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La pesca a strascico è spesso al centro di una narrazione distorta e parziale, che la dipinge come una pratica insostenibile, da eliminare entro il 2030. Ma i dati ufficiali e l’esperienza concreta degli operatori italiani ed europei raccontano un’altra storia, fatta di rigidi vincoli, sostenibilità già in atto e un contributo fondamentale alla sicurezza alimentare.
Secondo dati diffusi da Federpesca, nel Mediterraneo già oggi il 64% delle aree è interdetto alla pesca a strascico. Nelle aree marine protette è completamente vietata, e nei tratti di mare consentiti si lavora solo per meno di 170 giorni l’anno. Quale altro settore produttivo europeo è operativo per meno della metà dei giorni annui?
Eppure, nonostante questi limiti stringenti, i pescherecci a strascico dell’Unione Europea generano il 25% degli sbarchi e il 30% del fatturato del settore. Se si include anche la pesca a strascico pelagica, la quota supera il 50% degli sbarchi complessivi. Dati che confermano il peso strategico di questa tecnica per l’economia blu europea.
A ciò si aggiunge un impegno spesso sottovalutato: in molte marinerie italiane, i pescatori raccolgono ogni giorno i rifiuti finiti nelle reti e li riportano a terra. Un gesto diventato abitudine, che ha ricevuto anche il riconoscimento di Papa Francesco, il quale ha ringraziato pubblicamente i pescatori per il contributo quotidiano alla salvaguardia del mare.
Demonizzare la pesca a strascico significa ignorare questi dati, e soprattutto rischiare di condannare l’Italia a una crescente dipendenza dalle importazioni, spesso provenienti da Paesi dove non vigono standard ambientali, sociali o sanitari equiparabili a quelli europei. Eliminare una parte così rilevante della produzione nazionale significherebbe delocalizzare gli impatti, non risolverli.
Una sfida europea, non un capro espiatorio
La sostenibilità deve camminare insieme alla competitività, non contro di essa. È un concetto che oggi trova crescente spazio nel dibattito, anche tra le rappresentanze del settore.
“Non servono divieti ideologici, ma regole intelligenti, basate su evidenze scientifiche, tracciabilità e innovazione,” ha dichiarato Francesca Biondo, Direttrice Generale di Federpesca, intervenendo lo scorso 13 marzo in occasione della visita istituzionale del Commissario europeo per la pesca in Italia. “La pesca a strascico non è il problema: può e deve essere parte della soluzione.”
Un messaggio che chiama le istituzioni a un cambio di passo, per riconoscere dignità, dati reali e capacità di evolversi a un settore che, numeri alla mano, continua a garantire una fetta essenziale dell’approvvigionamento ittico europeo.
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L’articolo Pesca a strascico: i dati smentiscono la narrativa dominante proviene da Pesceinrete.
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