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La trasformazione del lavoro nella ristorazione è una delle dinamiche più rilevanti emerse nel Rapporto Ristorazione 2025 redatto da FIPE-Confcommercio. Non si tratta più soltanto di un calo numerico nella disponibilità di personale: a cambiare è la struttura stessa del lavoro nel foodservice.

Il 68% degli operatori dichiara di avere difficoltà nel reperire figure qualificate. Cuochi, aiuto-cuochi e camerieri esperti sono sempre più rari, e con loro scompaiono anche alcune competenze fondamentali. Il risultato è una semplificazione dei processi in cucina, con effetti diretti sulla varietà e qualità dell’offerta.

Il pesce richiede formazione: oggi è l’anello debole

Tra le categorie più penalizzate da questa crisi c’è il pesce fresco. Materia prima delicata, con esigenze specifiche di conservazione, lavorazione e cottura, il pesce non può essere gestito da personale inesperto. Per questo, molti locali preferiscono evitare di inserirlo nei menù o si affidano esclusivamente a referenze pronte o surgelate.

La trasformazione del lavoro nella ristorazione sta generando un effetto a catena: meno personale formato significa meno piatti a base di pesce, meno varietà, meno valorizzazione delle produzioni locali. Una perdita non solo gastronomica, ma economica e identitaria.

Giovani assenti, professionalità in fuga: un problema di sistema

Il settore fatica ad attrarre nuove leve. Secondo quanto riportato dal rapporto, i giovani percepiscono la ristorazione come un comparto con scarso riconoscimento sociale, orari e ritmi di lavoro sfibranti, e limitate prospettive di crescita. La conseguenza è una progressiva uscita dal sistema delle professionalità più qualificate.

Senza formazione e motivazione, la qualità scende. Le tecniche tradizionali di preparazione del pesce si perdono, e l’offerta si appiattisce. La trasformazione del lavoro nella ristorazione non si riflette solo sul personale, ma su tutto ciò che arriva nel piatto.

Collaborare per invertire la rotta: una sfida per la filiera

Se il personale formato è il primo ingrediente per costruire qualità, allora il comparto ittico deve farsi promotore di nuove sinergie. Serve più formazione, più interazione con le scuole alberghiere, materiali semplici e aggiornati per il supporto in cucina. È necessario agevolare l’inserimento del pesce anche nei menù più snelli, senza rinunciare alla sua identità.

Non basta più garantire un buon prodotto: è essenziale renderlo utilizzabile da chi lo lavora. La trasformazione del lavoro nella ristorazione può diventare anche un’occasione per innovare la proposta e rafforzare il legame tra chi produce, chi cucina e chi consuma.

Il valore del prodotto inizia dalla formazione

Il pesce italiano, se fresco e tracciabile, ha tutte le caratteristiche per essere protagonista della ristorazione contemporanea. Ma senza persone in grado di valorizzarlo, resta un potenziale inespresso. Oggi più che mai, il capitale umano è parte integrante della filiera.

Pesceinrete continuerà a raccontare queste connessioni fondamentali per garantire al settore ittico un posto centrale nel futuro del foodservice.

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L’articolo Senza cuochi formati, il pesce esce dai menù: il nodo lavoro nella ristorazione proviene da Pesceinrete.

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