La pesca artigianale al centro degli sforzi globali per la sostenibilità

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La pesca artigianale al centro degli sforzi globali per la sostenibilità – La pesca artigianale svolge un ruolo cruciale nel sostenere le comunità costiere di tutto il mondo. Dal 9 all’11 ottobre, Conil de la Frontera in Spagna diventa l’epicentro di questo settore con il III Congresso della Pesca Artigianale, dove oltre 100 rappresentanti provenienti da più di 30 paesi tra Europa, America Latina e Africa si riuniranno. L’evento affronta le crescenti sfide che i pescatori artigianali devono affrontare oggi e sottolinea l’importanza della collaborazione internazionale per superarle.

Il Congresso, organizzato dall’Organizzazione dei Produttori di Conil (OPP-72), è una piattaforma per la pesca su piccola scala sin dalla sua creazione nel 2017. Questo evento triennale mira a creare una voce unificata per i pescatori artigianali, un settore spesso sottorappresentato nelle discussioni globali. La pesca artigianale genera occupazione per una parte significativa delle popolazioni costiere e contribuisce in modo sostanziale alla sicurezza alimentare globale. Nonostante la sua importanza, questo settore affronta numerose minacce, tra cui i cambiamenti climatici e la crescente competizione per le risorse costiere.

I temi trattati durante l’evento si concentrano sulla sovranità alimentare, gli impatti del cambiamento climatico sulla pesca artigianale e i sistemi di governance sostenibile. Queste discussioni sono fondamentali per plasmare politiche che garantiscano il futuro della pesca artigianale. Promuovendo la collaborazione, l’evento mira a sviluppare reti e accordi più solidi tra le regioni, favorendo la sostenibilità a lungo termine per il settore.

Attraverso eventi come questo, la comunità globale della pesca artigianale si impegna a garantire il proprio posto nelle economie future, assicurando che questo settore cruciale continui a fornire cibo e mezzi di sostentamento a milioni di persone.

La pesca artigianale al centro degli sforzi globali per la sostenibilità

 

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A Tripoli il Forum economico Libia-Italia 2024

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A Tripoli il Forum economico Libia-Italia 2024 – Il 29 ottobre a Tripoli si terrà il forum economico Libia-Italia 2024, un importante appuntamento finalizzato al rafforzamento della cooperazione tra i due Paesi in diversi settori dell’economia e della cultura.

Le recenti visite del primo ministro italiano Giorgia Meloni a Tripoli confermano, qualora ve ne fosse bisogno, il ruolo che l’Italia intende assumere nel processo di sviluppo dell’area magrebina e, in particolare, della Libia.

I temi trattati riguarderanno lo sviluppo e la collaborazione in comparti produttivi strategici, con un focus sull’estrazione mineraria, la produzione di olio d’oliva, il settore della pesca e dell’acquacoltura, la ricerca scientifica e le industrie petrolifere.

A organizzare l’evento saranno l’autorità generale per le Fiere e l’ambasciata italiana a Tripoli, sotto la supervisione dell’ufficio del Primo Ministro del Governo di Unità Nazionale Libico.

Durante il forum, la pesca come settore strategico rivestirà un ruolo di primo piano, evidenziando ulteriormente la volontà di entrambi i Paesi di trovare soluzioni, non solo per superare anni di incomprensioni che hanno talvolta portato a crisi diplomatiche, ma anche per stipulare accordi sullo sfruttamento delle risorse alieutiche negli areali libici.

Sarà necessario aggiornare il piano di gestione della GSA 21 (areali prospicienti la Libia), dato che da anni non è stato aggiornato per mancanza di dati, nonostante la Libia faccia parte della CGPM (Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo). Questo organismo ha istituito le sottozone geografiche (GSA), nelle quali è obbligatorio rispettare lo sforzo di pesca a lungo termine senza compromettere la consistenza e la capacità di rigenerazione delle risorse ittiche locali (Maximum Sustained Yield).

È di queste ore la notizia dell’interruzione degli accordi bilaterali di pesca tra l’UE e il Marocco, a causa della mancata accettazione esplicita degli accordi da parte della regione del Sahara Occidentale e del mancato raggiungimento dei risultati attesi. Questo restringe ulteriormente le zone di pesca, con gravi conseguenze sull’approvvigionamento delle risorse ittiche e rilevanti danni commerciali.

Ci si augura che dal forum del 29 ottobre a Tripoli emergano indicazioni chiare sul percorso da seguire e si arrivi a una conclusione che veda Italia e Libia protagoniste di un nuovo e auspicabile corso nel settore della pesca e nelle attività ad esso collegate.

