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Per anni, l’ostrica perlifera raggiata (Pinctada imbricata radiata) ha popolato silenziosamente le acque del Mediterraneo orientale, abbondante ma ignorata. Oggi, la sua legalizzazione in Grecia rappresenta un cambio di paradigma per la gestione delle risorse marine e una possibilità concreta per sostenere le economie costiere in difficoltà.
Originaria dell’area indo-pacifica ma perfettamente adattata all’ambiente mediterraneo, questa specie non indigena ha vissuto a lungo in una sorta di limbo normativo. Il suo status incerto ha alimentato un sottobosco di vendite informali e mancati controlli, escludendola dal circuito commerciale legale, nonostante le sue potenzialità gastronomiche e nutrizionali.
Oggi però, grazie a un progetto dell’Università di Patrasso sostenuto dal FEAMP, quella che era una risorsa trascurata si avvia a diventare un simbolo di resilienza e innovazione. Il lavoro multidisciplinare di biologi, esperti alimentari, economisti e regolatori ha costruito un percorso solido per integrare la Pinctada imbricata radiata nei mercati ittici greci. Mappatura degli stock selvatici, studio delle proprietà organolettiche, analisi di filiera e sperimentazioni di trasformazione – come affumicatura e salatura – hanno permesso di valorizzare questa specie senza stravolgere le capacità operative dei pescatori.
In parallelo, l’introduzione di una quota pilota e la definizione di regolamenti chiari su taglie minime e tracciabilità hanno gettato le basi per una gestione trasparente e sostenibile. I primi lotti trasformati sono già approdati nei ristoranti, segno di una risposta positiva da parte del mercato locale e della ristorazione di qualità, sempre più attenta alla provenienza e all’identità del prodotto.
In un contesto mediterraneo in cui molte specie autoctone, come le ostriche piatte o le vongole veraci, sono sotto pressione per effetto del cambiamento climatico e dello sfruttamento eccessivo, l’integrazione legale e commerciale dell’ostrica perlifera raggiata rappresenta un’opportunità da non sottovalutare. Non si tratta solo di introdurre un nuovo prodotto, ma di dimostrare che anche una specie alloctona può essere governata con intelligenza, trasformandola in risorsa senza compromettere l’equilibrio degli ecosistemi marini.
Il caso greco offre quindi uno spunto prezioso per tutta la filiera ittica mediterranea. Dove esistono specie già abbondanti e resilienti, troppo a lungo marginalizzate per cavilli normativi o rigidità culturali, un approccio scientifico e condiviso può sbloccare nuovi flussi di reddito, diversificare l’offerta e rafforzare la competitività del comparto trasformativo.
Il modello della Grecia, basato su evidenze scientifiche, collaborazione intersettoriale e interventi a basso impatto, può ispirare nuove pratiche anche altrove. Non solo in ambito molluschicolo, ma ovunque si renda necessario un adattamento pragmatico alle trasformazioni in corso nei mari.
L’iniziativa sulla Pinctada imbricata radiata dimostra che la sostenibilità, se accompagnata da pragmatismo e visione, può nascere anche da ciò che prima era invisibile. Investire nella regolamentazione di specie abbondanti ma trascurate può rafforzare l’intera filiera, offrendo ai territori nuove strade per coniugare qualità, identità e resilienza.
Ripensare il valore delle risorse già presenti nei nostri mari non è solo un’opzione, ma una necessità. Le opportunità ci sono: serve il coraggio di coglierle.
Foto: ©John Theodorou
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