Categoria: Economia del mare Pagina 10 di 506

Pesca: Legacoop, con nuovi 84 progetti eolico offshore -21,6% pesca a strascico

Pesca: Legacoop, con nuovi 84 progetti eolico offshore -21,6% pesca a strascico

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La pesca italiana si trova alle prese con una nuova questione: l’eolico off-shore che porterebbe ad una riduzione del 21,6% delle capacità operative della pesca a strascico, oltre ad impatti non trascurabili ad altri segmenti professionali quali la pesca con i palangari e con reti fisse.

Oggi di impianti eolici ne è presente soltanto uno nella rada esterna del porto di Taranto. Ma nell’ultimo anno ha avuto un notevole incremento il numero di progetti presentati al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase).

Si tratta di 84 nuovi impianti (Sardegna 23, Sicilia 22, Puglia 20, Lazio 7, Calabria 6, Emilia Romagna 3, Abruzzo, Basilicata e Toscana 1) contro i 66 previsti nel 2023.

E dallo “Studio di ricognizione e approfondimento sullo sviluppo delle attività legate alle risorse energetiche alternative (impianti eolici off-shore) e delle interazioni con le attività di pesca e acquacoltura”, realizzato dal Consorzio Mediterraneo, struttura di ricerca aderente a Legacoop Agroalimentare, avranno un consistente impatto sulla pesca.

Effetti che si sommano ad altre criticità legate alla navigazione e alla presenza dei cavidotti per il trasporto dell’energia a terra e alla maricoltura.

Wind turbine farm power generator in beautiful nature landscape for production of renewable energy.

“Occorre ridefinire la collocazione degli impianti”, commenta Cristian Maretti presidente di Legacoop Agroalimentare. “Chiediamo, infatti, di inserire gli impianti eolici nelle aree di protezione ambientale per raggiungere il 30% delle aree marine protette richiesto dall’Ue entro il 2030. Inoltre riteniamo di dover interrare e proteggere i cavi di trasporto dell’energia elettrica a terra, in modo da consentire alle imbarcazioni a strascico di non interrompere le cale in loro prossimità”, commenta Maretti. “Ma devono essere previste anche norme e strategie per consentire la piccola pesca artigianale con attrezzi fissi, all’interno delle aree occupate dagli impianti eolici. E progettare canali per la navigazione ed eventualmente anche per la pesca a strascico all’interno delle aree occupate dagli impianti eolici». A questo si somma la richiesta di “promuovere attività di maricoltura all’interno delle aree occupate dagli impianti eolici”.

Lo studio del Consorzio Mediterraneo calcola che con i nuovi 84 impianti sarebbe sottratta una superficie di circa 17.511 km² alle attività di pesca professionale, in particolare lo strascico, e di maricoltura. Questo porta a inevitabili ripercussioni sulla loro sostenibilità economica, in relazione ai volumi del pescato e all’occupazione. Lo studio, infatti, stima una perdita di oltre 4mila addetti, senza tenere conto del ridimensionamento che subirebbe l’ampio indotto industriale e commerciale. I maggiori effetti negativi sarebbero particolarmente pesanti per le marinerie della Puglia Centrale e meridionale, della Sardegna Meridionale e della Sicilia Sud-Occidentale. L’impatto occupazionale sarebbe concentrato soprattutto nella Sicilia Sud-Occidentale (oltre 2mila addetti in meno), in Puglia centrale e meridionale (-1.000), Sardegna meridionale (-500). Seguono Romagna (-300), Lazio (-200), Calabria e Sicilia Ionica (-200).

Minor superficie di mare a disposizione per i pescatori, -21,6%. Sempre secondo lo studio del Consorzio Mediterraneo, gli effetti sarebbero sulla superficie marittima utilizzabile per la pesca a strascico. Attualmente di poco più di 100mila km², ovvero meno del 32% della superficie complessiva delle acque marine italiane (oltre 350 mila km², dei quali quasi 200 mila interdetti alla pesca a strascico), gli impianti off-shore porterebbero ad una riduzione di 17.511 km², -21,6% della superficie di mare utilizzabile. Un valore che può apparire trascurabile su scala nazionale, ma che assume ben altro rilievo se si considera che gli impianti progettati non sono uniformemente distribuiti lungo le coste italiane, ma fortemente concentrati, sovrapponendosi su zone di mare fortemente sfruttate dalla pesca professionale.

