Mitilicoltura: danni milionari e sfide per il settore in Puglia

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Mitilicoltura: danni milionari e sfide per il settore in Puglia – Il settore della mitilicoltura rappresenta una risorsa fondamentale per l’economia della Puglia, in particolare per la zona di Taranto, da sempre un punto di riferimento per la produzione di cozze di qualità. Tuttavia, negli ultimi anni, il settore ha subito gravi danni, mettendo a rischio non solo la produzione annuale, ma anche le prospettive a lungo termine. I dati parlano chiaro: si stima che la perdita per il settore mitilicolo tarantino ammonti a circa 8 milioni di euro, con oltre 9.000 tonnellate di prodotto andato perduto.

L’aspetto più preoccupante riguarda la perdita del 90% del seme, elemento cruciale per la produzione futura. Senza il seme, la produzione del prossimo anno è fortemente compromessa, sollevando preoccupazioni tra i produttori locali e le istituzioni. Il crollo delle attività di mitilicoltura non solo influisce sull’economia locale, ma anche su quella regionale, con ricadute su occupazione e indotto.

Per affrontare la crisi, un incontro recente tra l’assessore all’Agricoltura della Puglia, Donato Pentassuglia, e il commissario straordinario per le bonifiche di Taranto, Vito Felice Uricchio, ha segnato l’inizio di un percorso volto a trovare soluzioni efficaci e durature. Alla presenza di consiglieri regionali e altri attori istituzionali, si è discusso dell’importanza di una visione strategica che possa garantire non solo la ripresa immediata del settore, ma anche la sua sostenibilità nel lungo periodo.

Le audizioni in Commissione Sviluppo Economico del Consiglio regionale pugliese hanno evidenziato la necessità di un coordinamento sinergico tra le varie parti coinvolte. I consiglieri regionali hanno annunciato l’intenzione di presentare iniziative in vista del prossimo bilancio regionale, con l’obiettivo di dedicare maggiore attenzione e risorse alla mitilicoltura. Le soluzioni a breve termine, però, non bastano. Servono investimenti strutturali per garantire la sostenibilità del settore e mitigare i rischi legati ai cambiamenti ambientali, come l’inquinamento e l’acidificazione delle acque, che contribuiscono al deterioramento delle risorse marine.

Taranto, per la sua posizione strategica e le sue tradizioni legate alla pesca e all’acquacoltura, non può permettersi di perdere questo prezioso patrimonio economico e culturale. La mitilicoltura, se adeguatamente supportata, può continuare a essere un volano di sviluppo per l’intera regione.

Mitilicoltura: danni milionari e sfide per il settore in Puglia

 

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Evento conclusivo Pnt, gli interventi salienti

Tanti relatori d’eccezione per commentare lo stato della pesca nostrana

Contenuti elevati e grande partecipazione oggi, al convegno conclusivo del Pnt pesca ed acquacoltura organizzato da Agripesca. Abbiamo fatto il punto sullo stato dell’arte del comparto toccando tanti argomenti, dal tema sostenibilità all’accesso al credito passando per i limiti imposti dal regime di concorrenza europeo ed analizzando il mercato mondiale dal punto di vista della dotazione finanziaria.

L’incontro è stata occasione di confronto tra più voci, sempre alla ricerca del giusto modo di valorizzare la risorsa mare ed un’attività, quella della pesca, che tanto ha a che fare con il nostro essere italiani e mediterranei.

Ancora una volta Agripesca ha puntato i riflettori sulla necessità di avere normative che si concilino con il ciclo naturale e con le specificità dell’attività di prelievo dalla acque marine, con il tema dell’ammodernamento della flotta in chiave sostenibile e con l’impellenza di creare le condizioni di offerta aggregata per indurre le marinerie a riunirsi in strutture aggreganti.

Le sfide oggi sono globali e non possiamo più solcare le acque del mare nostrum da soli. Se è già complicato definire la portata del significato dell’arcipelago “mare”, strutturare una pesca competitiva diventa l’urgenza dell’oggi.

Le conclusioni del presidente Mario Serpillo hanno portato ad un parallelismo con il mondo agricolo, strozzato dalla burocrazia.

Si conclude in tal modo l’engagemenmt della Federazione Agricpesca nel Pnt. Ma siamo pronti a nuove ed ulteriori sfide.

