Mese: Maggio 2025 Pagina 6 di 19

Elena Ghezzi nel nuovo direttivo Haliéus che rinnova la governance

Elena Ghezzi nel nuovo direttivo Haliéus che rinnova la governance

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Elena Ghezzi

Nuova governance per Haliéus Cooperatives for development, organizzazione di cooperazione internazionale per lo sviluppo, che ha rinnovato le cariche del proprio consiglio direttivo. A rappresentare Legacoop Agroalimentare arriva la conferma per Elena Ghezzi, responsabile del settore pesca e acquacoltura, e vicepresidente di Wp Fish Copa Cogeca.

Il nuovo consiglio direttivo riflette l’ampliamento della rappresentanza delle imprese cooperative aderenti a Legacoop, grazie all’ingresso di nuove associate e vede la presenza di Francesca Ottolenghi (Legacoop Nazionalw), Roberta Trovarelli (Legacoop Emilia Romagn), Vittoria De Luca (Legacoop Puglia), Paola Autore (Soc. Coop. Culture), Paolo Pastore (Fairtrade Italia), Michela Patuzzo (Cadiai soc. Coop), Sandro Cerasi (Consorzio Mediterraneo) e Annamaria Ricci (4Form). A questi si affianca il socio sostenitore Aitr – Associazione Italiana Turismo Responsabile, rappresentata dal presidente Maurizio Davolio.

Nel corso della riunione, il consiglio ha eletto Paolo Pastore, che attualmente ricopre la carica di direttore di Fairtrade Italia, come nuovo presidente di Haliéus. Pastore ha preso il posto di Francesca Ottolenghi, ex presidente di Haliéus.

Con questo nuovo assetto, Haliéus conferma la volontà di essere un punto di riferimento per la cooperazione allo sviluppo, continuando a promuovere il modello cooperativo come leva per un futuro più equo e sostenibile.

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Pidocchi, mixozoi e minacce invisibili: il fronte parassiti nell’acquacoltura mondiale

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Pidocchi di mare, vermi intestinali, protozoi, cestodi, mixozoi. L’elenco dei parassiti che colpiscono i pesci allevati nei mari e nei fiumi di tutto il mondo è lungo e in costante aggiornamento. La convivenza tra acquacoltura intensiva e agenti patogeni ha superato da tempo la soglia dell’eccezione: oggi rappresenta una delle sfide strutturali per la sostenibilità sanitaria ed economica del comparto.

Il parassita dei pesci in Amazzonia, recentemente identificato da un team scientifico internazionale, si inserisce in questo scenario complesso. Si tratta di un mixozoo, un parassita microscopico ma potenzialmente devastante, già responsabile di importanti perdite in altre aree del pianeta. La novità? La sua sorprendente diffusione nei bacini amazzonici e la scoperta di inediti meccanismi di controllo genetico.

Mixozoi e infezioni emergenti: un rischio globale

A oggi, il salmone atlantico resta uno degli emblemi delle infezioni parassitarie con impatti economici diretti. In Norvegia e in Scozia, i pidocchi di mare (Lepeophtheirus salmonis) costano all’industria centinaia di milioni di euro l’anno. Allo stesso modo, negli Stati Uniti, alcune popolazioni di trota hanno visto crolli fino al 90% a causa di infezioni da Tetracapsuloides bryosalmonae, altro membro della famiglia dei mixozoi.

Nel bacino amazzonico, dove la biodiversità ittica è tra le più alte al mondo, gli scienziati hanno rilevato che oltre il 50% dei pesci campionati è portatore di questi parassiti. Non si tratta solo di un problema ambientale: l’acquacoltura brasiliana, in forte espansione, rischia ora di essere ostacolata da un nemico invisibile ma tenace.

Il lavoro congiunto del King’s College di Londra, dell’UNIFESP e di altre istituzioni scientifiche europee e sudamericane ha rivelato che questi mixozoi amazzonici utilizzano meccanismi epigenetici sofisticati per adattarsi all’ospite e all’ambiente. Un comportamento evolutivo che complica la diagnosi e rende la prevenzione una corsa contro il tempo.

L’epigenetica apre nuove vie alla prevenzione

I ricercatori hanno installato un laboratorio mobile su una barca nel cuore del bacino amazzonico, vicino alla confluenza dei fiumi Tapajós e Amazzoni. L’obiettivo: osservare i parassiti in situ, lungo tutto il ciclo di vita e in presenza di una varietà estrema di specie ospiti.

L’intuizione più promettente riguarda l’attivazione e la disattivazione di geni nei mixozoi in base alle condizioni ambientali. Questo meccanismo epigenetico, finora mai documentato in modo così chiaro, potrebbe diventare la chiave per lo sviluppo di vaccini genetici o trattamenti mirati.

