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Non è più una visione del futuro: la acquacoltura a bordo è già realtà in Cina, dove una nave cargo da 80.000 tonnellate è stata trasformata in una piattaforma galleggiante per la produzione ittica. Si chiama Zhe Dai Yu Yang 60001 e rappresenta la risposta tecnologica del Paese asiatico alla crescente esigenza di sicurezza alimentare e alla salvaguardia delle risorse marine.
Costruita originariamente come portarinfuse, l’imponente nave lunga 225 metri è stata convertita in appena tre mesi in un allevamento marino mobile con capacità produttiva annua di 2.800 tonnellate di pesce. Un progetto che si inserisce nell’ambiziosa strategia del “granaio marino” promossa dal governo cinese per rispondere ai cambiamenti climatici e alle incertezze geopolitiche che mettono sotto pressione le filiere alimentari tradizionali.
La trasformazione è stata curata da una filiale della China State Shipbuilding Corporation (CSSC), colosso statale della cantieristica, che dal 2017 guida le sperimentazioni sulle riconversioni navali in ambito ittico. La nave è ora dotata di sette camere di allevamento che occupano un volume d’acqua di 80.000 metri cubi, alimentate da un sistema dinamico che sfrutta il ricambio naturale con l’oceano tramite aperture laterali e di fondo. Un modello di acquacoltura mobile, quindi, capace di spostarsi durante l’anno tra mari del nord e del sud per garantire condizioni ottimali di allevamento.
L’armatore, Senhai Muge Zhejiang Marine Technology, ha già annunciato l’intenzione di costruire altre quattro imbarcazioni nei prossimi tre anni, confermando che la Zhe Dai Yu Yang 60001 entrerà in attività il mese prossimo. Un passo che va ben oltre l’innovazione tecnica: la Cina mira a ridurre la dipendenza dalle catture selvatiche, affrontando al tempo stesso il problema della sovrapesca e stabilizzando l’approvvigionamento interno.
Le potenzialità del nuovo modello sono enormi. Secondo CSSC, esistono almeno 1.500 imbarcazioni dismesse o riconvertibili in Cina e nel mondo. L’azienda stima che il solo mercato dell’acquacoltura a bordo possa valere fino a 100 miliardi di yuan (circa 14 miliardi di dollari), aprendo una nuova fase nella blue economy internazionale.
A supporto di questa visione, Pechino ha adottato nuove linee guida nazionali che puntano a integrare la crescita dell’acquacoltura marina con la tutela ambientale. Nel primo trimestre del 2025, i dati ufficiali mostrano un incremento del 5,7% nella produzione di acquacoltura marina e un +4,5% nella produzione totale di prodotti acquatici marini, segno di un settore in piena espansione.
Con la Zhe Dai Yu Yang 60001, la Cina inaugura una nuova era per l’acquacoltura a bordo, combinando tecnologia navale e sostenibilità per rispondere alle sfide globali. Un esperimento che potrebbe riscrivere le regole della produzione ittica mondiale.
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L’articolo Acquacoltura a bordo: la Cina converte una nave cargo in allevamento galleggiante proviene da Pesceinrete.
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