Il nostro presidente, Mario Serpillo, ha richiamato l’attenzione sullo stato di degrado dei nostri mari ed ha auspicato che le misure contenute nella recente legge “Salvamare” forniscano efficaci strumenti per contrastarlo.

È giusto mettere in risalto un’altra funzione dei nostri pescatori. “Da molti anni, loro malgrado, i pescatori raccolgono ogni giorno tonnellate e tonnellate di rifiuti, soprattutto di plastica, nelle loro reti. Fino a poco pochi mesi orsono, questa desolante consuetudine era resa ancor più frustrante dal fatto che recuperare tali rifiuti e conferirli ad una discarica era assai gravoso e complicato”, ha continuato il presidente. La legge 152/2006 stabiliva alcune regole in materia ambientale: nel testo alcuni rifiuti del mare venivano classificati quali rifiuti speciali.

Tale definizione comportava che il loro trattamento fosse più complesso e costoso di quello del rifiuto urbano indifferenziato e che lo smaltimento fosse a carico di chi lo conferiva. Per non dover pagare i costi di smaltimento previsti dalla normativa su indicata, i pescatori si vedevano costretti a ricorrere alla raccapricciante operazione di ributtare i rifiuti in mare.

La legge “Salvamare” (legge 17 maggio 2022, n. 60) introduce l’importante definizione di “rifiuto accidentalmente pescato “, il quale viene assimilato al rifiuto urbano, sollevando di fatto i pescatori da ogni forma di denuncia penale. Secondo il Presidente Serpillo, “i nostri pescatori diventano così anche degli importanti operatori ambientali per la bonifica del mare perché la loro azione, connessa alle attività della pesca, potrebbe avere un ruolo nevralgico ed un impatto assai positivo per le operazioni di pulizia del mare. In Italia ancor prima dell’entrata in vigore della legge “Salvamare”, erano in corso dei progetti sperimentali che prevedevano il coinvolgimento dei pescatori nella raccolta della plastica ed, attraverso quelle esperienze, si erano già conseguiti degli ottimi risultati.”

L ’entrata in vigore del dl “Salvamare” solleva i pescatori da ogni onere ed essi non risultano più passibili di denuncia penale se portano i rifiuti a terra, ma è necessario, secondo la dottoressa Anna Baio (Componente del Comitato Direttivo nazionale e del Coordinamento Tecnico al Tavolo PEMAC del MASAF) creare una struttura organizzativa a supporto di questo loro impegno. La maggior parte dei porti in Italia, più di 800 su 8000 km di costa, non sono provvisti di isole ecologiche attrezzate. Per prevenire e fronteggiare le criticità che potrebbero scaturire da questa situazione, Agripesca (federazione delle imprese agricole della pesca e dell’Acquacoltura costituita dall’UCI) nei prossimi mesi sarà protagonista di un programma di organizzazione e coordinamento affinché vengano inserite le isole ecologiche in tutti i porti e venga così completato il meccanismo per cui i rifiuti, i materiali inquinanti, dannosi per l’ambiente marino e la fauna ittica, siano raccolti