Per i responsabili della sanità animale e della biosicurezza in acquacoltura, si tratta di un’opportunità concreta per anticipare le infezioni. L’adozione futura di protocolli basati sulla lettura dell’espressione genica dei parassiti potrebbe integrare gli attuali sistemi di sorveglianza e migliorare il benessere animale.

Implicazioni strategiche per la filiera europea

Se l’Amazzonia rappresenta un laboratorio naturale per lo studio dei parassiti, le implicazioni sono tutt’altro che remote per l’industria ittica europea. L’intensificarsi dei flussi commerciali, i cambiamenti climatici e la crescente pressione sugli impianti intensivi rendono i sistemi d’allevamento vulnerabili all’introduzione di nuovi patogeni.

Conoscere le dinamiche dei mixozoi e altri parassiti emergenti significa anticipare i rischi e proteggere il valore lungo tutta la filiera. La resilienza della produzione ittica passa anche da qui: dalla capacità di tradurre l’innovazione scientifica in strumenti operativi e misure preventive sostenibili.

Il parassita dei pesci in Amazzonia è solo l’ultima spia accesa su una vulnerabilità che il settore non può più ignorare. Investire in ricerca, aggiornare i protocolli e costruire filiere più consapevoli è una strategia di sopravvivenza, prima ancora che di crescita.

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Il pesce nei nuovi format del fuori casa: delivery, digitale e occasioni ibride

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Il 2024 ha segnato un’accelerazione significativa verso l’innovazione nei modelli di servizio e delivery, come risposta alle nuove abitudini alimentari e ai cambiamenti strutturali del settore. Il Rapporto Ristorazione 2025 di FIPE-Confcommercio registra un’evoluzione chiara: i clienti chiedono esperienza, tracciabilità e accessibilità, anche lontano dalla sala tradizionale.

Secondo il documento, il 38% dei ristoratori ha introdotto modifiche al proprio modello di servizio. Tra queste, l’adozione di tecnologie digitali, nuove formule di consumo e canali alternativi come take-away e delivery evoluto. Un contesto in cui il pesce può trovare spazio, a patto che sia supportato da processi logistici e comunicativi coerenti.

Il delivery si raffina e apre al pesce di qualità

Il valore del delivery ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro nel 2024, ma la sua identità sta cambiando. Non più solo fast food o soluzioni d’emergenza, ma veri e propri servizi gastronomici capaci di veicolare l’identità del prodotto e della cucina. Packaging sostenibile, logistica efficiente, piatti rigenerabili a casa: sono queste le nuove condizioni per partecipare al mercato.

In questa trasformazione, l’innovazione nei modelli di servizio e delivery diventa anche un’opportunità concreta per il comparto ittico. Piatti sottovuoto, mono porzioni refrigerate, combinazioni stagionali pronte da consumare: il pesce italiano può entrare a pieno titolo in un’offerta premium, se sostenuto da una filiera pronta a dialogare con la domanda urbana.

Menù digitali e storytelling tracciano nuove rotte

Non è solo il formato a cambiare, ma anche il linguaggio. Il menù cartaceo lascia spazio a interfacce digitali: QR code, app, portali aggiornabili in tempo reale. Questo apre un canale diretto tra prodotto e cliente, ideale per valorizzare provenienza, freschezza e sostenibilità del pesce.

L’adozione di soluzioni digitali consente di raccontare il prodotto in modo trasparente e coinvolgente. L’innovazione nei modelli di servizio e delivery consente così non solo di vendere pesce, ma di educare il consumatore, creare fiducia e rafforzare l’identità del ristorante che sceglie una filiera tracciabile e responsabile.

Occasioni ibride e consumo flessibile: servono nuovi formati

Dark kitchen, take-away stagionali, ristorazione diffusa in spazi non convenzionali: sono formule ibride in forte crescita, soprattutto nelle aree metropolitane. Anche il tempo del pasto si scompone: aumentano le occasioni di consumo fuori orario, i menù flessibili, le esperienze itineranti.

Inserirsi in questi spazi richiede progettualità: tagli già pronti per uso professionale, porzioni calibrate per l’asporto, proposte orientate al consumo rapido ma consapevole. L’innovazione nei modelli di servizio e delivery è una leva che il settore ittico può e deve utilizzare per restare competitivo, raggiungendo pubblici nuovi con offerte mirate.

I nuovi format non sostituiscono la ristorazione classica, ma la completano. E la domanda di qualità resta centrale. Il pesce italiano ha una carta vincente, ma deve saperla giocare: occorre investire in prodotti adatti, in comunicazione trasparente e in sinergie lungo la filiera.

