Mese: Novembre 2024 Pagina 1 di 20

Pesca. Quinci augura buon lavoro alla Commissione von der Leyen

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Pesca. Quinci augura buon lavoro alla Commissione von der Leyen – Da oggi la nuova Commissione Ue entra nel pieno delle sue funzioni di governo; comincia ufficialmente il nuovo quinquennio del gabinetto von der Leyen che guiderà l’Europa a 27 fino al 2029.

Come è stato più volte detto, anche dalla stessa presidente, ci attende un periodo estremamente complesso: le sfide sul tavolo sono molteplici e di estrema delicatezza.

Tra i dossier che dovremo cercare di forgiare recuperando aderenza agli interessi del nostro paese c’è anche la pesca.

Salutiamo quindi il nuovo commissario cipriota Kostas Cadis, responsabile per la pesca, ma, soprattutto, l’italiano Raffaele Fitto che, lasciato il governo Meloni, svolgerà un ruolo di primaria importanza istituzionale, oltre che strategica.

“Contribuire a garantire che il settore della pesca europea diventi più resiliente, sostenibile e competitivo nel mercato globale e guidare le attività finalizzate a promuovere un’economia blu competitiva e sostenibile.” Queste le indicazioni fornite dal presidente von der Leyen attraverso la lettera d’incarico del 17 settembre scorso con la quale venne designato Fitto.

La Politica Comune della Pesca (PCP) sconta un lungo periodo nel quale si è assistito ad una netta prevalenza di scelte eccessivamente ambientaliste, al limite dell’ideologia, che hanno prodotto forte dissenso verso l’Unione europea fiaccando la tenuta della flotta italiana. Questo a tutto vantaggio della concorrenza produttiva e commerciale di Paesi extra-Ue.

L’obiettivo della sostenibilità si può ancora conseguire a patto di cambiare rotta e costruire da subito una filiera in grado di coniugare la tutela dell’ambiente e la difesa del lavoro e dell’impresa.

Lo scenario dentro il quale si muove il settore della pesca è decisamente complesso, soprattutto per le sfide che è chiamato ad affrontare in tempi troppo brevi; sfide quali la transizione ecologica e l’innovazione continua delle misure di gestione, che non tengono conto della competizione, spesso sleale, cui sono esposte le marinerie italiane.

Per non parlare poi dei cambiamenti climatici e delle alterazioni ambientali cui (anche) la pesca è esposta subendone gli effetti senza potervi (op)porre rimedio; effetti in grado di trasfigurare interi habitat minacciandone la biodiversità: il tema delle specie alloctone invasive (granchio blu, vermocane, ecc.), dell’innalzamento delle temperature e la conseguente anossia in alcuni ambienti umidi (sacche e lagune), della crescente aggressione della mucillagine, delle massicce inflorescenze algali e della diffusione di agenti patogeni e virali ha richiamato l’attenzione di tutti durante questi mesi e spinto le Istituzioni a ricercare non facili soluzioni combattendo fra la necessità di fronteggiare le emergenze e il bisogno di disegnare alternative di sviluppo.

Gli strumenti normativi introdotti negli ultimi anni dall’Ue hanno messo a dura prova la tenuta delle imprese di pesca; molte di loro hanno dovuto chiudere, perdendo numerosi posti di lavoro e quote di mercato a vantaggio di altri competitor extraeuropei.

Ha sempre prevalso, infatti, il principio di precauzione, sul presupposto di dati e conoscenze insufficienti, finendo inevitabilmente col trascurare l’analisi degli impatti socioeconomici sulle varie flotte.

Come è stato più volte ricordato, lo sforzo di pesca si è ridotto grandemente negli ultimi anni e con esso, come dicevamo, i principali indicatori socioeconomici.

· La flotta da pesca nazionale si è ulteriormente ridotta negli ultimi 20 anni (2004/2023) scendendo alle 11.685 imbarcazioni al 31 dicembre 2023 (erano 14.873 nel 2004), pari al 16% circa della flotta Ue (81.071 unità) con una contrazione complessiva superiore al 21% nell’ultimo decennio

· L’ultimo bando per l’arresto definitivo mediante demolizione, varato dall’Amministrazione italiana, ha visto pervenire oltre 1000 domande di rottamazione che, rapportate al numero delle unità appartenenti ai segmenti di pesca ammissibili allo scrapping portano ad un’incidenza sul totale della flotta che supera il 25%