Aquaculture Stewardship Council (ASC) sviluppa il suo impegno in Italia

Aquaculture Stewardship Council (ASC) sviluppa il suo impegno in Italia

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Aquaculture Stewardship Council (ASC) sviluppa il suo impegno in Italia – L’organizzazione internazionale Aquaculture Stewardship Council (ASC), realtà indipendente e senza scopo di lucro nata nel 2010 nei Paesi Bassi, ha deciso di incrementare il suo impegno in Italia con nuovi investimenti e nuove risorse professionali per coinvolgere sempre più la filiera dell’allevamento ittico, sensibilizzare la componente retail e comunicare ai consumatori i valori che caratterizzano e distinguono la propria certificazione.

La certificazione ASC costituisce infatti il principale schema di riferimento per l’acquacoltura responsabile a livello internazionale (l’unico conforme al codice ISEAL), perché ha gli standard più solidi, con requisiti rigorosi, basati su dati scientifici e misurabili da soddisfare.

La scelta di rivolgere maggiori attenzioni all’Italia scaturisce in risposta a una domanda del settore che si sta ampliando a tutti i livelli, collegata ad un crescente interesse per i benefici globali che derivano dalla riduzione degli impatti ambientali e sociali. In particolare, lo scenario italiano evidenzia una significativa crescita di interesse verso i prodotti di acquacoltura certificata da parte delle insegne della GdO, realtà fondamentali per portare i consumatori a privilegiare prodotti certificati, facilmente identificabili dal relativo marchio ASC.

Altrettanto importante è la maggiore sensibilità della filiera: le questioni di sostenibilità stanno diventando sempre più rilevanti nell’ambito dell’acquacoltura, poiché i produttori iniziano a riconoscere le opportunità commerciali che derivano dal certificare le proprie produzioni.

Sul progetto di sviluppo Italiano di ASC, Barbara Janker, Commercial Director Europe & Asia-Pacific, dichiara: “L’Europa meridionale sta diventando una regione prioritaria per ASC: tradizionalmente incentrata su un largo consumo di pesce e frutti di mare, offre grandi opportunità di crescita per i prodotti ittici certificati e di provenienza responsabile. Siamo entusiasti di iniziare a lavorare con i nostri partner italiani per far crescere ulteriormente la presenza del marchio ASC nella grande distribuzione e per guidare insieme la trasformazione dell’acquacoltura verso una maggiore sostenibilità.”

Il team italiano di ASC è coordinato e diretto da Desirée Pesci, Market Development Manager Italy. Sul compito che l’attende sottolinea: “Vista la crescente domanda in Italia di pesce e frutti di mare prodotti rispettando l’ambiente e i diritti dei lavoratori coinvolti, siamo felici di sviluppare ora il nostro impegno sul mercato italiano e di parlare direttamente ai consumatori in merito all’importanza della sostenibilità nel mondo dell’acquacoltura. Insieme a nostri partner faremo informazione sul significato del marchio ASC e incoraggeremo i consumatori a cercare il marchio verde quando si è al supermercato.”

Rientra nell’impegno del team italiano di ASC promuovere inoltre i rapporti collaborativi con la comunità ambientale e scientifica del nostro Paese. Altrettanto coinvolte saranno quindi altre ONG, istituzioni che si occupano di ambiente e sostenibilità, team accademici e universitari, esperti, associazioni, etc.

L’Italia, Paese al centro del mediterraneo e con oltre 7000 chilometri di coste, può essere fra i protagonisti dello sviluppo dell’acquacoltura responsabile. Un tema che riguarda l’intero futuro del pianeta e dei suoi abitanti. Vi è infatti da considerare che attualmente oltre il 30% dello stock di pesce selvatico mondiale ha raggiunto il limite biologico. Di conseguenza i prodotti ittici catturati in natura non saranno in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare di una crescente popolazione globale. Per questa ragione, già oggi, più della metà del pesce consumato in tutto il mondo proviene da allevamenti ittici e si prevede che la quota aumenterà. (Fonte FAO) La rapida crescita dell’acquacoltura può condurre però ad una cattiva gestione degli allevamenti ittici, all’inquinamento idrico, a danni ambientali locali e a condizioni di lavoro inadeguate. La posta in gioco è molto alta: è importante più che mai che l’allevamento ittico sia gestito responsabilmente, avendo a cuore le persone e il pianeta.

