Mese: Luglio 2025 Pagina 24 di 28

Scognamiglio: positivo bando per i ristori imprese molluschicoltura

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“Una risposta positiva e concreta alle difficoltà che sta attraversando il comparto dell’allevamento dei molluschi, a causa dei cambiamenti climatici che decimano la produzione, è venuta da parte del Ministero dell’Agricoltura, con la pubblicazione del bando per i ristori alle imprese”. Così Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale dell’Unci AgroAlimentare.

“Un provvedimento che raccoglie – prosegue il dirigente dell’associazione di settore del mondo cooperativistico – le istanze delle organizzazioni di categoria che negli scorsi mesi hanno evidenziato un problema diventato sempre più stringente per gli operatori, che lungo le coste del Mare Adriatico e del Tirreno hanno registrato perdite consistenti di fatturato, dovute alla notevole riduzione delle attività causata da eccessivo surriscaldamento delle acque marine, siccità, proliferazione della mucillagine e ridotta ossigenazione, oltre che dalla diffusione di specie predatorie non autoctone, come il granchio blu.
Il bando, che prevede un fondo finanziario dell’importo complessivo di 5 milioni di euro, è rivolto alle imprese che hanno subito nel 2024 una perdita di fatturato superiore al 30% sulla media del triennio precedente”.

“Non possiamo che apprezzare – conclude Scognamiglio – il metodo di lavoro del ministro Lollobrigida, del sottosegretario La Pietra e dell’intera struttura basato sul confronto e sulla collaborazione con le parti sociali, tese alla verifica delle condizioni nelle quali operano le imprese, che sono spesso costrette ad affrontare grandi difficoltà, soprattutto quelle di piccole dimensioni, a causa di questioni strutturali e congiunturali, per superare le quali occorre un incisivo intervento delle istituzioni, ma anche per la valorizzazione e il rilancio di un settore che garantisce lavoro ed economia a migliaia di addetti, risorsa importante per le comunità costiere”.

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Il consumo locale rafforza il legame col territorio

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In un’Europa sempre più frammentata nelle percezioni sociali e nei comportamenti d’acquisto, gli italiani si distinguono per un consumo alimentare a forte impronta territoriale, vissuto come gesto concreto di appartenenza e di tutela. A rivelarlo è l’ultima edizione del Behavior Change Report di YouGov, un’indagine che ha coinvolto oltre 15.000 acquirenti in 21 Paesi europei, mettendo in luce uno scarto culturale e psicologico tra Nord e Sud del continente.

Il consumo locale come scelta identitaria è oggi una risposta a timori globali che spaziano dal cambiamento climatico all’instabilità geopolitica. In questo contesto, il made in Italy non basta più: si cerca sempre più il prodotto legato a una regione, a una comunità, a una storia condivisa. Secondo i dati, il 75% degli italiani preferisce acquistare marchi locali, mentre l’83% sceglie prodotti made in Italy. Al Sud, l’identificazione con la propria regione supera di gran lunga la media nazionale: 33% contro il 15%.

Questa esigenza di riconoscibilità si traduce anche nella volontà di sostenere il tessuto economico locale: quasi un italiano su due (47%) dichiara che nei prossimi mesi rafforzerà il proprio supporto ai produttori locali, a fronte di un già significativo 39% dello scorso anno. Un atteggiamento attivo che trova conferma anche nella fiducia nel proprio potere di influenza: il 64% degli italiani è convinto che le proprie scelte quotidiane abbiano un impatto sulla società, contro una media europea del 44%.

Se nel comparto delle bevande questa tendenza ha premiato brand come la birra Raffo – cresciuta del 170% in valore in un solo anno grazie a una narrazione “decisamente pugliese” – è legittimo domandarsi quanto il comparto ittico possa cogliere questa spinta valoriale.

Il pesce locale può diventare protagonista di questa nuova consapevolezza, a patto di sapersi raccontare non solo con l’origine geografica, ma con il senso di comunità e autenticità che il consumatore oggi cerca. La tracciabilità, la sostenibilità, l’etica della piccola pesca e la qualità organolettica dei prodotti sono valori sempre più rilevanti per chi desidera non solo mangiare bene, ma anche contribuire al benessere collettivo.

E proprio benessere e salute sono le altre grandi parole chiave del Report. In tutta Europa – Italia compresa – cresce l’attenzione per ciò che viene percepito come sano: l’esercizio fisico, le scelte sugar free, il rifiuto dell’alcol e la diffusione di prodotti funzionali. Le performance di brand come Le Naturelle in Italia (+6,7 punti percentuali in due anni) o OnlyBio in Polonia sono il segno di un consumatore che vuole sentirsi meglio nel corpo e nel contesto.

Anche qui, il pesce – fonte di proteine nobili, omega-3, nutrienti essenziali – ha tutte le carte in regola per intercettare una fascia di pubblico sempre più ampia. Ma occorre comunicare in modo efficace, coerente con i codici del consumo consapevole: locale, responsabile, sano.

