Mese: Luglio 2025

Internet advertising e retail media: un orizzonte da esplorare per la filiera ittica

 [[{“value”:”

Il mercato pubblicitario italiano sta vivendo una stagione di rinnovato dinamismo. Secondo i dati dell’Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano, nel 2024 ha raggiunto quota 11,1 miliardi di euro (+8% su base annua), trainato in larga parte dall’internet advertising, che da solo vale oggi la metà del totale e continua a crescere a doppia cifra.

In questo contesto di accelerazione digitale, si affacciano scenari che potrebbero trasformare anche le logiche di comunicazione delle filiere agroalimentari, compresa quella ittica, spesso rimasta ai margini delle dinamiche pubblicitarie evolute. Tra i modelli emergenti, il retail media nel settore ittico si profila come un’opportunità concreta, sebbene ancora poco esplorata.

La pubblicità dove si compra

Il retail media, in sintesi, è la pubblicità che si attiva direttamente nei canali di vendita, fisici o digitali. È il contenuto sponsorizzato che si inserisce nella piattaforma eCommerce di una catena GDO, il banner tra i risultati di ricerca di un marketplace, la promozione integrata nell’esperienza d’acquisto.

Non si tratta semplicemente di visibilità. Il vero valore risiede nella possibilità di raggiungere l’utente nel momento esatto in cui sta per acquistare, sfruttando dati di prima parte, profilazione contestuale e metriche di performance dettagliate. È un cambio di paradigma che sta ridefinendo il ruolo dei retailer: non più meri distributori, ma attori editoriali capaci di monetizzare gli spazi digitali e abilitare comunicazioni personalizzate.

Un modello ancora acerbo, ma strategico

Se nei mercati anglosassoni il retail media rappresenta già una voce significativa negli investimenti pubblicitari, in Italia il fenomeno è ancora agli inizi. Tuttavia, le proiezioni per il 2025 parlano chiaro: l’eCommerce advertising crescerà del +13%, proprio grazie alla spinta del retail media.

Per chi opera nella filiera ittica — dai produttori ai trasformatori, dai consorzi alle imprese che forniscono la GDO — questo modello apre spazi di manovra nuovi, tanto sul piano commerciale quanto su quello strategico. Promuovere un prodotto ittico ready-to-eat direttamente sul sito di un’insegna distributiva, oppure nei risultati interni di un grande marketplace, significa unire comunicazione, posizionamento e vendite in un’unica azione coordinata.

Video e audio, contenuti che convertono

Il successo del retail media è legato anche alla qualità dei formati. Nel 2025, si stima che il video advertising digitale supererà i 2,4 miliardi di euro, attestandosi al 41% dell’intero internet advertising. Il contenuto video, se ben realizzato, si conferma il mezzo più efficace per raccontare l’origine, la lavorazione e la sostenibilità di un prodotto ittico.

Parallelamente, cresce anche l’audio advertising (+15% nel 2025), supportato dall’adozione crescente di podcast, musica e audiolibri su piattaforme gratuite. Anche in questo caso, la sfida è creativa: integrare il messaggio commerciale in modo coerente, non invasivo, ma rilevante.

Misurabilità, dati e ritorno sull’investimento

L’elemento di maggiore interesse per le imprese è la possibilità di misurare le performance in modo puntuale. Il retail media permette di accedere ai dati comportamentali degli utenti — sempre nel rispetto della privacy — e ottimizzare le campagne in tempo reale.

Per una piccola o media impresa ittica, questo può significare allocare meglio le risorse di marketing, capire quali referenze funzionano su quali canali, in quale momento dell’anno, con quale formato. È una rivoluzione silenziosa, ma profonda.

Il retail media nel settore ittico non è ancora una realtà strutturata, ma rappresenta uno scenario credibile e ricco di potenziale. Chi saprà sperimentare oggi, anche con piccoli budget, sarà in grado domani di occupare posizioni di vantaggio nei nuovi ecosistemi digitali della distribuzione alimentare.

La comunicazione commerciale non può più essere disgiunta dalla logica dei dati e della misurazione. L’advertising non è più solo un costo, ma un investimento misurabile e integrabile nella strategia complessiva d’impresa.

Iscriviti alla newsletter settimanale di Pesceinrete per ricevere notizie esclusive del settore.

NEWSLETTER

L’articolo Internet advertising e retail media: un orizzonte da esplorare per la filiera ittica proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Primi segnali di svolta? L’Italia in affanno sui volumi, ma i prezzi tengono

 [[{“value”:”

Nel primo trimestre del 2025, secondo gli ultimi dati pubblicati da EUMOFA, le vendite del pescato italiano hanno registrato una flessione significativa nei volumi. Si parla di una contrazione del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, accompagnata da un calo del 9% in valore. Un segnale che, letto superficialmente, potrebbe destare preoccupazione. Tuttavia, un’analisi più approfondita offre spunti preziosi per la filiera.

Il dato grezzo parla chiaro: tra gennaio e marzo sono stati commercializzati 11.430 tonnellate di prodotto, per un valore complessivo di 58,26 milioni di euro. Marzo in particolare ha visto una riduzione dei volumi del 21% e un calo del valore del 24% rispetto allo stesso mese del 2024. Le specie più colpite? Acciuga, gamberi, sogliola e scampo. Ma non è tutta una frenata.