· Analogo discorso vale per i giorni di pesca totali di tutti i mestieri di pesca nazionali: -33% dal 2008 al 2023 (-15% nel solo quinquennio 2019-2023). Nel solo Mediterraneo occidentale (da Imperia a Trapani, Sardegna inclusa) lo sforzo di pesca in termini di giorni si è ridotto dal 2020 al 2024 del 42,5%

· L’età media della nostra flotta è di 31 anni

· I pescatori imbarcati sono oramai poco meno di 22 mila, di cui circa 19.000 a tempo pieno (10 anni fa erano circa 30.000, il 16% in meno), mentre quelli che operano a terra sono oltre 100 mila, per un totale che si aggira attorno ai 125 mila lavoratori (escluso l’indotto)

· Con la diminuzione dello sforzo di pesca si riducono anche le catture (nel 2023 -6,85% rispetto al 2022) mentre l’incidenza dei costi di produzione (soprattutto energetici) per alcuni tipi di pesca, come quella a strascico, rimane costante intorno al 60/70% del totale

· Nonostante ciò, le teorie economiche dell’Ue (meno sforzo di pesca più guadagni) continuano ad essere smentite dai fatti: nel corso dell’ultimo decennio i guadagni provenienti dagli sbarchi sono diminuiti di oltre il 30%

· Nel frattempo, il consumo di prodotti ittici in Italia ha superato nel 2023 il milione di tonnellate (circa 1.200.000 tonnellate). Il consumo di pesce pro-capite ammonta a circa 25 kg, leggermente al di sopra del livello medio di consumo dell’Ue, fermo a circa 23 kg a testa. Tuttavia, l’incremento dei consumi è appannaggio dell’importazione, in costante crescita da oltre 15 anni

Nel mentre tutto ciò accade il nostro Paese non registra alcuna procedura di infrazione aperta in materia di pesca; l’azione di Governo è quindi coerente con il quadro normativo unionale pur non mancando di contestarne le posizioni, come ricordato in apertura, troppo sbilanciate – sin qui – verso la sola componente ambientale della sostenibilità.

Il G7 “Agricoltura e Pesca” svoltosi a settembre ad Ortigia ha confermato la centralità nell’agenda mondiale dell’economia primaria ed ha contribuito a definire nuove politiche di sviluppo capaci di coniugare correttamente ma, soprattutto, finalmente la sostenibilità.

Queste le priorità che anche come Amministrazione comunale di Mazara del Vallo, che ricordiamo essere una delle città di pesca più importanti in Europa e nel Mediterraneo e che vogliamo che resti tale, indichiamo alla nuova Commissione:

1. ridefinire l’impostazione della Politica Comune della Pesca al fine di recuperare il necessario equilibrio fra tutte le componenti della sostenibilità e provare ad arrestare un declino altrimenti inesorabile ed esiziale per le marinerie non solo italiane; la riduzione inarrestabile dello sforzo di pesca, non più supportata da accettabili ragioni scientifiche, sta portando la pesca all’estinzione, a vantaggio di prodotti di importazione sulle cui qualità – sociali ed altro – non vi sono sufficienti margini di garanzia

2. ridisegnare in particolare il Reg. (UE) n° 2021/1139 (FEAMPA) per consentire di affrontare la transizione ecologica senza ostacoli illogici quali quelli che impediscono finanziamenti per rinnovare la flotta.

Occorre rimuovere i vincoli che immotivatamente impediscono investimenti sul naviglio, vecchio, e sui motori. In particolare, non si può affrontare il tema della de-carbonizzazione dei motori endotermici (gli unici, al momento, in grado di muovere le barche) senza sostegno da parte dei fondi Ue;

3. impedire che un’eventuale riforma della tassazione dei prodotti energetici in Ue così come l’accordo WTO in materia di SAD (Sussidi Ambientalmente Dannosi) crei ulteriori aggravi per il settore della pesca;

individuare una nuova e diversa disciplina che sappia offrire ai produttori – non solo italiani – strumenti più efficaci per la difesa dagli effetti dei cambiamenti climatici e dalla presenza crescente di specie alloctone invasive o altamente dannose in grado di altera interi habitat sconvolgendo gli equilibri socioeconomici.

Così in una nota Salvatore Quinci, sindaco di Mazara del Vallo.

