio ReFiberPack condotto da Nofima, che ha indagato il reale comportamento degli utenti di fronte a soluzioni di packaging apparentemente green ma difficili da separare nei diversi contenitori.

La ricerca, avviata nel 2023 e ancora in corso, mostra che il problema non è la mancanza di consapevolezza ambientale, ma la complessità del gesto. Di fronte a confezioni ibride, in cartone e plastica, la maggioranza degli intervistati – pur motivata – preferisce evitare lo sforzo della separazione e opta per la raccolta indifferenziata. Il gesto è minimo, ma il suo impatto sistemico è enorme.

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Per l’industria, si tratta di un segnale chiaro. Non basta progettare imballaggi teoricamente sostenibili: occorre renderli facilmente riciclabili, anche da chi ha pochi secondi per decidere dove gettare un contenitore vuoto. Ed è proprio su questo punto che Nofima invita alla riflessione: sono più apprezzate le soluzioni in cui l’industria si fa carico della separazione dei materiali, piuttosto che quelle che trasferiscono l’onere sul consumatore finale.

La questione riguarda da vicino anche il settore ittico, dove packaging come skinpack, flowpack e vaschette sottovuoto devono garantire sicurezza alimentare e durata, ma ora anche semplicità di smaltimento. Il sondaggio mostra che i consumatori, se costretti a scegliere, privilegiano ancora la conservazione del prodotto rispetto al rispetto ambientale. Tuttavia, questa percezione può cambiare, se supportata da prove tecniche.

Lo dimostra un altro aspetto dello studio ReFiberPack: alcuni vassoi a base di fibre si sono dimostrati, in test controllati, perfettamente comparabili alla plastica in termini di performance. Ma la fiducia va costruita. E la progettazione intelligente può fare la differenza.

La sostenibilità vera non si affida alla buona volontà del consumatore, ma si costruisce nella fase di progettazione. Gli imballaggi del futuro non saranno solo riciclabili: saranno progettati per rendere il riciclo la scelta più semplice, e non l’eccezione virtuosa.

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