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Nel dibattito sempre più acceso sull’impatto ambientale degli imballaggi, le cassette in polistirolo per il pesce tornano sotto i riflettori. Non per una nuova accusa, ma per una rivalutazione basata su dati concreti. Lungi dall’essere un problema ambientale, l’EPS (polistirene espanso sinterizzato) si conferma uno dei materiali più tracciabili, riciclabili e performanti utilizzati dalla filiera ittica.
A fronte di percezioni distorte alimentate da immagini suggestive di spiagge deturpate, gli studi dimostrano una realtà ben diversa. Il Ministero dell’Ambiente della Danimarca, in collaborazione con l’Agenzia Nazionale della Pesca, ha rilevato che, sebbene l’EPS costituisca circa l’11% dei rifiuti plastici per numero sulle coste del Mar Baltico, in termini di peso incide per meno dell’1%. In Paesi come Svezia e Germania questa percentuale è ancora più bassa. Anche l’analisi della Great Pacific Garbage Patch – la più grande isola di plastica galleggiante al mondo – stima che i materiali espansi pesino complessivamente meno del 5% del totale.
Nel contesto nazionale, l’Associazione Italiana Polistirene Espanso (AIPE) conferma l’allineamento dei dati italiani con quelli internazionali. “L’EPS è visibile, leggero e galleggiante. Questo lo rende facile da raccogliere e riciclare, ma anche soggetto a pregiudizi visivi”, ha dichiarato Giuseppe Rinaldi, Presidente AIPE. “Serve un cambio di paradigma: non contare gli oggetti, ma valutare l’impatto reale in peso”.
Il settore ittico conosce bene le qualità dell’EPS: atossico, resistente all’umidità, leggerissimo (98% aria) e riciclabile al 100%, è il materiale d’elezione per l’imballaggio del pesce fresco. Dal 2021, ad esempio, il Mercato Ittico di Milano, il più grande d’Italia, ha avviato un progetto virtuoso con AIPE che consente il recupero e il riciclo di oltre 200 tonnellate di EPS ogni anno, pari alla quasi totalità delle cassette utilizzate. Un modello di economia circolare che può – e dovrebbe – essere replicato.
Oggi, grazie alla collaborazione con COREPLA e all’adesione a iniziative come Operation Clean Sweep®, l’intera filiera dell’EPS si muove verso una maggiore efficienza ambientale. Il nuovo Decreto CAM Rifiuti, pubblicato ad aprile 2025, riconosce ufficialmente l’EPS tra i materiali idonei alla raccolta differenziata e alla preparazione per il riutilizzo, anche in ambito urbano.
La sfida, semmai, è comunicativa. In un’epoca in cui l’impatto ambientale è spesso raccontato più che misurato, l’EPS sconta una cattiva reputazione non supportata dai fatti. Eppure rappresenta un alleato prezioso per tutti gli attori della filiera ittica, dalla pesca alla GDO, passando per logistica, trasformazione e distribuzione. Efficienza termica, igiene, leggerezza e tracciabilità sono caratteristiche che, unite a un’infrastruttura di riciclo già operativa, ne fanno un’opzione che merita attenzione strategica, non stigma.
L’EPS si conferma dunque un materiale strategico per la filiera del pesce. Non solo per la sua efficienza tecnica, ma anche per la sua sostenibilità reale, supportata da dati. In un tempo in cui la narrazione ambientale rischia di sopraffare l’evidenza, è fondamentale tornare ai numeri e alle esperienze concrete già attive sul territorio.
Approfondire l’uso consapevole dell’EPS nella propria attività può fare la differenza: in termini di sostenibilità reale, tracciabilità e gestione virtuosa dell’imballaggio.
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L’articolo Cassette in EPS: il packaging che tiene insieme efficienza e riciclo proviene da Pesceinrete.
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