Pesca. Quinci augura buon lavoro alla Commissione von der Leyen

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Acquacoltura. Innovativa barriera elettrica contro le meduse

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Acquacoltura. Innovativa barriera elettrica contro le meduse  – L’azienda norvegese Harbor, specializzata in tecnologie per l’acquacoltura, ha raggiunto un traguardo significativo nella protezione del salmone d’allevamento, implementando una soluzione tecnologica innovativa per mitigare i danni causati dalle meduse pearlside. Dopo rigorosi test, la tecnologia della barriera elettrica sviluppata da Harbor si è dimostrata efficace nel neutralizzare queste meduse, riducendo il rischio per i salmoni e le perdite economiche degli allevatori.

La soluzione di punta, denominata Harbor Fence, è una barriera elettrica già utilizzata con successo per neutralizzare le larve dei pidocchi di mare, una delle principali minacce alla salute dei pesci negli allevamenti. Grazie a recenti sviluppi, la stessa tecnologia è ora in grado di innescare il rilascio di veleno nelle meduse pearlside attraverso una scossa elettrica controllata, rendendole innocue per diversi giorni. Questo innovativo approccio permette alle meduse di attraversare gli allevamenti senza danneggiare i pesci, riducendo drasticamente i tassi di mortalità.

Ogni anno, milioni di salmoni d’allevamento vengono persi a causa delle meduse pearlside, con conseguenti danni economici e compromissione del benessere animale. La tecnologia di Harbor rappresenta quindi una svolta per il settore dell’acquacoltura, offrendo una soluzione pratica e scalabile a un problema di lunga data.

L’efficacia della Harbor Fence ha generato un notevole interesse nel settore, portando a un’emissione azionaria che ha registrato un successo oltre le aspettative, con una sottoscrizione superiore del 30% rispetto al previsto. Questo ha permesso all’azienda di pianificare un aumento della produzione per soddisfare la crescente domanda da parte degli allevatori di salmoni.

La possibilità di migliorare la salute dei pesci e di ridurre le perdite ha reso questa tecnologia una delle innovazioni più promettenti nel panorama dell’acquacoltura moderna. Con la produzione destinata ad aumentare, Harbor punta a consolidare la sua posizione come leader tecnologico, contribuendo a un futuro più sostenibile per l’industria della pesca.

Acquacoltura. Innovativa barriera elettrica contro le meduse 

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La pesca senegalese prima in Africa occidentale certificata MSC

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La pesca senegalese prima in Africa occidentale certificata MSC – La pesca del tonno nell’Oceano Atlantico senegalese ha raggiunto un importante traguardo, diventando la prima attività di pesca in Africa occidentale a ottenere la prestigiosa certificazione MSC (Marine Stewardship Council). Questo riconoscimento, assegnato alle società Compagnie Africaine de Pêche au Sénégal SA (CAPSEN), una divisione di Dongwon Industries, e Grand Bleu SA, attesta il rispetto degli standard globali per la pesca sostenibile.

La pesca senegalese è solo la seconda in tutto il continente africano a soddisfare i criteri MSC, entrando in una rete globale di oltre 500 attività certificate. Questo traguardo non solo rafforza la posizione del Senegal nella pesca responsabile, ma dimostra anche il potenziale della regione per adottare pratiche sostenibili in un settore sotto pressione per l’elevato sfruttamento delle risorse.

CAPSEN e Grand Bleu giocano un ruolo cruciale nell’approvvigionare i mercati internazionali, inclusi Asia, Europa e Americhe, con tonno catturato in modo sostenibile. CAPSEN, in particolare, destina fino alla metà del proprio pescato al trasformatore locale SCASA, che esporta circa il 70% del tonno certificato MSC negli Stati Uniti. Queste attività combinano sostenibilità e impatti economici positivi, offrendo lavoro a quasi 1.800 persone e rafforzando l’economia locale.

Questo riconoscimento è il risultato di un progetto di miglioramento della pesca (FIP) avviato nel 2020. Il progetto, realizzato in collaborazione con il dipartimento nazionale della pesca e Key Traceability, ha implementato un piano d’azione mirato a soddisfare i requisiti MSC. Tra le principali misure adottate, l’introduzione di dispositivi di aggregazione di pesci (FAD) biodegradabili e non impiglianti, l’organizzazione di workshop per formare osservatori di bordo e l’utilizzo di strumenti digitali per monitorare le catture e le interazioni con specie protette.

La pesca è gestita a livello regionale dalla Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tunnidi Atlantici (ICCAT), con sei imbarcazioni senegalesi che operano in alto mare e nelle Zone Economiche Esclusive (ZEE) di Senegal, Mauritania, Capo Verde e altri paesi limitrofi. Questo approccio consente di preservare gli stock ittici di tonnetto striato (Katsuwonus pelamis) e tonno pinna gialla (Thunnus albacares), garantendo che la pesca non comprometta l’equilibrio degli ecosistemi marini.

