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Nel 2024, il tonno in scatola si conferma pilastro dell’industria conserviera ittica italiana. A fronte di uno scenario economico ancora incerto, segnato dall’inflazione e dal calo del potere d’acquisto, i volumi di vendita si stanno assestando, mentre crescono export e valore del comparto. Lo evidenzia il report annuale dell’Associazione Nazionale Conservieri Ittici e delle Tonnare (ANCIT) su dati NIQ, ISTAT e Circana.
Un comparto resiliente e in evoluzione
Nel retail, le vendite hanno registrato un calo del 4% a volume, ma la contrazione reale è contenuta: il numero di confezioni vendute è diminuito solo dello 0,6% rispetto al 2023. Il consumo pro capite si attesta sui 2,36 kg annui, confermando la presenza costante del tonno in scatola sulle tavole italiane.
La produzione nazionale è scesa a 72.000 tonnellate (-2,2%), ma è compensata dalla stabilità delle importazioni (98.000 tonnellate) e dalla forte crescita delle esportazioni, che nel 2024 hanno raggiunto le 30.600 tonnellate, con un incremento del +9,57% sul 2023. I principali mercati esteri sono Paesi dell’UE (Germania, Grecia, Croazia, Romania, Slovenia, Polonia, Ungheria e Austria), ma si distinguono anche Canada e Arabia Saudita, quest’ultimo sopra le 1.000 tonnellate grazie all’accordo CETA.
Circular economy e valorizzazione totale della risorsa
Il tonno in scatola è ormai simbolo di sostenibilità. Solo il 41–43% del pesce pescato viene inscatolato; il resto – pelle, carne rossa, testa, lische – viene reimpiegato in filiere innovative: farina e olio di pesce per mangimi e acquacoltura, cosmetici, nutraceutici, bioplastiche e bioenergia. Si tratta di una valorizzazione integrale della risorsa marina, resa possibile anche grazie alla ricerca applicata e alla collaborazione con startup e centri di ricerca.
Anche il packaging racconta un’evoluzione positiva. Le scatolette di acciaio e alluminio sono riciclabili al 100% all’infinito. Secondo i dati 2024 di RICREA, in Italia sono state avviate al riciclo 409.000 tonnellate di acciaio, pari al 77,8% dell’immesso al consumo.
Identità culturale e futuro industriale
Il tonno in scatola è anche una storia italiana. Come ricorda ANCIT, la pesca del tonno nel Mediterraneo ha origini preistoriche, testimoniata da graffiti nell’isola di Levanzo, ed è proseguita attraverso le civiltà classiche fino alle tonnare siciliane e all’inscatolamento industriale dell’Ottocento, grazie all’invenzione di Nicolas Appert.
Dallo stabilimento Florio di Favignana, uno dei primi poli industriali dell’Italia unita, fino alla moderna appertizzazione, il comparto ha saputo coniugare tradizione, tecnologia e qualità. L’Italia, oggi secondo produttore europeo dopo la Spagna, continua a rappresentare un modello di eccellenza grazie a un mix virtuoso di competenza industriale e patrimonio culturale.
Il tonno in scatola, volano sostenibile per il conserviero ittico, si conferma uno dei prodotti più rappresentativi del Made in Italy alimentare, capace di unire valore nutrizionale, sostenibilità ambientale e continuità industriale. In uno scenario globale dove la qualità e la responsabilità ambientale sono sempre più decisive, la filiera conserviera italiana mostra di avere strumenti, visione e radici per rafforzare il proprio ruolo anche nei mercati internazionali.
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L’articolo Dalla scatoletta alla circular economy: il tonno in scatola guida l’innovazione del settore proviene da Pesceinrete.
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