Autore: info@matacottidesign.it Pagina 33 di 71

Comunicazione e consumo. Conxemar rivoluziona la percezione del pesce congelato

 [[{“value”:”

Comunicazione e consumo. Conxemar rivoluziona la percezione del pesce congelato – L’efficacia di una campagna di comunicazione si misura nella capacità di cambiare le percezioni radicate e raggiungere il consumatore con un messaggio chiaro e diretto. Conxemar, l’Associazione spagnola dei grossisti, importatori, esportatori e trasformatori di prodotti della pesca e dell’acquacoltura, ha deciso di sfidare i pregiudizi sul pesce congelato con un’iniziativa mirata e coinvolgente. A partire da oggi, 6 marzo, prende il via la campagna Due volte fresco, due volte buono, che vede protagonista il comico e attore Leo Harlem. L’obiettivo è ribaltare le convinzioni errate e dimostrare che il pesce congelato è una scelta di qualità, sicurezza e convenienza.

Un messaggio incisivo per abbattere i pregiudizi

Nonostante il pesce congelato sia parte integrante delle abitudini alimentari di molti consumatori, permane la convinzione che sia di qualità inferiore rispetto al pesce fresco. Conxemar intende scardinare questi preconcetti, sottolineando i vantaggi del prodotto surgelato: grazie all’ultra-congelamento, effettuato subito dopo la cattura, il pesce preserva intatte le sue proprietà nutrizionali, impedendo la proliferazione di microrganismi e mantenendo sapore, consistenza e valore nutritivo.

Il pesce e i frutti di mare rappresentano una risorsa essenziale per un’alimentazione equilibrata, grazie all’elevato contenuto di proteine di alta qualità, Omega-3, iodio, calcio e vitamine. I benefici spaziano dal supporto allo sviluppo neurologico nei bambini fino alla riduzione del rischio di patologie cardiovascolari, rendendo questi alimenti irrinunciabili per il benessere quotidiano.

Leo Harlem in prima linea per una comunicazione diretta e coinvolgente

Per rendere il messaggio immediato e incisivo, la campagna punta su un volto noto della comicità spagnola. Con il suo stile ironico e brillante, Harlem interpreta due situazioni quotidiane, un ristorante e un supermercato, per dimostrare come la scelta del pesce congelato sia non solo sensata, ma vantaggiosa. Nei panni di un cameriere e di un responsabile del reparto surgelati, guida i consumatori nella riscoperta di un prodotto di qualità, sfatando i pregiudizi con argomentazioni convincenti e un tocco di humor.

Ma la strategia comunicativa non si ferma qui. La campagna si estende ai social media con una serie di video esclusivi, in cui Harlem affronta e smonta con ironia i falsi miti legati al pesce congelato. L’operazione prevede una copertura multicanale, dalla televisione alle piattaforme digitali, passando per YouTube e outdoor advertising, per garantire un impatto capillare e diffuso.

Sostenibilità e lotta allo spreco alimentare: un valore aggiunto

Oltre alla qualità e alla sicurezza, il pesce congelato si distingue anche per la sua sostenibilità. La possibilità di conservarlo a lungo senza alterarne le caratteristiche consente di ridurre significativamente lo spreco alimentare e di ottimizzare le risorse ittiche. Inoltre, la stabilità dei prezzi rispetto al pesce fresco protegge i consumatori dalle fluttuazioni del mercato, offrendo un’alternativa accessibile e conveniente.

Dall’alta ristorazione alla cucina domestica, il pesce congelato rappresenta una scelta intelligente, capace di coniugare praticità, gusto e rispetto per l’ambiente. Con questa iniziativa, Conxemar mira a cambiare la percezione collettiva, ribadendo un concetto chiave: il pesce surgelato è davvero “due volte fresco, due volte buono”.

Comunicazione e consumo. Conxemar rivoluziona la percezione del pesce congelato

L’articolo Comunicazione e consumo. Conxemar rivoluziona la percezione del pesce congelato proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

La pesca siciliana in crisi. Sciacca lancia l’allarme

 [[{“value”:”

La pesca siciliana in crisi. Sciacca lancia l’allarme – La marineria di Sciacca, un tempo fiore all’occhiello della pesca siciliana, sta affrontando una delle crisi più gravi della sua storia. Le imbarcazioni tornano sempre più spesso con reti vuote, i costi operativi aumentano e i pescatori lottano per mantenere in vita un mestiere che sembra scivolare verso il declino. La situazione ha spinto le principali cooperative locali a rivolgersi direttamente al governo nazionale e regionale, chiedendo la dichiarazione dello stato di calamità naturale per un comparto che non riesce più a sopravvivere.

