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Nel nuovo report pubblicato congiuntamente da Banca Mondiale e WWF, l’acquacoltura sostenibile emerge come una delle leve più concrete per costruire un sistema alimentare resiliente, inclusivo e a basse emissioni nei prossimi venticinque anni. Lo studio, “Harnessing Water: A Trillion-Dollar Investment Opportunity in Sustainable Aquaculture”, mette nero su bianco una prospettiva tanto chiara quanto ambiziosa: il futuro del pesce passa sempre più attraverso l’allevamento, e dipenderà in larga parte da come – e quanto – sapremo investire in modo lungimirante.
Secondo il documento, lo scenario “business as usual” prevede investimenti pari a circa 500 miliardi di dollari entro il 2050. Questa cifra stimolerebbe una crescita annuale dell’acquacoltura dell’1,9%, portando la produzione globale a circa 159 milioni di tonnellate di prodotti ittici (escluse le alghe) e generando fino a 14 milioni di nuovi posti di lavoro. Ma è lo scenario più ambizioso, da 1.500 miliardi di dollari di investimenti, a catturare davvero l’attenzione: la produzione potrebbe raggiungere i 225 milioni di tonnellate e offrire opportunità occupazionali a oltre 22 milioni di persone. Numeri che trasformano l’acquacoltura in una vera infrastruttura di sviluppo.
“La chiave non è solo crescere, ma farlo bene”, afferma Genevieve Connors, Direttrice Globale ad interim del Dipartimento Ambiente della Banca Mondiale. “Per sfruttare appieno il potenziale dell’acquacoltura, dobbiamo passare a pratiche non solo produttive, ma anche ambientalmente responsabili, socialmente inclusive ed economicamente sostenibili”.
Il contesto globale conferma questa visione. Il settore ittico affronta una crescente domanda di proteine animali a fronte di un progressivo esaurimento delle risorse selvatiche. L’acquacoltura, che già oggi rappresenta quasi il 60% della produzione globale di prodotti ittici, si profila come il segmento in grado di colmare il divario tra consumo e disponibilità, offrendo al contempo vantaggi ambientali rilevanti: è infatti, tra tutte le fonti di proteine animali, quella con la minore impronta di carbonio e le emissioni più basse di gas serra.
Ma per passare dalle potenzialità ai risultati serve una trasformazione profonda. Il rapporto evidenzia la necessità di passare da modelli su piccola scala a sistemi industriali più efficienti e controllati, capaci di attrarre capitali istituzionali, accelerare l’adozione tecnologica e favorire la collaborazione tra attori pubblici e privati. In particolare, nei Paesi emergenti l’accesso a strumenti finanziari innovativi è indicato come prerequisito per qualsiasi ipotesi di crescita sostenibile.
L’analisi condotta su sette Paesi chiave (Bangladesh, Cile, Cina, Ecuador, Egitto, Thailandia e Vietnam) mostra come modelli di partenariato pubblico-privato, accesso al credito agevolato e governance trasparente siano già oggi i fattori che distinguono le economie più dinamiche nel settore. Per ciascuno, il rapporto individua strategie replicabili, delineando mappe operative per un’espansione compatibile con gli obiettivi climatici e di sicurezza alimentare.
Il report non è solo un esercizio analitico, ma un vero invito all’azione per l’economia blu: rivolto a investitori istituzionali, governi, fondi sovrani, banche multilaterali e operatori industriali, propone modelli finanziari adattabili ai diversi contesti nazionali, indicando rischi, barriere regolatorie e opportunità tecnologiche. Un approccio sistemico, che colloca l’acquacoltura sostenibile come perno della strategia alimentare globale da qui al 2050.
L’acquacoltura non è più un’opzione tra le tante, ma una delle poche soluzioni strutturali per affrontare le sfide alimentari del futuro. Il report di Banca Mondiale e WWF delinea una rotta concreta: investire oggi in modelli sostenibili, su larga scala e ben regolamentati, significa garantire domani un approvvigionamento stabile, inclusivo e a basso impatto ambientale. La filiera, in ogni suo anello, ha ora la possibilità – e la responsabilità – di orientare le scelte strategiche verso questa direzione.
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L’articolo Acquacoltura sostenibile: la sfida da mille miliardi proviene da Pesceinrete.
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