Mese: Maggio 2025 Pagina 11 di 19

Natale Amoroso alla guida di AIC Pesca

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La nomina di Amoroso in AIC Pesca segna svolta per il settore ittico, rafforzando il ruolo delle organizzazioni di categoria come anello di congiunzione tra la base produttiva e la sfera istituzionale. Con la creazione di AIC Pesca, l’Associazione Italiana Coltivatori inaugura un nuovo presidio dedicato alla rappresentanza tecnica e politica della filiera ittica nazionale.

Alla guida, una figura riconosciuta per competenza e visione: Natale Amoroso, presidente dell’Organizzazione di Produttori della Pesca della cooperativa La Tramontana di Trapani, già promotore nel 2007 del primo progetto di ittiturismo in Sicilia.

Un profilo operativo con visione strategica

Con un percorso radicato nella realtà produttiva e uno sguardo rivolto all’innovazione, Amoroso rappresenta una figura ponte tra territorio e governance. La sua esperienza nel costruire modelli di integrazione tra pesca, turismo e cultura costiera lo ha portato a contribuire, in qualità di imprenditore del settore, alla stesura dell’emendamento recentemente approvato dall’Assemblea Regionale Siciliana che introduce la possibilità, per le imprese ittiche, di offrire ospitalità in forma strutturata.

Un nuovo spazio per la rappresentanza della filiera

AIC Pesca nasce con l’obiettivo di consolidare una struttura di rappresentanza capace di offrire risposte concrete alle imprese, valorizzando il lavoro quotidiano dei pescatori, sostenendo la trasformazione e promuovendo la qualità del prodotto ittico nazionale. Il progetto punta a rafforzare il dialogo con le istituzioni, migliorare l’accesso ai fondi comunitari e sostenere la transizione verso modelli produttivi sostenibili e competitivi.

In un comparto spesso frammentato, la nomina di Amoroso in AIC Pesca segna svolta per il settore ittico anche perché introduce un modello di leadership radicato nei territori, attento ai bisogni reali e capace di visione sistemica.

AIC Pesca, con la guida di Natale Amoroso, offre al settore ittico italiano un’opportunità concreta per rafforzare la propria voce nei processi decisionali. In una fase storica caratterizzata da profondi cambiamenti, questo nuovo assetto associativo può contribuire in modo decisivo a costruire un futuro più forte, integrato e sostenibile per l’intera economia del mare.

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Italia e Grecia rafforzano la cooperazione sulla pesca nel Mediterraneo

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Italia e Grecia rafforzano la cooperazione sulla pesca, affrontando con determinazione alcune delle criticità più rilevanti per la gestione sostenibile del Mediterraneo. Questo il segnale emerso dal bilaterale tra il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, e il Ministro greco dello Sviluppo Rurale e dell’Alimentazione, Konstantinos Tsiaras.

L’incontro, tenutosi a Roma presso il Masaf, si è svolto nell’ambito del vertice Italia-Grecia a Villa Pamphili, alla presenza del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Primo Ministro greco Kyriakos Mītsotakīs. Tra i temi trattati, la pesca ha occupato un posto centrale nel confronto tra i due esponenti di governo.

Focus sulla presenza dei Paesi terzi nel Mediterraneo

Nel corso del bilaterale è stato discusso il tema dell’attività dei Paesi terzi nel Mediterraneo, un argomento di crescente interesse per le due Nazioni, che condividono la preoccupazione per le ricadute sulle flotte locali e sull’ecosistema marino.

Italia e Grecia, entrambe affacciate su un bacino strategico, si trovano ad affrontare problematiche comuni legate allo sfruttamento delle risorse da parte di attori esterni all’Unione Europea. Il rafforzamento della cooperazione sulla pesca rappresenta una leva per sostenere la tutela degli stock ittici e l’equilibrio delle attività marittime.

Accordo anche sulla ricerca: un modello di dialogo tecnico

Al termine dell’incontro, i Direttori Generali del CREA, Maria Chiara Zaganelli, e del Benaki Phytopathological Institute, Panagiotis Mylonas, hanno firmato un accordo di collaborazione nel campo della ricerca fitosanitaria. Sebbene l’intesa riguardi principalmente il settore agricolo, il rafforzamento del legame scientifico tra i due Paesi può costituire una base utile anche per progetti comuni in ambito marino e costiero.

Una strategia condivisa per il Mediterraneo

La cooperazione sulla pesca tra Italia e Grecia, riaffermata durante il bilaterale Masaf, si inserisce in una visione più ampia di governance mediterranea. L’intenzione condivisa di vigilare sulle attività di pesca condotte da Paesi terzi testimonia la volontà di adottare un approccio coordinato e responsabile.

Italia e Grecia rafforzano la cooperazione sulla pesca, tracciando un percorso che punta a proteggere gli interessi comuni nel Mediterraneo. Un’intesa che potrà evolversi in ulteriori azioni condivise a livello europeo e regionale.

