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Le esportazioni norvegesi di prodotti ittici hanno chiuso il primo semestre del 2025 con un risultato storico: 85,2 miliardi di corone norvegesi per 1,3 milioni di tonnellate esportate in 151 Paesi. In altre parole, 36 milioni di pasti al giorno. Nonostante il quadro globale instabile, con mercati rallentati, barriere commerciali crescenti e rincari strutturali, l’industria ittica norvegese ha dimostrato di saper consolidare la propria leadership, mantenendo intatta la fiducia globale nei suoi standard qualitativi.

Il valore delle esportazioni norvegesi di prodotti ittici è cresciuto del 6% rispetto al 2024, con un’accelerazione marcata in segmenti strategici: il salmone, da solo, vale 57,8 miliardi di corone (+3%), seguito da trota (+20%), sgombro (+56%) e granchio reale (+70%). L’acquacoltura continua a rappresentare la spina dorsale dell’export ittico norvegese, con un’incidenza del 73% sul valore totale esportato.

Dinamiche di filiera e mercati in evoluzione

Il successo norvegese non si legge solo nei numeri assoluti, ma nelle dinamiche che lo alimentano. Crescono i mercati maturi come Stati Uniti, Cina e Regno Unito, ma anche Paesi in forte espansione, dalla Thailandia all’Egitto, dalla Polonia al Vietnam. I nuovi canali digitali, come TikTok e il social commerce in Cina, stanno ridefinendo i modelli distributivi, offrendo spunti rilevanti per tutta la filiera europea.

La Cina ha registrato una crescita del 62% in valore per il salmone, con un aumento del 122% dei volumi: numeri che raccontano non solo una domanda crescente, ma un sistema promozionale integrato tra online e retail fisico. Il Regno Unito, nonostante le pressioni inflattive sul canale fish & chips, resta saldo come primo mercato per il merluzzo congelato. Il Portogallo, infine, si conferma epicentro per baccalà e pesce salato, pur in presenza di minori volumi a causa delle riduzioni di quota.

Innovazione, resilienza e visione strategica

Il caso norvegese evidenzia tre pilastri essenziali per la competitività: accesso efficace ai mercati, solidità della catena del valore e capacità di adattamento rapido. La crescita record del granchio artico (+100%) o dei gamberi (+28%) mostra come anche prodotti di nicchia possano rafforzare le performance complessive se accompagnati da promozione mirata e adeguata disponibilità.

Anche il segmento della pesca – il 27% del valore esportato – ha segnato un +11% nonostante un calo dei volumi. È il risultato di un mercato disposto a pagare di più per qualità e tracciabilità, mentre si assiste a una rivalutazione delle specie meno note, come eglefino e aringa, che beneficiano di una nuova narrazione valoriale, attenta anche alla sostenibilità.

E l’Italia?

Nel quadro dei top importatori, l’Italia perde terreno: -6% in valore nella prima metà del 2025, con 3,5 miliardi di corone. Un segnale che non può essere ignorato. La riduzione dei volumi potrebbe dipendere da dinamiche logistiche, pressioni inflattive o da una ristrutturazione dell’offerta.

In conclusione le esportazioni norvegesi di prodotti ittici nel primo semestre 2025 non sono solo un record contabile, ma la fotografia di una filiera capace di anticipare, investire e reagire. Aumenta la varietà delle specie richieste, si diversificano i canali, si innova nei formati. Una lezione per tutto il settore europeo: il valore non è solo nella quantità, ma nella coerenza strategica dell’intero ecosistema produttivo.

Monitorare le performance norvegesi può offrire spunti preziosi per ridefinire posizionamenti, strategie di export e dialogo con i mercati ad alto valore.

Dati Norwegian Seafood Council.

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L’articolo Il semestre record della Norvegia rafforza il ruolo globale dell’ittico nordico proviene da Pesceinrete.

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