Mese: Luglio 2025 Pagina 18 di 28

Volatilità e prospettive nell’acquacoltura globale: l’Europa resta punto fermo

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Le prospettive dell’acquacoltura nella seconda metà del 2025 si delineano in uno scenario complesso, segnato da pressioni macroeconomiche, tensioni commerciali e cambiamenti nei flussi di esportazione. A fare il punto è Rabobank, che nel suo report “Global Aquaculture Update 2H 2025” evidenzia come, nonostante l’incertezza della domanda, l’offerta globale mostri segnali di tenuta.

La produzione di salmone è in crescita, trainata dal recupero del Cile, mentre la Norvegia affronta sfide ambientali e biologiche che potrebbero limitarne la performance. Le stime indicano un aumento dell’offerta globale del 5%, con prezzi in lieve calo rispetto al picco del 2024, ma ancora superiori alla media storica.

Nel comparto dei gamberi, si profila una maggiore prudenza. In India, il caldo anomalo e l’aumento dei costi frenano la produzione, mentre in Ecuador l’export potrebbe rallentare se la domanda statunitense, sotto pressione per effetto dei nuovi dazi, dovesse indebolirsi. Il rischio di eccesso di offerta è concreto, e le strategie produttive stanno già virando verso un approccio più conservativo. I prezzi, per ora, restano stabili, contenuti anche dalla persistente debolezza del mercato cinese.

Gli analisti Rabobank sottolineano che la nuova politica tariffaria statunitense sta spingendo gli operatori globali a riorientare le rotte commerciali. L’Europa emerge come il mercato più stabile e attrattivo, pronto ad assorbire parte degli scambi in uscita da USA e Cina. Per l’industria dell’acquacoltura, questa potrebbe essere un’occasione concreta per rafforzare la propria presenza in ambito UE.

Un parziale sollievo arriva dal fronte dei mangimi. Grazie a condizioni oceaniche favorevoli, la disponibilità di acciughe in Perù è la più alta degli ultimi sette anni, garantendo abbondanti forniture di farina e olio di pesce. La domanda costante, soprattutto dal segmento salmone, potrebbe mantenere i prezzi della farina di pesce su livelli elevati, compensando in parte il calo di quelli della farina di soia. Secondo Rabobank, questa stabilità nei costi mangimistici rappresenta un elemento chiave per tutelare i margini operativi delle imprese.

In sintesi, le prospettive dell’acquacoltura nella seconda metà del 2025 restano condizionate da dinamiche globali instabili, ma si intravedono spazi di manovra: tra un’offerta che tiene, una domanda che cambia direzione e una filiera che si adatta rapidamente, chi saprà leggere i segnali e agire con lucidità potrà affrontare con maggiore sicurezza i mesi a venire.

Analizzare con attenzione i mercati e adattare le strategie produttive e commerciali sarà essenziale per trasformare le criticità in opportunità.

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Mitili baltici per l’industria pet-food: un progetto europeo che parla anche al Mediterraneo

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Le acque poco salate del Mar Baltico non sono l’habitat più facile per la molluschicoltura, eppure è proprio da lì che nasce Baltic MUPPETS, un progetto europeo che punta a trasformare i mitili del Mar Baltico in risorsa per il pet-food e la bioeconomia. Un’iniziativa concreta, fondata su dati scientifici e collaborazione tra istituzioni, aziende e centri di ricerca, che merita attenzione anche da parte della filiera ittica mediterranea.

Con oltre 13 partner da cinque Paesi, Baltic MUPPETS è un modello di co-innovazione: raccoglie mitili piccoli (1–3 cm), troppo piccoli per l’alimentazione umana ma numerosi e a crescita rapida, per trasformarli in materia prima destinata alla nutrizione animale. L’obiettivo? Creare un sistema circolare che riduca l’eutrofizzazione, favorisca la sostenibilità ambientale e generi nuova economia in aree costiere a basso impatto industriale.