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Private label e brand: nuove geometrie nella distribuzione

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Equilibrio tra retail e private label: è questo il punto focale attorno a cui ruota il nuovo report 2025 di NIQ, dedicato all’evoluzione del rapporto tra marche industriali e prodotti a marchio del distributore. Un’analisi strategica che coinvolge direttamente anche il comparto ittico, oggi pienamente inserito nelle logiche della distribuzione moderna e dei consumi post-inflazione.

La crescita delle private label ridefinisce gli assetti

Il report “Finding Harmony on the Shelf” offre un’ampia panoramica sulle dinamiche globali tra prodotti branded e private label. A livello mondiale, le private label nel settore food & beverage crescono con un CAGR stimato del 6,6% fino al 2028.

Questa tendenza ridisegna l’equilibrio tra retail e private label: i distributori non solo ampliano le linee a marchio proprio, ma ne curano assortimento, branding e comunicazione, rendendole sempre più competitive.

Nel settore ittico, il fenomeno si riflette in modo concreto: affumicati, conserve, surgelati e piatti pronti rientrano a pieno titolo nelle categorie a forte trazione MDD. Il buyer si trova oggi davanti a un portafoglio più complesso, dove il marchio del distributore può incidere sull’allocazione degli spazi e sul pricing di riferimento.

Valore, percezione e coesistenza strategica

Il cuore dell’analisi NIQ risiede nel concetto di coesistenza tra le due anime della distribuzione. Il 69% dei consumatori percepisce le private label come un buon valore per il denaro, mentre il 68% le considera alternative valide ai brand noti.

Questa evoluzione della percezione ha un impatto diretto sul comparto ittico, storicamente legato a concetti di qualità, origine, artigianalità e tracciabilità. Oggi, però, anche questi valori possono essere interpretati in chiave MDD, aprendo a nuove sfide per i produttori.

L’equilibrio tra retail e private label si gioca su leve strategiche diverse: mentre le MDD si focalizzano su disponibilità e prezzo, i brand industriali devono puntare su assortimento distintivo, storytelling e posizionamento premium.

Il ruolo del retail media nella nuova dinamica

NIQ evidenzia un elemento chiave nella ridefinizione dell’equilibrio tra retail e private label: l’ascesa dei Retail Media Network (RMN). Si tratta di piattaforme pubblicitarie interne ai grandi retailer, che consentono campagne digitali integrate e targettizzate.

Per i produttori ittici, questo rappresenta un terreno fertile per valorizzare prodotti branded in un contesto dominato da logiche promozionali e algoritmi di suggerimento. Le collaborazioni con la GDO possono evolversi in co-promozioni capaci di far crescere l’intera categoria, anziché creare competizione diretta.

L’analisi NIQ dimostra che quando le MDD attirano traffico, anche i prodotti branded beneficiano dell’aumento generale della domanda: il caso del pesce affumicato, indicato nel report come categoria cresciuta anche grazie alle private label, ne è un esempio concreto.

L’equilibrio tra retail e private label non è più uno scenario ipotetico, ma una realtà da comprendere e governare. Nel comparto ittico, questo significa riconoscere il ruolo crescente delle MDD, ma anche consolidare la posizione dei brand attraverso innovazione, tracciabilità e alleanze intelligenti con i canali distributivi.

In un mercato fluido e ipercompetitivo, Pesceinrete continuerà a fornire chiavi di lettura strategiche per aiutare imprese, buyer e stakeholder a navigare nel cambiamento.

 

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AI e data center green: opportunità per il settore ittico

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L’intelligenza artificiale e l’espansione dei data center stanno ridefinendo gli equilibri dell’economia globale. Anche la filiera ittica si trova oggi al centro di questa transizione, chiamata a integrare soluzioni digitali evolute per rispondere alle sfide della tracciabilità, dell’efficienza e della sostenibilità.

La crescente diffusione di applicazioni basate sull’AI e sul cloud ha determinato un aumento significativo nella domanda di connettività e capacità di calcolo. Questo fenomeno riguarda anche il comparto ittico, sempre più orientato verso sistemi digitali per la certificazione dei prodotti, la gestione logistica, la qualità dei dati e la valorizzazione del pescato.

Secondo i dati di Terna, il consumo energetico legato ai data center in Italia è aumentato di oltre 40 volte dal 2021. Questo dato impone una riflessione strategica anche per le imprese della blue economy: come gestire in modo sostenibile la crescente mole di dati generata da automazione, sensori IoT, piattaforme di tracciabilità e modelli predittivi?

In questo contesto, tecnologie di storage intelligente e infrastrutture modulari a basso impatto ambientale possono offrire una risposta concreta. È il caso di aziende come Infinidat, che propongono soluzioni enterprise avanzate per la gestione dei dati, combinando efficienza energetica, resilienza informatica e intelligenza artificiale integrata. Il recente supporto dell’azienda alle architetture Retrieval-Augmented Generation (RAG) rappresenta un passo avanti nella capacità di valorizzare i dati aziendali interni all’interno dei modelli di AI generativa, migliorando la precisione delle informazioni e l’affidabilità dei processi decisionali.

