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Mitilla®: la cozza che non vuole essere solo una cozza

Mitilla®: la cozza che non vuole essere solo una cozza

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Mitilla®: la cozza che non vuole essere solo una cozza – C’era una volta la cozza, protagonista di zuppe e spaghetti allo scoglio. E poi è arrivata Mitilla®, e tutto è cambiato. Dimenticate l’idea di un semplice mollusco: qui siamo di fronte a un prodotto che riscrive le regole della mitilicoltura, che sfida i dogmi della ristorazione e che mette sul tavolo una domanda scomoda: e se la cozza potesse essere qualcosa di più?

Pellestrina: il laboratorio della natura

Mitilla® nasce nelle acque di Pellestrina, quell’angolo sospeso tra laguna e mare aperto, dove l’aria sa di salsedine e il tempo sembra fermarsi. Ma invece di restare ancorata alla tradizione, questa cozza ha deciso di osare. Cresce in acque di Categoria A, quelle pure, quelle incontaminate. Non ha bisogno di depurazione. Viene dal mare ed è pronta a farsi mangiare così com’è. Perché togliere qualcosa che la natura ha già fatto alla perfezione?

La rivoluzione sospesa

Niente sabbia, niente fondali. Qui si gioca in sospensione, grazie al sistema longline, dove le cozze si sviluppano in un ecosistema ideale: ossigeno in abbondanza, nutrimento costante, crescita ottimale. Il risultato? Mitilla® è carnosa, sapida, pura. Sa di mare vero, di equilibrio perfetto tra dolce e salato, tra tradizione e avanguardia.

Dal piatto al pensiero: un prodotto che racconta una storia

Non basta dire “qualità”. La qualità, oggi, è la soglia minima per entrare nel mercato. Mitilla® fa un passo oltre: è tracciabile al 100%, ha un’identità chiara, una storia da raccontare. Ogni cozza è un pezzo di un ecosistema perfetto. Per questo ha attirato l’attenzione dei media, finendo persino tra le 100 Eccellenze Italiane Forbes 2020. Non perché è un marchio, ma perché è un’idea.

La sfida ai buyer: siete pronti al cambiamento?

Ora la domanda è per voi, professionisti del settore. Mitilla® è pronta, ma lo siete anche voi? Avete il coraggio di proporre una cozza che sfida le aspettative? Perché il problema non è convincere il mercato: è ripensarlo. Non si tratta solo di vendere un mollusco, ma di cambiare la percezione di un prodotto troppo a lungo sottovalutato.

Mitilla® non è solo una cozza, è una provocazione. E, nel mondo della ristorazione, le provocazioni sono quelle che lasciano il segno.

Mitilla®: la cozza che non vuole essere solo una cozza

“In Rete” è la rubrica di Pesceinrete che racconta le aziende del settore ittico attraverso le informazioni disponibili online. Il nostro obiettivo è offrire una fotografia oggettiva delle realtà presenti sul web, con l’intento di documentare il panorama del mercato in modo trasparente e informativo.

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Tariffe USA sul seafood europeo, una minaccia per la filiera ittica

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Tariffe USA sul seafood europeo, una minaccia per la filiera ittica – L’amministrazione Trump sta valutando l’introduzione di nuovi dazi del 25% sui prodotti agroalimentari provenienti dall’Unione Europea, e il settore ittico è tra quelli che rischiano di subire i contraccolpi più significativi. Secondo un’analisi di RaboResearch, curata da Barend Bekamp e Hosang Wu, le ripercussioni di questa politica protezionistica potrebbero incidere pesantemente su aziende e lavoratori del comparto, riducendo la competitività del seafood europeo negli Stati Uniti.