In sintesi, i dati di YouGov non parlano solo di preferenze d’acquisto, ma delineano uno scenario culturale in trasformazione, dove anche il settore ittico può – e deve – dire la sua. Perché consumare locale non è più solo una scelta gastronomica: è un gesto sociale e politico.

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Rio Mare premiata da MSC come “Transformative Brand” nella categoria Tonno

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In occasione delle celebrazioni per i dieci anni di attività in Italia di Marine Stewardship Council (MSC) – organizzazione non profit internazionale che promuove la pesca sostenibile – Rio Mare è stata insignita del riconoscimento di “Transformative Brand” nella categoria Tonno. Il premio è stato conferito a Rio Mare per il suo ruolo chiave nel guidare il mercato del tonno verso la sostenibilità, sia in Italia che a livello globale.

A ritirare il premio è stata Roberta Signori, Sustainable Development Manager EMEA di Bolton Food, durante una serata di gala che ha riunito esponenti di spicco del mondo della pesca, della distribuzione, della società civile e della ricerca.

Questo riconoscimento attesta l’impegno di Rio Mare nel promuovere una pesca responsabile e un approvvigionamento ittico che rispetti la salute degli oceani e garantisca la sostenibilità delle comunità che vivono grazie alla pesca.

La sua leadership pionieristica ha portato l’azienda ad essere nel 2009 tra i membri fondatori di ISSF e ad instaurare nel 2017 una partnership trasformativa con WWF che ha coinvolto l’intera filiera nello sviluppo di aree di pesca certificate MSC. All’inizio di questo percorso meno del 5% delle attività di pesca del tonno a livello mondiale erano certificate MSC, oggi, dopo 8 anni, il dato ha superato il 50%

All’interno della partnership con WWF, Rio Mare ha sviluppato una roadmap per l’approvvigionamento responsabile, che ha portato l’azienda a chiudere il 2024 con il 99,7% di tonno proveniente da attività di pesca certificate MSC o da progetti di miglioramento della pesca (FIP – Fishery Improvement Project) credibili e robusti.

Inoltre, attraverso attività di advocacy, il brand influenza decision maker e istituzioni verso l’adozione di misure di gestione sostenibile delle attività di pesca, affermandosi come ambasciatore del programma MSC e dei suoi valori.

“Siamo onorati di ricevere questo riconoscimento da MSC, che conferma il valore del nostro impegno per una pesca più sostenibile.” Ha dichiarato Luciano Pirovano, Chief Sustainable Development Officer di Bolton Food. “Un impegno che si traduce in risultati concreti grazie alla nostra filosofia di lead by example: guidare il cambiamento con l’esempio, attraverso partnership trasformative, solide e di valore. Collaborazioni come quelle con MSC, ISSF e WWF, ma anche con Oxfam, sono fondamentali per costruire un futuro in cui la pesca del tonno rispetti l’ambiente, i diritti umani e le comunità locali.”

La certificazione MSC rappresenta il punto di riferimento internazionale per una pesca sostenibile e ben gestita, e si conferma al centro della strategia di approvvigionamento dell’azienda anche per gli anni a venire. Rio Mare, infatti, è impegnata ad avere entro il 2030, il 100% del tonno proveniente esclusivamente da fonti certificate MSC.

Con questo premio, MSC riconosce il valore delle aziende che non solo aderiscono ai suoi standard, ma che si fanno promotrici attive di una cultura di sostenibilità, contribuendo a costruire un futuro in cui il rispetto per il mare e per le persone sia al centro delle scelte di produzione e consumo.

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La pesca al bivio: Europa tra eolico offshore e sovranità alimentare

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Nonostante l’attenzione crescente alla sostenibilità, la pianificazione dello spazio marittimo in Europa si sta rapidamente trasformando in un campo minato per il settore della pesca. Il recente Dialogo presieduto dal Commissario europeo per la Pesca e gli Oceani, Costas Kadis, ha offerto uno spazio importante di confronto, ma le parole di Daniel Voces, direttore generale di Europeche, non lasciano margini di ambiguità: “I mari europei sono a un bivio critico”.

Il motivo è presto detto. La corsa all’eolico offshore, la proliferazione delle aree marine protette, l’espansione del turismo e dei trasporti marittimi stanno generando una pressione spaziale senza precedenti. In questo scenario, la pesca – settore chiave per la sovranità alimentare e unica attività dell’economia blu in calo – rischia l’estromissione silenziosa dalle sue aree tradizionali di attività.

Lo scenario britannico è già inquietante. Secondo Europeche, quasi la metà della Zona Economica Esclusiva (ZEE) del Regno Unito potrebbe essere preclusa alla pesca entro il 2050. E le stesse dinamiche si stanno estendendo in tutta Europa. L’invito è chiaro: occorre una revisione profonda della Direttiva sulla Pianificazione dello Spazio Marittimo (PSM), la cui attuazione sarà valutata dalla Commissione entro marzo 2026.

Il cuore della questione è che, a differenza degli agricoltori, i pescatori non possiedono le aree in cui operano. Non hanno titoli di proprietà, ma solo diritti di accesso storicamente riconosciuti, oggi sempre più compressi. Il risultato è uno spostamento forzato dello sforzo di pesca, una concentrazione pericolosa delle attività in zone ristrette, maggiori conflitti tra attrezzi, aumento del consumo di carburante e una pressione crescente sugli stock ittici locali. Le flotte artigianali, già fragili, sono le prime a soccombere.

