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La ratifica del Trattato sull’alto mare da parte dell’Unione Europea rappresenta un punto di svolta nella governance delle aree marine oltre la giurisdizione nazionale. Con questo atto, l’UE consolida il proprio ruolo di leadership nel rafforzare le misure di conservazione della biodiversità oceanica, tracciando un percorso chiaro in vista della Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (UNOC) che si terrà a Nizza nel giugno 2025.
Il testo dell’accordo, adottato formalmente nel giugno 2023 presso le Nazioni Unite, entrerà in vigore al raggiungimento di 60 ratifiche. Grazie al recente sostegno di sei Stati membri – Cipro, Finlandia, Ungheria, Lettonia, Portogallo e Slovenia – e alla precedente adesione di Francia e Spagna, l’UE ha raggiunto un totale di 29 ratifiche. Si tratta della più ampia ratifica congiunta mai effettuata da un blocco regionale.
Un quadro vincolante per aree senza confini
Il Trattato sull’alto mare, noto anche come BBNJ (Biodiversity Beyond National Jurisdiction), si applica a due terzi degli oceani del pianeta. Queste zone, attualmente protette solo per l’1% della loro estensione, saranno soggette a nuove misure che includono la possibilità di istituire aree marine protette e di valutare l’impatto ambientale delle attività antropiche.
Per il comparto ittico, l’impatto sarà duplice. Da un lato, si prevede un rafforzamento degli strumenti di monitoraggio e controllo delle attività di pesca in alto mare. Dall’altro, la creazione di nuove AMP potrà portare a una maggiore sostenibilità a lungo termine delle risorse alieutiche, contribuendo agli obiettivi di sicurezza alimentare.
L’UE come motore di cooperazione internazionale
Attraverso il contributo di 40 milioni di euro al programma Global Ocean Programme, l’UE si posiziona come principale donatore a sostegno della ratifica e dell’implementazione del trattato nei paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico. Un impegno coerente con la strategia blu dell’Unione, che promuove una gestione integrata e sostenibile degli oceani.
L’integrazione del BBNJ nel diritto europeo è già oggetto di una proposta legislativa presentata lo scorso aprile dalla Commissione europea, con l’obiettivo di garantire una piena armonizzazione normativa fra gli Stati membri. Questa iniziativa sarà cruciale per le imprese della pesca, dell’acquacoltura e della trasformazione che operano su scala internazionale.
Verso la UNOC 2025: un appello alla coesione
La prossima Conferenza ONU sugli oceani sarà il banco di prova dell’efficacia diplomatica europea. L’UE ha invitato tutti gli Stati che non hanno ancora ratificato l’accordo a farlo senza indugi, per permetterne l’entrata in vigore prima dell’evento di Nizza. In parallelo, insieme a Palau e Seychelles, l’Europa guida la High Ambition Coalition for BBNJ, un’alleanza politica per l’ambiente marino che punta alla protezione del 30% del pianeta entro il 2030.
La ratifica del Trattato sull’alto mare non è solo un atto formale. È un segnale politico forte che risponde a urgenze ambientali, pressioni socioeconomiche e alla crescente richiesta di trasparenza e tracciabilità da parte del consumatore globale. Le aree al di fuori della giurisdizione nazionale ospitano ecosistemi chiave, con un valore ecologico, alimentare e commerciale inestimabile, oggi più che mai da proteggere.
Con la ratifica del Trattato sull’alto mare, l’UE si conferma leader nella gestione sostenibile degli oceani, offrendo nuove prospettive di governance per l’intera filiera ittica. Un’opportunità che richiede ora consapevolezza, partecipazione e adattamento anche da parte del settore privato.
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