Categoria: Pesce In Rete Pagina 3 di 1026

Educazione alimentare nelle scuole, al via la proposta di legge popolare


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È stata ufficialmente depositata presso la Corte Suprema di Cassazione la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dal Comitato Longaevitas, che mira a introdurre l’insegnamento obbligatorio dell’educazione alimentare, ambientale e agli stili di vita sani in tutte le scuole italiane, dagli asili nido all’università, nonché nei centri di formazione delle Forze Armate, delle Forze di Polizia e del soccorso pubblico.

Con il deposito della proposta, prende il via la raccolta firme su tutto il territorio nazionale, coordinata da una rete di referenti locali e nazionali. I cittadini potranno sottoscrivere l’iniziativa tramite la piattaforma digitale del Ministero della Giustizia, presso gli uffici comunali e durante eventi pubblici dedicati.

La proposta nasce dalla necessità di contrastare fenomeni in costante crescita come l’obesità infantile, i disturbi del comportamento alimentare, la sedentarietà e le patologie croniche generative. L’obiettivo è quello di promuovere uno stile di vita sano e consapevole, valorizzando la dieta mediterranea, le produzioni agroalimentari italiane, la cultura del consumo responsabile e la sostenibilità ambientale.

«Questa proposta segna un cambio di paradigma – ha dichiarato Salvo Latino, presidente del Comitato Longaevitas –: vogliamo fare dell’educazione alimentare un diritto di cittadinanza e uno strumento concreto di prevenzione e consapevolezza. È un investimento nella salute pubblica, nella sostenibilità ambientale e nel capitale umano del Paese. Promuoviamo un modello che tuteli il sistema agroalimentare, la sovranità alimentare, la biodiversità, l’agricoltore custode e i mercati locali, valorizzando il cibo come bene comune e leva culturale ed economica. Chiediamo ai cittadini di sostenerci con una firma per costruire insieme una cultura della vita lunga, sana e sostenibile.»

La direzione scientifica del Comitato è affidata al professor Giorgio Calabrese, esperto in nutrizione e presidente del Comitato Nazionale Sicurezza Alimentare del Ministero della Salute.

In qualità di Segretario del Comitato Scientifico, il professor Pasquale Sasso ha dichiarato: «Oggi più che mai è necessario un approccio sistemico all’educazione alimentare. Non si tratta soltanto di trasmettere nozioni nutrizionali, ma di attivare una cittadinanza consapevole, capace di compiere scelte responsabili per la propria salute e per l’ambiente. Questa proposta rappresenta un’opportunità storica per integrare nei percorsi educativi contenuti fondamentali per il benessere individuale e collettivo. È un’iniziativa che valorizza la conoscenza come fattore di prevenzione e la scuola come presidio di salute pubblica.
Mangiare è un atto politico: ogni giorno scegliamo quale modello vogliamo sostenere.»

La proposta ha già ricevuto il sostegno di numerose realtà scientifiche e professionali, tra cui il Consiglio dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali e il Consiglio dell’Ordine dei Tecnologi Alimentari.

Link per firmare: https://rebrand.ly/Firmaperlasalute
Sito ufficiale: www.longaevitas.it

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Approvati i primi cinque progetti del FLAG Veneziano

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Il comparto della pesca e dell’acquacoltura della costa veneziana può contare su un nuovo e significativo passo avanti: la Regione del Veneto ha approvato, attraverso apposito Decreto, la concessione dei finanziamenti ai primi cinque progetti presentati dal FLAG Veneziano – Gruppo di Azione Locale per la Pesca e l’Acquacoltura.

Un risultato atteso, che rappresenta l’avvio concreto di una nuova stagione di interventi a sostegno delle comunità del mare e delle lagune, fondata sulla valorizzazione dei servizi, l’innovazione gestionale e la sostenibilità ambientale.