Europeche non rifiuta gli obiettivi ambientali. Anzi, ne riconosce l’urgenza. Ma chiede equilibrio. Chiede che la pesca sia trattata come un interesse pubblico prioritario, alla pari delle energie rinnovabili. Chiede che i pescatori siano coinvolti in modo tempestivo e sostanziale nei processi decisionali. Chiede valutazioni d’impatto concrete, non protocolli formali. E soprattutto, chiede zone cuscinetto e meccanismi di coesistenza reale tra pesca, eolico e conservazione.

Serve un cambio di paradigma: la pesca non deve “spostarsi altrove”, deve poter convivere. È tempo di promuovere tecnologie energetiche meno invasive, come le maree e le onde, e di incentivare modelli collaborativi che uniscano competenze, innovazione e tutele. Le soluzioni esistono, ma vanno attuate con coraggio e visione.

Il Patto UE per gli Oceani ha promesso di rivedere la Direttiva PSM entro il 2027, con l’obiettivo di rafforzare la resilienza e la competitività dell’economia blu. Ma senza un riequilibrio tra interessi economici, ambientali e sociali, il rischio è quello di sacrificare la pesca in nome di uno “sviluppo blu” che si dimentica delle sue radici.

La pianificazione dello spazio marittimo può e deve diventare un terreno di equilibrio, non di conflitto. La pesca non è un ostacolo alla transizione ecologica, ma un alleato. Riconoscerne il valore significa proteggere non solo un comparto economico, ma anche il diritto dell’Europa a nutrirsi in modo sostenibile e autonomo.

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Berlino accende i riflettori sulle alghe

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Mentre la transizione verso un’economia blu sostenibile continua a catalizzare l’attenzione delle istituzioni europee, il vertice europeo sulle alghe torna protagonista. Il 16 e 17 ottobre, Berlino ospiterà la seconda edizione dell’EU Algae Awareness Summit, evento di riferimento per il futuro di un settore che promette di ridefinire le coordinate produttive, ambientali ed economiche della filiera ittica e non solo.

Promosso da EU4Algae, progetto faro della Commissione Europea, il vertice punta a rafforzare la consapevolezza tra le amministrazioni nazionali e regionali dell’UE sulle potenzialità – ancora in gran parte inespresse – della coltivazione e trasformazione di macroalghe e microalghe. Una partita che coinvolge numerosi settori: dagli alimenti ai mangimi, dai cosmetici al trattamento delle acque reflue, fino a soluzioni biotecnologiche per la riduzione della CO₂.

La scelta di Berlino non è casuale. La Germania è tra i Paesi che hanno investito maggiormente nella ricerca applicata sulle alghe, con numerose start-up e centri di ricerca attivi nella valorizzazione della biomassa algale. L’intento del vertice è ora trasferire questa consapevolezza a livello politico, per favorire una strategia comune a livello europeo, capace di superare la frammentazione normativa e le asimmetrie di sviluppo tra gli Stati membri.

Nel corso delle due giornate, sono previste tavole rotonde e sessioni tematiche che coinvolgeranno autorità pubbliche e stakeholder già impegnati nella coltivazione, trasformazione o utilizzo delle alghe. Il confronto verterà su best practices, criticità regolatorie, accesso ai mercati e leve di sostegno per lo sviluppo di una filiere integrate, in grado di coniugare impatti ambientali positivi e concrete opportunità di business.

L’interesse dell’UE verso il comparto algale non è nuovo. Già nel 2022 la Commissione ha pubblicato una comunicazione strategica dedicata alle alghe, inserendole tra gli asset fondamentali per la bioeconomia europea. Il vertice europeo sulle alghe rappresenta ora un passaggio operativo cruciale per rendere coerente e sistemico lo sviluppo del settore, stimolando una cooperazione rafforzata tra enti pubblici, mondo produttivo e ricerca.

Per chi opera nella filiera ittica e acquacolturale, l’appuntamento berlinese rappresenta più di un’occasione istituzionale. È un termometro delle priorità future dell’Unione, ma anche uno spazio concreto in cui cogliere segnali, intercettare traiettorie industriali e valutare investimenti, alleanze e nuovi modelli di business. In uno scenario in cui l’integrazione tra itticoltura e coltivazione algale è sempre più attuale – basti pensare alle esperienze di IMTA (Integrated Multi-Trophic Aquaculture) – capire dove va l’Europa può fare la differenza tra seguire il cambiamento o anticiparlo.

Il secondo vertice europeo sulle alghe, organizzato da EU4Algae a Berlino il 16 e 17 ottobre, rappresenta un crocevia strategico per la bioeconomia blu europea. Con il coinvolgimento delle autorità pubbliche e degli attori industriali, il summit punta a costruire una governance condivisa e a valorizzare filiere emergenti in ottica sostenibile. Per gli operatori del settore ittico, un’occasione da monitorare attentamente per cogliere opportunità e trend futuri.

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