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L’indice nazionale dei prezzi al consumo, secondo le stime preliminari ISTAT per giugno 2025, registra un aumento contenuto: +0,2% su base mensile e +1,7% su base annua. A determinare questa dinamica sono stati in gran parte i prezzi dei beni alimentari, che continuano a salire con un incremento tendenziale del +4,2% per i prodotti non lavorati e del +3,0% per quelli lavorati. Un dato che non può passare inosservato per chi opera in filiere produttive e distributive sensibili al prezzo finale, come quella ittica.

È il cosiddetto “carrello della spesa” a subire la spinta maggiore, con un aumento del +3,1% rispetto allo stesso mese del 2024. In parallelo, l’inflazione di fondo – depurata dai beni energetici e dagli alimentari freschi – accelera leggermente, portandosi a +2,1%. I beni alimentari, per la cura della casa e della persona, mostrano una dinamica in progressiva crescita (+3,1% su base annua), confermando un trend che si protrae ormai da diversi trimestri.

Per le imprese della filiera ittica, questo scenario non è neutro. La trasformazione dei prodotti del mare, così come la loro logistica e distribuzione, è sempre più legata alla capacità di presidiare il valore percepito, contenere i costi e adattarsi a una domanda condizionata dalle tensioni inflattive. In particolare, la crescente pressione sui prezzi dei beni alimentari finiti impone una riflessione: quanto spazio resta per innovare, marginare e mantenere attrattiva l’offerta, senza cedere alla sola leva del prezzo?

La componente energetica – un fattore chiave nei costi operativi della pesca, della refrigerazione e della lavorazione – mostra invece segnali positivi. I beni energetici non regolamentati vedono una flessione dei prezzi del -4,6%, mentre quelli regolamentati rallentano la crescita dal +29,3% al +22,7%. È un segnale da cogliere, perché potrebbe alleggerire nel breve periodo alcuni costi di filiera, favorendo investimenti in efficienza e riducendo la pressione sulle marginalità.

La stabilità dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), fermo a +1,7% su base annua, conferma una fase di transizione. Non si tratta più di un’inflazione emergenziale, ma di un contesto strutturalmente più caro, soprattutto nel settore alimentare. E in questo scenario, l’aumento dei prezzi dei beni alimentari richiede risposte consapevoli: sul piano della pianificazione commerciale, della contrattazione con la distribuzione e, non da ultimo, della comunicazione con il consumatore.

Giugno 2025 conferma una dinamica inflattiva ancora contenuta ma con segnali importanti nei beni alimentari. Per la filiera ittica, si profila l’esigenza di leggere i dati macroeconomici come indicatori strategici. L’adattamento non riguarda solo i costi, ma l’intera capacità di presidiare la qualità, la distribuzione e il valore percepito.

Resta aggiornato sulle dinamiche economiche che incidono sulla filiera ittica. Ogni variazione nei prezzi può diventare un’opportunità, se letta con il giusto anticipo.

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L’articolo Prezzi alimentari in rialzo, inflazione stabile: segnali da interpretare proviene da Pesceinrete.

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