Le regioni più colpite dagli effetti degli impianti eolici. Dallo studio emerge come la riduzione della pesca a strascico sia particolarmente allarmante soprattutto in alcune zone. Nell’area marina della costa meridionale della Sicilia (Gsa 16) la riduzione della superficie per la pesca a strascico sarebbe del 73,5%, nel mare Adriatico lungo le coste della Puglia (Gsa 18) del 58,4% e in Sardegna (Gsa 11) del 24,6%. A farne le spese sarebbero aree frequentate da marinerie di estrema rilevanza per la pesca nazionale. In Sicilia, ad esempio, le marinerie di Mazara del Vallo, Sciacca, Marsala, Trapani, dovrebbero fare i conti con una riduzione della superficie disponibile per le proprie attività di circa 2.800 Km2, per la localizzazione di 12 dei 22 impianti previsti.

Dove sono previsti gli impianti. In Puglia, i 21 impianti progettati, distinti in tre raggruppamenti (9 localizzati al largo delle coste del Gargano, del Golfo di Manfredonia e dei Comuni costieri della Puglia centro-settentrionale; 5 al largo delle coste dei Comuni costieri della Puglia centro-meridionale; 6 al largo delle coste più meridionali della Puglia e nel Golfo di Taranto) determinerebbero una riduzione della superficie disponibile di circa 5.300 km². A risentirne sarebbero le attività di marinerie di grande rilievo. Per la Puglia settentrionale e centrale, quelle di Manfredonia, Barletta, Molfetta, Bari, Mola di Bari, Monopoli e Brindisi (379 imbarcazioni, pari al 28,8% del registro delle barche da pesca e al 35,46% di quelle da strascico). Per la Puglia meridionale si determinerebbe un intralcio pesante alle attività di Otranto, Gallipoli, Santa Maria di Leuca e Porto Cesareo. In Sardegna, dei 23 impianti progettati, 16 interesseranno soprattutto le acque prospicienti la costa meridionale dell’isola e formano una cintura di sbarramento di 1.572 km², pressoché continua, per importanti marinerie, come quella di Cagliari e quella di Sant’Antioco (la parte nettamente preponderante delle 541 imbarcazioni iscritte al registro della pesca, che rappresentano il 43% delle imbarcazioni da pesca dell’isola e il 54% di quelle da strascico).

(Red-Lab/Labitalia)

ISSN 2499 – 3166

FONTE ADNKRONOS

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Pesca: Fedagripesca, sospiro sollievo per settore con norme Ue meno dure  

Pesca: Fedagripesca, sospiro sollievo per settore con norme Ue meno dure  

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La pesca italiana tira un sospiro di sollievo perché le nuove norme di riduzione dell’attività di pesca previste in ambito europeo saranno meno pesanti del previsto.

Lo rende noto Confcooperative Fedagripesca che ha seguito da vicino i lavori del Consiglio Ue agricoltura e pesca.

“Dopo un lungo e complesso negoziato, grazie a un eccellente lavoro diplomatico del ministro Lollobrigida, supportato dal lavoro dello staff della Direzione generale e dei tecnici presenti a Bruxelles, abbiamo potuto evitare il peggio. Una vittoria dell’Italia sostenuta anche dai colleghi spagnoli e francesi che hanno condiviso la nostra stessa battaglia”. Così il vicepresidente Confcooperative Fedagripesca Paolo Tiozzo al termine del Consiglio Ue Agrifish che si è concluso nella notte.

Paolo Tiozzo, vicepresidente Confcooperative Fedagripesca

La proposta messa sul tavolo dall’Esecutivo Ue prevedeva il 38% di riduzione dei giorni di pesca per il 2025 per l’intera area coperta dalle Gsa 9, 10 e 11 (da Imperia a Trapani, Sardegna inclusa) per gli attrezzi trainati, ovvero lo strascico.