A Tripoli il Forum economico Libia-Italia 2024

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Urgente pianificazione spaziale marittima per AMP e pesca

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Urgente pianificazione spaziale marittima per AMP e pesca – Coinvolgere i pescatori e le loro famiglie nelle riserve marine attivando economie integrative per compensare i limiti posti alle attività di cattura, studiare e divulgare i benefici della protezione ambientale sulle risorse ittiche, rendere le Aree Marine Protette laboratori di innovazione tecnica e sperimentazione per ridurre gli impatti anche della piccola pesca.

È quanto affermato dal presidente di AGCI Agrital Giampaolo Buonfiglio al convegno sul ruolo e prospettive delle AMP organizzato dall’ANCI che vede riuniti a Capraia Sindaci, gestori ed Enti parco provenienti da tutta Italia.

“Attenzione a precludere allo strascico, già fortemente limitato, ulteriori aree per allontanarlo di più dalle AMP, per il rischio di intensificazione dello sforzo di pesca in aree limitrofe o di spostamento in zone finora non frequentate, con inevitabile incremento degli impatti su fondali e stock ittici” ha inoltre dichiarato Buonfiglio “ma soprattutto affrontare con urgenza la Pianificazione Spaziale Marittima (MSP) prevista dalla Marine Strategy UE su cui l’Italia è in forte ritardo, portandola dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ad un tavolo Interministeriale da dove effettuare una vera consultazione con gli stakeholders. Solo la MSP” ha concluso Buonfiglio “potrà sia dare certezze ai pescatori sulle aree per loro accessibili, sia consentire di raggiungere gli obiettivi dell’agenda 30/30 (30% delle acque territoriali protette entro il 2030) ed evitare che eolico, estrazione idrocarburi e trasporti espellano sia la pesca che la politica di conservazione dai nostri mari”.

Urgente pianificazione spaziale marittima per AMP e pesca

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Unci AgroAlimentare: pesca, attività sempre più sostenibile

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Unci AgroAlimentare: pesca, attività sempre più sostenibile – “L’impatto ambientale della pesca, in termini di emissioni nell’atmosfera, è molto ridotto e decisamente inferiore a quello di imbarcazioni di altro genere o ad attività produttive svolte sulla terraferma”. Ad affermarlo è il presidente nazionale di Unci AgroAlimentare, citando il risultato del progetto di studio e ricerca “La pesca e i cambiamenti climatici”, promosso dall’associazione di settore in collaborazione con altri partner, nell’ambito del Piano triennale della Pesca e dell’Acquacoltura 2022-2024.

Gli esiti del lavoro di monitoraggio, effettuato con il coinvolgimento diretto degli operatori, anche attraverso lo sviluppo di un’applicazione digitale per la raccolta dei dati, sono stati presentati nell’ambito di Divinazione Expo 2024, evento collaterale al G7 Agricoltura, nell’isola di Ortigia a Siracusa, con la relazione della biologa e dottoressa di ricerca, Barbara Zambuchini, alla presenza di rappresentanti istituzionali, della direzione Pesca del Ministero, del presidente nazionale dell’Unci AgroAlimentare, Gennaro Scognamiglio, del presidente dell’Unci, Andrea Amico, del direttore dell’Unci Sicilia, Luisa Tosto, e di altri tecnici ed esperti del settore: Vincenza Cerulo, Santo Alleri e Piero Forte.

Il progetto ha permesso l’analisi sulle emissioni di anidride carbonica (CO2) delle flotte pescherecce nel Mediterraneo, focalizzandosi su alcune aree del Tirreno (GSA 10), dello lonio (GSA 16) e dell’Adriatico (GSA 17-18). È stata condotta un’analisi statistica, esaminando variabili chiave come le caratteristiche dei motori, la potenza, il tipo di alimentazione, il numero di giornate di pesca e i tempi di permanenza in mare. E’ stata poi focalizzata l’analisi su tecniche di pesca, quali lo strascico, volanti, lampare, la piccola pesca, compiendo una valutazione oltre che sul rilascio di anidride carbonica, anche sui principali macroinquinanti/gas serra responsabili dei fenomeni di acidificazione ed eutrofizzazione, come il monossido di carbonio, l’ossido di azoto, l’ossido di zolfo, composti organici volatili non metonici, particelle sospese totali (PM10), ed esaminando l’efficacia degli impianti di mitilicoltura nel trattenere CO2, contribuendo così a una migliore comprensione del flusso biogenico del carbonio e delle dinamiche ambientali.

Uno studio sulle emissioni di gas serra nella pesca ha rilevato che ogni chilo di pesce allevato emette 5 kg di CO2, quello pescato da 1 a 3 kg, dati molto più contenuti rispetto ai 59,6 kg emessi per un chilo di carne rossa, mentre per l’agnello si arriva a 24 kg. Anche altri alimenti come il formaggio, principalmente derivato da latte vaccino, oppure il ciccolato o il caffè contribuiscono significativamente all’impatto ambientale.

Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, gli alimenti vegetali hanno un impatto ambientale notevolmente inferiore rispetto ai prodotti animali. Per gli impianti di mitilicoltura viene evidenziato il contributo positivo al riassorbimento dell’anidride carbonica da parte dei mitili (cozze), soprattutto per gli impianti privi di fasi di stabulazione.

La pesca con metodi sostenibili e responsabili non solo riduce le emissioni, ma salvaguarda gli ecosistemi marini. Il comparto ha già compiuto progressi significativi in questa direzione, con una riduzione del 50% delle emissioni a partire dal 1990 nell’Ue. Per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni entro il 2050 occorre trovare valide alternative energetiche e diminuire la dipendenza da combustibili fossili.

Unci AgroAlimentare: pesca, attività sempre più sostenibile

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Unci AgroAlimentare: pesca, attività sempre più sostenibile. I risultati della ricerca scientifica

Unci AgroAlimentare: pesca, attività sempre più sostenibile. I risultati della ricerca scientifica

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“L’impatto ambientale della pesca, in termini di emissioni nell’atmosfera, è molto ridotto e decisamente inferiore a quello di imbarcazioni di altro genere o ad attività produttive svolte sulla terraferma”.

Ad affermarlo è il presidente nazionale di Unci AgroAlimentare, citando il risultato del progetto di studio e ricerca “La pesca e i cambiamenti climatici”, promosso dall’associazione di settore in collaborazione con altri partner, nell’ambito del Piano triennale della Pesca e dell’Acquacoltura 2022-2024.

Gli esiti del lavoro di monitoraggio, effettuato con il coinvolgimento diretto degli operatori, anche attraverso lo sviluppo di un’applicazione digitale per la raccolta dei dati, sono stati presentati nell’ambito di Divinazione Expo 2024, evento collaterale al G7 Agricoltura, nell’isola di Ortigia a Siracusa, con la relazione della biologa e dottoressa di ricerca, Barbara Zambuchini, alla presenza di rappresentanti istituzionali, della direzione Pesca del Ministero, del presidente nazionale dell’Unci AgroAlimentare, Gennaro Scognamiglio, del presidente dell’Unci, Andrea Amico, del direttore dell’Unci Sicilia, Luisa Tosto, e di altri tecnici ed esperti del settore: Vincenza Cerulo, Santo Alleri e Piero Forte.

Il progetto ha permesso l’analisi sulle emissioni di anidride carbonica (CO2) delle flotte pescherecce nel Mediterraneo, focalizzandosi su alcune aree del Tirreno (GSA 10), dello lonio (GSA 16) e dell’Adriatico (GSA 17-18).

È stata condotta un’analisi statistica, esaminando variabili chiave come le caratteristiche dei motori, la potenza, il tipo di alimentazione, il numero di giornate di pesca e i tempi di permanenza in mare.

E’ stata poi focalizzata l’analisi su tecniche di pesca, quali lo strascico, volanti, lampare, la piccola pesca, compiendo una valutazione oltre che sul rilascio di anidride carbonica, anche sui principali macroinquinanti/gas serra responsabili dei fenomeni di acidificazione ed eutrofizzazione, come il monossido di carbonio, l’ossido di azoto, l’ossido di zolfo, composti organici volatili non metonici, particelle sospese totali (PM10), ed esaminando l’efficacia degli impianti di mitilicoltura nel trattenere CO2, contribuendo così a una migliore comprensione del flusso biogenico del carbonio e delle dinamiche ambientali.

Uno studio sulle emissioni di gas serra nella pesca ha rilevato che ogni chilo di pesce allevato emette 5 kg di CO2, quello pescato da 1 a 3 kg, dati molto più contenuti rispetto ai 59,6 kg emessi per un chilo di carne rossa, mentre per l’agnello si arriva a 24 kg. Anche altri alimenti come il formaggio, principalmente derivato da latte vaccino, oppure il ciccolato o il caffè contribuiscono significativamente all’impatto ambientale. Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, gli alimenti vegetali hanno un impatto ambientale notevolmente inferiore rispetto ai prodotti animali. Per gli impianti di mitilicoltura viene evidenziato il contributo positivo al riassorbimento dell’anidride carbonica da parte dei mitili (cozze), soprattutto per gli impianti privi di fasi di stabulazione.

La pesca con metodi sostenibili e responsabili non solo riduce le emissioni, ma salvaguarda gli ecosistemi marini. Il comparto ha già compiuto progressi significativi in questa direzione, con una riduzione del 50% delle emissioni a partire dal 1990 nell’Ue. Per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni entro il 2050 occorre trovare valide alternative energetiche e diminuire la dipendenza da combustibili fossili.

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