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A Ginevra si gioca una delle partite più complesse e decisive per la sostenibilità planetaria: quella sul trattato globale sulla plastica, la cui versione aggiornata (INC-5.2) è oggetto di serrati negoziati internazionali. Tra i protagonisti, l’Unione Europea si presenta con un mandato chiaro: ottenere un accordo giuridicamente vincolante che affronti l’intero ciclo di vita della plastica, dalla produzione all’eliminazione. Un impegno che non è solo politico, ma anche industriale e ambientale, e che coinvolge in modo diretto settori come quello ittico.

Secondo i dati UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), ogni anno si producono 400 milioni di tonnellate di plastica. Di questa mole, solo il 9% viene riciclato e il 12% incenerito: tutto il resto finisce in discariche, fiumi e oceani. Un flusso ininterrotto che minaccia non solo l’ambiente marino, ma anche la sicurezza alimentare e la salute umana. La filiera ittica, da sempre in prima linea nella tutela della risorsa mare, non può che essere parte interessata in un processo negoziale che punta a contenere l’inquinamento alla fonte.

L’Unione Europea sostiene un trattato ambizioso, capace di intervenire anche sulle cause strutturali dell’emergenza plastica. Si discute dell’eliminazione graduale di alcuni prodotti ad alto rischio, del rafforzamento della gestione ecologica dei rifiuti e di standard comuni per tutti i Paesi. Temi delicati, su cui la Commissaria europea Jessika Roswall interverrà nel segmento ministeriale del 12 agosto, rilanciando l’appello a una cooperazione globale. Perché senza flessibilità, ha dichiarato Bruxelles, non ci sarà accordo.

Già nella precedente sessione di dicembre 2024, il trattato globale sulla plastica aveva registrato progressi sostanziali, ma non sufficienti per chiudere il cerchio. Ora a Ginevra si tenta il salto di qualità, anche grazie alla spinta della High Ambition Coalition to End Plastic Pollution, una piattaforma di 70 Paesi che sostengono l’obiettivo di azzerare l’inquinamento da plastica entro il 2040.

Il settore ittico guarda con attenzione ai risultati dei colloqui. Le microplastiche hanno ormai invaso la catena alimentare marina, con effetti ancora poco studiati ma potenzialmente devastanti per la biodiversità e la salubrità dei prodotti ittici. Allo stesso tempo, le imprese sono chiamate a ripensare packaging, logistica e modelli produttivi, in un’ottica di economia circolare. Le politiche ambientali non sono più un vincolo esterno, ma un elemento strutturale della competitività.

Se la produzione globale di plastica continuerà a crescere al ritmo attuale, entro il 2060 potremmo trovarci con quantità triplicate e costi ambientali fuori controllo. Il trattato globale sulla plastica rappresenta, per l’UE e per l’intera comunità internazionale, l’ultima occasione per invertire la rotta.

La posta in gioco è alta. Non si tratta solo di tutelare gli oceani, ma di riscrivere le regole di un’economia che oggi produce rifiuti più velocemente di quanto sia in grado di gestirli. Per il settore ittico, che dal mare trae valore e identità, ogni passo verso un accordo efficace è anche un investimento sul futuro.

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L’articolo Ginevra, l’UE rilancia sul trattato globale per fermare l’inquinamento da plastica proviene da Pesceinrete.

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