Anche il team italiano, naturalmente, lavorerà applicando i principi e le modalità che hanno reso autorevole nel mondo ASC. Il programma di certificazione si basa su standard che incoraggiano gli allevamenti ittici a ridurre al minimo i principali impatti ambientali e sociali dell’acquacoltura. Gli attuali 12 standard ASC coprono diverse specie ittiche: abaloni, bivalvi (vongole, cozze, ostriche, capesante), pesce piatto, trota d’acqua dolce, pangasio, salmone, branzino, orata, ombrina boccadoro, seriola e cobia, gamberetto, persico, tilapia e pesce di mare tropicale. Inoltre, ASC condivide con MSC (Marine Stewardship Council) uno standard per la produzione di alghe.

Il sistema della Catena di Custodia ASC garantisce la tracciabilità dei prodotti ittici lungo la catena di trasformazione, lavorazione e distribuzione del prodotto. Tutte le aziende nella catena che intendono gestire o vendere prodotti certificati ASC devono avere la Catena di Custodia certificata, grazie alla quale il prodotto finale può essere etichettato e i consumatori possono scegliere prodotti ittici con il marchio ASC, indicatore che sono stati allevati in modo responsabile.

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Come ti cucino un pesce…alieno

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Come ti cucino un pesce…alieno – Innovare la cucina a base di pesce è un’impresa complessa ma non impossibile, a patto di avere il coraggio di variare un elemento chiave: il pesce!
Spazio quindi in cucina a specie esotiche e originarie dei mari tropicali che vivono oggi nel Mediterraneo nel nuovo manuale della ConfcooperativeRicettario extraterrestre per cucine terrestri’.

È un libro che punta a diventare una pietra miliare nella gastronomia ittica, non perché manchino volumi sulle ricette a base di pesce, ma per il fatto che, per la prima volta, in un testo vengono illustrate metodologie e tecniche di preparazione di piatti con specie ittiche alloctone, originarie dei mari tropicali ma acclimatatesi oggi nel Mediterraneo a causa dei mutamenti ambientali. Come fare quindi per contenere queste specie invasive, che per inciso mettono a repentaglio la biodiversità del Mare Nostrum?
Semplice, ha pensato Confcooperative, associazione delle imprese cooperative italiane: trasformando una criticità ambientale in opportunità…gastronomica! Come? Traducendo in ricette alla portata di tutti (insegnando anche a riconoscerle) le modalità di preparazione e cottura di specie come il pesce scorpione, la triglia tropicale o il pesce pappagallo. Il tutto grazie al nuovo volume ‘Ricettario extraterrestre per cucine terrestri’, pubblicato con il contributo del Masaf attraverso il Piano Triennale per la Pesca e l’Acquacoltura – annualità 2024 e realizzato dai biologi e dagli esperti di Euroacque (www.euroacquecoop.it), cooperativa di ricerca ittica e indagine ambientale.

Ricette per chef di ogni livello

Il testo, che verrà reso disponibile online su richiesta, nei prossimi mesi, sui siti istituzionali tra i quali quello del C.I.R.S.PE. (www.cirspe.it), ha il duplice scopo di contribuire al contenimento di specie ittiche dannose per gli equilibri del Mediterraneo promuovendone il consumo, nonché informando i consumatori sulle caratteristiche organolettiche e sui benefici per la salute derivanti dal consumo pesci che normalmente non vivrebbero nei nostri mari.

“Il volume insegna innanzitutto a riconoscere le specie alloctone che sempre più spesso compaiono sui banchi di vendita del pesce dei nostri mercati, dopodiché passa alla presentazione delle ricette realizzabili con questi pesci inediti per ciò che concerne l’offerta del mercato ittico – spiega Cristina Lo Fazio, presidente di Euroacque, realtà di ricerca incaricata di redigere il manuale -. Si tratta di specie tropicali quali ad esempio il pesce scorpione, il pesce coniglio o il pesce pappagallo, probabilmente giunte nei nostri mari attraverso il canale di Suez e successivamente individuate dai biologi e dagli esperti del comparto pesca in numerosi siti mediterranei. Sono pesci che alterano o potrebbero alterare gli equilibri dell’ittiofauna locale, e come tutte le specie ittiche sono di complessa eradicazione. Era quindi una sfida complessa quella che abbiamo affrontato raccogliendo l’invito di Confcooperative nell’ideare un progetto che contribuisse a ridurre la presenza di queste specie nel Mediterraneo, e la soluzione più semplice ed efficace ci è sembrata appunto quella di informare meglio i consumatori sulle novità dell’offerta ittica e di portare poi questi pesci…in cucina!”.