L’adozione di architetture AI-driven consente, ad esempio, di ottimizzare la supply chain, ridurre gli sprechi, migliorare la qualità del servizio e gestire in tempo reale i dati relativi a lotti, temperature, certificazioni e logistica. Tecnologie come la RAG permettono infatti ai modelli linguistici generativi di accedere a database aziendali proprietari, offrendo risposte contestualizzate, autorevoli e aggiornate.

La capacità di archiviare, proteggere e rendere accessibili questi dati in tempo reale è oggi una leva strategica per tutte le applicazioni AI-driven, comprese quelle che stanno emergendo anche nel settore ittico. Dalla logistica alla sostenibilità ambientale, dalla gestione del rischio alla customer experience, l’intelligenza artificiale può trasformare il modo in cui le imprese del mare affrontano il mercato.

L’evoluzione digitale della filiera ittica non è più solo una questione di competitività: è una risposta necessaria ai nuovi standard di trasparenza, efficienza e responsabilità richiesti dalla distribuzione e dai consumatori.

Il settore ittico è chiamato ad affrontare la transizione digitale con strumenti avanzati di gestione dei dati e AI. Le infrastrutture di storage sostenibili e intelligenti rappresentano una risorsa strategica per la tracciabilità, l’efficienza e la competitività delle imprese della blue economy.

Seguire l’innovazione è un modo per proteggere il valore del mare. Pesceinrete continuerà a monitorare le soluzioni digitali che possono fare la differenza per la filiera ittica.

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Mangimi ittici, Assograssi chiede l’uso delle PAT da ruminante

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Durante il convegno “Dalla terra al mare”, organizzato a Roma, Assograssi ha rilanciato l’appello alle istituzioni europee per rimuovere le restrizioni ancora in vigore sull’uso delle Proteine Animali Trasformate (PAT) da ruminante nei mangimi destinati all’acquacoltura a beneficio della sostenibilità dell’acquacoltura italiana.

In pratica, si tratta di abolire il divieto di impiegare nei mangimi ittici le proteine ottenute da sottoprodotti di bovini e ovini — un divieto imposto oltre vent’anni fa in risposta all’emergenza BSE (mucca pazza) e che oggi molti considerano superato. Le PAT da suino e pollame sono già utilizzate negli allevamenti ittici europei, ma quelle da ruminante restano escluse, nonostante siano sottoposte a rigidi controlli e trattamenti termici che ne garantiscono la sicurezza.

Secondo Paolo Valugani, presidente di Assograssi, l’impiego delle PAT da ruminante consentirebbe una riduzione dei costi di produzione, un minore ricorso all’importazione di farine di pesce e proteine vegetali, e una maggiore sostenibilità dell’intero comparto. L’esperienza norvegese, dove l’agenzia per la sicurezza alimentare ha chiesto alla Commissione Europea una nuova valutazione scientifica sulla questione, mostra quanto il tema sia centrale anche a livello internazionale.

Il settore dell’acquacoltura, che in Italia conta oltre 800 siti produttivi per un valore superiore ai 400 milioni di euro, utilizza già proteine trasformate da suino e avicolo, ma non in quantità sufficienti a coprire il fabbisogno. Come ha spiegato Andrea Fabris, direttore generale dell’Associazione Piscicoltori Italiani (API), i pesci allevati sono animali carnivori, e una dieta basata su proteine animali garantisce migliori performance nutrizionali, fisiologiche e di benessere.

L’apertura alle PAT da ruminante rafforzerebbe anche il principio di economia circolare, valorizzando i sottoprodotti di origine animale e dando nuova linfa al comparto del rendering, che in Italia ha trasformato nel 2024 oltre 1,4 milioni di tonnellate per un fatturato superiore ai 700 milioni di euro.

L’adozione su larga scala di questa materia prima potrebbe incidere positivamente su tutta la filiera: dai produttori di mangimi ai piscicoltori, fino al consumatore finale, con una maggiore trasparenza sulle etichette per comunicare il valore ambientale e nutrizionale dei prodotti ittici. Come sottolineato da Assalzoo, l’accesso a un ventaglio più ampio di fonti proteiche rappresenta oggi una priorità strategica per un’acquacoltura italiana orientata verso specie carnivore.

Rivedere i divieti sull’impiego delle PAT da ruminante nei mangimi per acquacoltura significherebbe rafforzare la sostenibilità dell’acquacoltura italiana, ridurre l’import di proteine vegetali e farine di pesce, valorizzare la filiera del rendering e migliorare la competitività economica del comparto. Per le imprese ittiche, significherebbe poter contare su mangimi più sostenibili, tracciabili e performanti, in linea con i principi di economia circolare.

Serve un cambio di passo europeo per favorire un’acquacoltura moderna, sostenibile e autonoma. Restare aggiornati è il primo passo per guidare il cambiamento.

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