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Nel primo trimestre del 2025, secondo gli ultimi dati pubblicati da EUMOFA, le vendite del pescato italiano hanno registrato una flessione significativa nei volumi. Si parla di una contrazione del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, accompagnata da un calo del 9% in valore. Un segnale che, letto superficialmente, potrebbe destare preoccupazione. Tuttavia, un’analisi più approfondita offre spunti preziosi per la filiera.

Il dato grezzo parla chiaro: tra gennaio e marzo sono stati commercializzati 11.430 tonnellate di prodotto, per un valore complessivo di 58,26 milioni di euro. Marzo in particolare ha visto una riduzione dei volumi del 21% e un calo del valore del 24% rispetto allo stesso mese del 2024. Le specie più colpite? Acciuga, gamberi, sogliola e scampo. Ma non è tutta una frenata.

In un contesto europeo dove molti Paesi registrano contrazioni anche più severe – basti pensare a Germania e Svezia – l’Italia mostra una certa resilienza in termini di valore medio per chilo. E nonostante i numeri in calo, l’interesse per alcune referenze ad alto valore aggiunto, come lo scampo o la sogliola, resta stabile. È una chiave di lettura che suggerisce come la filiera italiana, nonostante le difficoltà strutturali, mantenga un posizionamento commerciale interessante, soprattutto su segmenti premium.

A spingere verso il basso i volumi ci sono diversi fattori: condizioni meteo avverse, fluttuazioni dei prezzi del gasolio marittimo e difficoltà operative legate alle normative ambientali. Ma il calo di offerta potrebbe, paradossalmente, rappresentare un’occasione per ripensare le strategie. Lavorare su stagionalità, qualità e tracciabilità può rendere l’offerta più attrattiva anche nei confronti della GDO e dell’Horeca, che sempre più ricercano storie di prodotto oltre alla mera disponibilità quantitativa.

Un altro aspetto rilevante riguarda la logistica e la programmazione della distribuzione: in un contesto di scarsità, chi riesce ad anticipare i fabbisogni o a proporre alternative valide, anche da acquacoltura o da produzioni estere certificate, può guadagnare quote di mercato. È un momento in cui il dato, se ben interpretato, può diventare leva strategica.

La flessione delle vendite del pescato italiano nel primo trimestre 2025 non è solo un segnale d’allarme, ma anche un’opportunità per ripensare le dinamiche della filiera. Puntare sulla qualità, differenziare l’offerta e investire in programmazione potrebbero fare la differenza in un mercato sempre più competitivo e selettivo.

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L’articolo Primi segnali di svolta? L’Italia in affanno sui volumi, ma i prezzi tengono proviene da Pesceinrete.

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