Le pagine del volume ‘Ricettario extraterrestre per cucine terrestri’, di agile consultazione e con una ricca iconografia, accompagnano dunque il lettore alla scoperta e al riconoscimento di pesci che normalmente non possono essere visti dai consumatori italiani, se non facendo un tuffo nei mari tropicali. Dopodiché si passa alla preparazione delle diverse specie prese in considerazione, tra le quali non può mancare il famigerato granchio blu, per pulirle correttamente prima di metterle in pentola.

Il capitolo dedicato alla fase dei fornelli prende ispirazione da ricette asiatiche e sud americane in quanto queste specie sono già sedimentate nella loro cultura culinaria. È stato infine fatto un lavoro di adattamento a gusti e sapori più mediterranei studiando alternative e sostituzioni ad ingredienti più tropicali.

“Il nostro auspicio è che queste specie alloctone possano diventare da problematiche ad opportunità economica grazie al loro utilizzo in cucina, contribuendo così ad ampliare la cultura gastronomica marina e a mettere in campo concrete azioni di recupero della biodiversità dell’ittiofauna mediterranea – conclude la presidente di Euroacque, Cristina Lo Fazio -. Con il mutare delle abitudini alimentari causate da cambiamenti dell’ambiente questi pesci oggi semisconosciuti, e magari disprezzati, potranno essere un domani essere impiegati stabilmente in ambito gastronomico e, chissà, entrare anche a far parte dei consueti menu dei nostri ristoranti”.

Come ti cucino un pesce…alieno

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MiAlgae, esempio eccellente di sostenibilità

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MiAlgae, esempio eccellente di sostenibilità – MiAlgae, una startup scozzese fondata nel 2016, sta emergendo come un elemento di svolta nell’industria dell’acquacoltura e del cibo per animali domestici. Utilizzando microalghe ricche di nutrienti coltivate dai sottoprodotti dell’industria del whisky, l’azienda sta affrontando sfide ambientali cruciali, promuovendo allo stesso tempo una produzione alimentare sostenibile. Questo approccio innovativo ha garantito a MiAlgae un posto tra i finalisti del prestigioso Earthshot Prize, nella categoria Revive Our Oceans.

Il metodo dell’azienda prevede la coltivazione di microalghe ricche di Omega-3, acido grasso essenziale per la salute umana e animale, tradizionalmente ottenuto dai pesci selvatici. Poiché la domanda di Omega-3 continua a crescere, MiAlgae offre una soluzione che riduce la dipendenza dagli ecosistemi marini sovrasfruttati. Collocata vicino a fonti di acque reflue delle distillerie, la startup sfrutta energia rinnovabile per alimentare due fermentatori da 30.000 litri, producendo circa 100 tonnellate di alghe a settimana. Questa produzione viene poi essiccata e incorporata in mangimi per l’acquacoltura e il cibo per animali domestici, offrendo un’alternativa sostenibile ai mangimi convenzionali.

La rapida crescita di MiAlgae è sostenuta da un accordo di acquisto di sette anni con una grande organizzazione di acquacoltura. A partire da quest’anno, l’azienda prevede di produrre 3.000 tonnellate di alghe, grazie al round di finanziamento da 20 milioni di sterline e a un’ulteriore raccolta fondi di 10 milioni di sterline. Questi fondi consentiranno di ampliare significativamente le operazioni, permettendo a MiAlgae di contribuire alla riduzione di 500.000 tonnellate di emissioni di CO2 e al riciclo di 93 milioni di litri d’acqua entro la fine del 2023.

Questa iniziativa ecologica sottolinea l’impegno di MiAlgae nel raggiungere un volume di produzione equivalente alla resa ittica di quasi 750 milioni di pesci selvatici. Non solo il metodo è scalabile, ma è anche considerato più redditizio rispetto ad altre tecniche di produzione di alghe, posizionando l’azienda come leader nella spinta verso un’acquacoltura sostenibile.

Mentre il mondo cerca soluzioni innovative alle sfide ambientali, gli sforzi di MiAlgae testimoniano il potere di combinare tecnologia e natura, dimostrando che industrie come l’acquacoltura possono crescere preservando al contempo le risorse del pianeta.

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