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È un’occasione cruciale quella offerta dall’invito a presentare contributi sulla futura azione esterna dell’UE in materia di pesca, pubblicato dalla Commissione europea e aperto fino al 15 settembre 2025. Un appello che non si limita alla sfera diplomatica, ma che può incidere profondamente sulle dinamiche economiche, ambientali e sociali della filiera ittica europea e internazionale.
La Commissione mira a raccogliere opinioni qualificate su come rafforzare il ruolo dell’UE nella governance globale della pesca. L’obiettivo è duplice: da un lato, delineare una politica esterna capace di garantire condizioni di parità tra operatori; dall’altro, contribuire a una gestione più sostenibile degli oceani, contrastando attivamente le pratiche illegali e promuovendo standard elevati.
Al centro del processo decisionale, dunque, non vi è solo la diplomazia, ma una visione integrata che coinvolge attori della produzione, trasformazione, distribuzione e commercio dei prodotti ittici. Le risposte attese dalla Commissione non sono teoriche: si tratta di evidenze, esperienze e proposte operative che possono orientare, già dal 2026, una nuova generazione di accordi bilaterali e multilaterali.
Le domande poste dalla consultazione sono tutt’altro che accademiche. Come può l’UE sostenere la sostenibilità economica della pesca a livello globale? In che modo rafforzare le Organizzazioni Regionali di Gestione della Pesca (ORGP) per mantenerle all’altezza delle sfide ambientali e commerciali contemporanee? E ancora: quali strumenti vanno potenziati per impedire che la concorrenza sleale continui ad alimentarsi attraverso sovvenzioni distorsive, bandiere di comodo o scarsa trasparenza nelle importazioni?
L’iniziativa si inserisce nel più ampio quadro del Patto europeo per gli oceani, che già prevede azioni concrete come l’attuazione dell’accordo OMC per la messa al bando delle sovvenzioni dannose alla pesca o la revisione dei regolamenti UE in materia di pratiche commerciali scorrette.
Secondo il Commissario per la Pesca e gli Oceani, Kostas Kadis, «non esiste un futuro sostenibile per la pesca dell’UE senza una forte azione esterna». Le parole pronunciate alla recente Conferenza ONU di Nizza si legano direttamente a questa iniziativa, che mira a dare continuità al ruolo proattivo dell’UE nelle sedi multilaterali e nelle relazioni bilaterali.
È evidente che l’azione esterna dell’UE in materia di pesca non può più essere vista come un ambito separato dalla strategia industriale del settore ittico europeo. Al contrario, è proprio su questo piano che si giocano molte delle partite cruciali: l’accesso equo alle risorse, la reciprocità negli scambi, la sicurezza alimentare, la protezione dei lavoratori del mare.
L’invito della Commissione a partecipare alla definizione della futura azione esterna dell’UE in materia di pesca rappresenta un’opportunità concreta per tutti gli operatori della filiera ittica. Offrire contributi basati su esperienza diretta e visione strategica può influenzare le future politiche internazionali e rafforzare la competitività e la sostenibilità del sistema europeo.
Partecipare attivamente alla consultazione non è solo un dovere istituzionale: è un atto di visione e responsabilità per il futuro dell’intero comparto ittico.
L’articolo Verso una nuova strategia globale dell’UE per la pesca proviene da Pesceinrete.
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