Era inoltre previsto un taglio della quota gambero viola e del gambero rosso rispettivamente del 18% e del 29% rispetto al livello 2024. S

empre a difesa del nasello, erano poi previste altre misure che interessano alcuni sistemi di pesca, introducendo per la prima volta un limite di cattura. Al termine del Consiglio, invece, sottolinea Fedagripesca, il risultato ottenuto è positivo ed è stato possibile contenere i danni. Grazie ad un articolato set di misure di compensazione, fa sapere l’associazione, incrementato rispetto al 2024, l’Italia potrà di fatto annullare l’intero taglio proposto dalla Commissione Ue.

Sarà solo del 6% il taglio della quota di gamberi di profondità, sia viola che rosso.

“Una riduzione che in queste percentuali avrà un impatto pressoché neutro sulla flotta coinvolta visto che già la quota 2024 non è stato interamente consumata e che entro il luglio cesserà l’attività di circa il 15% dell’intera capacità della flotta che effettua questo tipo di pesca per effetto del bando delle demolizioni”, precisa Tiozzo.

Sarà solo del 13%, invece del 25% proposto, il taglio dei giorni di pesca per i palangari. Per il nasello, pescato con diversi sistemi di pesca, dal 2025 ci sarà un tetto alle catture pari a 261,5 tonnellate rispetto alle 215,5 tonnellate proposte in partenza dalla Commissione europea. Quanto alle altre aree di pesca (Adriatico, Ionio, canale di Sicilia e mare di levante) restano valide le decisioni assunte in ambito Fao/Gcpm adottate un mese fa.

(Red-Lab/Labitalia)

ISSN 2499 – 3166

FONTE ADNKRONOS

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Pesca: Piana (Liguria), ‘Ue non può distruggere settore’

Pesca: Piana (Liguria), ‘Ue non può distruggere settore’

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“Difendere la pesca e tutelare i lavoratori del settore sono per noi priorità assolute, per questo confidiamo fortemente nella moratoria sulle misure di gestione della pesca nel Mar Mediterraneo che verrebbero introdotte dall’Unione Europea, a partire dal 2025. Il nostro obiettivo è infatti quello di arrivare ad una proposta alternativa rispetto al piano dell’esecutivo comunitario, per garantire la sostenibilità e la vitalità del settore della pesca”.

Lo ha dichiarato Alessandro Piana, vicepresidente della Regione Liguria e assessore con delega alla Pesca a seguito delle pesanti restrizioni alle giornate della pesca annunciate dall’Europa.

“La Regione Liguria è in prima linea per salvaguardare gli interessi dei suoi pescatori che da anni affrontano sacrifici significativi per rispettare le direttive europee – ha ribadito il vicepresidente della Regione Liguria Alessandro Piana – Raggiungeremo un accordo solo se sarà soddisfacente per loro e per la sostenibilità economica delle imprese che rappresentano. Mi aspetto una proposta ragionevole da parte della Commissione Europea, che tenga conto degli sforzi compiuti negli ultimi cinque anni. Non possiamo tollerare che l’Unione Europea continui a trattare la pesca come un settore da criminalizzare. È necessario un intervento immediato e risolutivo per salvaguardare il comparto ittico italiano ed i relativi posti di lavoro”.

Alessandro Piana ha sottolineato che “la Liguria sta promuovendo un dialogo costruttivo con il governo nazionale e le istituzioni europee per trovare soluzioni che bilancino la tutela ambientale e il diritto al lavoro”. “Le nostre flotte – ha continuato il vice presidente – hanno già dimostrato impegno e responsabilità verso una pesca sostenibile. Ora spetta all’Europa riconoscere questi sforzi e collaborare per trovare alternative concrete e percorribili che non mettano a rischio l’economia e il futuro delle nostre comunità costiere. Come Regione Liguria continueremo a sostenere i pescatori, promuovendo misure che garantiscano la competitività del settore e il rispetto delle tradizioni legate alla pesca, fondamentale pilastro dell’identità e dell’economia del territorio. Impediremo fortemente l’attacco che è in corso alla pesca del gambero rosso, eccellenza della Liguria e simbolo della tradizione italiana, che non può essere sacrificata sull’altare di politiche europee miopi e ingiuste. Ci opporremo con forza, congiuntamente al governo e insieme anche a Paesi come Spagna e Francia, a qualsiasi misura che metta a rischio questa attività, fondamentale per le nostre comunità e per la nostra economia”.