La certificazione MSC non rappresenta solo un simbolo di sostenibilità, ma porta con sé vantaggi significativi per le comunità locali. Grazie a queste pratiche innovative, il Senegal consolida la sua reputazione di leader nella gestione responsabile delle risorse ittiche, favorendo allo stesso tempo lo sviluppo socioeconomico. L’integrazione di nuove tecnologie e standard di trasparenza nelle operazioni di pesca permette non solo di salvaguardare la biodiversità marina, ma anche di offrire opportunità di crescita e sicurezza economica.

Il caso del Senegal rappresenta un esempio ispiratore per altre nazioni africane. Investire nella pesca sostenibile non è solo un impegno ambientale, ma anche un’opportunità per promuovere lo sviluppo economico e migliorare le condizioni di vita delle comunità costiere. Con l’aumento del numero di attività certificate MSC in Africa, la regione può aspirare a diventare un punto di riferimento globale per la sostenibilità ittica.

La pesca senegalese prima in Africa occidentale certificata MSC

 

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L’individualismo nella pesca: un freno per lo sviluppo

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Se c’è un comportamento o un modus operandi, da qualunque parte esso provenga, che arreca danni certi, provati e ripetuti, questo è l’individualismo. Quando tale pratica, oramai consuetudine, è attuata dai diversi attori protagonisti degli stessi settori o comparti economici, ecco che l’individualismo diventa spesso e volentieri esasperato e i danni correlati per l’intera collettività risultano inenarrabili.

Nella città di Mazara del Vallo, tale dinamica trova espressione particolarmente nel settore della pesca industriale, dove l’individualismo sembra perpetuarsi con una sorta di masochismo senza precedenti, un’esperienza che si trascina da decenni e che ha comportato costi elevati per l’intera comunità.

La storia ci consegna casi emblematici di organizzazioni di categoria aventi per oggetto lo stesso focus – nel caso specifico la difesa degli interessi dei propri associati – ma che, nella lotta di potere per primeggiare, per favorire qualche capo politico o partito, o per avvantaggiare singoli imprenditori della pesca, finiscono spesso e volentieri per creare sperequazioni favorendo quella tendenza oramai consolidata a far prevalere le esigenze del singolo o di pochi contro quelle della collettività.

Quello che si presenta oggi è l’ennesimo tentativo. Per carità, nulla di illegale, ma certamente contrario ai criteri unanimi che vedono nell’unione congiunta delle forze una utilità maggiore e certamente più proficua al raggiungimento dello scopo prefissato.

L’oggetto del contendere è l’azione intrapresa lo scorso 24 ottobre dall’Organizzazione dei Produttori di Mazara del Vallo (che annovera al proprio interno più di venti imbarcazioni da pesca, oltre ad aziende di trasformazione) congiuntamente al Distretto della Pesca, storica organizzazione  mazarese. I responsabili delle rispettive associazioni hanno siglato un protocollo d’intesa con la Libia con lo scopo di poter intraprendere delle azioni comuni nell’ambito della pesca e della trasformazione dei prodotti oltre ad attività collaterali ad esse.  Il piano programmatico portato all’attenzione delle autorità governative italiane ha visto una preliminare approvazione delle suddette autorità, le quali hanno lodato l’iniziativa ritenendola utile nell’ambito del piano Mattei per l’Africa.

Inaspettatamente, ieri il Distretto della Pesca ha dichiarato, tramite una propria nota, di aver avviato un’iniziativa analoga a quella intrapresa congiuntamente all’Organizzazione dei Produttori, ma questa volta in autonomia e senza aver ritenuto necessario informare nessuno. Un comportamento che contribuisce a disorientare le autorità governative nazionali, che si trovano a dover trattare con associazioni diverse, operanti nello stesso territorio e per le medesime finalità.

Un monito per il futuro: la collaborazione, e non la divisione, è la chiave per affrontare le sfide globali di oggi e valorizzare le risorse locali. L’individualismo ha radici profonde, ma è tempo di riflettere sulla sua effettiva utilità.