La scelta dei mitili del Mar Baltico non è casuale: crescono in condizioni ambientali complesse, assorbono nutrienti in eccesso e si adattano bene a sistemi a basso input energetico. Ma ciò che rende il progetto particolarmente interessante è il focus sulla filiera: non si limita alla sola produzione, ma integra lavorazione, conservazione, logistica e mercato, con un occhio attento alla replicabilità in altri contesti marini.

Per rendere operativa questa visione, Baltic MUPPETS ha sviluppato un sistema decisionale digitale (ODSS – Operational Decision Support System), utile per la pianificazione delle attività acquicole nei siti migliori. Uno strumento open access, pensato per facilitare lo sviluppo di impianti sostenibili in aree simili al Baltico, ma che potrebbe ispirare soluzioni analoghe anche in bacini più ricchi come il Tirreno o l’Adriatico.

Il valore aggiunto del progetto è anche nella capacità di attivare strumenti di trasferimento tecnologico: call per start-up, matchmaking tra imprese, supporto all’innovazione di prodotto e processo. Baltic MUPPETS non si limita a produrre mitili, ma costruisce reti operative, competenze e modelli imprenditoriali. In questo senso, rappresenta una visione dell’acquacoltura non solo come attività produttiva, ma come infrastruttura territoriale e culturale.

Per le realtà dell’Europa meridionale, dove l’acquacoltura ha potenzialità spesso frenate da limiti strutturali o normativi, Baltic MUPPETS è un esempio da analizzare con attenzione. La valorizzazione di sottoprodotti, la sinergia tra pubblico e privato e la visione a lungo termine dell’economia blu possono rappresentare una direzione concreta per le politiche future.

L’auspicio è che, a partire dai mitili del Mar Baltico, si apra un dialogo costruttivo tra le diverse aree d’Europa affacciate sul mare. Perché l’innovazione, quando si nutre di collaborazione e conoscenza, è una corrente che può attraversare mari molto diversi.

Baltic MUPPETS dimostra come anche specie considerate minori, in contesti ambientali difficili, possano diventare leve strategiche per la sostenibilità e l’industria. Il progetto è un esempio virtuoso per tutta la filiera ittica europea, compresa quella mediterranea.

Scoprire, condividere, adattare: è questa la sfida dell’economia blu europea. E ogni buona pratica è un seme di futuro.

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L’ostrica perlifera raggiata scrive il futuro del Mediterraneo

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Per anni, l’ostrica perlifera raggiata (Pinctada imbricata radiata) ha popolato silenziosamente le acque del Mediterraneo orientale, abbondante ma ignorata. Oggi, la sua legalizzazione in Grecia rappresenta un cambio di paradigma per la gestione delle risorse marine e una possibilità concreta per sostenere le economie costiere in difficoltà.

Originaria dell’area indo-pacifica ma perfettamente adattata all’ambiente mediterraneo, questa specie non indigena ha vissuto a lungo in una sorta di limbo normativo. Il suo status incerto ha alimentato un sottobosco di vendite informali e mancati controlli, escludendola dal circuito commerciale legale, nonostante le sue potenzialità gastronomiche e nutrizionali.

Oggi però, grazie a un progetto dell’Università di Patrasso sostenuto dal FEAMP, quella che era una risorsa trascurata si avvia a diventare un simbolo di resilienza e innovazione. Il lavoro multidisciplinare di biologi, esperti alimentari, economisti e regolatori ha costruito un percorso solido per integrare la Pinctada imbricata radiata nei mercati ittici greci. Mappatura degli stock selvatici, studio delle proprietà organolettiche, analisi di filiera e sperimentazioni di trasformazione – come affumicatura e salatura – hanno permesso di valorizzare questa specie senza stravolgere le capacità operative dei pescatori.

In parallelo, l’introduzione di una quota pilota e la definizione di regolamenti chiari su taglie minime e tracciabilità hanno gettato le basi per una gestione trasparente e sostenibile. I primi lotti trasformati sono già approdati nei ristoranti, segno di una risposta positiva da parte del mercato locale e della ristorazione di qualità, sempre più attenta alla provenienza e all’identità del prodotto.

