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Finanza blu e cooperazione globale: nuove traiettorie per il settore ittico – Nel suo documento di indirizzo politico per la 4ª Conferenza Internazionale sul Finanziamento per lo Sviluppo (FfD4), il Consiglio dell’Unione Europea ha ribadito l’importanza di strumenti innovativi per sostenere l’Agenda 2030, con un forte accento sulla sostenibilità ambientale e sull’inclusione economica. Tra questi strumenti, c’è la finanza blu, indicata insieme ai green bonds come leva strategica per promuovere investimenti sostenibili nei settori legati alla tutela ambientale e alle risorse naturali.
Sebbene il documento non menzioni in modo diretto la pesca o l’acquacoltura, i riferimenti alla protezione degli oceani, alla sicurezza alimentare e agli investimenti nei sistemi rurali aprono scenari di interesse per il comparto ittico, in particolare nelle economie costiere e nei Paesi in via di sviluppo.
Strumenti finanziari e investimenti nell’economia blu
La citazione esplicita dei blue bonds all’interno del testo ufficiale è un segnale chiaro: l’UE intende favorire soluzioni finanziarie che promuovano la sostenibilità dei mari e delle attività economiche ad essi collegate. In contesti internazionali, questi strumenti sono già stati utilizzati per supportare la pesca responsabile, la conservazione delle risorse ittiche e la resilienza delle comunità costiere.
Alla luce di questo orientamento, anche le imprese della filiera ittica – in particolare quelle impegnate nella transizione ecologica o nella cooperazione internazionale – potrebbero beneficiare in futuro di maggiori opportunità di accesso al credito, di partenariati pubblico-privati o di iniziative multilaterali.
Oceani, cibo e vulnerabilità: un’agenda globale che coinvolge il mare
Il documento sottolinea la centralità della protezione degli oceani, richiamando anche la Conferenza ONU sugli Oceani come momento strategico per lo sviluppo sostenibile globale. Viene inoltre ribadito il sostegno dell’UE agli investimenti nei sistemi agricoli e alimentari, secondo i principi del Comitato per la Sicurezza Alimentare delle Nazioni Unite, che includono esplicitamente anche la pesca e l’acquacoltura.
L’introduzione di indicatori alternativi al PIL, come il Multidimensional Vulnerability Index, potrà favorire l’individuazione di aree fragili e marginali – spesso legate a economie costiere e marittime – meritevoli di interventi mirati. Anche in questo, il settore ittico può trovare un punto di contatto con le politiche di cooperazione europee.
Tra oceani, sicurezza alimentare e strumenti di finanza blu, la pesca sostenibile trova un terreno fertile per inserirsi in progetti di cooperazione internazionale e accesso a risorse strategiche.
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