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Nel nord della Danimarca, a Hirtshals, sta prendendo forma un progetto che potrebbe cambiare radicalmente il volto dell’acquacoltura: l’allevamento circolare di trote concepito da Onnest. Non è solo una sfida tecnologica o un esercizio di sostenibilità: è una proposta concreta di ripensamento dell’intera filiera, dalle infrastrutture produttive fino ai modelli di consumo.
La visione è chiara: zero sprechi, benessere animale elevato, impatto ambientale minimo e valorizzazione dei sottoprodotti. Un’alternativa strutturata e sistemica ai modelli intensivi tradizionali.
Fondata dai norvegesi Samuel Muren e Håkon Volden, Onnest ha scelto la terraferma danese per costruire il primo allevamento circolare di trote al mondo, basato su un’architettura industriale che mette al centro il concetto di circolarità. Ma il progetto va oltre la produzione: ambisce a diventare un simbolo di come si possa produrre cibo in modo etico, efficiente e connesso con il territorio.
Dalla trota al sistema: un cambio di paradigma
Ogni aspetto dell’impianto è progettato per essere parte di un ciclo virtuoso. Gli scarti della lavorazione del pesce e i fanghi residui diventano substrato per la produzione locale di alghe, le quali, a loro volta, saranno impiegate per produrre mangime, insieme a sottoprodotti ittici locali. Si elimina così la dipendenza dalla soia importata e si riduce la pressione sulle foreste sudamericane.
La sinergia con le industrie vicine, come gli impianti per la produzione di idrogeno, consente di recuperare calore residuo, trasformandolo in energia utile per i processi interni. Tutto è pensato per rigenerare, non solo per produrre.
Benessere animale: oltre la retorica
Il progetto non si limita agli aspetti ambientali. Il benessere animale è un punto cardine: le trote verranno allevate senza farmaci né vaccini, in un ambiente studiato per garantire condizioni ottimali di crescita e una sopravvivenza superiore al 95%. Un traguardo ambizioso, considerando che nei sistemi tradizionali a terra la mortalità può superare il 50%.
Dietro questi numeri c’è la collaborazione tra architetti e ingegneri (tra cui Hovaldt, Lendager e Schønherr), che stanno costruendo spazi dove tecnologia e design si fondono per creare un ambiente favorevole sia alla produzione che alla vita del pesce.
Un impianto che parla al mondo
Il Comune di Hjørring sostiene attivamente il progetto, ma l’ambizione è globale. Secondo i fondatori, ciò che si sta costruendo a Hirtshals può essere replicato in contesti diversi: nei Paesi Bassi, in Francia, in Giappone. L’allevamento circolare di trote non è solo una struttura, ma un manifesto per l’intera industria.
Il messaggio è chiaro: l’acquacoltura non deve per forza essere intensiva, standardizzata e ad alto impatto. Può diventare un motore di rigenerazione, un alleato della biodiversità e uno strumento di produzione proteica efficace anche in chiave di sicurezza alimentare.
Il progetto di Onnest dimostra che l’acquacoltura del futuro non è solo una questione tecnologica, ma culturale. Ridefinire ciò che consideriamo efficiente, sostenibile e desiderabile è oggi possibile. E tutto parte da una trota, allevata senza sprechi, in un impianto che potrebbe presto diventare standard.
Guardare a Hirtshals, oggi, significa osservare un possibile domani per l’intero settore.
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L’articolo La trota del futuro nasce in Danimarca, su terraferma e senza sprechi proviene da Pesceinrete.
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