I progetti, presentati dalle principali Associazioni di categoria – Legacoop, Confcooperative, CIA, Coldiretti e AGCI – riguardano l’attivazione di centri servizi territoriali a disposizione di pescatori e acquacoltori operanti lungo tutto il litorale veneziano. Si tratta di presidi pensati per accompagnare le imprese nella transizione ecologica, rafforzare la formazione professionale, migliorare l’accesso ai mercati e fornire strumenti operativi per affrontare le sfide strutturali che il comparto sta vivendo, dalla crisi della molluschicoltura alla gestione delle specie aliene invasive.

Antonio Gottardo, Presidente del FLAG Veneziano, ha così commentato il risultato: “L’approvazione di questi primi cinque progetti conferma la bontà del lavoro svolto in questi mesi all’interno del partenariato FLAG. È un traguardo frutto di un’azione condivisa e orientata a rispondere ai bisogni reali del territorio. I centri servizi non saranno semplici sportelli, ma veri e propri snodi di innovazione e supporto per i professionisti del mare. Dobbiamo dare risposte concrete a un settore che sta affrontando trasformazioni profonde: queste strutture saranno uno strumento prezioso per aumentare la resilienza delle imprese e favorire una gestione più sostenibile delle risorse ittiche.”

All’approvazione regionale ha fatto seguito anche il plauso dell’Assessore regionale alla Pesca Cristiano Corazzari, che ha dichiarato: “Siamo di fronte a un intervento strategico che punta a sostenere l’identità e la vitalità economica delle nostre comunità costiere. La Regione del Veneto continua a investire nella pesca e nell’acquacoltura come settori chiave per l’equilibrio ambientale, la qualità alimentare e il lavoro locale. Il ruolo del FLAG Veneziano si conferma centrale nel dare attuazione a queste politiche: i progetti approvati promuovono una visione integrata e innovativa dello sviluppo marittimo, e contribuiscono a rafforzare il tessuto produttivo delle nostre lagune.”

Questi primi interventi rientrano nell’attuazione del Piano d’Azione FARI (Futuro, Ambiente, Risorse, Innovazione), lo strumento strategico del FLAG Veneziano nell’ambito del FEAMPA 2021–2027, e anticipano una nuova stagione di bandi che verranno pubblicati nei prossimi giorni. Le nuove misure saranno finalizzate a:

  • sostenere la transizione energetica delle imprese ittiche;
  • promuovere progetti pilota per la lavorazione e trasformazione dei prodotti ittici;
  • favorire l’innovazione negli impianti di acquacoltura;
  • valorizzare i borghi e le identità marinare.

Il FLAG Veneziano, con il supporto di VeGAL in qualità di capofila e della Regione Veneto, prosegue dunque il proprio impegno nel costruire un ecosistema della pesca e dell’acquacoltura più competitivo, sostenibile e integrato nel territorio, capace di affrontare le sfide della contemporaneità senza rinunciare alla propria storia.

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Bloom: il Patto europeo per gli oceani è un regalo alle lobby della pesca

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Doveva segnare una svolta epocale per la protezione marina europea, ma il “Patto europeo per gli oceani” si è rivelato un documento debole e privo di visione, che secondo l’Ong francese Bloom rappresenta un regalo alle lobby della pesca industriale, a discapito della biodiversità, del clima e del futuro del settore.

Presentato dalla Commissione europea durante la Terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (UNOC), il Patto ha sollevato dure critiche da parte della società civile e del mondo scientifico. A deludere è la totale assenza di misure vincolanti contro le tecniche di pesca distruttive, come lo strascico, mai menzionato nelle 27 pagine del documento, nonostante la sua comprovata pericolosità per gli ecosistemi marini.

Secondo l’analisi diffusa da BLOOM, non si tratta solo di un’occasione mancata, ma di una vera e propria resa politica della Commissione europea alle pressioni delle lobby industriali. Al centro del Patto non vi è una reale transizione ecologica, bensì l’ammodernamento tecnologico della flotta e la sostituzione dei motori per ridurre le emissioni. Ma, come sottolinea l’organizzazione, “una rete a strascico resta distruttiva, anche se spinta da un motore elettrico o a idrogeno”.

