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In Italia il pesce si mangia, si ama, ma spesso si fraintende. Ogni giorno al supermercato o in pescheria ci lasciamo guidare da idee tramandate, consigli sbagliati o verità a metà che rischiano di farci fare scelte poco consapevoli.

In questo articolo sfatiamo le bufale sul pesce più comuni. Quelle che, senza accorgercene, ci fanno spendere di più, mangiare peggio o guardare con diffidenza prodotti di alta qualità.

“Il pesce allevato è peggiore di quello pescato”

È una convinzione molto diffusa, ma non tiene conto dei cambiamenti avvenuti negli ultimi vent’anni. L’acquacoltura moderna, in Italia come in Europa, è soggetta a controlli rigidi su qualità dell’acqua, alimentazione, densità di allevamento e benessere animale.

I pesci allevati oggi crescono in ambienti costantemente monitorati, sono nutriti con mangimi bilanciati, privi di antibiotici preventivi e sottoposti a protocolli sanitari certificati.

Inoltre, l’allevamento consente una maggiore disponibilità durante tutto l’anno, una filiera tracciabile e un impatto ambientale più gestibile rispetto alla pesca indiscriminata. Non si tratta quindi di un’alternativa di ripiego, ma spesso della scelta più sicura, sostenibile e accessibile.

A livello nutrizionale, diversi studi hanno mostrato che il contenuto di omega-3 nei pesci allevati può essere pari o persino superiore a quello dei selvatici, grazie a mangimi formulati con microalghe e farine ricche di EPA e DHA.

E per chi ha dubbi sulla sicurezza alimentare: i controlli sugli allevamenti europei sono continui e trasparenti. Le normative impongono tracciabilità dalla vasca alla tavola, una garanzia che raramente è possibile con il pescato di provenienza non UE.

“Il pesce fresco è sempre meglio del surgelato”

L’idea che il pesce surgelato sia di qualità inferiore è figlia di un passato in cui la conservazione a freddo non garantiva standard elevati. Ma oggi le tecnologie sono cambiate.

Il pesce surgelato viene abbattuto a temperature molto basse, fino a -40°C, subito dopo la cattura. Questo blocca la proliferazione batterica e preserva le caratteristiche organolettiche. Quando arriva sul mercato, mantiene spesso più nutrienti rispetto a un pesce “fresco” che ha viaggiato per giorni.

L’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) sottolinea che la surgelazione profonda rappresenta una delle tecniche più efficaci per mantenere il profilo nutrizionale del pesce e ridurre il rischio di contaminazioni microbiologiche.

In più, il surgelato è una scelta eccellente per chi vuole preparare carpacci, tartare o sushi a casa, poiché molti prodotti sono già idonei al consumo crudo, nel rispetto delle normative sanitarie.

“Se ha l’occhio lucido, è buono da mangiare crudo”

Questa è una delle bufale sul pesce più pericolose. L’aspetto esteriore può indicare freschezza apparente, ma non dice nulla sulla sicurezza igienica. Il rischio principale, in questo caso, si chiama Anisakis: un parassita presente in molti pesci, soprattutto quelli azzurri, capace di provocare problemi gastrointestinali e reazioni allergiche anche gravi.

Secondo il Ministero della Salute, tutti i prodotti destinati al consumo crudo o poco cotto devono essere abbattuti termicamente, cioè congelati a -20°C per almeno 24 ore, o a -35°C per almeno 15 ore, per eliminare i rischi legati ad Anisakis.

Per essere sicuri di consumare pesce crudo senza rischi, è fondamentale acquistare solo prodotti abbattuti termicamente, con etichetta che ne attesti l’idoneità al consumo crudo. Occhio lucido o branchie rosse non bastano. Serve consapevolezza, non estetica.

“Il pesce costa troppo”

Generalizzare è sempre un errore. È vero: alcune specie pregiate come il gambero rosso o il tonno rosso hanno un prezzo elevato, ma l’offerta è molto più ampia di così.

Il pesce azzurro, ad esempio, rappresenta una risorsa accessibile, ricchissima di omega-3, proteine nobili e micronutrienti. Alici, sgombri, sardine e suri si trovano a prezzi contenuti, freschi o in versione surgelata e già puliti. Conoscere questi prodotti vuol dire anche valorizzare la pesca locale e portare a tavola gusto e salute con pochi euro.

Secondo i dati ISMEA, il pesce azzurro è tra i prodotti ittici più acquistati dagli italiani per il rapporto qualità-prezzo. Inoltre, la crescente offerta di confezioni pronte all’uso ne facilita il consumo anche nelle famiglie più giovani o con poco tempo per cucinare.

“Più è grande, più è buono”

Non necessariamente. La dimensione del pesce non è sempre indice di qualità. Alcuni pesci, come orate e spigole, hanno una carne più tenera e omogenea quando sono di taglia media (tra 300 e 600 grammi). Pezzature molto grandi possono risultare fibrose o cuocere in modo non uniforme.

In cucina, la resa migliore non è solo questione di peso, ma anche di struttura delle carni, tempo di cottura, modalità di preparazione.

Per molte ricette tradizionali — come l’orata al sale o la spigola al forno — la pezzatura media assicura un equilibrio perfetto tra gusto e semplicità. A parità di peso, scegliere due esemplari medi invece di uno grande può fare la differenza anche sul piano pratico.

Le bufale sul pesce sono dure a morire, ma oggi abbiamo strumenti e conoscenze per riconoscerle. Un consumatore informato fa scelte migliori per sé, per il mare e per chi lavora nella filiera. Il pesce è un alimento prezioso, ma per trarne il massimo serve imparare a leggerlo davvero.

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L’articolo Cinque bufale sul pesce da sfatare per mangiare meglio e scegliere consapevolmente proviene da Pesceinrete.

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