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L’acquacoltura rigenerativa di ricci di mare in Giappone rappresenta oggi una delle risposte tecnologicamente più avanzate al degrado degli ecosistemi costieri. Lanciato il 1° aprile 2025, il progetto pilota sviluppato da Yanmar Holdings e Kita-Sanriku Factory nasce con un obiettivo preciso: contrastare l’isoyake, ovvero la desertificazione marina, e trasformare ricci di mare denutriti e privi di valore commerciale in una risorsa ittica esportabile.
La desertificazione costiera, provocata anche dalla sovrapopolazione di ricci che divorano le alghe, ha messo in crisi un intero comparto. Il Giappone ha deciso di agire, investendo 920 milioni di yen in una struttura d’avanguardia a Iwate, dove i ricci vengono allevati in vasche a terra, nutriti con un mangime brevettato e resi idonei al mercato grazie a un protocollo di rigenerazione che ne migliora gonadi, colore e sapore.
Innovazione brevettata e sinergia pubblico-privato
Il cuore tecnologico del sistema è il modulo UNI-VERSE®, sviluppato in collaborazione con l’Università di Hokkaido e sostenuto dal programma pubblico SBIR. Le vasche e i sistemi di gestione ambientale sono frutto dell’ingegneria Yanmar, già attiva nell’acquacoltura indoor con soluzioni per la molluschicoltura e la gestione automatizzata.
Il mangime Hagukumutane®, combinato con vasche intelligenti e sistemi di lavaggio brevettati, consente di standardizzare un prodotto che fino a pochi anni fa era scartato. Il risultato è duplice: si ripristina l’equilibrio degli habitat marini e si ottiene un riccio di mare con caratteristiche organolettiche comparabili a quelle del prodotto selvatico, ma disponibile tutto l’anno.
Ricci giapponesi per il mercato globale
Il nuovo stabilimento non si limita al mercato interno. Già nel 2025, Kita-Sanriku Factory presenta i suoi ricci rigenerati in quattro fiere chiave: Barcellona, Boston, Dubai e Bangkok. L’obiettivo è strutturare una rete distributiva che tocchi Unione Europea, Stati Uniti, Thailandia ed Emirati Arabi, rispondendo alla domanda crescente di prodotto giapponese con continuità di approvvigionamento e qualità certificabile.
Mentre la pesca tradizionale fatica a garantire quantità e standard costanti, l’acquacoltura rigenerativa consente una programmazione delle forniture, riducendo il rischio commerciale per buyer e distributori. Si tratta di una leva competitiva cruciale per l’export, soprattutto in vista dei mercati premium dell’alta ristorazione e del retail selezionato.
Una strategia replicabile anche in Europa
I presupposti che hanno portato allo sviluppo dell’acquacoltura rigenerativa di ricci di mare in Giappone trovano riscontro anche nel bacino del Mediterraneo. Aree soggette a stress ambientale, diminuzione della biomassa algale e squilibri nella fauna bentonica pongono sfide analoghe. Questo modello nipponico, consolidato su base scientifica e industriale, può diventare una fonte di ispirazione concreta per il ripensamento delle filiere ittiche europee, con ricadute su biodiversità, economia e sostenibilità.
La collaborazione tra industria, ricerca e istituzioni pubbliche ha permesso al Giappone di trasformare un problema ecologico in un’opportunità economica concreta. L’acquacoltura rigenerativa di ricci di mare in Giappone non è solo una risposta alla desertificazione costiera, ma un esempio efficace di innovazione circolare con potenzialità globali.
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