 

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Distretto della Pesca: un impegno costante per lo sviluppo sostenibile del settore ittico siciliano

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Distretto della Pesca: un impegno costante per lo sviluppo sostenibile del settore ittico siciliano – Il Distretto della Pesca e Crescita Blu di Mazara del Vallo, protagonista indiscusso dell’economia della filiera ittica siciliana, continua a investire nella crescita e nello sviluppo sostenibile del settore grazie all’attuazione di attività che sposano i principi inseriti nel Piano Mattei. Recentemente, il Presidente del Distretto, Nino Carlino ha avuto un incontro significativo a Palazzo Chigi con Fabrizio Saggio, consigliere diplomatico della presidente Giorgia Meloni e coordinatore vicario della struttura per l’attuazione del Piano Mattei per l’Africa. Quest’incontro ha rappresentato un’importante opportunità di confronto sulle strategie da adottare per rafforzare le partnership internazionali e promuovere l’intera filiera ittica siciliana.

Il Piano Mattei, concepito per favorire lo sviluppo economico e sociale dei paesi africani attraverso investimenti e cooperazione, offre una cornice ideale per le iniziative che il Distretto della Pesca intende portare avanti. Grazie a una serie di progetti già realizzati e ad altri in fase di progettazione, il Distretto si pone come un attore fondamentale nella creazione di reti transnazionali, capaci di rispondere alle sfide attuali e future del settore.

Durante l’incontro, il Presidente Carlino ha evidenziato l’importanza di integrare le risorse locali con competenze internazionali per garantire una crescita sostenibile e duratura del settore ittico. “Il nostro obiettivo è quello di far diventare Mazara del Vallo e tutta la Sicilia un punto di riferimento per la cooperazione internazionale nel campo della pesca e della trasformazione ittica. Attraverso il Piano Mattei, vogliamo costruire partenariati strategici che possano apportare benefici non solo il nostro territorio, ma anche i paesi partner, creando sinergie proficue e condividendo best practices”, ha dichiarato Carlino.

Un esempio concreto delle iniziative messe in campo è rappresentato dalla manifestazione Blue Sea Land, un evento che ha riscosso un notevole successo durante gli anni e che ha contribuito a valorizzare l’identità del territorio e la filiera ittica siciliana. Questa manifestazione ha permesso di promuovere la cultura della pesca e la trasformazione sostenibile sensibilizzando i consumatori sull’importanza di un approccio responsabile nei confronti delle risorse marine. Inoltre, ha rappresentato una piattaforma per l’attuazione di iniziative di cooperazione tra produttori locali e operatori internazionali, facilitando l’ingresso dei prodotti ittici siciliani nei mercati esteri con una attenzione particolare al continente africano e a quanto esso potrà rappresentare per il futuro per l’intero comparto.

“Con Blue Sea Land abbiamo dimostrato come la sinergia tra pubblico e privato possa generare nuove opportunità di sviluppo. Le relazioni create durante l’evento sono fondamentali per instaurare partenariati duraturi e proficui”, ha aggiunto il Presidente del Distretto.

Nel contesto delle attività già realizzate, il Distretto della Pesca ha avviato diversi programmi volti a migliorare la qualità del pescato e a garantire filiere produttive sempre più sostenibili. Questi progetti non solo mirano a preservare le risorse marine, ma anche a formare operatori del settore su pratiche innovative e sostenibili.

Inoltre, il Distretto sta lavorando per ampliare la propria rete di collaborazioni, coinvolgendo enti di ricerca, università e associazioni di categoria. “La conoscenza è la base del nostro progresso. Collaborare con le università e i centri di ricerca ci permette di accedere a tecnologie avanzate e di implementare metodi di pesca e di trasformazione sostenibili”, ha spiegato Carlino.

In prospettiva futura, il Distretto della Pesca di Mazara del Vallo intende continuare a sviluppare nuove azioni in linea con gli obiettivi del Piano Mattei, puntando a rafforzare le proprie capacità imprenditoriali e a ricercare nuovi mercati per il pescato siciliano. “La nostra strategia prevede di consolidare le partnership esistenti e di espanderne di nuove, affinché i benefici delle nostre azioni possano essere estesi a un numero sempre maggiore di attori della filiera”, ha concluso il Presidente dopo l’incontro con il coordinatore vicario della struttura per l’attuazione del Piano Mattei per l’Africa.

È evidente che il Distretto non si limita a guardare al passato; è attivamente impegnato nel costruire un futuro migliore per il settore ittico in Sicilia. Attraverso politiche di coesione e cooperazione, sta dimostrando che è possibile coniugare tradizione e innovazione, garantendo così un futuro sostenibile per la pesca, la trasformazione e per l’intera comunità.

Distretto della Pesca: un impegno costante per lo sviluppo sostenibile del settore ittico siciliano

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