Categoria: Pesce In Rete Pagina 3 di 1003

Canale di Sicilia, risorse ittiche al minimo: marinerie in stato di crisi

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Canale di Sicilia, risorse ittiche al minimo: marinerie in stato di crisi – La voce dei pescatori siciliani è diventata un grido che risuona tra i moli deserti e le reti vuote. A Lampedusa e Sciacca, due simboli della tradizione marinara del Mediterraneo, la pesca non è più garanzia di sostentamento. Nel Canale di Sicilia il pesce sta scomparendo e con esso il futuro di intere comunità che da generazioni vivono del mare.

Non si tratta di una crisi passeggera. I pescatori parlano chiaro: «Il pesce non c’è più». Non è solo un’impressione, ma la drammatica realtà confermata da settimane di uscite a vuoto, dove il carburante consumato vale più del pescato riportato a terra. Le cause sono molteplici e intrecciate in un quadro complesso. Il cambiamento climatico ha accelerato la tropicalizzazione del Mediterraneo, con temperature in costante aumento che alterano gli equilibri biologici e spingono molte specie a migrare verso acque più profonde o più fredde. A questo si aggiunge l’eredità di anni di sovrasfruttamento degli stock ittici e la persistente minaccia della pesca illegale nelle acque internazionali, dove controlli e regole sembrano non arrivare mai.

Totò Martello, presidente del Cogepa di Lampedusa, chiede con forza un fermo biologico lungo e retribuito, almeno sei mesi di pausa per consentire al mare di rigenerarsi. Una richiesta che si fa portavoce non solo delle marinerie pelagiche, ma di tutta la Sicilia e del Sud Italia. A Sciacca, la situazione non è diversa: le cooperative hanno proclamato lo stato di crisi e chiesto la dichiarazione di calamità naturale. Il gambero è sempre più raro, il pesce azzurro scompare, e la preoccupazione cresce ogni giorno che passa.

Questa crisi però non si misura soltanto in termini di mancate catture. È una crisi sociale, culturale ed economica. Le marinerie rischiano di svuotarsi, non solo di pesce, ma di uomini e donne che vivono di questo lavoro. Giovani che vedono svanire la prospettiva di continuare l’attività di famiglia, aziende dell’indotto che chiudono, economie locali che si impoveriscono.

Le soluzioni non possono più essere rinviate. Serve un intervento strutturale che unisca politiche di tutela ambientale a misure di sostegno concreto per i pescatori. Il fermo biologico deve essere parte di una strategia più ampia che comprenda il contrasto deciso alla pesca illegale, la cooperazione internazionale nel Mediterraneo e l’investimento in tecnologie per una pesca più selettiva e sostenibile. Allo stesso tempo, è necessario incentivare percorsi di diversificazione economica come l’ittiturismo o la trasformazione locale del pescato, per ridurre la dipendenza dallo sforzo di pesca diretto.

Il Canale di Sicilia, oggi, racconta una storia che non riguarda solo le marinerie di Lampedusa e Sciacca, ma tutto il Mediterraneo e l’idea stessa di sostenibilità nel settore ittico. Ignorare questo segnale significherebbe accettare che il mare diventi solo una distesa d’acqua senza vita. È il momento di ascoltare chi il mare lo conosce davvero e agire prima che sia troppo tardi.

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L’UE spinge sulla protezione dell’Alto Mare

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L’UE spinge sulla protezione dell’Alto Mare – La Commissione Europea ha lanciato una proposta che potrebbe ridefinire il rapporto tra l’uomo e gli oceani: l’integrazione del Trattato sull’Alto Mare nel diritto dell’UE. Un’iniziativa che non riguarda solo le istituzioni, ma ogni settore legato al mare, dalla pesca all’acquacoltura, fino alla ricerca scientifica e alla sicurezza alimentare. Questo accordo internazionale, noto come “Biodiversity Beyond National Jurisdiction” (BBNJ), rappresenta una risposta concreta alle minacce che gravano su due terzi degli oceani mondiali, quei vasti spazi marini che sfuggono alla giurisdizione dei singoli Stati e che custodiscono risorse fondamentali per l’ecosistema e l’economia globale.

Firmato nel 2023 da 89 paesi, l’accordo punta a proteggere almeno il 30% degli oceani entro il 2030, stabilendo un nuovo standard globale per la gestione sostenibile delle acque internazionali. L’Unione Europea, con la firma della Presidente Ursula von der Leyen, si è posta in prima linea per tradurre questi impegni in norme operative e concrete. La direttiva proposta non si limita a recepire il trattato, ma offre agli Stati membri strumenti chiari per preservare la biodiversità marina, regolamentare le attività economiche in alto mare e garantire una governance trasparente e partecipativa.