In un contesto mediterraneo in cui molte specie autoctone, come le ostriche piatte o le vongole veraci, sono sotto pressione per effetto del cambiamento climatico e dello sfruttamento eccessivo, l’integrazione legale e commerciale dell’ostrica perlifera raggiata rappresenta un’opportunità da non sottovalutare. Non si tratta solo di introdurre un nuovo prodotto, ma di dimostrare che anche una specie alloctona può essere governata con intelligenza, trasformandola in risorsa senza compromettere l’equilibrio degli ecosistemi marini.

Il caso greco offre quindi uno spunto prezioso per tutta la filiera ittica mediterranea. Dove esistono specie già abbondanti e resilienti, troppo a lungo marginalizzate per cavilli normativi o rigidità culturali, un approccio scientifico e condiviso può sbloccare nuovi flussi di reddito, diversificare l’offerta e rafforzare la competitività del comparto trasformativo.

Il modello della Grecia, basato su evidenze scientifiche, collaborazione intersettoriale e interventi a basso impatto, può ispirare nuove pratiche anche altrove. Non solo in ambito molluschicolo, ma ovunque si renda necessario un adattamento pragmatico alle trasformazioni in corso nei mari.

L’iniziativa sulla Pinctada imbricata radiata dimostra che la sostenibilità, se accompagnata da pragmatismo e visione, può nascere anche da ciò che prima era invisibile. Investire nella regolamentazione di specie abbondanti ma trascurate può rafforzare l’intera filiera, offrendo ai territori nuove strade per coniugare qualità, identità e resilienza.

Ripensare il valore delle risorse già presenti nei nostri mari non è solo un’opzione, ma una necessità. Le opportunità ci sono: serve il coraggio di coglierle.

Foto: ©John Theodorou

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Sostenibilità, Innovazione e Cooperazione nella Blue Economy per il mare Adriatico

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I ministri di Albania, Croazia, Montenegro e Slovenia, congiuntamente al Ministro Francesco Lollobrigida ed al Sottosegretario Giacomo La Pietra nonché ad alti rappresentanti delle amministrazioni coinvolte, si riuniranno ad Ancona il prossimo 15 luglio per un incontro cruciale sulla “Sostenibilità, Innovazione e Cooperazione nella Blue Economy per il mare Adriatico”.

L’evento, di alto profilo politico, mira a forgiare una strategia congiunta per il futuro del bacino, ponendo le basi per un modello di gestione innovativo e resiliente.

L’incontro si prefigge di andare oltre le tradizionali logiche di limitazione dello sforzo di pesca, spesso punitive per le economie costiere. L’obiettivo è sviluppare misure di gestione condivise che integrino l’impatto dei cambiamenti climatici, dell’innalzamento delle temperature e del livello delle acque nei modelli di valutazione degli stock ittici. Questa visione olistica riconosce che la semplice riduzione dell’attività di pesca ha “un effetto dirompente sulla possibilità di approvvigionamento della risorsa alimentare”, aumentando la dipendenza dalle importazioni e mettendo a rischio il tessuto socio-economico delle comunità marittime.

Sul fronte dell’acquacoltura, in particolare la molluschicoltura, la volontà è quella di affrontare con urgenza l’emergenza causata dai cambiamenti climatici e dall’invasione di specie aliene come il granchio blu, al fine di porre le basi per misure gestionali immediate ed efficaci per sostenere un settore vitale per l’economia blu regionale.
L’obiettivo, quindi, è creare un fronte diplomatico unito tra i Paesi dell’Adriatico, per esercitare una forte e condivisa influenza sui futuri negoziati sia in seno alla Commissione europea che alla Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (CGPM). I ministri intendono contrastare le proposte di riduzioni delle giornate di pesca, che peraltro non tengono conto della diminuzione delle flotte pescherecce, un fattore economico e sociale di crescente rilevanza.

Questo vertice rappresenta, quindi, un’opportunità strategica per condividere esperienze e delineare azioni comuni, rafforzando una cooperazione regionale già consolidata. La visione è ambiziosa: trasformare il modello di gestione dell’Adriatico in un “esempio virtuoso di cooperazione” a livello internazionale, dimostrando che la sostenibilità può andare di pari passo con la prosperità economica attraverso un’azione politica concertata e innovativa.

