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Il colore del filetto di salmone e lo stress ambientale rappresentano oggi un binomio chiave per comprendere la qualità reale del prodotto finale nella moderna acquacoltura. Una recente ricerca condotta da Nofima, in collaborazione con NTNU e Skretting, e finanziata dal Norwegian Seafood Research Fund, ha chiarito come le condizioni di allevamento interagiscano con la nutrizione, influenzando direttamente l’intensità della pigmentazione del filetto.
Per buyer, produttori e stakeholder della filiera ittica, questa scoperta apre a nuove considerazioni pratiche: valutare il colore di un filetto non è più solo una questione estetica, ma una finestra sui processi fisiologici e gestionali che ne determinano la qualità.
Astaxantina e vitamina A: la risposta dipende dall’ambiente
L’astaxantina, pigmento naturale responsabile del colore rosa-arancio del salmone, è anche un potente antiossidante. La sua presenza nel muscolo dipende dalla capacità dell’animale di assorbirla e immagazzinarla attraverso l’alimentazione. Tuttavia, lo studio dimostra che il colore del filetto di salmone e lo stress ambientale sono strettamente collegati: lo stress ossidativo causato da trattamenti contro i pidocchi del salmone, come l’ammassamento e l’ipossia temporanea, può ridurre drasticamente l’assorbimento dell’astaxantina.
Anche la vitamina A, anch’essa presente nel mangime, svolge un ruolo complesso. Se in condizioni normali alti livelli di vitamina A sembrano interferire con l’assorbimento dell’astaxantina, in situazioni di stress la combinazione di dosi elevate di entrambi i nutrienti ha un effetto protettivo sulla pigmentazione.
Il ruolo dello stress nei protocolli nutrizionali
Durante l’esperimento, i salmoni sono stati alimentati con mangimi formulati con tre livelli di vitamina A e due livelli di astaxantina, e successivamente sottoposti a stress simulato più volte a settimana. I risultati sono stati chiari: il colore del filetto di salmone e lo stress ambientale devono essere valutati in sinergia, non come fattori indipendenti.
Nei pesci stressati, la pigmentazione si è ridotta visibilmente, tranne nei gruppi che ricevevano mangimi con alte concentrazioni di entrambi i composti. Ciò dimostra che l’alimentazione deve essere adattata alle condizioni ambientali reali per mantenere gli standard qualitativi richiesti dal mercato.
Quali conseguenze per la filiera?
Questi risultati hanno un impatto diretto sulla produzione e sul posizionamento commerciale. L’omogeneità cromatica del filetto non può più essere considerata solo un indice di attrattività per il consumatore: è un vero e proprio indicatore fisiologico del benessere del pesce e dell’efficacia delle strategie di allevamento.
Per i buyer della GDO, dell’Horeca e i distributori internazionali, si tratta di un’informazione cruciale da integrare nei criteri di selezione dei fornitori. Per le imprese produttrici, diventa invece strategico collaborare con i mangimifici e i centri di ricerca per calibrare la formulazione dei mangimi su base ambientale, specialmente nei siti a maggiore esposizione a stress ripetuti.
Una visione integrata per qualità e benessere
Il colore del filetto di salmone e lo stress ambientale non sono solo elementi da monitorare separatamente, ma parte di un unico sistema. Nutrizione e gestione degli allevamenti devono essere sempre più integrati per garantire un prodotto di alta qualità, sostenibile e sicuro.
Nel contesto di una filiera in costante evoluzione, questi studi aprono a nuovi standard operativi e offrono un vantaggio competitivo a chi saprà trasformare la ricerca scientifica in valore concreto.
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L’articolo Salmone allevato: il colore del filetto riflette lo stress ambientale proviene da Pesceinrete.
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