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Nel 2024, l’acquacoltura in Irlanda ha registrato uno dei suoi risultati migliori degli ultimi anni, con un incremento del 25% in valore e del 6% in volume, toccando quota 211 milioni di euro. A determinare questa performance positiva è stato soprattutto il salmone, la cui produzione è cresciuta del 51%, raggiungendo le 14.000 tonnellate: un livello record, il più alto dal 2017. È quanto emerge dal rapporto The Business of Seafood 2024 dell’Ireland’s Seafood Development Agency (BIM), che fotografa con chiarezza il momento di forza – ma anche di squilibrio – del comparto.

Il dato salta subito agli occhi: da solo, il salmone continua a rappresentare il motore principale della redditività del settore, influenzando in modo determinante le prestazioni complessive anno dopo anno. Un risultato che offre prospettive incoraggianti soprattutto per le comunità costiere del Nord e dell’Ovest del Paese, dove la crescita dell’occupazione – stabile nel complesso nonostante un lieve calo del 4% – è sostenuta proprio da questo segmento produttivo.

Tuttavia, secondo BIM, il successo del salmone rischia di offuscare criticità strutturali che permangono in altre aree dell’acquacoltura irlandese. I produttori di ostriche e cozze su corda, infatti, hanno dovuto fronteggiare un anno complesso, segnato da una scarsa disponibilità di semi, elevata mortalità e mercati di esportazione deboli, in particolare verso la Francia. Nel Sud-Ovest del Paese, la comparsa dei vermi tubicoli ha ulteriormente aggravato la situazione, riducendo la commercializzazione di una parte significativa della produzione.

Le cozze di fondale hanno offerto una parziale eccezione, facendo segnare un aumento del 39% in valore grazie a prezzi favorevoli e migliori rese. Tuttavia, anche in questo caso, le prospettive per i prossimi due anni restano incerte: le carenze nei semi di cozze nel biennio 2023–2024 fanno prevedere una contrazione della produzione a breve termine.

BIM, nel suo rapporto, invita a guardare oltre il salmone, delineando un obiettivo strategico chiaro: costruire un settore dell’acquacoltura più bilanciato, in cui bivalvi, alghe e nuove specie possano affiancare la produzione principale senza subirne le fluttuazioni. Per questo, l’Agenzia continua a supportare il comparto con programmi mirati e sovvenzioni, nella convinzione che l’accesso stabile a semi e la tenuta delle condizioni ambientali siano fattori imprescindibili per garantire una crescita sana e sostenibile.

Il caso irlandese – per chi osserva il panorama europeo – offre più di un semplice bilancio annuale. È un richiamo alla necessità, anche altrove, di diversificare le produzioni, consolidare filiere vulnerabili, e progettare modelli che sappiano resistere alle fluttuazioni del mercato e ai cambiamenti climatici. Una logica industriale lungimirante, che guarda oltre le cifre dell’anno in corso, e che può ispirare nuove strategie anche per i territori che puntano sull’acquacoltura come risorsa economica e occupazionale.

Il boom del salmone ha rilanciato l’acquacoltura in Irlanda nel 2024, ma le fragilità delle produzioni di bivalvi impongono una riflessione strategica. L’equilibrio tra specie, l’accesso a risorse biologiche e la resilienza delle filiere restano le chiavi per uno sviluppo sostenibile e duraturo.

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L’articolo Irlanda, l’acquacoltura cresce ma resta sbilanciata: salmone driver, bivalvi in affanno proviene da Pesceinrete.

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