Uno degli elementi centrali dello studio riguarda il salmone norvegese, che, sebbene sia originario della Norvegia, viene spesso lavorato all’interno dell’Unione Europea prima di essere esportato negli USA. La trasformazione e il confezionamento di questo prodotto avvengono in diversi paesi europei, contribuendo alla creazione di valore aggiunto e occupazione nel settore della lavorazione ittica. Tuttavia, con l’introduzione delle tariffe americane, il mercato potrebbe subire una forte battuta d’arresto. Il rischio più immediato è che i produttori norvegesi decidano di bypassare completamente l’Unione Europea e inviare direttamente il salmone agli Stati Uniti, evitando così di incorrere nei dazi. Questo scenario comprometterebbe il ruolo della filiera europea nella lavorazione e nell’export, con ripercussioni dirette su stabilimenti e occupazione.

L’effetto delle tariffe non si limiterebbe solo al salmone norvegese. Gli Stati Uniti potrebbero anche decidere di potenziare le importazioni di prodotti ittici da paesi non colpiti dai dazi, come Canada e Cile, riducendo ulteriormente lo spazio per le esportazioni europee. L’industria della trasformazione e distribuzione del seafood rischia di trovarsi davanti a un drastico calo della domanda, con conseguenze a catena su tutta la filiera. Se a questo si aggiunge la possibilità di un aumento della produzione ittica interna negli USA, che potrebbe diventare più competitiva rispetto ai prodotti europei, si profila uno scenario complesso in cui il seafood dell’UE rischia di perdere una fetta importante del mercato americano.

L’Italia, con il suo forte legame con il settore ittico e la trasformazione dei prodotti del mare, non sarebbe immune da queste dinamiche. Le aziende italiane esportano verso gli Stati Uniti una varietà di prodotti ittici, tra cui salmone affumicato e lavorato, conserve ittiche e crostacei preparati per il mercato estero. Il rischio concreto è che l’imposizione di dazi renda questi prodotti meno appetibili per gli importatori americani, spingendoli a rivolgersi a fornitori di altri paesi. Un mercato così importante, dove il Made in Italy ha sempre avuto un forte richiamo, potrebbe diventare improvvisamente ostile per le imprese italiane, mettendo a rischio fatturati e posti di lavoro.

Per il settore ittico italiano si prospettano sfide non indifferenti. Alcune aziende potrebbero tentare di assorbire i costi dei dazi riducendo i margini di guadagno, ma questa strategia è rischiosa e difficilmente sostenibile nel lungo periodo. Altre potrebbero cercare di diversificare i mercati di sbocco, spostando parte delle esportazioni verso l’Asia o il Medio Oriente per compensare eventuali perdite negli Stati Uniti. Un’alternativa più strutturale potrebbe essere l’apertura di stabilimenti di trasformazione direttamente in territorio americano, evitando così l’imposizione dei dazi, ma si tratta di un’operazione che richiederebbe ingenti investimenti e una profonda riorganizzazione della produzione.

Le ripercussioni delle tariffe USA, tuttavia, non si fermerebbero al solo settore ittico. Una guerra commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti potrebbe avere effetti a cascata su tutto il commercio agroalimentare, con ritorsioni da parte dell’UE su prodotti americani strategici come la soia, ampiamente utilizzata nell’allevamento e nell’acquacoltura europea. L’eventuale aumento dei prezzi delle materie prime importate dagli USA potrebbe impattare anche il settore della produzione di mangimi, con conseguenze su tutta la filiera alimentare.

In questo scenario di grande incertezza, le aziende ittiche europee e italiane dovranno essere pronte a ripensare le proprie strategie per rimanere competitive. La partita si gioca su più fronti, dalla diplomazia commerciale agli investimenti industriali, fino alla capacità di trovare nuovi sbocchi di mercato. Se le tariffe diventeranno realtà, il settore ittico dell’UE dovrà affrontare una delle sfide più difficili degli ultimi anni, cercando di mantenere il proprio ruolo nel commercio globale senza perdere il valore aggiunto della trasformazione europea. Il Made in Italy ittico è pronto a difendersi da questa nuova tempesta tariffaria?

