Categoria: Pesce In Rete Pagina 21 di 1124

Italo-Libyan Joint Fishing Venture: Jisr Almutawasit

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With the birth of Jisr Almutawasit Company, the Italo-Libyan joint fishing venture takes on the contours of a strategic project that goes beyond simple industrial cooperation. The joint venture was established through a presidential decree of the Libyan Government of National Unity and was officially presented with the support of Ambassador Gianluca Alberini and Dr. Fabio Giudice, head of the Economic Office, alongside Nicola Giacalone, owner of Medina Srl in Mazara del Vallo.

The project, which has been welcomed and praised by the Libyan Minister of Fisheries, stems from the collaboration between Medina and Al Robyan Fishing Company of Misurata. The agreement marks a turning point in Mediterranean cooperation, connecting an Italian company with established international experience and a Libyan partner eager to align its fishing sector with global standards.

The new company will not be limited to commercial fishing. A broad research and development program is planned, with the transfer to Libya of the most advanced technologies owned by Medina, holder of the Rosso di Mazara brand. Among the innovations are the recovery of crustacean waste for the production of chitosan, a key substance in the biomedical field, and the extraction of hyaluronic acid from tuna eyes, a valuable component for cosmetics and medicine.

In this area, the Italo-Libyan joint fishing venture can make a tangible impact: reducing waste, increasing traceability, and generating new upstream and downstream production chains. This path may have effects not only on fish markets but also in collateral sectors such as biotechnology, pharmaceuticals, and cosmetics. A perspective that gives the Mediterranean a central role as a shared space of innovation and sustainable development.

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Omega-3 e zinco: la nuova frontiera nell’alimentazione del salmone

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Un recente progetto di ricerca guidato da Nofima ha dimostrato che omega-3 e zinco nell’alimentazione del salmone costituiscono un binomio essenziale per garantire robustezza, adattabilità e qualità del filetto.

Nutrienti in sinergia

Gli scienziati hanno analizzato il ruolo delle interazioni nutrizionali, mettendo in evidenza due aspetti chiave: da un lato la sinergia tra zinco e omega-3 EPA e DHA, dall’altro l’importanza di colesterolo e grassi saturi. Questi ultimi, spesso associati a rischi per la salute umana, sono risultati invece cruciali per la consistenza e la colorazione del filetto di salmone.

Nini Sissener, ricercatrice Nofima, ha ricordato che il passaggio da olio e farina di pesce a oli vegetali nei mangimi ha ridotto il livello di grassi saturi e colesterolo. Le prove sperimentali hanno mostrato conseguenze dirette: filetti meno compatti, con maggior perdita di liquidi in fase di scongelamento e con una colorazione rossa attenuata.

Zinco e omega-3: fondamentali dalla fase giovanile

Nella fase di acqua dolce, i salmoni giovani hanno mostrato benefici significativi con livelli adeguati di zinco e omega-3: maggiore densità ossea, migliore cicatrizzazione cutanea e crescita più equilibrata. La presenza di omega-3 favorisce anche l’assimilazione dello zinco, confermando la natura sinergica di questo rapporto.

Per gli allevamenti a terra, il 6% di omega-3 sugli acidi grassi totali risulta sufficiente. Ma nelle gabbie marine, dove i pesci affrontano stress ambientali maggiori, le esigenze cambiano. Qui, un apporto più elevato di omega-3 ha portato a performance migliori: salmoni alimentati con l’11% di omega-3 hanno ripreso a nutrirsi più rapidamente dopo la disinfestazione rispetto a quelli con il 6,5%.

Implicazioni per la filiera

Secondo Bente Ruyter, senior scientist di Nofima, le interazioni nutrizionali influenzano aspetti chiave: dalla salute della pelle al metabolismo energetico, fino alla capacità di adattarsi a condizioni ambientali difficili. Mari più caldi, aumento dei pidocchi di mare e nuove tecniche di produzione richiedono salmoni più resilienti, e la nutrizione rappresenta lo strumento principale per raggiungere questo obiettivo.

Il progetto, finanziato dal Fondo Norvegese per la Ricerca sui Prodotti Ittici (FHF), ha coinvolto numerosi partner accademici e industriali, tra cui l’Istituto di Ricerca Marina, l’Università Norvegese di Scienze della Vita, l’Università di Göteborg e aziende leader come Skretting e Biomar. Le conclusioni offrono al settore indicazioni pratiche per formulare mangimi che coniughino benessere animale, resa produttiva e qualità commerciale.

