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Non è più solo una materia prima per integratori o cosmetici: oggi le alghe entrano di diritto tra le risorse strategiche per l’industria ittica europea. Il potenziale delle alghe nella filiera ittica europea non è una semplice promessa green, ma una traiettoria concreta, già sostenuta da oltre mezzo miliardo di euro in fondi UE tra il 2014 e il 2023.
Una crescita costante, spinta da innovazione e sperimentazione, che oggi porta le alghe al centro di progetti di trasformazione alimentare, recupero ambientale e bioeconomia circolare. Dalla Germania alla Sicilia, sono 1.470 le organizzazioni coinvolte in 219 iniziative, molte delle quali con impatti diretti anche sulla pesca, sull’acquacoltura e sulla trasformazione ittica.
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Un nuovo ecosistema di opportunità per la filiera
Il comparto ittico può trarre vantaggi tangibili dalla filiera delle alghe, in termini sia produttivi che ambientali. Le applicazioni si moltiplicano: prodotti alternativi al pesce a base algale, packaging compostabili, mangimi più sostenibili per allevamenti, ma anche soluzioni di ripristino per le praterie marine minacciate dalla crisi climatica.
Progetti come Seafood Algternative — che crea surrogati vegetali del pesce con spirulina e altre microalghe — o REEForest LIFE, dedicato al recupero delle foreste di macroalghe nel Mediterraneo, mostrano come questo segmento si stia integrando con logiche industriali e ambientali ormai imprescindibili.
Ciò significa poter diversificare l’offerta con referenze ad alto valore aggiunto, pronte a intercettare la domanda crescente di proteine alternative e di sostenibilità reale, non solo dichiarata.
La spinta europea: fondi, ma anche visione
Il recente factsheet pubblicato da CINEA (Agenzia esecutiva europea per il clima, le infrastrutture e l’ambiente) non si limita a raccontare quanto è stato finanziato, ma indica chiaramente dove investire nei prossimi anni.
Le priorità: sviluppare tecnologie biotech applicate alla coltivazione, abbattere i costi di R&D, aumentare la sinergia tra settori e soprattutto costruire una maggiore consapevolezza nei consumatori.
Per le imprese della filiera ittica significa che sarà sempre più strategico guardare alle alghe come asset complementare, non marginale. Chi produce, trasforma o distribuisce pesce oggi ha la possibilità di partecipare attivamente alla transizione algale, non solo come fornitore o acquirente, ma anche come partner di progetti di innovazione.
Le alghe rappresentano dunque una frontiera reale per il settore ittico: sostenibile, tecnologica, trasversale. La loro integrazione nella filiera non è un’opzione futuribile, ma una leva strategica già attiva, che può generare valore lungo tutta la catena: ambientale, economico, alimentare.
Chi saprà posizionarsi ora — investendo in R&D, diversificando le referenze, creando sinergie — sarà protagonista di una trasformazione che riguarda tutto il sistema marino europeo.
Per le aziende del settore ittico è il momento di guardare alle alghe non come tendenza, ma come infrastruttura del futuro.
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L’articolo Alghe, una filiera che cresce: dall’innovazione alimentare al ripristino degli ecosistemi proviene da Pesceinrete.
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