In un contesto europeo dove molti Paesi registrano contrazioni anche più severe – basti pensare a Germania e Svezia – l’Italia mostra una certa resilienza in termini di valore medio per chilo. E nonostante i numeri in calo, l’interesse per alcune referenze ad alto valore aggiunto, come lo scampo o la sogliola, resta stabile. È una chiave di lettura che suggerisce come la filiera italiana, nonostante le difficoltà strutturali, mantenga un posizionamento commerciale interessante, soprattutto su segmenti premium.

A spingere verso il basso i volumi ci sono diversi fattori: condizioni meteo avverse, fluttuazioni dei prezzi del gasolio marittimo e difficoltà operative legate alle normative ambientali. Ma il calo di offerta potrebbe, paradossalmente, rappresentare un’occasione per ripensare le strategie. Lavorare su stagionalità, qualità e tracciabilità può rendere l’offerta più attrattiva anche nei confronti della GDO e dell’Horeca, che sempre più ricercano storie di prodotto oltre alla mera disponibilità quantitativa.

Un altro aspetto rilevante riguarda la logistica e la programmazione della distribuzione: in un contesto di scarsità, chi riesce ad anticipare i fabbisogni o a proporre alternative valide, anche da acquacoltura o da produzioni estere certificate, può guadagnare quote di mercato. È un momento in cui il dato, se ben interpretato, può diventare leva strategica.

La flessione delle vendite del pescato italiano nel primo trimestre 2025 non è solo un segnale d’allarme, ma anche un’opportunità per ripensare le dinamiche della filiera. Puntare sulla qualità, differenziare l’offerta e investire in programmazione potrebbero fare la differenza in un mercato sempre più competitivo e selettivo.

Iscriviti alla newsletter settimanale di Pesceinrete per ricevere notizie esclusive del settore.

NEWSLETTER

L’articolo Primi segnali di svolta? L’Italia in affanno sui volumi, ma i prezzi tengono proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Prezzi alimentari in rialzo, inflazione stabile: segnali da interpretare

 [[{“value”:”

L’indice nazionale dei prezzi al consumo, secondo le stime preliminari ISTAT per giugno 2025, registra un aumento contenuto: +0,2% su base mensile e +1,7% su base annua. A determinare questa dinamica sono stati in gran parte i prezzi dei beni alimentari, che continuano a salire con un incremento tendenziale del +4,2% per i prodotti non lavorati e del +3,0% per quelli lavorati. Un dato che non può passare inosservato per chi opera in filiere produttive e distributive sensibili al prezzo finale, come quella ittica.

È il cosiddetto “carrello della spesa” a subire la spinta maggiore, con un aumento del +3,1% rispetto allo stesso mese del 2024. In parallelo, l’inflazione di fondo – depurata dai beni energetici e dagli alimentari freschi – accelera leggermente, portandosi a +2,1%. I beni alimentari, per la cura della casa e della persona, mostrano una dinamica in progressiva crescita (+3,1% su base annua), confermando un trend che si protrae ormai da diversi trimestri.

Per le imprese della filiera ittica, questo scenario non è neutro. La trasformazione dei prodotti del mare, così come la loro logistica e distribuzione, è sempre più legata alla capacità di presidiare il valore percepito, contenere i costi e adattarsi a una domanda condizionata dalle tensioni inflattive. In particolare, la crescente pressione sui prezzi dei beni alimentari finiti impone una riflessione: quanto spazio resta per innovare, marginare e mantenere attrattiva l’offerta, senza cedere alla sola leva del prezzo?

La componente energetica – un fattore chiave nei costi operativi della pesca, della refrigerazione e della lavorazione – mostra invece segnali positivi. I beni energetici non regolamentati vedono una flessione dei prezzi del -4,6%, mentre quelli regolamentati rallentano la crescita dal +29,3% al +22,7%. È un segnale da cogliere, perché potrebbe alleggerire nel breve periodo alcuni costi di filiera, favorendo investimenti in efficienza e riducendo la pressione sulle marginalità.

La stabilità dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), fermo a +1,7% su base annua, conferma una fase di transizione. Non si tratta più di un’inflazione emergenziale, ma di un contesto strutturalmente più caro, soprattutto nel settore alimentare. E in questo scenario, l’aumento dei prezzi dei beni alimentari richiede risposte consapevoli: sul piano della pianificazione commerciale, della contrattazione con la distribuzione e, non da ultimo, della comunicazione con il consumatore.

Giugno 2025 conferma una dinamica inflattiva ancora contenuta ma con segnali importanti nei beni alimentari. Per la filiera ittica, si profila l’esigenza di leggere i dati macroeconomici come indicatori strategici. L’adattamento non riguarda solo i costi, ma l’intera capacità di presidiare la qualità, la distribuzione e il valore percepito.

Resta aggiornato sulle dinamiche economiche che incidono sulla filiera ittica. Ogni variazione nei prezzi può diventare un’opportunità, se letta con il giusto anticipo.

