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Nel mese di marzo 2025, le vendite di prodotti ittici in Europa hanno registrato una contrazione nei volumi rispetto allo stesso periodo del 2024, ma il valore economico del mercato è rimasto sorprendentemente stabile. A evidenziarlo è il consueto bollettino mensile EUMOFA (European Market Observatory for Fisheries and Aquaculture), che analizza l’andamento del comparto ittico nei diversi segmenti e mercati dell’Unione.

Secondo quanto riportato da EUMOFA, il totale delle vendite a volume nei mercati all’ingrosso europei ha raggiunto 250.000 tonnellate a marzo 2025, in calo rispetto alle circa 275.000 tonnellate dello stesso mese del 2024. Tuttavia, a compensare questo calo quantitativo è intervenuto un aumento del valore unitario: il prezzo medio per chilogrammo è salito a 1,52 EUR/kg, il dato più alto registrato da inizio anno.

Questo scostamento tra volume e valore suggerisce un mercato che si sta spostando verso prodotti a maggiore marginalità o qualità percepita più alta. Una dinamica che potrebbe riflettere, almeno in parte, i cambiamenti nei comportamenti d’acquisto post-inflazione e il maggiore interesse dei consumatori per referenze certificate, sostenibili o lavorate.

Osservando i grafici del report EUMOFA, appare evidente che le vendite di prodotti ittici in Europa seguono una stagionalità costante, con picchi tra fine anno e inizio primavera, e cali fisiologici in estate. Marzo 2025 si è posizionato come mese di transizione, con una performance economica superiore a gennaio e febbraio, ma ancora lontana dai livelli di dicembre.

Nel confronto interannuale, alcuni mercati come Francia, Germania e Spagna mostrano una tenuta complessiva, mentre altri – in particolare alcuni dell’Europa centrale e orientale – registrano contrazioni più accentuate. Una variabilità che riflette le differenze nella struttura distributiva, nel potere d’acquisto e nelle abitudini alimentari tra i diversi Paesi membri.

Dal punto di vista dei prodotti, il report non entra nel dettaglio delle specie, ma le tendenze generali sembrano premiare l’ittico trasformato e refrigerato a scapito del fresco non lavorato. Questo trend, già osservato nel corso del 2024, è confermato dal progressivo aumento del valore medio al chilo, a fronte di una stabilizzazione o lieve flessione dei quantitativi venduti.

Il dato di marzo va letto dunque come un segnale ambivalente: da un lato, la pressione sui volumi richiama l’attenzione su potenziali criticità della catena logistica o del consumo domestico; dall’altro, il rafforzamento del valore medio indica un comparto ancora capace di generare redditività.

Un sistema in equilibrio instabile

In un contesto europeo dove la pesca e l’acquacoltura sono sempre più integrate in dinamiche commerciali complesse, questi dati suggeriscono la necessità di strategie mirate per consolidare la redditività delle imprese e rispondere in modo agile ai cambiamenti del mercato. Le vendite di prodotti ittici in Europa rimangono un indicatore strategico della salute dell’intera filiera: leggerne le oscillazioni significa anticipare gli impatti su produzione, distribuzione e consumo.

La resilienza mostrata a marzo 2025 apre uno spiraglio di ottimismo, ma solo una visione di lungo periodo potrà garantire un equilibrio tra sostenibilità economica, ambientale e sociale.

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L’articolo Marzo 2025: vendite ittiche in calo, cresce il valore medio al chilo proviene da Pesceinrete.

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