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La sostenibilità della pesca nell’Adriatico non è solo una questione ambientale. È una sfida economica, sociale e culturale. A ribadirlo con forza è stato il Sottosegretario al MASAF, Patrizio La Pietra, durante il vertice internazionale sulla Blue Economy svoltosi ad Ancona, alla presenza di ministri e rappresentanti di Italia, Croazia, Slovenia, Albania e Montenegro.
Un incontro che ha rinnovato, in perfetta continuità con quanto avviato a Mazara del Vallo il 30 maggio scorso, il percorso di cooperazione tra i Paesi affacciati sull’Adriatico. Con un obiettivo preciso: costruire regole condivise, superare le rigidità e garantire un futuro alla pesca e all’acquacoltura, motori storici delle economie marittime del Mediterraneo.
“Se non diamo un giusto reddito ai pescatori, non ce la faremo. Il rischio non è solo che manchi il pesce, ma che non ci siano più pescatori in grado di portarcelo”, ha detto La Pietra.
L’Adriatico: un mare fragile, un’identità da salvare
Per La Pietra, l’Adriatico non è solo un bacino marino: è un ecosistema fragile, una fonte insostituibile di approvvigionamento alimentare, ma soprattutto un elemento identitario per le comunità costiere. “La pesca e l’acquacoltura rappresentano attività millenarie, che oggi rischiano di essere marginalizzate da normative cieche alle dinamiche socioeconomiche.”
Il Sottosegretario ha puntato il dito contro misure restrittive imposte a livello comunitario che, pur nate con finalità conservazioniste, si sono rivelate inadeguate o addirittura controproducenti. “Ridurre le giornate di pesca in modo lineare, comprimere le imprese, chiudere nuove aree senza gestire quelle esistenti: tutto questo sta desertificando il settore.”
Piccoli pelagici, grandi responsabilità
Entrando nel merito tecnico, La Pietra ha citato la situazione di acciughe e sardine nell’Adriatico, evidenziando che le marinerie italiane già pescano al di sotto delle quote. “Le cause della contrazione degli stock sono complesse: cambiamenti climatici, innalzamento della temperatura, comparsa di specie aliene. Non possiamo continuare ad addossare tutta la colpa allo sforzo di pesca.”
Da qui l’appello: serve una gestione più flessibile degli stock, che includa il trasferimento delle quote tra i Paesi contraenti e il riutilizzo delle quote inutilizzate negli anni successivi. “Il campo da gioco deve essere equo per tutti. È l’unico modo per garantire una sostenibilità vera, non solo biologica, ma anche economica e sociale.”
Acquacoltura e climate change: le nuove priorità
Altro tema centrale è quello dell’acquacoltura, che La Pietra definisce strategica per l’Italia e per tutti i Paesi rivieraschi. Tuttavia, le difficoltà legate al cambiamento climatico sono sempre più evidenti. “Ondate di calore, eventi estremi, aumento del livello del mare: tutto questo sta mettendo in ginocchio le produzioni. E l’acquacoltura, oltre a garantire cibo, ha un ruolo cruciale nel ciclo del carbonio e nella sicurezza alimentare.”
Il riferimento al granchio blu, ormai presente in quasi tutti i mari italiani, non è mancato. “Abbiamo agito con decisione, ma serve una strategia comune e a lungo termine, non interventi emergenziali scollegati.”
Un appello al Mediterraneo: stesso mare, stessa responsabilità
Concludendo, La Pietra ha rilanciato la necessità di un impegno politico condiviso a livello euromediterraneo. “Parliamo lingue diverse, abbiamo orizzonti diversi, ma lo stesso mare. Dobbiamo costruire alleanze vere, durature, capaci di difendere la nostra pesca come risorsa, ma anche come cultura.”
Il messaggio è chiaro: la sostenibilità della pesca nell’Adriatico non può più essere affrontata con strumenti obsoleti e visioni settoriali. Serve una governance multilaterale, partecipata, scientificamente aggiornata e profondamente ancorata alle realtà locali.
“Difendere i pescatori significa difendere la civiltà del mare. Questo deve diventare il principio guida delle politiche europee e nazionali.”
Al vertice di Ancona, il Sottosegretario La Pietra ha lanciato un appello forte e determinato: la pesca nell’Adriatico è a rischio non per mancanza di risorsa, ma per mancanza di visione. Occorre costruire subito un sistema equo e flessibile, che dia dignità e reddito a chi garantisce il futuro del nostro mare.
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L’articolo Governance comune per l’Adriatico: l’appello di La Pietra proviene da Pesceinrete.
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