Iscriviti alla newsletter settimanale di Pesceinrete per ricevere notizie esclusive del settore.

NEWSLETTER

L’articolo Prezzi alimentari in rialzo, inflazione stabile: segnali da interpretare proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Ospitalità e prodotti ittici: il futuro del consumo passa dalla ristorazione

 [[{“value”:”

In un momento storico in cui il consumo di pesce e frutti di mare fatica a recuperare i volumi pre-pandemici nei contesti domestici, il canale della ristorazione si sta affermando come protagonista di una nuova dinamica di mercato. È quanto emerge con forza dal 25° Congresso AECOC sui prodotti ittici, tenutosi la scorsa settimana a Baiona, in Spagna, dove il foodservice è stato descritto come leva determinante per stimolare il ritorno strutturale alla categoria ittica.

Il rapporto “Uno sguardo al consumo di prodotti alimentari nel 2025“, presentato da Edurne Uranga, Vicepresidente europeo Foodservice di Circana, fotografa un paese in cui il 33% della spesa alimentare complessiva è già destinato al consumo immediato. Con oltre 328.000 esercizi ristorativi attivi, uno ogni 175 abitanti, la Spagna si distingue per una penetrazione del foodservice doppia rispetto alla Francia, confermandone il ruolo centrale nella vita sociale e nel bilancio alimentare dei cittadini.

In questo contesto, il consumo di pesce e frutti di mare nei ristoranti ha raggiunto il 9,2% delle occasioni di consumo, trainato da una domanda crescente di piatti flessibili, veloci, compatibili con i nuovi stili di vita post-pandemici. Non è un caso che antipasti e tapas siano in aumento, mentre i piatti principali, più strutturati, registrano una flessione. Una tendenza che apre spazi concreti per l’ittico, capace di adattarsi con versatilità a formati nuovi e accattivanti.

La riflessione proposta da Uranga è tutt’altro che confinata al mercato iberico. Anche in Italia, dove il tessuto della ristorazione è capillare e profondamente radicato nella cultura alimentare, esiste un potenziale ancora inespresso per trasformare il fuori casa in una piattaforma di rilancio del comparto ittico. La chiave? Una proposta gastronomica moderna, attenta alla sostenibilità, alla praticità e alla personalizzazione dell’esperienza, fattori che oggi incidono più del prezzo nelle scelte dei consumatori.

Nel report “Tempi di trasformazione per il consumo di massa e i prodotti ittici“, presentato da Antonio Khalaf di Circana, emerge un altro punto cruciale: il peso crescente dei prodotti ittici freschi preparati e dei surgelati pronti da cuocere, adatti a dispositivi come la friggitrice ad aria. Un segnale chiaro di come la domanda stia premiando le soluzioni che combinano gusto, benessere e facilità d’uso. In questa direzione, anche la ristorazione può fare da apripista, orientando le abitudini di consumo e facilitando l’introduzione di nuovi formati nel carrello della spesa.

Il consumo di pesce e frutti di mare in Spagna ha raggiunto i 657 milioni di chili, con un valore di mercato di 7,6 miliardi di euro. Sebbene la crescita sia trainata più dal valore che dal volume, il dato suggerisce un’ampia possibilità di riposizionamento per tutta la filiera: dai trasformatori ai distributori, fino ai buyer della GDO e ai ristoratori. Il segmento dei prodotti pronti e cucinati, ad esempio, si sta consolidando non solo come risposta alla domanda, ma anche come laboratorio per innovazioni replicabili su scala retail.

In Italia, la sfida potrebbe essere duplice: da un lato, rafforzare il ruolo della ristorazione come palcoscenico per i prodotti ittici, dall’altro incentivare il consumo domestico attraverso format più pratici, valorizzando le sinergie tra offerta Horeca e scaffale. I grandi supermercati restano leader per le vendite ittiche (61,7% in Spagna), ma il canale online — ancora marginale — rappresenta una riserva di valore potenziale.

La visione proposta da Khalaf, che individua nella modernizzazione degli scaffali, nel rafforzamento dei canali emergenti e nell’adattamento dei prodotti alle abitudini contemporanee le tre direttrici di sviluppo, può ispirare anche la filiera italiana. In particolare, le imprese del settore potrebbero trovare nella collaborazione tra industria e ristorazione un terreno fertile per progettare strategie comuni di promozione e innovazione.

Il modello spagnolo dimostra come la ristorazione possa trasformarsi in catalizzatore per rilanciare il consumo di pesce e frutti di mare. Anche in Italia, il canale Horeca rappresenta un’opportunità concreta per tutta la filiera, a patto di saper cogliere i segnali del cambiamento: esperienzialità, praticità e sostenibilità sono oggi le leve che possono rinnovare l’offerta e avvicinare nuovi pubblici.

Iscriviti alla newsletter settimanale di Pesceinrete per ricevere notizie esclusive del settore.

NEWSLETTER

L’articolo Ospitalità e prodotti ittici: il futuro del consumo passa dalla ristorazione proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Made with & by Matacotti Design

Privacy & Cookie Policy