La strategia proposta dalla Commissione – una gestione “caso per caso” delle aree marine protette – smantella il principio di precauzione e apre la porta al proseguimento della pesca industriale nelle stesse zone che dovrebbero essere tutelate. Per Bloom, questo approccio vanifica gli impegni presi nel 2023, che prevedevano il divieto di pesca a strascico in tutte le AMP entro il 2030.

Anche la questione della giustizia sociale è rimasta fuori dal Patto. Nessun riferimento concreto alla valorizzazione della pesca artigianale, né all’attuazione efficace dell’articolo 17 della PCP sulla distribuzione trasparente delle quote di pesca. Il documento si limita a proporre un generico vademecum e la creazione di un consiglio consultivo, senza alcun obbligo per gli Stati membri.

Infine, la rinuncia alla creazione di un “Fondo Blu” centralizzato per finanziare la transizione del settore evidenzia la frammentarietà dell’approccio. Le risorse continueranno a essere disperse tra diversi strumenti europei, senza una visione coerente e coordinata.

Il nuovo Patto, conclude Bloom, rappresenta una vittoria delle lobby industriali. Dopo le retromarce sul Green Deal e il regolamento Omnibus, anche gli oceani sembrano ora abbandonati a logiche che ignorano la scienza, la sostenibilità e il futuro delle comunità costiere.

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Presentato a Nizza il Patto europeo per gli oceani

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Alla Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani 2025, la Presidente Ursula von der Leyen ha presentato il Patto europeo per gli oceani: un impegno storico verso una governance condivisa e sostenibile delle risorse marine.

In un momento in cui l’oceano affronta minacce senza precedenti – dal cambiamento climatico all’inquinamento, dallo sfruttamento eccessivo alla perdita di biodiversità – l’Unione Europea ha assunto un ruolo guida presentando a Nizza un pacchetto organico di azioni, strumenti e risorse economiche volte a salvaguardarne la salute nel lungo termine.

Cooperazione internazionale e diplomazia oceanica

Il Patto europeo per gli oceani si configura come una piattaforma dinamica di cooperazione internazionale. Promuove una diplomazia oceanica fondata su scienza, innovazione e responsabilità condivisa. L’obiettivo è costruire una governance inclusiva, capace di rispondere in modo efficace alla crisi che minaccia i mari e gli oceani del pianeta.

La visione è chiara: trasformare gli impegni multilaterali in azioni tangibili, rafforzando il ruolo dell’Europa come attore globale responsabile e proattivo nella tutela del capitale blu.

L’attuazione del Trattato sull’Alto Mare (BBNJ)

Tra i momenti chiave della nuova strategia europea, l’adesione formale dell’UE e di vari Stati membri al Trattato sull’Alto Mare (BBNJ) avvenuta il 28 maggio a New York ha rappresentato un passo storico. A Nizza, l’Unione ha confermato l’intenzione di recepire il trattato nel proprio ordinamento e di guidarne l’attuazione globale attraverso la High Ambition Coalition.

Parallelamente, è stato lanciato un programma da 40 milioni di euro per sostenere i paesi partner nel processo di ratifica e attuazione del BBNJ. Uno strumento che si affianca al finanziamento della piattaforma IPOS (International Panel for Ocean Sustainability), per favorire una solida interfaccia scienza-politica.

Oltre 1 miliardo di euro in 50 impegni concreti

La portata del Patto europeo si misura anche in termini di investimento economico. L’Unione ha presentato oltre 50 impegni volontari dal valore complessivo di quasi 1 miliardo di euro, molti dei quali destinati a progetti di cooperazione nei paesi in via di sviluppo.

Un terzo degli investimenti sarà dedicato a scienza e innovazione, pilastri della futura economia blu. Dall’adattamento climatico al ripristino degli ecosistemi marini, la conoscenza scientifica guiderà ogni azione concreta.

Conoscenza e tecnologia al centro della transizione blu

Tra le iniziative di punta, l’Osservatorio europeo dell’oceano e il Gemello digitale dell’oceano rappresentano una svolta tecnologica. L’obiettivo è fornire un’immagine dinamica e tridimensionale del comportamento dell’oceano, grazie a satelliti, sensori in situ, IA e modellizzazione.

