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“Proteggere i nostri mari e la biodiversità sono valori e obiettivi sacrosanti nel settore della pesca, ma lanciare un allarme divulgando oggi studi che risalgono a 5 anni fa, non può essere un punto di riferimento e di riflessione”, dichiara con veemenza il presidente nazionale di AIC Pesca, Natale Amoroso, che in questo settore ci è nato e da sempre promuove la formazione dei giovani che vogliono appassionarsi e diventare imprenditori in uno dei settori lavorativi più antichi.

“Innanzitutto, in questi anni, le normative che regolamentano la pesca a strascico si sono fatte molto più stringenti: basti pensare alla larghezza delle maglie delle reti, alla profondità dei fondali da rispettare, alla distanza dalla terraferma ed ai periodi di interruzione temporanea della pesca ampliati da 30 fino anche, in alcuni casi, a 55 giorni e a queste regole si sono aggiunte problematiche importanti, quali la diminuzione notevole delle imbarcazioni e degli operatori” precisa il presidente di AIC Pesca.

“La ricerca in questione che usa dati della Commissione Europea che parlano di fondali distrutti e specie ittiche a rischio, deve fornire dati più aggiornati e, senza negare il valore di simili indagini, è importante valutare dati più aggiornati e contestualizzati”, spiega Amoroso.

“Concludo inoltre rappresentando che, mentre i nostri operatori del settore sono giustamente tenuti a rispettare regole stringenti nel mediterraneo, nello stesso mare si ritrovano a pescare imbarcazioni di altri paesi che, non facendo parte dell’Unione Europea, non rispettano le nostre medesime norme. È tempo quindi di operare in questo settore con competenza e coinvolgendo chi sa come si svolge il lavoro”, dichiara Natale Amoroso.

Amoroso fa riferimento allo studio pubblicato su Scientific Reports.

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L’articolo Pesca a strascico, Amoroso: “Basta accuse basate su dati vecchi” proviene da Pesceinrete.

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