Il problema principale è il drastico calo del pescato nel Canale di Sicilia. Il gambero, una delle specie più redditizie per la flotta di Sciacca, sta diventando sempre più raro, con un impatto devastante sulle economie delle imprese ittiche. Anche il pesce azzurro, come alici e sarde, registra un crollo delle catture, mentre merluzzi, triglie, polpi e calamari si fanno sempre più difficili da trovare. Gli esperti attribuiscono questo fenomeno ai cambiamenti climatici, all’aumento della temperatura delle acque e a dinamiche ambientali ancora poco comprese, che stanno modificando gli equilibri marini della regione.

L’effetto di questa crisi è evidente sulle banchine: le imprese ittiche, schiacciate tra il calo delle entrate e il peso delle spese di gestione, si trovano costrette a ricorrere a prestiti bancari e dilazioni nei pagamenti ai fornitori. Molti pescatori parlano di una condizione ormai insostenibile, con la paura che intere famiglie possano perdere la loro unica fonte di reddito. A Sciacca, oltre 120 imbarcazioni e circa 400 lavoratori dipendono direttamente dalla pesca, senza contare l’indotto delle attività a terra, che sta subendo ripercussioni altrettanto gravi.

Le misure di protezione attuate negli ultimi anni, come le zone di ripopolamento ittico imposte dall’Unione Europea e dalla Regione Siciliana, non sembrano aver sortito gli effetti sperati. Anzi, i pescatori denunciano una situazione ancora più drammatica, con stock ittici che non mostrano segni di ripresa e imprese sempre più in difficoltà. La sensazione è che la politica abbia sottovalutato la gravità del problema, lasciando la marineria siciliana sola ad affrontare una tempesta economica e ambientale senza precedenti.

Serve un piano di intervento immediato. Le istituzioni devono rispondere all’appello delle cooperative di Sciacca e delle altre marinerie siciliane, mettendo in campo strategie efficaci per garantire la sostenibilità del settore. Non si tratta solo di salvare un comparto economico, ma di preservare una tradizione secolare, un’identità culturale e il lavoro di centinaia di persone che hanno fatto della pesca il cuore pulsante della loro comunità. Il tempo stringe, e senza soluzioni concrete, il rischio è che il mare siciliano non sia più una risorsa, ma un confine invalicabile per un’intera generazione di pescatori.

La pesca siciliana in crisi. Sciacca lancia l’allarme

L’articolo La pesca siciliana in crisi. Sciacca lancia l’allarme proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Ostriche, alternativa per i pescatori colpiti dal granchio blu

Ostriche, alternativa per i pescatori colpiti dal granchio blu

[[{“value”:”

granchio

«Lo chiediamo da tempo di adeguare l’Iva sulla produzione alle aliquote di altri Stati Ue nostri concorrenti come Francia e Spagna. Questo consentirebbe di vendere ad un prezzo più basso e favorirebbe una grande espressione della pesca made in Italy, un segmento emergente dell’acquacoltura in tutto il Paese Lo chiediamo a maggior ragione adesso dal momento che l’ostrica resiste meglio di altri molluschi al granchio blu e la riduzione dell’Iva è diventata una necessità per poter dare agli allevatori una possibilità di diversificazione. Quindi la sua coltivazione diventa importante per un settore a forte rischio per le innumerevoli perdite. È bene che il ministro Francesco Lollobrigida abbia rilanciato la proposta di riduzione dell’Iva dal 22% al 10%», dichiarano Legacoop Agroalimentare e Agci Pesca e Acquacoltura.

Quella della riduzione dell’Iva è «una proposta che abbiamo avanzato con tutti i gruppi parlamentari perché ci sono famiglie di pescatori da tutelare, economie di intere marinerie da difendere. L’ostrica non deve essere relegata a prodotto di lusso in quanto da noi è frutto del lavoro e della sapienza di secoli di tradizione. Alla base dell’ostricoltura non ci sono i luoghi comuni che vanno tanto di moda sui social, ma grandi esperienze di ricerca, di sperimentazione, di tecniche produttive in contesti ambientalmente straordinari. Si fa molto presto a fare ironia su una dichiarazione di un ministro, ma bisognerebbe sforzarsi di comprendere che in questo momento ci sono migliaia di persone che sono a rischio nelle loro attività economiche per colpa di un invasore alieno, il granchio blu, e che è un dovere poter cercare delle alternative».

Ostriche: non solo lusso, ma valore per l’Italia

Le ostriche non sono un lusso. «Nell’immaginario collettivo sono associate al lusso, alla Francia dove si lega allo Champagne, ma non sono e non devono essere un prodotto di lusso. E per questo è importante favorire consumo per il rilancio dell’ostrica italiana».

Grande valore di sostenibilità: le ostriche eliminano la Co2. Secondo una ricerca dell’Università di Ferrara, allevare ostriche, oltre che cozze e vongole, è un modo virtuoso per eliminare la Co2 dall’ambiente: un chilogrammo di ostriche è in grado di sottrarre all’ambiente 275,8 grammi di anidride carbonica e con l’attuale produzione annua italiana e mondiale, si arriva ad un abbattimento di 2 milioni di tonnellate di anidride carbonica. «Con le sue caratteristiche di unicità e per le sue peculiarità che ne fanno un prodotto sostenibile e alleato dell’ambiente», spiegano le due associazioni.

