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Attrezzi da pesca biodegradabili, questa è una soluzione che potrebbe ridurre l’inquinamento marino e contrastare il fenomeno della pesca fantasma. È il cuore del progetto PE.S.PLA, che ha coinvolto imprese, ricercatori, istituzioni e operatori della pesca artigianale nel tentativo di conciliare produttività, sostenibilità e innovazione. Ma i risultati, seppur incoraggianti, evidenziano ostacoli tecnologici e normativi ancora da superare.
Un problema ambientale sotto la superficie
Ogni anno, circa 12.000 tonnellate di attrezzature da pesca si aggiungono alle 550.000 tonnellate già presenti nelle acque dello Spazio Economico Europeo. Nasse, reti, palangari abbandonati o persi diventano attrezzi “fantasma”, capaci di continuare a pescare per mesi, danneggiando in modo silenzioso l’ecosistema marino e sottraendo risorse al settore produttivo.
La regione Puglia, con la sua consolidata tradizione di pesca artigianale costiera, è una delle aree in cui questo problema si manifesta con maggiore evidenza. Come spiega Roberto D’Ambra dell’Associazione Agricola, “la perdita di attrezzi realizzati in materiali sintetici come nylon e polipropilene ha un impatto prolungato e difficile da arginare”. Uno studio condotto in Toscana ha dimostrato che una rete a tramaglio smarrita può catturare fino a 14 kg di pesce al giorno per cinque mesi, senza controllo né selettività.
L’approccio del progetto PE.S.PLA
Partendo da questa criticità, il progetto Fishing Without Plastic (PE.S.PLA) ha promosso un’azione congiunta tra enti scientifici, produttori di filati, cooperative di pescatori e amministrazioni pubbliche. L’obiettivo: progettare attrezzi da pesca biodegradabili pensati per l’uso artigianale, capaci di degradarsi in ambiente marino senza lasciare tracce persistenti.
Finanziato con fondi europei, PE.S.PLA ha dato vita a prototipi di reti e nasse realizzati con materiali innovativi, e ha avviato test sperimentali per verificarne la resistenza, la durata e il comportamento in mare. È stato uno sforzo concreto verso la progettazione sostenibile, in linea con gli obiettivi UE su riduzione delle microplastiche e transizione ecologica della pesca.
Tuttavia, i primi risultati hanno messo in luce limiti strutturali dei filati biodegradabili: fragilità meccanica, scarsa tenuta e durata ancora insufficiente per un utilizzo pratico. Allo stesso tempo, la mancanza di standard normativi condivisi sulla biodegradabilità in mare ha complicato la fase di valutazione dei materiali.
Uno scenario ancora in divenire
La ricerca svolta da PE.S.PLA ha evidenziato una reluttanza da parte delle aziende a investire in soluzioni non ancora pronte per la produzione su larga scala. Senza un quadro normativo chiaro, incentivi strutturali e supporto tecnico, la transizione verso attrezzi da pesca biodegradabili rischia di rimanere confinata a livello sperimentale.
Progetti paralleli come INdIGO si stanno concentrando sullo sviluppo di attrezzature statiche a ridotto impatto ambientale, ma anche in questo caso il cammino è lungo e condizionato da variabili ambientali difficili da standardizzare, come temperatura dell’acqua, salinità e luce.
Verso un nuovo paradigma della pesca artigianale
Nonostante le difficoltà, il progetto PE.S.PLA rappresenta un passo fondamentale verso un futuro in cui la sostenibilità degli attrezzi da pesca diventi parte integrante della progettazione e della produzione. Serve però una visione condivisa che coinvolga tutti gli attori della filiera: istituzioni, mondo produttivo, comunità di pescatori.
Il nodo centrale resta la necessità di creare standard tecnici riconosciuti a livello europeo per i materiali biodegradabili utilizzati in mare. Solo così sarà possibile stimolare la ricerca, rafforzare il mercato e assicurare che l’innovazione si trasformi in cambiamento concreto.
La sfida degli attrezzi da pesca biodegradabili è ancora aperta. Progetti come PE.S.PLA hanno dimostrato la volontà e il potenziale del settore, ma è necessario un cambio di passo in termini di investimenti, politiche e collaborazione tra pubblico e privato. Pesceinrete continuerà a monitorare questi sviluppi, con l’obiettivo di offrire a buyer e stakeholder contenuti tecnici e aggiornati sul futuro della pesca sostenibile.
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Foto: Roberto D’Ambra
L’articolo Biodegradabilità e pesca: un orizzonte ancora in costruzione proviene da Pesceinrete.
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