(Lin/Adnkronos)

ISSN 2465 – 1222

Fonte ADNKRONOS

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Pesca: Lollobrigida, ‘ottimisti su regole Ue per Mediterraneo’

Pesca: Lollobrigida, ‘ottimisti su regole Ue per Mediterraneo’

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L’Italia “non è in grado di mantenere i ritmi” di diminuzione dell’attività di pesca nel Mare Mediterraneo chiesti dall’Ue, quindi “lavoreremo tutto domani, e probabilmente anche domani notte, per tentare di convincere la Commissione” ad adottare “misure che siano eque, che garantiscano anche la redditività dei pescatori. E’ l’obiettivo che ci siamo posti e siamo ottimisti”.

Lo dice il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, a Bruxelles a margine del Consiglio Agrifish. Italia, Francia e Spagna hanno fatto fronte comune contro le proposte avanzate dalla Commissione per ridurre il prelievo dei pescherecci nel Mediterraneo.

(Tog/Adnkronos)

ISSN 2465 – 1222

fonte ADNKRONOS

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Toscana: acquacoltura, semplificati criteri e procedure per i finanziamenti Feampa

Toscana: acquacoltura, semplificati criteri e procedure per i finanziamenti Feampa

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Semplificati criteri e procedure per presentare domanda per il sostegno offerto dalla Regione Toscana, tramite i fondi Feampa, alle imprese che si occupano di acquacoltura. A seguito di segnalazioni giunte da parte delle Associazioni rappresentative del settore della pesca e dell’acquacoltura, che hanno riportato una generalizzata difficoltà da parte delle aziende a raggiungere il punteggio minimo previsto per l’accesso alle graduatorie per i contributi (difficoltà confermata dal numero esiguo di domanda effettivamente presentate), la Toscana ha deciso di rivedere i criteri di accesso, sfruttando la possibilità data alle Regioni di variarne la ‘pesatura’.

Saranno dunque ri-emessi a breve i due bandi Feampa O.S 2.1 che assegnano un totale di 1.600.000 euro al settore dell’acquacoltura, per promuoverne la sostenibilità e rafforzarne la competitività attraverso due ‘azioni’: l’Azione 5, con 800.000 euro di contributi finalizzati a “Resilienza, sviluppo e transizione ambientale, economica e sociale del settore acquacoltura” e l’Azione 2, con altri 800.000 euro destinati a “Competitività e sicurezza delle attività di commercializzazione e trasformazione dei prodotti della pesca ed acquacoltura”.

Le risorse saranno ripartite in due annualità: per il 2025 ci saranno 743.025 euro (di cui 371.512 di quota Ue, 260.058 euro di quota statale, 111.453 euro di quota regionale), mentre per il 2026 ci saranno 856.974 euro (di cui 428.487 di quota UE, 299.941 di quota statale, 128.546 di quota regionale).

“La Regione – ha spiegato la vicepresidente della Regione ed assessora regionale all’agricoltura Stefania Saccardi – vuole che le risorse europee del Feampa vadano a frutto e siano utilizzate dalle nostre imprese per aumentare la propria capacità produttiva e gestionale, migliorare la sicurezza del lavoro e la sostenibilità ambientale riducendo la pressione sull’ambiente. Grazie a queste risorse pubbliche potranno essere ammodernati gli impianti ed essere acquistate nuove attrezzature a vantaggio delle micro, piccole e medie imprese. La Toscana vuole anche quest’anno riuscire a massimizzare il ritorno sul territorio dei benefici resi possibili dall’Ue e credo sia giusto aver dato una risposta immediata e concreta alle difficoltà espresse dai rappresentanti del nostro tessuto produttivo”.

L’aiuto pubblico potrà essere pari al 60% delle spese ammesse sulla base dei costi sostenuti dai beneficiari. Il bando relativo alle attività di trasformazione e commercializzazione prevede invece una percentuale di contribuzione pari al 50% dei costi sostenuti dai beneficiari; il contributo può arrivare fino al 100% in applicazione delle deroghe previste dal bando.

I nuovi bandi usciranno entro il mese di dicembre. Le domande potranno essere presentate tra il 31 dicembre 2024 e il 31 gennaio 2025.

(Zto/Adnkronos)

ISSN 2465 – 1222

fonte adnkronos

eugenio giani presidente regione toscana

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