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Jisr Almutawasit, la nuova società mista di pesca italo-libica che unisce Mazara e Misurata

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Con la nascita della Jisr Almutawasit Company, il modello di società mista di pesca italo-libica assume i contorni di un progetto strategico che va oltre la semplice cooperazione industriale. La joint venture è stata costituita grazie a un decreto presidenziale del Governo di Unità Nazionale libico e presentata ufficialmente con il sostegno dell’Ambasciatore Gianluca Alberini e del dottor Fabio Giudice, capo dell’Ufficio Economico, che hanno affiancato Nicola Giacalone, titolare della Medina Srl di Mazara del Vallo.

Il progetto, che ha ricevuto l’apprezzamento e il plauso del Ministro della Pesca libico, nasce dalla collaborazione tra Medina e la Al Robyan Fishing Company di Misurata. L’intesa segna un punto di svolta nella cooperazione mediterranea, mettendo in connessione un’impresa italiana con consolidata esperienza internazionale e un partner libico che ambisce ad allineare il proprio settore agli standard globali.

La nuova società non si limiterà alla pesca commerciale. È previsto un ampio programma di ricerca e sviluppo, con il trasferimento in Libia delle tecnologie più avanzate di cui dispone Medina, azienda titolare del marchio Rosso di Mazara. Tra le innovazioni spiccano il recupero degli scarti dei crostacei per la produzione di chitosano, sostanza di rilievo in campo biomedico, e l’estrazione di acido ialuronico dagli occhi del tonno, componente preziosa per cosmetica e medicina.

Su questo terreno la società mista di pesca italo-libica potrà incidere concretamente: ridurre sprechi, aumentare la tracciabilità e generare nuove filiere produttive a monte e a valle della pesca. È un percorso che può avere ricadute non solo sui mercati ittici, ma anche in settori collaterali come biotecnologia, farmaceutica e cosmesi. Una prospettiva che dà al Mediterraneo un ruolo centrale come spazio condiviso di innovazione e sviluppo sostenibile.

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Baltico sotto pressione: tra conferenze e richieste di azione concreta

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Il declino degli stock ittici nel Mar Baltico è stato al centro della terza edizione della conferenza “Our Baltic”, organizzata dai commissari europei Costas Kadis e Jessika Roswall con la partecipazione di ministri, eurodeputati e stakeholder regionali. Un incontro che ha ribadito le sfide ambientali e socioeconomiche dell’area, ma che non ha placato le critiche del settore della pesca.

Le sfide ambientali irrisolte

La salute del Mar Baltico è compromessa da pressioni interconnesse: cambiamento climatico, eutrofizzazione, inquinamento chimico, distruzione degli habitat ed espansione delle attività offshore. A queste si aggiunge l’aumento incontrollato di predatori naturali come foche e cormorani, che contribuiscono al drastico calo delle popolazioni ittiche.

Durante la conferenza, la Commissione europea ha ribadito l’impegno ad attuare la legislazione esistente, dal controllo delle catture alla revisione della Direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino, passando per il Regolamento sul ripristino della natura. Tuttavia, per molti rappresentanti del settore le dichiarazioni non bastano più.

La voce di Europêche

“Non c’è bisogno di ulteriori conferenze o promesse, ma di un piano d’azione vincolante per il Mar Baltico”, ha affermato Kenn Skau Fischer, CEO della Danish Fishers PO, intervenendo per conto di Europêche. Secondo l’associazione, la crisi degli stock ittici non può essere risolta con misure limitate alla sola gestione della pesca. Le pressioni ambientali vanno affrontate in modo sistemico, con un approccio transfrontaliero che nessuno Stato membro può garantire da solo.

Il settore ha già ridotto drasticamente le catture per agevolare il recupero delle popolazioni marine, ma i risultati restano insoddisfacenti. “Se non si interviene sui fattori di stress ambientali, gli stock ittici non si riprenderanno, indipendentemente dai limiti di cattura”, ha sottolineato Fischer.

Il nodo del dialogo con i pescatori

Un ulteriore punto critico riguarda il coinvolgimento degli operatori. “È deplorevole che i pescatori, che conoscono meglio di chiunque altro il Mar Baltico, non abbiano avuto una rappresentanza adeguata nei panel della conferenza”, ha dichiarato Daniel Voces, direttore generale di Europêche.