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Stabilimento Findus di Cisterna di Latina sempre più “green” 
e “flessibile” con Grastim

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Grastim e CSI (Compagnia Surgelati Italiana) rinnovano la partnership verso una decarbonizzazione sempre maggiore dello stabilimento Findus di Cisterna di Latina, nell’ottica della sostenibilità ambientale.

Le due aziende hanno infatti esteso al 2035 il contratto di servizio energia relativo all’impianto di trigenerazione già presente dal 2008, con un cambiamento tecnologico che porterà un risparmio di CO2 superiore a 6.000 t/anno che rappresentano il -25% rispetto al 2024 per lo stabilimento di Cisterna e costituiscono un importante contributo nella strategia complessiva del Gruppo Nomad Foods, di cui Findus fa parte. Previsto anche un maggior risparmio in termini di costi energetici pari al 30% rispetto al precedente assetto.

L’investimento è stimato sui 5,2 milioni di euro, che si aggiungono ai 5 investiti negli ultimi 5 anni da Grastim sempre per lo stabilimento di Cisterna di Latina, cuore pulsante dell’attività produttiva per Findus, in un percorso che porterà ad un totale di 27 anni di servizio energia continuativo tra Grastim e Findus.

Grazie all’ottimizzazione dei processi produttivi da parte di CSI, ed all’impianto fotovoltaico da 2 MW di proprietà Grastim installato nel 2023, viene dismessa la centrale turbogas da 5,5 MW, e verrà installata una centrale di trigenerazione di taglia inferiore (max 4,5 MWe) e potenza flessibile per bilanciarsi con l’energia fotovoltaica. I recuperi termici del modulo endotermico saranno integrati con le utenze frigorifere a bassa temperatura attraverso un gruppo frigorifero ad assorbimento.

Findus: “investire sullo stabilimento di Cisterna parte del nostro percorso di sostenibilità”

Le innovazioni apportate all’interno dello stabilimento di Cisterna di Latina si inseriscono all’interno di un percorso più ampio che Findus ha intrapreso verso la sostenibilità, che va dall’adozione di pratiche agricole responsabili all’avere il 100% dei prodotti ittici certificati Msc o ASC, fino all’utilizzo di imballaggi riciclabili, oltre a promuovere progetti concreti per la salvaguardia degli oceani o per la tutela della biodiversità.
Nel 2023 lo stabilimento di Cisterna di Latina era stato il primo sito del gruppo Nomad Foods – gruppo di cui Findus fa parte e la più grande azienda europea di alimenti surgelati – ad essere dotato di energia solare.

“Questa nuova installazione è un ulteriore passo in avanti per rendere il nostro stabilimento sempre più green. Un impegno che a livello di Gruppo perseguiamo per promuovere una decarbonizzazione diffusa nelle nostre catene di approvvigionamento. Ci fa piacere constatare come lo stabilimento di Cisterna di Latina stia svolgendo un ruolo cruciale in questa transizione – ha commentato Antonio Cioffi, Group Head of Engineering Nomad Foods – oggi confermiamo la nostra collaborazione consolidata con Grastim consapevoli di quanto l’innovazione tecnologica sia indispensabile per una produzione sempre più sostenibile”.

A testimoniare la centralità di questo percorso, la scelta di investire sul sito produttivo di Cisterna. Negli ultimi 5 anni sono stati investiti da Findus nello stabilimento circa 32,7 milioni di euro, triplicando gli investimenti rispetto al quadriennio precedente, di cui circa un 15% dedicato all’efficientamento idrico ed energetico.

A livello di Gruppo, gli obiettivi sostenibilità sono allineati con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite:  nel 2021 Nomad Foods ha sottoscritto la campagna Business Ambition for 1.5°C, stabilendo obiettivi coerenti con le riduzioni richieste per mantenere il riscaldamento globale a 1.5°C e approvati dalla Science Based Targets (SBTi). Diversi gli ambiti di intervento, come emerge dall’ultimo Rapporto di sostenibilità, tra cui la diminuzione delle emissioni assolute per l’ attività produttiva (- 13,8% dal 2022 al 2023); la riduzione delle emissioni di gas serra (GHG); il contenimento degli sprechi; l’efficientamento dei propri siti produttivi.

Grastim: “impianto hydrogen ready. innovazione tecnologica e integrazione di più soluzioni la chiave per essere più sostenibili”

L’impianto è pensato per essere anche “hydrogen ready” fino al 20% della potenza di input. Un’operazione che rientra nelle strategie di Grastim di ampliare e integrare ulteriormente le sue soluzioni tecnologiche ad alta efficienza per i grandi player industriali impegnati a decarbonizzare le proprie attività produttive.