Tariffe USA sul seafood europeo, una minaccia per la filiera ittica

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Acquacoltura globale e sicurezza alimentare. Il futuro passa dall’Africa

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Acquacoltura globale e sicurezza alimentare. Il futuro passa dall’Africa – L’acquacoltura è ormai uno degli asset strategici fondamentali per garantire la sicurezza alimentare mondiale. Con la popolazione globale in costante crescita e la domanda di proteine sempre più elevata, il settore è chiamato a fornire risposte concrete, efficienti e sostenibili. Eppure, mentre nel Nord del mondo fioriscono progetti RAS (Recirculating Aquaculture Systems) dai costi esorbitanti e dai risultati discutibili, in Africa l’approccio alla produzione ittica dimostra un’efficacia straordinaria con investimenti molto più contenuti.

Un esempio lampante è Tropo Farms, azienda ghanese specializzata nella produzione di tilapia. Con una gestione oculata e strategie mirate, è riuscita a raddoppiare la sua capacità produttiva senza un aumento proporzionale dei costi infrastrutturali. Un risultato che dimostra come, spesso, la crescita sostenibile non sia necessariamente legata a investimenti sproporzionati, ma a un’intelligente gestione delle risorse disponibili.

Il paradosso degli investimenti globali

Francisco Murillo, ex CEO di Tropo Farms, evidenzia un paradosso allarmante: mentre aziende nordamericane ed europee investono centinaia di milioni di dollari in progetti RAS spesso fallimentari, realtà consolidate in Africa potrebbero aumentare la loro produzione con una frazione di tali somme. I numeri parlano chiaro: Tropo Farms è passata da una produzione di 7.200 tonnellate nel 2021 a 15.000 nel 2024, senza ampliare le proprie infrastrutture e facendo leva su una maggiore efficienza operativa.

Di contro, progetti RAS come Atlantic Sapphire, nonostante investimenti colossali di oltre 700 milioni di dollari, hanno prodotto risultati deludenti, mettendo a rischio la sostenibilità finanziaria dell’intero modello. Lo stesso vale per iniziative come Soul of Japan, che ha recentemente attirato investimenti per 460 milioni di dollari per una produzione ancora tutta da dimostrare.

L’Africa come nuovo orizzonte dell’acquacoltura

Guardando al futuro, diventa evidente che il continente africano rappresenta un’opportunità straordinaria per lo sviluppo dell’acquacoltura. Il Ghana, con i suoi 33 milioni di abitanti e un consumo pro capite di pesce di circa 25 kg all’anno, offre un mercato interno florido e in espansione. Eppure, la produzione nazionale è ancora lontana dal soddisfare la domanda: mentre si consumano circa 800.000 tonnellate di pesce all’anno, l’acquacoltura e la pesca locale riescono a fornirne solo 40.000-50.000 tonnellate.

Le potenzialità sono enormi, eppure le difficoltà di accesso al credito e le condizioni macroeconomiche instabili rendono complesso lo sviluppo su larga scala. Nel caso di Tropo Farms, un finanziamento di 10 milioni di dollari da parte di AgDevCo nel 2024 ha permesso di introdurre innovazioni tecnologiche cruciali, come sensori ambientali avanzati e impianti di lavorazione più efficienti. Tuttavia, il settore ha bisogno di ulteriori investimenti per crescere e consolidarsi.

Un cambio di rotta necessario

L’errore strategico degli investitori globali, fa notare Murillo, è evidente: mentre i sistemi chiusi come i RAS promettono produzioni ipercontrollate, si scontrano con costi di gestione proibitivi e fragilità operative. L’Africa, invece, offre condizioni naturali favorevoli e mercati pronti ad assorbire la produzione locale, con minori rischi e una maggiore sostenibilità economica e ambientale.

Se il mondo vuole davvero affrontare la sfida della sicurezza alimentare con soluzioni efficaci e accessibili, è tempo di guardare oltre i confini delle tecnologie iper-ingegnerizzate e di investire in modelli produttivi più resilienti. L’acquacoltura africana potrebbe essere la chiave per un futuro più sostenibile, e gli investitori attenti alle reali opportunità non dovrebbero lasciarsi sfuggire questa occasione.