Il Padiglione digitale europeo degli oceani ha mostrato per la prima volta il prototipo del gemello digitale, una delle tecnologie chiave per interpretare i cambiamenti in corso e pianificare politiche marine più efficaci.

Un cambio di paradigma nella governance dell’oceano

Il Patto europeo per gli oceani non è solo una dichiarazione d’intenti, ma un cambio di paradigma. Introduce un modello basato su partecipazione, dati condivisi e visione a lungo termine, necessario per affrontare una sfida globale che riguarda l’intera umanità.

La Conferenza ONU sugli Oceani di Nizza ha consacrato l’Unione Europea come leader nella diplomazia oceanica. Il Patto europeo per gli oceani rappresenta una risposta concreta, multilivello e strutturata alle grandi crisi marine. Con risorse economiche consistenti, innovazione scientifica e cooperazione transnazionale, l’UE punta a scrivere un nuovo capitolo nella storia della salvaguardia degli oceani.

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Pesca europea e sostenibilità tra sfide e progressi

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La sostenibilità della pesca UE è al centro della nuova comunicazione annuale della Commissione europea, che fa il punto sui progressi compiuti e sulle criticità persistenti nel quadro della Politica Comune della Pesca. La riduzione dello sfruttamento eccessivo degli stock è un dato incoraggiante, ma i cambiamenti climatici e l’assenza di accordi su alcuni stock condivisi continuano a minacciare gli equilibri ecologici e socioeconomici del settore.

Stock ittici e gestione sostenibile: un quadro disomogeneo

Secondo la valutazione aggiornata, la sostenibilità della pesca UE ha compiuto significativi passi avanti nell’Atlantico nord-orientale, dove la maggior parte degli stock si colloca oggi su livelli considerati biologicamente sostenibili. Tuttavia, restano aree critiche. Nel Mar Baltico, lo stato degli stock è ancora motivo di seria preoccupazione: alcune specie non sono più oggetto di pesca attiva, ma solo di catture accessorie.

Anche nel Mediterraneo e nel Mar Nero si registrano progressi: sette stock hanno raggiunto soglie sostenibili, ma la mortalità da pesca rimane elevata per altri. Le pressioni antropiche, unite agli effetti del cambiamento climatico, continuano a compromettere la resilienza degli ecosistemi marini.

Efficienza energetica e resilienza economica

La Commissione evidenzia una correlazione diretta tra sostenibilità della pesca UE e performance economica delle flotte. I segmenti che operano su stock gestiti in modo sostenibile e che hanno investito in efficienza energetica registrano migliori risultati finanziari e salari più alti per gli equipaggi. Questo dimostra che la tutela ambientale non è solo un imperativo etico, ma anche una leva economica.

Tuttavia, i costi dell’energia restano tra le principali voci di spesa per la flotta peschereccia dell’Unione. Per questo, è attesa una tabella di marcia per la transizione energetica nel settore, prevista entro il primo semestre 2026.

Prospettive per il 2026: partecipazione e governance

La comunicazione della Commissione avvia il percorso di consultazione pubblica per le possibilità di pesca del 2026, coinvolgendo Stati membri, consigli consultivi, imprese e cittadini. L’obiettivo è consolidare i risultati raggiunti in termini di sostenibilità della pesca UE e accelerare il recupero degli stock ancora sovrasfruttati.

Saranno tre le proposte legislative previste per ottobre e dicembre 2025, distinte per area geografica: Atlantico e Mare del Nord, Mar Baltico, Mediterraneo e Mar Nero. Le proposte includeranno adeguamenti tecnici, obblighi di sbarco e piani pluriennali per garantire una gestione sostenibile e trasparente delle risorse ittiche.

La sostenibilità della pesca UE rappresenta un obiettivo condiviso tra ambiente, economia e governance. I progressi registrati sono incoraggianti, ma il settore resta sotto pressione. Rafforzare le misure di tutela degli stock, migliorare l’efficienza energetica delle flotte e incentivare la cooperazione internazionale saranno elementi chiave per garantire la prosperità delle comunità costiere europee.

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