Secondo l’associazione, senza un dialogo inclusivo con chi vive quotidianamente il mare, le strategie rischiano di rimanere esercizi accademici privi di reale efficacia. Domani, 3 ottobre, Europêche incontrerà il Commissario Kadis per ribadire la necessità di soluzioni praticabili e condivise.

Una governance da ripensare

Il futuro del Mar Baltico dipende da decisioni coordinate, capaci di integrare gli obiettivi ambientali con la sostenibilità economica e sociale delle comunità costiere. La Commissione europea insiste sull’importanza di HELCOM e delle strategie comunitarie per la resilienza idrica e le economie blu. Tuttavia, resta aperta la questione centrale: tradurre i principi in azioni concrete, vincolanti e condivise.

Il dibattito, acceso e tutt’altro che concluso, mette in evidenza una certezza: senza un approccio più inclusivo e decisioni coraggiose, la sopravvivenza stessa della pesca nel Mar Baltico è in discussione.

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Conxemar 2025: la bussola del frozen seafood europeo

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Nel cuore dell’autunno commerciale, gli operatori del settore guardano a un appuntamento chiave: Conxemar 2025. Dal 7 al 9 ottobre, l’Instituto Ferial de Vigo (IFEVI) apre le porte a una delle fiere più influenti al mondo per i prodotti ittici surgelati. La vigilia, il 6 ottobre, sarà dedicata al Congresso internazionale, momento di confronto tra istituzioni, imprese e organismi come la FAO, che già nelle passate edizioni ha legato i lavori agli Obiettivi di sviluppo sostenibile e al rapporto SOFIA.

Perché Conxemar è centrale

Il settore del frozen seafood vive di pianificazione anticipata. Le forniture che si discutono a Vigo hanno un impatto diretto sui mercati europei negli ultimi mesi dell’anno e oltre. Non a caso, la fiera richiama un pubblico internazionale sempre più ampio: nel 2024 i visitatori sono stati oltre 27.000, provenienti da 110 Paesi, a testimonianza di una centralità che non conosce flessioni. La superficie espositiva, arrivata a 37.000 metri quadrati, è stata saturata e più di 80 aziende sono rimaste escluse per mancanza di spazio, con un potenziale economico stimato in oltre 113 milioni di euro non realizzati.

Numeri e logistica di un hub europeo

La macchina organizzativa di Conxemar è collaudata. Gli orari restano quelli ormai consolidati: dalle 10 alle 18 il 7 e l’8 ottobre, chiusura anticipata alle 16 giovedì 9. La fiera è riservata esclusivamente a operatori professionali, con controlli d’accesso severi e ticket acquistabili in sede per chi non dispone di inviti. Gli spostamenti da e per l’IFEVI sono agevolati da un servizio navetta gratuito, mentre Bives Tour, agenzia ufficiale, gestisce pernottamenti e trasporti.

La crescita degli ultimi anni ha sollevato anche un tema politico ed economico: la necessità di ampliare ulteriormente l’area fieristica. Nel rapporto di impatto socioeconomico 2024, la fiera è stata valutata capace di generare 847 milioni di euro per il territorio, ma la domanda eccedente lo spazio disponibile ha mostrato i limiti infrastrutturali. Una questione che resta aperta e che pesa sulle strategie di lungo termine.

L’Italia a Vigo: opportunità e posizionamento

Per le imprese italiane della trasformazione e della distribuzione, Conxemar 2025 a Vigo è molto più di una vetrina. È l’occasione per confrontare trend, stringere accordi, leggere i segnali di prezzo del quarto trimestre e individuare finestre di esportazione. I buyer internazionali arrivano con agende fitte e decisioni spesso rapide: la capacità di presentarsi con referenze pronte, packaging mirato e logistica affidabile diventa un vantaggio competitivo.

Chi lavora nei segmenti ready to eat, piatti pronti o referenze premium trova un terreno fertile. La mappa espositori e l’app ufficiale, sempre più utilizzate dai visitatori, permettono di ottimizzare il tempo tra gli stand, mentre i contatti diretti restano l’elemento decisivo per concretizzare contratti e test di mercato.

Conxemar non è una semplice fiera di settore: è un termometro, un’arena dove domanda e offerta si incontrano e si misurano con i vincoli globali della sostenibilità e con la pressione dei mercati. Per l’Italia, la tre giorni di Vigo rappresenta un banco di prova e un’opportunità da non trascurare, soprattutto in vista delle programmazioni per il 2026.

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