“Siamo orgogliosi di celebrare una partnership così duratura con un primario cliente multinazionale come Nomad Foods, ed in particolare per il sito di Cisterna di Latina, avendo attraversato, o direi inseguito, numerosi mutamenti dell’assetto produttivo della fabbrica, riadattando i nostri assets alle mutate esigenze. Questo ultimo passo non poteva che essere ancor di più spinto nell’ottica della decarbonizzazione. Con questo approccio vogliamo continuare a investire nei processi di sostenibilità degli stabilimenti del gruppo Nomad Foods e nel rinnovo degli assets della nostra società. L’idea di base è che la transizione energetica dell’industria, per essere davvero sostenibile non solo in termini ambientali ma anche economici, debba passare per l’innovazione tecnologica e l’integrazione di più soluzioni”, ha affermato Baldo Pavolini, Investments & Operations Director di Grastim.

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Spagna, il tonno si fa sostenibile: come cambiano le pratiche di rilascio a bordo

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Tecnologie per il rilascio sicuro di squali e razze stanno rivoluzionando le pratiche di bordo nella pesca a circuizione del tonno, grazie a un progetto congiunto tra AZTI e le associazioni industriali ANABAC e OPAGAC. Lo studio, pubblicato sull’ICES Journal of Marine Science e selezionato come “Editor’s Choice”, dimostra l’efficacia di dispositivi avanzati per la gestione del bycatch di elasmobranchi nelle flotte tropicali.

L’iniziativa si inserisce nel quadro del Codice di Buone Pratiche adottato volontariamente dalla flotta spagnola nel 2012, un riferimento consolidato a livello internazionale.

Strumenti concreti per migliorare le operazioni di bordo

I nuovi Bycatch Release Devices (BRDs) comprendono rampe di rilascio, barelle, sistemi a velcro, scivoli a ponte inferiore, hopper e griglie di selezione specifiche per razze mobulidi. Il loro scopo è permettere una gestione rapida e sicura degli esemplari catturati accidentalmente, riducendo al minimo la manipolazione.

Secondo Jefferson Murua, ricercatore AZTI e autore principale dello studio, “una liberazione rapida è essenziale per garantire la sopravvivenza delle specie vulnerabili, ma operare con grandi squali o razze può essere complesso e pericoloso. È per questo che abbiamo coinvolto i pescatori fin dalle fasi progettuali”.

Il coinvolgimento diretto di capitani e marinai ha garantito l’usabilità dei dispositivi, già adottati su unità operative nelle principali aree di pesca tropicali.

Un modello di sostenibilità riconosciuto e replicabile

La flotta spagnola a tonno congelato, rappresentata da ANABAC e OPAGAC, è da tempo all’avanguardia nella gestione sostenibile della pesca. Il Codice di Buone Pratiche ha introdotto misure pionieristiche: FAD non impiglianti, formazione continua a bordo, copertura osservazionale al 100% (fisica o elettronica) e protocolli dettagliati per il rilascio di squali, tartarughe e razze.

AZTI, in qualità di consulente scientifico indipendente, ha affiancato l’industria in ogni fase, facilitando la transizione verso metodi sempre più selettivi e a basso impatto.

Oggi, con l’introduzione sistematica dei BRDs, la flotta consolida un percorso di responsabilità ambientale che non si limita al rispetto normativo, ma mira a ridefinire gli standard operativi nel comparto.

Verso un’adozione globale delle tecnologie

L’approccio della flotta spagnola trova riscontro anche a livello regolatorio. Alcune Organizzazioni Regionali per la Gestione della Pesca (RFMOs) stanno iniziando a raccomandare ufficialmente l’uso dei BRDs. Questo apre la strada a una diffusione più ampia degli strumenti anche tra le flotte di altri Paesi attivi nella pesca a circuizione.

Il progetto ha ricevuto finanziamenti da più enti: Governo Basco, Unione Europea (Next Generation EU, EMFAF), Segretariato Generale della Pesca in Spagna e International Seafood Sustainability Foundation (ISSF). La convergenza di fonti pubbliche e private testimonia la rilevanza strategica di questi strumenti nel contesto della transizione ecologica.

Il rilascio sicuro e tempestivo di squali e razze rappresenta una delle sfide cruciali per la pesca tropicale del tonno. L’esperienza della flotta spagnola, supportata dalla scienza e alimentata da una solida collaborazione industriale, offre oggi un modello pratico e replicabile a livello globale.

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