Le ostriche, una storia italiana. La coltivazione delle ostriche ha una storia che parte da lontano, già dal tempo dei Romani. Nel 79 d.C. Plinio il Vecchio parla di allevamenti di ostriche a Pompei. Negli anni è riuscita ad avere numeri importanti tanto da essere esportata anche nella stessa Francia che poi ne ha fatto un vanto nazionale e di fatto ha colonizzato il mercato.

I numeri della produzione italiana

I numeri delle ostriche in Italia. Secondo dati recenti, oggi la produzione italiana di ostriche è di circa 500 tonnellate all’anno (erano appena 33 nel 2015), compresa la grossa fetta di produttori che fanno ri-immersione dall’estero, ovvero acquistano da Francia, Portogallo e Spagna e poi finiscono il processo in Italia. Numeri bassi rispetto ai cugini d’Oltralpe ne producono circa 85mila tonnellate mentre 10 anni fa erano 100mila. Inoltre ci sono gli ostricoltori che allevano ostriche da seme. Facendo una stima si tratta di meno della metà della produzione complessiva italiana, quasi 180 tonnellate delle quali 10 tonnellate circa alla Spezia, il resto tra Sardegna, Puglia, Emilia Romagna e Veneto. Si tratta di un settore con una crescita importante che va sostenuta. E quindi ecco richiesta di abbassamento dell’Iva per favorire i consumi.

The post Ostriche, alternativa per i pescatori colpiti dal granchio blu appeared first on Economia del Mare.

“}]] 

Biondo (Federpesca): revisione IVA per sostenere la filiera

Biondo (Federpesca): revisione IVA per sostenere la filiera

[[{“value”:”

IVA

La proposta di ridurre l’IVA sulle ostriche dal 22% al 10% rappresenta un’opportunità per le imprese della filiera ittica italiana. La riduzione dell’IVA consentirebbe infatti di implementare l’ostricoltura e diversificare le produzioni soprattutto in quelle zone del nostro Paese maggiormente colpite dall’emergenza granchio blu, oltre che garantire maggiore accessibilità ad un prodotto oggi riservato a pochi. Con lo stesso spirito di sostenere le imprese della filiera è fondamentale portare avanti anche la proposta di ridurre l’IVA sui prodotti ittici dal 10 al 4 % così come oggi e già previsto per i prodotti agricoli. In questo senso abbiamo condiviso le proposte del Parlamento e l’impegno del Ministro Lollobrigida e riteniamo fondamentale una complessiva revisione del sistema IVA dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura nell’ottica di sostenere e rafforzare un settore fondamentale per l’economia alimentare del Paese. Così in una nota Francesca Biondo, direttrice generale di Federpesca.

The post Biondo (Federpesca): revisione IVA per sostenere la filiera appeared first on Economia del Mare.

“}]] 

Congratulazioni a Pier Antonio Salvador e Elena Ghezzi per la riconferma al Wp Fish Copa Cogeca

Congratulazioni a Pier Antonio Salvador e Elena Ghezzi per la riconferma al Wp Fish Copa Cogeca

[[{“value”:”

Salvador

Agci Pesca e Acquacoltura, Fedagripesca Confcooperative e Legacoop Agroalimentare: «Oceans Pact, il nuovo quadro finanziario, implementazione del regolamento sul Controllo pesca e Vision 2040 sono solo alcuni degli ambiti che vedranno impegnati i nostri rappresentanti»

Congratulazioni a Pier Antonio Salvador (Confagricoltura) e a Elena Ghezzi (Alleanza Cooperative Italiane) riconfermati rispettivamente presidente e vicepresidente di Wp Fish Copa Cogeca.

«A loro vanno i migliori auguri di buon lavoro per il prossimo biennio, dichiarano Agci Pesca e Acquacoltura, Fedagripesca Confcooperative e Legacoop Agroalimentare. ֿ«Le sfide che attendono i settori della pesca e dell’acquacoltura nei prossimi anni sono particolarmente stringenti è ancora di più in ambito comunitario», continuano.

«Oceans Pact, il nuovo quadro finanziario, implementazione del regolamento sul Controllo pesca e Vision 2040 sono solo alcuni degli ambiti che vedranno impegnati i nostri rappresentanti al Copa Cogeca ai quali rinnoviamo la nostra stima e fiducia», concludono le tre associazioni.

The post Congratulazioni a Pier Antonio Salvador e Elena Ghezzi per la riconferma al Wp Fish Copa Cogeca appeared first on Economia del Mare.

“}]] 

Pagina 33 di 71

Made with & by Matacotti Design

Privacy & Cookie Policy