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ASC e Carrefour insieme per l’acquacoltura responsabile

ASC e Carrefour insieme per l’acquacoltura responsabile

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ASC e Carrefour insieme per l’acquacoltura responsabile – L’organizzazione internazionale ASC™Aquaculture Stewardship Council, sceglie Carrefour Italia come partner per coinvolgere i consumatori sul tema dell’acquacoltura responsabile, lanciando la campagna “Acquaculturizzati” che vedrà la luce dal 10 al 23 luglio 2025, nei punti vendita diretti Carrefour (iper, market ed express) su tutto il territorio nazionale.

La comunicazione scelta per l’occasione si caratterizza per un approccio di grande impatto, fuori dal coro, in cui ironia e provocazione agganciano l’attenzione degli utenti, sensibilizzandoli sul tema dell’acquacoltura responsabile, per portarli alla consapevolezza del nuovo modo di lavorare dell’industria ittica certificata ASC.

La collaborazione di Carrefour con ASC è iniziata nel 2018 con l’introduzione di un prodotto di cozze cilene con il marchio ASC, a cui hanno fatto seguito prodotti di altre specie come salmone, orata, branzino, mazzancolle. Ad oggi, si possono trovare 25 prodotti a marchio Carrefour con il logo verde ASC.
La campagna prevede sia una promozione dedicata, con sconti dal 20 al 35%, su prodotti a marchio Carrefour come su brand famosi come Findus, sia momenti di sensibilizzazione dei consumatori per i quali verranno allestiti dei corner informativi nei weekend del 12-13 e 19-20 luglio nel canale iper.

“Siamo orgogliosi di partire con la prima campagna diretta ai consumatori in Italia. Queste attività sono fondamentali non solo per fare cultura sul ruolo dell’acquacoltura responsabile, ma anche per rafforzare la consapevolezza del potere che ogni consumatore ha quando sceglie cosa mettere nel carrello”, afferma Desirée Pesci, Market Development Manager di ASC Italia. “Siamo molto felici di collaborare con Carrefour: il loro ruolo è cruciale nel fare da tramite tra ASC e i consumatori, rendendo più accessibili le informazioni e facilitando scelte sostenibili.”

“Come Società Benefit, Carrefour Italia si impegna a fare la propria parte per contribuire all’obiettivo del Gruppo Carrefour: raggiungere entro il 2025 il 50% di pesce proveniente da fonti sostenibili”, afferma Josephine Ducatteau, CSR & Food transition Manager di Carrefour. “Siamo quindi orgogliosi di essere il primo retailer in Italia a collaborare con ASC per il lancio di una campagna nazionale dedicata alla promozione dell’acquacoltura certificata ASC: un modello rispettoso dell’ambiente, del benessere animale e delle comunità locali. Questa partnership strategica rappresenta un passo concreto verso un assortimento sempre più sostenibile, in linea con la nostra missione di creare un impatto positivo sul sistema alimentare.”

Il tema dell’acquacoltura riguarda l’intero futuro del pianeta e dei suoi abitanti. I prodotti ittici catturati in natura non sono più infatti in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare di una crescente popolazione globale. Per questa ragione, già oggi, più della metà del pesce consumato in tutto il mondo proviene da allevamenti ittici e si prevede che la quota aumenterà. (Fonte) La rapida crescita dell’acquacoltura può condurre però ad una cattiva gestione degli allevamenti ittici, all’inquinamento idrico, a danni ambientali locali e a condizioni di lavoro inadeguate.

È importante, dunque, più che mai che l’allevamento ittico sia gestito responsabilmente, avendo a cuore le persone e il pianeta.

La certificazione ASC costituisce il principale schema di riferimento per l’acquacoltura responsabile a livello internazionale (l‘unico conforme al codice ISEAL), garantendo pesce e frutti di mare allevati con cura, provenienti da allevamenti certificati secondo i rigorosi standard ASC, basati su dati scientifici e misurabili.

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