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La Commissione Europea ha approvato la Roadmap towards Nature Credits, un documento destinato a cambiare il modo in cui guardiamo al mare, alla pesca e al valore della biodiversità.
Abbiamo intervistato Federico Menetto, fondatore di Blufarmers, comunità digitale di pescatori e attivatore di progetti innovativi nell’economia del mare, per capire cosa cambia davvero.
Federico, partiamo dalla base: cosa sono i Nature Credits?
I Nature Credits sono unità economiche che certificano un’azione concreta, misurabile e verificabile a favore della biodiversità.
Possono essere acquistati da aziende, fondi d’investimento, enti pubblici o cittadini che vogliono migliorare la propria impronta ambientale o ridurre i rischi legati alla perdita di natura.
Chi realizza queste azioni – parliamo di pescatori, maricoltori, cooperative, gestori di aree marine – riceve un ritorno economico proporzionato al valore generato. È un sistema semplice: fai un’azione positiva per la natura, la certifichi tramite un ente terzo, e quella azione diventa un credito ambientale che puoi vendere sul mercato. Il ricavo ti torna come incentivo economico.
Avete contribuito a cambiare la narrativa sui pescatori, dando questa nuova idea di Agricoltori di mare, ormai adottata dalla Politica e dalle Istituzioni, Come è nata questa idea?
Adoro usare la semantica per innovare.
I Blu Farmers sono la prima comunità digitale nata per cambiare la narrazione attorno ai pescatori.
Dal 2018 lavoriamo per superare l’immagine del pescatore-predatore e riconoscere invece il suo ruolo di custode attivo degli ecosistemi marini.
Nascono con una visione chiara: creare un’economia del mare che non consuma, ma rigenera.
Parliamo di maricoltori, pescatori artigianali, operatori costieri che adottano pratiche sostenibili e sono pronti a produrre valore ambientale oltre che alimentare.
Quando sono nati i Blue Farmers e parlavate di carbon credit sembrava un’utopia. Oggi è realtà. Che effetto ti fa?
Oggi è realtà. Ci vorrà ancora qualche mese per vedere i primi crediti attivi, ma il quadro normativo è stato tracciato.
E devo dire una cosa con chiarezza: grazie alla politica che ha saputo ascoltare le istanze dei suoi elettori, e ha trasformato un’intuizione in economia reale.
Questa è un’opportunità per tutti. Per chi lavora, per chi investe, per chi crede nella rigenerazione.
Perché tutto questo dovrebbe interessare il mondo della pesca?
Perché oggi la pesca non è più solo produzione alimentare. È gestione attiva degli ecosistemi marini. E i Nature Credits riconoscono finalmente questo ruolo.
Significa creare nuove fonti di reddito per chi si prende cura del mare: proteggere aree di ripopolamento, rigenerare fondali, adottare attrezzi selettivi, fare maricoltura sostenibile.
Significa rendere economicamente vantaggiose pratiche già virtuose.
E soprattutto, apre la porta a modelli ibridi: pesca + rigenerazione, allevamento + sequestro di carbonio.
Questa è la nuova economia blu rigenerativa.
Hai un esempio concreto?
Sì, Mitilla, la cozza di Pellestrina. Nasce e cresce in una blue vertical farm in acque classificate A. Un sistema che non solo assicura qualità e sicurezza alimentare, ma non ha bisogno di depurazione. E questo è fondamentale: non si spreca energia, non si perde carbonio.
Le acque marine vengono migliorate dalla presenza stessa dei mitili. È un modello che genera carbon credit grazie al sequestro naturale di CO₂, e allo stesso tempo offre un prodotto locale di altissima qualità.
Questa è economia circolare applicata al mare.
C’è il rischio che diventi uno strumento per pochi o troppo complicato?
No. La Commissione ha specificato che il sistema sarà volontario, accessibile e semplificato grazie a strumenti digitali e certificatori terzi. Certo, servono standard seri, governance chiara, e no al greenwashing.
Ma chi guarda avanti sa che questo è il momento giusto:
– Le imprese che investono in natura saranno più competitive;
– I fondi europei e privati richiederanno impatti ambientali positivi;
– I mercati premieranno chi riduce i rischi ecologici e costruisce resilienza.
Cosa ti aspetti adesso?
Mi aspetto che il mondo della pesca colga questa occasione. Non si tratta di rinunciare a produrre, ma di produrre rigenerando. Di proteggere creando valore. Di fare della pesca il primo settore abilitante della nuova economia blu.
Ora tocca a noi: costruire progetti, unire competenze, creare sinergie tra enti locali, maricoltori, istituzioni e investitori.
Noi abbiamo fatto la nostra parte per portare questi temi a livello europeo. Ora vogliamo trasformare idee in casi concreti.
Un messaggio per chi ci legge?
“Il mare non si pesca. Si coltiva.” E oggi abbiamo gli strumenti per farlo davvero.
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L’articolo Il mare non si pesca. Si coltiva. Nature Credits, la rivoluzione blu comincia qui proviene da Pesceinrete.
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