Tra gli aspetti più rilevanti, emerge l’istituzione di vaste aree marine protette e l’obbligo di valutazioni d’impatto ambientale prima di autorizzare qualsiasi attività nelle acque internazionali. Una misura che coinvolgerà inevitabilmente anche l’industria ittica e le pratiche di pesca lontano dalle coste, imponendo standard elevati di sostenibilità e responsabilità. Per i ricercatori europei, il trattato apre nuove opportunità nella condivisione delle risorse genetiche marine, assicurando che i benefici derivanti dalla biodiversità siano distribuiti equamente, in linea con gli obiettivi globali di equità e sviluppo scientifico.

Il settore della pesca e dell’acquacoltura si trova così di fronte a una doppia sfida: adattarsi a un quadro normativo più rigoroso e, allo stesso tempo, cogliere le opportunità di un mercato sempre più orientato alla sostenibilità. La proposta della Commissione semplifica i processi amministrativi, evitando oneri eccessivi, ma richiede un cambio di paradigma: non si tratta più solo di sfruttare il mare, ma di garantirne la sopravvivenza per le generazioni future.

Con l’obiettivo di ratificare l’accordo prima della Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani prevista a Nizza nel giugno 2025, l’UE dimostra di voler essere protagonista di una svolta epocale nella gestione degli spazi marini globali. La tutela della biodiversità oltre la giurisdizione nazionale non è solo una questione ambientale, ma una scelta strategica per assicurare stabilità ecologica, economica e sociale in un mondo dove gli oceani restano la più grande risorsa condivisa.

In questo scenario, l’informazione e la consapevolezza giocano un ruolo cruciale. Settori come quello ittico devono prepararsi a dialogare con nuove regole e a trasformare la sostenibilità in valore aggiunto. Il futuro degli oceani non è più una questione distante: oggi si decide come navigheremo domani.

L’UE spinge sulla protezione dell’Alto Mare

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Duwo ottimizza il packaging ittico

Duwo ottimizza il packaging ittico

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Duwo ottimizza il packaging ittico – Nel settore ittico, la gestione degli imballaggi incide in modo determinante sia sull’efficienza logistica sia sull’impatto ambientale. Duwo affronta questa criticità attraverso un sistema di packaging basato su contenitori riutilizzabili, lavabili e integrati con tecnologie di tracciabilità. L’obiettivo consiste nell’eliminazione del polistirolo e nell’introduzione di soluzioni conformi ai principi dell’economia circolare.

Il sistema Duwo utilizza materiali ad alta resistenza meccanica, idonei al contatto alimentare e progettati per garantire durabilità nel ciclo di riutilizzo. Ogni unità di imballaggio è dotata di dispositivi IoT che assicurano il monitoraggio puntuale lungo tutta la filiera, consentendo la registrazione automatica dei passaggi logistici e delle operazioni di sanificazione. Questo approccio consente alle aziende di ottimizzare la rotazione degli imballaggi, ridurre i costi legati al consumo di materiali monouso e assicurare il rispetto degli standard di sicurezza alimentare.

L’eliminazione del polistirolo comporta una riduzione diretta delle emissioni associate alla produzione e allo smaltimento degli imballaggi tradizionali. La scelta di un sistema riutilizzabile si traduce in una diminuzione dei rifiuti plastici e in un miglioramento complessivo dell’impronta ambientale della filiera. Duwo allinea le proprie soluzioni alle normative europee in materia di sostenibilità, proponendo un modello operativo che integra efficienza industriale e responsabilità ambientale.

Il sistema sviluppato da Duwo si distingue per la capacità di integrarsi con le infrastrutture logistiche esistenti, senza richiedere modifiche strutturali ai processi aziendali. La tracciabilità avanzata supporta la gestione digitale delle movimentazioni, offrendo agli operatori uno strumento per il controllo dei flussi e per la verifica continua della conformità igienico-sanitaria.

Il risultato è una piattaforma tecnologica che supera il concetto tradizionale di imballaggio, trasformandolo in un asset gestionale strategico. I riconoscimenti ottenuti in ambito europeo confermano la solidità di un modello orientato alla transizione sostenibile della blue economy, a cui si aggiunge, per il secondo anno consecutivo, il conferimento del prestigioso Premio America Innovazione presso la Camera dei Deputati a Roma. Un ulteriore segnale di apprezzamento per Duwo e per la visione del suo Titolare e CEO, Dante Mele, che ha saputo tradurre l’innovazione tecnologica in un concreto strumento di sviluppo sostenibile per la filiera ittica..

Duwo si propone dunque come interlocutore per le imprese ittiche che intendono ridurre l’impatto ambientale delle proprie operazioni, migliorare la tracciabilità lungo la catena del freddo e adottare soluzioni conformi ai parametri ESG richiesti dai mercati e dalle istituzioni.