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Pesca, un’altra vittima dell’indifferenza della politica

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Pesca, un’altra vittima dell’indifferenza della politica – “Esprimiamo il nostro sgomento e la nostra rabbia per l’ennesimo incidente che è costato la vita a Giovanni Dell’Olio, 58 anni, lavoratore del mare. Mentre ci stringiamo attorno alla famiglia, ribadiamo la nostra denuncia per una situazione, non più sostenibile, che vede i nostri pescatori lottare contro il nemico invisibile dell’indifferenza. Indifferenza dei governi italiani che, a prescindere dagli schieramenti politici, ormai da 20 anni, continuano a ignorare le nostre richieste di emanazione dei decreti attuativi, specifici per la pesca, del testo unico sulla sicurezza. Indifferenza dell’Europa che, in nome di una sostenibilità ambientale oltranzista, si ostina a non consentire l’utilizzo dei fondi comunitari per ammodernare la flotta rendendola più sicura per gli equipaggi”.

Così la segretaria generale della Uila pesca Maria Laurenza commenta il naufragio del “Normandy“, peschereccio della marineria di Termoli, di cui Dell’Olio era comandante, ribaltatosi, nella serata di ieri, a seguito di un’avaria.

Pesca, un’altra vittima dell’indifferenza della politica

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Arrivano i nuovi Onigiri a marchio MOWI

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Arrivano i nuovi Onigiri a marchio MOWI – I prodotti etnici sono diventati un elemento fondamentale nell’alimentazione degli italiani che si mostrano sempre più inclini a sperimentare nuovi sapori. Lo sa bene Mowi – leader globale nel settore del salmone – che, da sempre attento alle esigenze dei consumatori, ha deciso di ampliare la sua offerta ready to eat di ispirazione esotica con gli ONIGIRI a marchio MOWI.

Equilibrata e salutare, questa new entry unisce l’eccellente qualità del salmone MOWI al sapore autentico del Giappone in un pratico comfort-snack: un prodotto da gustare ovunque ci si trovi, che si adatta perfettamente allo stile di vita sempre più dinamico degli italiani, che non rinunciano però alla ricerca di prodotti nutrienti e gustosi ma anche leggeri e sani.

Come tutti i prodotti MOWI, anche gli ONIGIRI propongono un salmone dal colore e sapore eccezionale; una materia prima pregiata, caratterizzata da un ottimo profilo nutrizionale, che arriva al consumatore senza filtri e conservando tutto il gusto autentico della sua qualità superiore.

I salmoni Mowi, infatti, sono allevati responsabilmente nelle acque incontaminate dei fiordi norvegesi, nutriti con una dieta priva di antibiotici e OGM, e sono certificati ASC (Aquaculture Stewardship Council), lo standard di sostenibilità ambientale più rigoroso.

Ideali per uscire dalla monotonia, gli ONIGIRI a marchio MOWI sono disponibili in tre referenze, realizzate a partire da salmone fresco o marinato:

  • Salmon Teriyaki – Il salmone dolce e saporito insieme ad una gustosa salsa teriyaki, si unisce al riso soffice per regalare un comfort food dal fascino tutto giapponese. Una delizia sana e piena di gusto, perfetta da assaporare ovunque ci si trovi!
  • Salmon Curry – Una sorprendente esplosione di sapori: il salmone marinato incontra il vivace tocco del curry, creando un mix irresistibile per chi ama sperimentare. Perfetto per i palati audaci, è lo snack pratico e gustoso che regala energia ad ogni morso!
  • Salmon Wakame – Il salmone fresco e delicato si sposa perfettamente con le sfumature marine dell’alga wakame, creando un’esperienza di gusto equilibrata e salutare. La scelta ideale per chi desidera uno snack pratico, rinfrescante e sempre pronto da portare con sé.

Oltre agli ONIGIRI a marchio MOWI, fanno parte della linea on the go anche MOWI SUSHI – nei pratici Small Set e Big Set misti – e dei MOWI WRAP – nelle referenze al Mango, Alga Wakame e Avocado.

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