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In un panorama dove i contenuti digitali corrono veloci e si moltiplicano senza sosta, anche la filiera ittica è chiamata a riflettere sulla sostenibilità digitale nella comunicazione. Non si tratta solo di impatto ambientale, ma anche di etica, trasparenza e responsabilità nei messaggi che le aziende trasmettono. È su queste basi che la Fondazione per la Sostenibilità Digitale ha presentato il “Manifesto per la Sostenibilità Digitale della Comunicazione”, illustrato nella Sala Stampa della Camera dei Deputati.

Nato dal lavoro congiunto di esperti e stakeholder del settore media, il Manifesto mira a fornire strumenti concreti per professionisti, imprese e istituzioni, definendo 11 principi fondamentali per rendere la comunicazione digitale più etica, inclusiva e a basso impatto ambientale. Un terreno che incrocia inevitabilmente anche le sfide della filiera ittica, da anni impegnata a riposizionarsi come protagonista della transizione ecologica.

Greenwashing e reputazione di filiera

“Uno degli errori più comuni? Il greenwashing”, ha spiegato Stefano Epifani, presidente della Fondazione. Una trappola nella quale anche le aziende ittiche più strutturate rischiano di cadere, quando trasformano la sostenibilità in una semplice etichetta da esibire anziché in una pratica sostanziale, coerente e verificabile. La sostenibilità digitale nella comunicazione rappresenta allora un’occasione per rafforzare la credibilità del comparto, soprattutto in un momento in cui l’attenzione di buyer, GDO e consumatori si concentra sempre più su coerenza e trasparenza.

Il Manifesto sottolinea, ad esempio, l’importanza di ridurre l’impronta energetica dei contenuti digitali, promuovere una reale accessibilità alle informazioni, garantire la correttezza dei messaggi e valorizzare le diversità culturali. Temi che si intrecciano con le caratteristiche uniche del Mediterraneo e della sua economia blu.

Una leva anche per le PMI

Per le piccole e medie imprese della filiera ittica, spesso escluse dai grandi circuiti di comunicazione, il Manifesto può diventare uno strumento di orientamento. Non serve disporre di budget elevati per praticare una comunicazione sostenibile: serve consapevolezza, metodo e rispetto per chi legge, guarda o ascolta. Evitare sovraccarichi informativi inutili, scegliere formati leggeri, adottare linguaggi inclusivi e documentare in modo trasparente il proprio operato sono pratiche che ogni realtà può fare proprie, anche a partire da una semplice pagina web o da un canale social ben gestito.

La sfida per i media settoriali

Il Manifesto chiama in causa anche chi racconta il settore, come testate, blog e piattaforme specializzate. La sostenibilità digitale nella comunicazione passa infatti anche dalla responsabilità editoriale: evitare disinformazione, usare correttamente l’intelligenza artificiale, distinguere i contenuti sponsorizzati, ridurre l’impronta ambientale delle infrastrutture editoriali digitali. In un contesto dove l’informazione settoriale ha un ruolo decisivo nella costruzione dell’identità produttiva, questa responsabilità diventa strategica.

La sostenibilità digitale nella comunicazione non è un esercizio teorico, ma un elemento essenziale per chiunque operi nella filiera ittica, dalle imprese ai media. Il Manifesto della Fondazione per la Sostenibilità Digitale offre un punto di riferimento utile per evitare scivoloni comunicativi, rafforzare la fiducia dei propri interlocutori e contribuire, davvero, a una filiera più sostenibile sotto ogni punto di vista.

Hai già intrapreso un percorso di comunicazione sostenibile nella tua realtà ittica? Raccontacelo: potremmo condividerlo come esempio utile per l’intero settore.

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L’articolo Sostenibilità digitale e comunicazione: una bussola anche per la filiera ittica proviene da Pesceinrete.

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