Duwo ottimizza il packaging ittico

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Le sirene dei pescherecci italiani suoneranno in omaggio a Papa Francesco

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Le sirene dei pescherecci italiani suoneranno in omaggio a Papa Francesco – Il mondo della pesca italiana si stringe nel cordoglio per la scomparsa del Santo Padre. Papa Francesco ha sempre dimostrato una profonda vicinanza al settore, riconoscendo nei pescatori italiani non solo il valore professionale, ma anche quello umano e ambientale.

In numerose occasioni pubbliche, interviste e udienze, il Pontefice ha sottolineato il ruolo essenziale delle marinerie nella salvaguardia del mare e nella custodia delle tradizioni locali. Un impegno che lo stesso Papa Francesco ha ribadito anche nell’ultimo incontro con i rappresentanti del settore, lo scorso 23 novembre 2024, affermando: «Siete custodi del mare, esempio di solidarietà e visione per il futuro».

Per rendere omaggio alla sua memoria e al suo messaggio, sabato 26 aprile alle ore 9:45, i pescherecci italiani suoneranno in contemporanea le sirene dei pescherecci in tutti i porti del Paese. Lo annunciano congiuntamente Federpesca, Alleanza delle Cooperative Italiane, Coldiretti Pesca, Fai CISL, Flai CGIL e Uila Pesca.

Le sirene dei pescherecci italiani suoneranno in omaggio a Papa Francesco

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Europêche spinge l’UE verso importazioni ittiche sostenibili

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Europêche spinge l’UE verso importazioni ittiche sostenibili – Con un comunicato ufficiale, Europêche – la principale organizzazione rappresentativa della pesca europea – ha preso una posizione netta sulla consultazione pubblica avviata dalla Commissione europea riguardo il futuro dei contingenti tariffari autonomi (ATQ). Il cuore del messaggio è chiaro: l’accesso preferenziale al mercato europeo per i prodotti della pesca non può più prescindere da criteri di sostenibilità ambientale e sociale.

L’attuale sistema ATQ consente l’importazione a dazio zero di oltre 900.000 tonnellate l’anno di prodotti ittici trasformati, provenienti da paesi terzi, in base al solo criterio dell’ordine di arrivo. Una modalità che, secondo Europêche, ha favorito pratiche commerciali distorsive, danneggiando la competitività delle flotte europee e favorendo paesi terzi non vincolati agli standard ambientali e lavorativi dell’UE.

Nel comunicato, Daniel Voces, direttore generale di Europêche, denuncia con forza l’incoerenza di una politica commerciale che “predica sostenibilità all’interno dei confini europei ma consente esenzioni tariffarie a prodotti che non rispettano gli stessi principi”. Secondo Voces, l’UE ha ora l’occasione storica di trasformare le ATQ da semplici strumenti economici a leve strategiche per promuovere una pesca globale più giusta, trasparente e rispettosa delle risorse marine.

A preoccupare l’associazione è anche l’impatto diretto su settori vulnerabili come quello del tonno, in cui ogni anno entrano in Europa 35.000 tonnellate di filetti importati in esenzione doganale da paesi asiatici, molti dei quali coinvolti in pratiche di pesca INN (illegale, non dichiarata, non regolamentata) e violazioni dei diritti dei lavoratori. Queste importazioni, evidenzia Europêche, finiscono per inondare il mercato europeo in pochi giorni, con effetti devastanti sui prezzi e sulla tenuta della flotta comunitaria.

Il comunicato definisce cinque priorità strategiche per una riforma coerente con i valori dell’Unione: sostenibilità obbligatoria per l’accesso ai dazi agevolati, esclusione dei paesi coinvolti nella pesca INN, sostegno concreto alla produzione interna, reciprocità commerciale e allineamento del regime ATQ con le altre politiche UE, incluse le nuove direttive sulla due diligence aziendale e sul controllo della pesca.

Javier Garat, presidente di Europêche, sottolinea che le quote tariffarie autonome devono diventare uno strumento per rafforzare l’autonomia strategica del settore ittico europeo, non per minarla. “Oggi stiamo concedendo vantaggi tariffari a paesi come la Cina senza alcuna contropartita in termini di trasparenza, sostenibilità o reciprocità. Questo deve finire.”

Con questa presa di posizione ufficiale, Europêche intende stimolare un’azione politica decisa da parte della Commissione europea. La sfida è quella di coniugare competitività e responsabilità, offrendo alle industrie europee di trasformazione materie prime accessibili, ma senza più sacrificare l’ambiente marino e la dignità del lavoro in nome del prezzo più basso.

La consultazione pubblica si chiuderà nelle prossime settimane, e i risultati potrebbero ridefinire i rapporti commerciali dell’UE con i partner globali del comparto ittico. Europêche, intanto, ha tracciato una linea netta: le esenzioni tariffarie devono diventare un premio per chi rispetta le regole, non un rifugio per chi le aggira.

Europêche spinge l’UE verso importazioni ittiche sostenibili

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