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Mentre l’Italia accelera sullo sviluppo dell’energia eolica offshore, il tema della compatibilità tra eolico offshore e pesca professionale torna con forza al centro del dibattito. Qualche settimana fa, presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF), si è svolta una riunione tecnica dedicata a questo nodo strategico, nel quadro della Pianificazione dello Spazio Marittimo (PSM).

L’incontro ha rappresentato un passaggio operativo importante per affrontare una questione che, fino ad oggi, è stata troppo spesso marginalizzata: come garantire che lo sviluppo delle rinnovabili marine non avvenga a discapito della filiera ittica nazionale, in particolare nelle aree di maggiore intensità di pesca.

Durante i lavori, il Direttore generale della pesca marittima e dell’acquacoltura, Francesco Saverio Abate, ha annunciato l’avvio della redazione di una mappa nazionale dello sforzo di pesca. Si tratta di uno strumento tecnico e conoscitivo finalizzato a rappresentare, con il maggior grado di dettaglio possibile, dove, quanto e con quali caratteristiche si svolge l’attività di pesca nelle acque italiane. L’obiettivo dichiarato è duplice: prevenire conflitti nella pianificazione dello spazio marittimo e restituire centralità a un settore strategico per la sicurezza alimentare, la coesione sociale e l’economia costiera.

La mappa si baserà su dati provenienti da logbook elettronici, sistemi di tracciamento satellitare (VMS e AIS), dichiarazioni di sbarco e fonti statistiche ufficiali. Tuttavia, il valore effettivo dello strumento dipenderà dalla sua capacità di offrire una lettura integrata e qualitativa del mare: non solo quantità di presenze o percorrenze, ma rilevanza economica degli areali, stagionalità dell’attività, specificità delle tecniche di pesca impiegate.

Secondo proiezioni condivise nel corso della riunione, in assenza di un approccio pianificatorio realmente integrato, alcune aree del Paese potrebbero subire una riduzione dell’attività di pesca anche superiore al 60%. Il rischio, concreto, è che l’urgenza di accelerare la transizione energetica si traduca in una riconfigurazione rigida e sbilanciata dello spazio marittimo, a scapito di attività preesistenti che generano valore, occupazione e identità nei territori.

Per approfondire le implicazioni operative della mappa dello sforzo di pesca e chiarire quale ruolo potrà giocare all’interno dei processi decisionali nazionali, abbiamo rivolto al Direttore Francesco Saverio Abate tre domande specifiche:

1. Nel costruire la mappa dell’intensità dello sforzo di pesca, che tipo di lettura intendete offrire: sarà una rappresentazione puramente quantitativa basata su dati VMS, logbook e catture, oppure si terrà conto anche del valore economico delle aree, della stagionalità e delle tecniche di pesca utilizzate?

Per quanto riguarda la mappa dell’intensità dello sforzo di pesca, l’intenzione è di offrire una rappresentazione non puramente quantitativa, ma profondamente integrata e qualitativa. Sebbene i dati provenienti da logbook elettronici, sistemi di tracciamento satellitare (VMS e AIS) e dichiarazioni di sbarco siano fondamentali, la mappa si arricchirà con la considerazione del valore economico degli areali, della stagionalità dell’attività e della specificità delle tecniche di pesca utilizzate. Questo approccio olistico è cruciale per cogliere la vera rilevanza del settore, riconoscendone le sfumature e le interconnessioni con l’ecosistema marino e le comunità costiere. Una mera analisi quantitativa rischierebbe di sottovalutare l’impatto reale su intere filiere produttive e sull’identità territoriale, che la pesca ha contribuito a forgiare nei secoli. La tutela di questo patrimonio produttivo e culturale è un imperativo.

2. Questa mappatura verrà utilizzata come strumento operativo nelle interlocuzioni con MASE e MIT per definire o rettificare le aree idonee e di accelerazione per le rinnovabili, oppure resterà confinata a un ruolo conoscitivo? È prevista una formalizzazione del suo impiego nella governance interministeriale della PSM?

Questa mappatura è concepita come uno strumento operativo essenziale nelle interlocuzioni con MASE e MIT, con l’obiettivo primario di definire o rettificare le aree idonee e di accelerazione per le rinnovabili. Il suo ruolo non può e non deve essere confinato a una mera funzione conoscitiva; al contrario, è pensata per essere un pilastro decisionale nella pianificazione dello spazio marittimo. È auspicabile e necessaria una formalizzazione del suo impiego nella governance interministeriale della PSM. Questo significa che la mappa dovrà avere un peso vincolante nei processi decisionali, garantendo che le esigenze e la tutela del comparto della pesca siano prese in considerazione sin dalle prime fasi di progettazione e non come un ripensamento. Solo così si potrà prevenire una riduzione drastica dell’attività di pesca, che in alcune aree potrebbe superare il 60%, preservando posti di lavoro, tradizioni e sicurezza alimentare.

3. Considerando l’alto rischio di sovrapposizione tra impianti eolici e aree strategiche per la pesca, ritenete opportuno istituire un tavolo tecnico permanente tra MASAF, MASE e rappresentanti della filiera ittica, con il compito di monitorare nel tempo l’evoluzione della pianificazione e aggiornare in modo condiviso le scelte sulle aree marittime? Se sì, con quale mandato e capacità decisionale?

Considerando l’alto rischio di sovrapposizione tra impianti eolici e aree strategiche per la pesca, l’istituzione di un tavolo tecnico permanente tra MASAF, MASE e rappresentanti della filiera ittica è non solo opportuna ma fondamentale. Questo tavolo dovrebbe avere un mandato chiaro e una capacità decisionale effettiva, andando oltre il semplice ruolo consultivo. Il suo compito principale sarebbe quello di monitorare costantemente l’evoluzione della pianificazione dello spazio marittimo e di aggiornare in modo condiviso le scelte sulle aree marine, garantendo un equilibrio dinamico tra le esigenze di transizione energetica e la salvaguardia del settore della pesca.

Un tale organismo, dotato di potere di proposta e di indirizzo, permetterebbe di:

  • Valutare proattivamente gli impatti: anticipare e mitigare i potenziali conflitti tra le nuove infrastrutture e le zone di pesca.
  • Promuovere soluzioni innovative: identificare e sviluppare approcci che consentano la coesistenza o, dove impossibile, proporre alternative economiche per le comunità colpite.
  • Garantire la trasparenza e la partecipazione: assicurare che le decisioni siano prese con il contributo attivo e informato di tutti gli attori interessati, rafforzando la fiducia e la coesione.

Questo approccio collaborativo è l’unico modo per assicurare che l’Italia possa progredire nella sua transizione energetica senza compromettere un’economia e un patrimonio che sono vitali per il suo futuro.

La posizione del MASAF

Il settore della pesca in Italia rappresenta un patrimonio inestimabile, non solo per il suo elevato valore storico, culturale ed economico, ma anche per il suo ruolo cruciale nell’approvvigionamento alimentare e nella sua alta valenza turistico-ricreativa. La transizione energetica, sebbene fondamentale per il futuro del nostro Paese, non può e non deve avvenire a discapito di un’economia di scala così radicata e vitale.

La realizzazione di impianti eolici offshore deve, pertanto, essere il più possibile compatibile con le realtà locali, offrendo eventualmente fonti di economia alternative dove necessario. Il dialogo continuo e fattivo tra MASAF e MASE, con il coinvolgimento costante dei rappresentanti del comparto della pesca, è la chiave per un approccio equilibrato e sostenibile.

L’articolo Eolico offshore e pesca: il MASAF al lavoro per mappare lo sforzo di pesca proviene da Pesceinrete.

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